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jos d
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domenica 2 gennaio 2011
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un lungo, struggente, lamento in chiave metafisica
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Ambientato a Guadalcanal (una delle isole Salomone), teatro nel 1942 di una cruciale quanto sanguinosa battaglia fra statunitensi e nipponici per il controllo del Pacifico, La sottile linea rossa non può essere considerato alla stregua di un normale film di guerra, rappresentando piuttosto un lungo e struggente canto lamentoso che guarda alla vita da una prospettiva metafisica, di stampo panteista, chiedendosi come sia possibile che di fronte a tanta bellezza -quella del Creato- possa avere luogo un evento tanto turpe come la guerra, estrema espressione della follia distruttiva dell’uomo. Questo è almeno l’interrogativo che si pone il soldato Witt (Jim Caviezel), personaggio presumibilmente deputato ad impersonare la visione del regista, però poi ci sono diverse altre dimensioni interiori prese in considerazione: in poche parole Malick esamina emozioni e motivazioni di tutta la gerarchia militare presente sull’isola, dal mistico soldato Witt al ruvido sergente Welsh (Sean Penn), dal compassionevole capitano Staros (Elias Koteas), all’ambizioso e cinico colonnello Tall (Nick Nolte).
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Ambientato a Guadalcanal (una delle isole Salomone), teatro nel 1942 di una cruciale quanto sanguinosa battaglia fra statunitensi e nipponici per il controllo del Pacifico, La sottile linea rossa non può essere considerato alla stregua di un normale film di guerra, rappresentando piuttosto un lungo e struggente canto lamentoso che guarda alla vita da una prospettiva metafisica, di stampo panteista, chiedendosi come sia possibile che di fronte a tanta bellezza -quella del Creato- possa avere luogo un evento tanto turpe come la guerra, estrema espressione della follia distruttiva dell’uomo. Questo è almeno l’interrogativo che si pone il soldato Witt (Jim Caviezel), personaggio presumibilmente deputato ad impersonare la visione del regista, però poi ci sono diverse altre dimensioni interiori prese in considerazione: in poche parole Malick esamina emozioni e motivazioni di tutta la gerarchia militare presente sull’isola, dal mistico soldato Witt al ruvido sergente Welsh (Sean Penn), dal compassionevole capitano Staros (Elias Koteas), all’ambizioso e cinico colonnello Tall (Nick Nolte). Stanti questi presupposti ed alla luce della durata piuttosto impegnativa, non c’è da meravigliarsi se La sottile linea rossa ha nettamente spaccato la critica, risultando terribilmente noioso per qualcuno, illuminante per qualcun altro; dipende essenzialmente se se ne condivide o meno lo spirito. Controverso anche il suo percorso verso gli Academy Awards: sette nomination accordate, nessun Oscar conquistato; neanche quello -a mio avviso quasi doveroso- per la suggestiva fotografia di John Toll. Ottenne invece l’Orso d’Oro a Berlino e diversi premi minori negli States. Il soggetto è stato tratto dal romanzo di James Jones del ’62, cui due anni dopo si era già ispirato un altro omonimo film di Andrew Marton, passato però piuttosto inosservato.
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iosonoleggenda691
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sabato 25 dicembre 2010
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il miglior film di guerra
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Durante la Seconda Guerra Mondiale, la compagnia “Charlie” dell’esercito americano, sbarca sull’isola di Guadalcanal con l’intento di conquistarla. Ogni soldato, capitano e generale si troverà ad affrontare la crudeltà della guerra in modo personale e particolare.
Per me questo è il miglior film di guerra di sempre. Un vero e proprio capolavoro. Un film che scivola nell'introspezione di ogni personaggio, nei suoi pensieri e paure, nelle sue angoscie, dando un ritratto e uno sguardo nuovo al mondo dei soldati e al loro modo di vivere la guerra, senza troppa retorica, senza stereotipi e banalità.
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nalipa
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martedì 14 dicembre 2010
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cinque stelline non sono sufficienti|
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Straordinario cast: Sean Penn, Nick NOlte, Woody Harrelson, Elias Koteas.....In prima linea per raccontare la battaglia di Guadalcanal per il controllo sul Pacifico durante la Seconda guerra mondiale.
Un film - Grande ! ! ! !
Molto incisivo che spiega in modo magistrale il conflitto interioore di ogni soldato e con una lente di ingrandimento..pone (se ancora ce ne fosse bisogno) l'interrogativo: P E R C H E '??? tanto sanghe, terrore,odio.....
Terrence Malick regista non facile con questo film meritava tutti i prei possibili!
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pask79
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venerdì 5 novembre 2010
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non e' un film di guerra, ma un film sulla guerra.
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Un film che fa' riflettere, se mai ce ne fosse bisogno, sulla stupidita' della guerra e sulla sua inutilita'. In guerra non ci sono vincitori, ci sono morti, devastazioni, sofferenze e crudelta' ma non ci sono vincitori o vinti.
La pellicola e' una continua riflessione sul sottilissimo confine tra la vita e la morte, una "sottilissima linea rossa" appunto.Prendendo spunto dalla battaglia di Guadalcanal il regista ci pone in maniera cruenta
di fronte a quello che e' da sempre il piu' grande mistero ossia la vita e a quella che e' la piu' grande paura ovvero la morte. Perche' tutta questa cattiveria? Perche' tutta questa sofferenza? Perche' l'uomo si
autodistrugge? ecco le domande che si pone il
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Un film che fa' riflettere, se mai ce ne fosse bisogno, sulla stupidita' della guerra e sulla sua inutilita'. In guerra non ci sono vincitori, ci sono morti, devastazioni, sofferenze e crudelta' ma non ci sono vincitori o vinti.
La pellicola e' una continua riflessione sul sottilissimo confine tra la vita e la morte, una "sottilissima linea rossa" appunto.Prendendo spunto dalla battaglia di Guadalcanal il regista ci pone in maniera cruenta
di fronte a quello che e' da sempre il piu' grande mistero ossia la vita e a quella che e' la piu' grande paura ovvero la morte. Perche' tutta questa cattiveria? Perche' tutta questa sofferenza? Perche' l'uomo si
autodistrugge? ecco le domande che si pone il film, e ancora, chi decide chi vive o muore? le risposte qui sono molteplici, forse il destino, forse Dio, o forse e' l'uomo stesso ad essere artefice del proprio destino?
Ecco "La sottile linea rossa" ci pone domande senza darci risposte, a noi trovarle, ma siamo in grado di farlo?
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nick castle
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martedì 31 agosto 2010
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bellissimo...
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Fa molto piacere vedere i pochissimi commenti semi-negativi per questo film. Il film rivela tutta la personalità di Malick, uomo probabilmente introverso, passionale, idealista, riflessivo e indubbiamente buono d'animo. Il film è semplicemente bellisimo, la estenuante conquista della collina, le morti dei commilitoni sono sequenze che rimarranno nella storia, come la scena finale di Via col vento. Ottimo il montaggio, ottima la fotografia. Terrence Malick, con solo due film alle spalle decise di non badare a spese, con circa dieci star tra gli attori è il più bel film di guerra, meglio di Platoon, Full Metal Jacket e Salvate il soldato Ryan e al pari de Il grande uno rosso.
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Fa molto piacere vedere i pochissimi commenti semi-negativi per questo film. Il film rivela tutta la personalità di Malick, uomo probabilmente introverso, passionale, idealista, riflessivo e indubbiamente buono d'animo. Il film è semplicemente bellisimo, la estenuante conquista della collina, le morti dei commilitoni sono sequenze che rimarranno nella storia, come la scena finale di Via col vento. Ottimo il montaggio, ottima la fotografia. Terrence Malick, con solo due film alle spalle decise di non badare a spese, con circa dieci star tra gli attori è il più bel film di guerra, meglio di Platoon, Full Metal Jacket e Salvate il soldato Ryan e al pari de Il grande uno rosso. Bellissimi i canti melanesiani. Altri attori famosi presero parte al film (Lukas Haas, Donal Logue, Viggo Mortensen, Jason Patric, Bill Pullman, Mickey Rourke, Martin Sheen, Billy Bob Thorton, Gary Oldman) ma le scene in cui comparivano vennero tagliate in fase di montaggio, mentre i loro nomi compaiono solo tra i ringraziamenti, cosa che un altro regista non avrebbe neanche fatto. Malick è un artista puro, niente vita mondana, niente pubblicità, ha dedicato tutta la sua vita al cinema come pura forma d'arte, è un signore...
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ivan91
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lunedì 9 agosto 2010
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estremamente riflessivo
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un capolavoro che riesce a smuovere l'anima edello spettatore e a far riflettere senza essere retorico!!!capolavoro
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chriss
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venerdì 9 luglio 2010
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poesia di guerra...
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Il soldato Witt: " Io l' ho visto un altro mondo. A volte penso solo di averlo immaginato... Forse gli uomini appartengono ad un' unica grande anima. Tutti ne fanno parte. Tutti volti dello stesso Essere. Un unico grande Essere...Scorrere insieme come l' acqua, finché non riesco a distinguere te da me...Questo grande Male da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice? " Queste sono state, più o meno, le parole di Witt durante il film. Un film che ha fatto storcere il naso a tante persone all' uscita dal cinema...E' veramente curioso il fatto di come due persone, pur guardando lo stesso film al cinema, abbiano un approccio diverso nel giudicarlo.
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Il soldato Witt: " Io l' ho visto un altro mondo. A volte penso solo di averlo immaginato... Forse gli uomini appartengono ad un' unica grande anima. Tutti ne fanno parte. Tutti volti dello stesso Essere. Un unico grande Essere...Scorrere insieme come l' acqua, finché non riesco a distinguere te da me...Questo grande Male da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice? " Queste sono state, più o meno, le parole di Witt durante il film. Un film che ha fatto storcere il naso a tante persone all' uscita dal cinema...E' veramente curioso il fatto di come due persone, pur guardando lo stesso film al cinema, abbiano un approccio diverso nel giudicarlo. Per esempio." Salvate il Soldato Ryan " è un film uscito in contemporanea con " La sottileLinea Rossa ". Il primo ha vinto meritatamente 5 Oscar grazie alla regia dell' intramontabile S. Spielberg. Il secondo non ha vinto molto, se non un Orso d' Oro al Festival di Berlino ed altri vari premi minori. Io li ho visti entrambi al cinema. Realistico il primo, specie dopo i primi venti minuti iniziali. Poetico il secondo. La cosa che più mi ha sconcertato sono stati i commenti sul secondo: " Troppo lungo, noioso e soprattutto lentissimo ". Io, ovviamente, non la vedo così. Forse troppo lungo o lento, ma non noioso. Anzitutto il titolo, che prende spunto da una frase di Rudyard Kipling: " Tra la lucidità e la follia c' è solo una sottile linea rossa" . Mai una frase fu più tanto azzeccata per questo film che porta dentro di se un messaggio potente come una bomba atomica. Questo film, signori e signore, è una poesia di guerra: per la sua tristezza di fondo, per i suoi bellissimi paesaggi incontaminati stravolti dall' uomo, per la sensibilità del soldato Witt che sembra uno dei pochi protagonisti ( anche se un vero protagonista in senso assoluto non c' è ) di questo sbalorditivo film di guerra. Già, un film di guerra. Anzi, di un film non contro la guerra, ma contro tutte le guerre. La trama credo che non abbia una grande rilevanza qui. Perché in questo film contano le riflessioni e le paure dei soldati, la Natura, bella ed allo stesso tempo indifferente. In questo film contano gli animali, specialmente i pappagalli e gli uccelli inquadrati da molto vicino. E poi gli alberi e le foglie, verdi e sgargianti...E poi i mari, i fiori, le piante, i primitivi che giocano con Witt...Queste cose contano veramente come tutti i soldati americani e giapponesi morti a Guadalcanal. Contano perché la Vita e la Morte qui sono viste come faccia di una medesima medaglia. Inutile rammentare che qui la Natura, " l' altro mondo ", come lo chiama Witt, faccia da contraltare al massacro che il Col. Tall sottopone ai suoi soldati. La Sottile Linea Rossa non è un film per tutti da quanto ho capito tanti anni fa all' uscita da quel cinema. Stupefacente è pure la fotografia di John Toll. Un film drammatico, da ricordare per sempre. Da portare nel cuore, perché toccante e profondo come un abisso. Poesia di guerra!
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kronos
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martedì 29 giugno 2010
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fuori dal comune
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Quest'affresco bellico collettivo, introspettivo, ellittico, misticheggiante e panteista appare talmente lontano dal cinema ordinario da essere sconcertante.
Del resto fin dagli esordi Malick è apparso distante dai ritmi e dai clichè hollywoodiani, puntando film dopo film sempre più verso l'astrazione.
'La sottile linea rossa' è un'opera che può annoiare gli insensibili ma non lasciarli indifferenti.
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(di mkyril)
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lore64
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martedì 29 giugno 2010
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goffo pastone di valori pacifisti
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Non è un’americanata pura e semplice come «Salvate il soldato Ryan»; è un film New Age, che solo in seconda istanza sceglie di applicare il proprio mondo di valori e di sensibilità alla dimensione bellica, trovandovi un ambito di sviluppo congeniale.
Nick Nolte ha riferito che il regista considerava il film una sorta di riflessione sulla possibilità di esperire «compassion» persino in ambito bellico, di tra uomini che si vanno uccidendo reciprocamente.
Che dire? Capisco che, per chi condivida questo goffo pastone di sensibilità pacifistiche ed umanitarie, rilette a partire da un vago sincretismo animistico-cristiano-buddista che cerca il Tutto nell’Uno e si appella allo Spirito della Vita (dice il soldato Witt: «Maybe all men got one big soul everybody's a part of, all faces are the same man»), il film sia portatore d’una sua carica poetica.
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Non è un’americanata pura e semplice come «Salvate il soldato Ryan»; è un film New Age, che solo in seconda istanza sceglie di applicare il proprio mondo di valori e di sensibilità alla dimensione bellica, trovandovi un ambito di sviluppo congeniale.
Nick Nolte ha riferito che il regista considerava il film una sorta di riflessione sulla possibilità di esperire «compassion» persino in ambito bellico, di tra uomini che si vanno uccidendo reciprocamente.
Che dire? Capisco che, per chi condivida questo goffo pastone di sensibilità pacifistiche ed umanitarie, rilette a partire da un vago sincretismo animistico-cristiano-buddista che cerca il Tutto nell’Uno e si appella allo Spirito della Vita (dice il soldato Witt: «Maybe all men got one big soul everybody's a part of, all faces are the same man»), il film sia portatore d’una sua carica poetica.
L’intercalare delle scene di combattimento con altre, che raffigurano magnificenze paesaggistiche (a suggerire l’assurdità
distruttiva della guerra, in rapporto all’armonia che regnerebbe nella Natura), la voce fuori campo che aspira a porsi in termini di spirito-guida, la figura del soldato Witt (il Cristo-Budda di turno) ed il suo sacrificio finale, l’assenza di una pronunciata caratterizzazione dei personaggi (che rimonta all’intento di ricondurre l’individuale dell’Universale, di rileggere la vita in termini di flusso), la stessa durata della pellicola: sono tutti elementi dell’affresco in chiave magico-animistica propostoci da Malick.
Certo, chi provi solo disgusto nei confronti di questa trasvalutazione in chiave spiritualistica della religione dei diritti dell’uomo e di Santa Democrazia, imposta dal vincitore di turno, dal film ricaverà quasi solo noia e irritazione. Le facce stravolte - e sovente francamente grottesche - dei soldati, anziché ispirargli il senso del comune patire (nell’accezione etimologica di 'pathos', "ciò che si prova nel bene e nel male, nel fisico e nel morale") dell’umano genere, ma prima ancora della Vita come categoria complessiva (si ricordi la bella inquadratura dell’uovo appena dischiusosi), appariranno a chi non condivida la base ideale della pellicola vuoti stravolgimenti della realtà storica, ovvero maldestri tentativi di esorcizzare un aspetto nodale della spiritualità umana, quale la propensione all’uccisione cruenta del proprio simile. Malick, in somma, indirizza la propria poesia a quanti si riconoscano nei valori panteistico-matriarcali sanciti dalle élites che, a partire dal ’45, gestiscono gli apparati multimediali di controllo delle società occidentali.
"Contro la deviazione dello Stato in uno strumento di garanzia del benessere collettivo l’unico rimedio è la guerra, e ancora la guerra [...]. Terribile risuona il suo arco d’argento, e ovunque divampano i roghi dei cadaveri. Dobbiamo riconoscere che per lo Stato la guerra è una necessità purificatrice, allo stesso modo in cui per la società è necessaria la schiavitù [...]. I Greci ce ne hanno rivelato il mistero, con il loro istintivo diritto delle genti, il quale, anche nella più matura ricchezza del loro incivilimento e del loro senso di umanità, non cessò mai di pronunziare con voce impassibile queste parole: 'al vincitore appartiene il vinto, colla sua donna e i suoi figli, coi suoi beni e il suo sangue. La violenza fornisce il primo d i r i t t o, e non esiste diritto che nel suo fondamento non sia arroganza, usurpazione e violenza' " (F. Nietzsche).
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(di ls_85)
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