laurence316
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mercoledì 1 febbraio 2017
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capolavoro troppo sottovalutato con molto da dire
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L'idea di fondo deriva da un noto romanzo per ragazzi scritto, nel 1968, da Ted Hughes (cui il cognome del protagonista, Hogarth, rende omaggio), adattato abbastanza liberamente da Bird, che decide di spostare l'ambientazione del film negli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, riuscendo abilmente a ricreare l'atmosfera di tensione, di sospetto e di paura di quegli anni, riservandosi così anche di inserire un geniale intermezzo satirico (quando, nella classe di Hogarth, la maestra proietta un pessimo cartone animato di propaganda su come difendersi in caso di attacco). Di conseguenza, anche le scelte stilistiche rispecchiano fedelmente l'estetica del periodo, fin dalla locandina originale americana.
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L'idea di fondo deriva da un noto romanzo per ragazzi scritto, nel 1968, da Ted Hughes (cui il cognome del protagonista, Hogarth, rende omaggio), adattato abbastanza liberamente da Bird, che decide di spostare l'ambientazione del film negli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, riuscendo abilmente a ricreare l'atmosfera di tensione, di sospetto e di paura di quegli anni, riservandosi così anche di inserire un geniale intermezzo satirico (quando, nella classe di Hogarth, la maestra proietta un pessimo cartone animato di propaganda su come difendersi in caso di attacco). Di conseguenza, anche le scelte stilistiche rispecchiano fedelmente l'estetica del periodo, fin dalla locandina originale americana.
Il robot, altro pezzo forte del film, che riesce ad esprimere le proprie emozioni solo per mezzo dei due grandi occhi luminosi (esempio dei livelli espressivi a cui può arrivare l'animazione digitale se usata con intelligenza), è una macchina per uccidere che ragiona però come un bambino, trovandosi quindi subito in sintonia con Hogarth, che gli insegna la differenza fra buoni e cattivi utilizzando i fumetti, fra le cui copertine se ne possono riconoscere di storiche per i comics americani.
Il gigante di ferro è perciò un film divertentissimo e ricchissimo anche a livello narrativo, oltre che visivo, e si discosta non poco dai canoni disneyani ancora imperanti nell’animazione americana. D'altra parte, Bird (vero enfant prodige dell'animazione, che oltre che alla Disney, si è formato agli studios de I Simpson) ha già l'esperienza necessaria, e dimostra, in questo esordio nella regia di un lungometraggio, la sue doti registiche, che confermerà poi negli anni successivi.
Il gigante di ferro è uno dei migliori film d'animazione di sempre, con diverse star fra i doppiatori originali, uno di quei film di cui si consumavano le videocassette a forza di vederlo e rivederlo, sicuramente il migliore degli anni '90, pezzo immancabile nella videoteca di qualsiasi appassionato. Tristemente non incontra il successo di pubblico meritato, incassando solo 31 milioni a fronte di un budget di 70.
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dandy
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lunedì 23 maggio 2022
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"tu sei chi scegli e cerchi di essere."
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L'esordio di Bird,futuro nome importante della Pixar)è un cartone tanto semplice quanto profondo nel proporre tematiche classiche come l'amicizia,l'apertura ed accettazione verso ciòche non si conosce,il rifiuto della violenza e la critica alla guerra(con ambientazione a fine anni'50).L'ottima animazione tradizionale si mescola a qualche tocco digitale e la storia bilancia toni infantili e adulti evitando eccessi da ambo le parti,e ricercando il più possibile l'adesione alla realtà(a partire dall'assenza di spiegazioni sulla provenienza del robot e la caratterizzazione dei personaggi).I momenti ironici si intrecciano a quelli poetici e toccanti(l'episodio del cervo) e il finale ha la miglior sorpresa che si potrebbe desiderare.
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L'esordio di Bird,futuro nome importante della Pixar)è un cartone tanto semplice quanto profondo nel proporre tematiche classiche come l'amicizia,l'apertura ed accettazione verso ciòche non si conosce,il rifiuto della violenza e la critica alla guerra(con ambientazione a fine anni'50).L'ottima animazione tradizionale si mescola a qualche tocco digitale e la storia bilancia toni infantili e adulti evitando eccessi da ambo le parti,e ricercando il più possibile l'adesione alla realtà(a partire dall'assenza di spiegazioni sulla provenienza del robot e la caratterizzazione dei personaggi).I momenti ironici si intrecciano a quelli poetici e toccanti(l'episodio del cervo) e il finale ha la miglior sorpresa che si potrebbe desiderare.E il robot(citato da Spielberg in "Ready Player One")capace di rigenerarsi e cambiare espressione con la luminosità degliocchi e i le posture mascellari(il design è ispirato agli automi della tradizione nipponica),si conquista un posto tra i personaggi animati indimenticabili.Il meglio del cartoon educativo.Tratto dal racconto di Ted Hughes,scritto per superare il trauma del suicidio della moglie Sylvia Plath.Cosa determinante,come il fatto che lo stesso regista veniva da un lutto familiare(l'omicidio della sorella per mano dell'ex-marito).I personaggi dei macchinisti Frank e Ollie omaggiano gli animatori della Disney Frank Thomas e Ollie Johnston.Nell'edizione originale,la voce del robot è di Vin Diesel.
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