Sam, una giovane modella, ha appena sposato l'uomo dei suoi sogni, il ricco e affascinante Sal. Ma durante la prima notte di nozze Sal è brutalmente assassinato da uno sconosciuto assalitore. In preda ai sensi di colpa, Sam tenta il suicidio e suo cognato Joel, nominandosi suo tutore, la convince ad entrare in una lussuosa casa di riposo, il Dinel Institute. Ben presto, però, Sam scopre che il Dinel Institute è una clinica psichiatrica. Sam cerca di reagire alle ingiustizie che vengono commesse all'interno dell'istituto ma viene catalogata come una donna sull'orlo della pazzia, pericolosa per sé e per gli altri, ed è costretta a restare in clinica contro il sud volere. Drogata, perseguitata e sola, Sam comprende di essere coinvolta in un gioco mortale che ha in palio la cospicua eredità del marito e dovrà scoprire il responsabile del suo isolamento.
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Sam, una giovane modella, ha appena sposato l'uomo dei suoi sogni, il ricco e affascinante Sal. Ma durante la prima notte di nozze Sal è brutalmente assassinato da uno sconosciuto assalitore. In preda ai sensi di colpa, Sam tenta il suicidio e suo cognato Joel, nominandosi suo tutore, la convince ad entrare in una lussuosa casa di riposo, il Dinel Institute. Ben presto, però, Sam scopre che il Dinel Institute è una clinica psichiatrica. Sam cerca di reagire alle ingiustizie che vengono commesse all'interno dell'istituto ma viene catalogata come una donna sull'orlo della pazzia, pericolosa per sé e per gli altri, ed è costretta a restare in clinica contro il sud volere. Drogata, perseguitata e sola, Sam comprende di essere coinvolta in un gioco mortale che ha in palio la cospicua eredità del marito e dovrà scoprire il responsabile del suo isolamento.
Le premesse per un thriller di discreta fattura ci sono tutte, e Michael Ironside dovrebbe essere un attore di buon richiamo. Peccato che la sceneggiatura (di Richard Stanford e Stephen Maynard) sia infarcita di banalità, e che il tema della reclusione nelle case di cura sia poco più che un pretesto per creare tensione. A quando un film drammatico su questo argomento, che affronti di petto il problema?
Uno dei vizi principali del cinema americano degli ultimi anni è quello, nella maggior parte dei casi, di usare temi importanti soltanto come spunto per costruire thriller o action-movie, senza nemmeno approfittare dell’occasione per unire alla suspence una graffiante critica del fenomeno-pretesto. E questo filmetto, ulteriormente mutilato da una regia scipita e da un Ironside decisamente poco convinto (con l’aria di recitare soltanto per motivi alimentari), non si solleva dalla media delle produzioni televisive americane: tensione appena percepibile, attori che recitano al minimo sindacale, regia frettolosa, colonna sonora anonima e trama quanto più possibile banale.
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