cavedano
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lunedì 28 aprile 2014
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buon film
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Sicuramente un buon film su un argomento scottante. Ottima l'interpretazione di Zingarertti
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gianni lucini
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sabato 26 novembre 2011
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il cinismo dell’italia senza valori
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Fin dall’inizio Sergio, la vedova Sauro sua finanziatrice e Claudio, il suo braccio armato, si muovono nella penombra. Alla luce del sole gli usurai e i loro complici sono esseri normali, uguali a tanti altri, con l’aria rispettabile e ben curata. È nelle zone buie della società che emerge loro vera faccia, nelle ombre create dalle luci insufficienti di una camera da letto, di un locale angusto o dalla vivida mescola dei mille punti luminosi della notte. Con una scelta che attinge un po’ a Shakespeare e un po’ a Fassbinder Ricky Tognazzi ci presenta il sistema criminoso che regola e gestisce l’usura come un pezzo del sistema su cui si regge la società.
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Fin dall’inizio Sergio, la vedova Sauro sua finanziatrice e Claudio, il suo braccio armato, si muovono nella penombra. Alla luce del sole gli usurai e i loro complici sono esseri normali, uguali a tanti altri, con l’aria rispettabile e ben curata. È nelle zone buie della società che emerge loro vera faccia, nelle ombre create dalle luci insufficienti di una camera da letto, di un locale angusto o dalla vivida mescola dei mille punti luminosi della notte. Con una scelta che attinge un po’ a Shakespeare e un po’ a Fassbinder Ricky Tognazzi ci presenta il sistema criminoso che regola e gestisce l’usura come un pezzo del sistema su cui si regge la società. È sufficiente cambiare l’angolazione della luce, cioè modificare il punto di vista, per accorgersi che, come gli zombie dei film di Romero, i mostri vivono accanto a noi. Sergio, il prestigioso commercialista di successo, nell’ombra è un ragno paziente che prepara le sue trappole con la sicurezza di un metodo collaudato: «...tu li devi stanare, capire i loro punti deboli: avvitarli a te pian piano... ogni volta un giro più stretto... la pazienza è tutto». La rete si alimenta poi di una serie infinita di complicità compresa quella della vittima, disposta a proteggere il suo carnefice fino all’estremo, quando ormai non c’è più niente da fare. A dispetto delle apparenze anche il finale è tutt’altro che rassicurante. Francesco trova il coraggio di denunciare i suoi aguzzini solo quando scopre che Sergio ha avuto un rapporto sessuale con Miriam. È il cedimento del carnefice alle sue pulsioni istintive a scombinare un disegno che fino a quel momento era apparso perfetto. Sergio rovina la sua vita per soddisfare un desiderio. Non c’è poi tanta virtù nella redenzione finale di Francesco. Vite strozzate nasce da un’idea del magistrato Francesco Taurisano, il giudice che nel 1993 aveva già collaborato con Ricky Tognazzi per il film La scorta. È lui il primo a raccontare al regista la trasformazione dell’usura in un fenomeno criminale organizzato per riciclare i soldi sporchi. Dalle vicende vissute in prima persona dal magistrato emergono i contorni di un reato difficile da provare e da colpire perchè come nello stupro, la vittima tende a colpevolizzare se stessa e a tacere, un po’ per vergogna e un po’ per sfiducia nella giustizia. Tognazzi lavora sul concetto e pian piano dà forma a una storia che non si limita a descrivere il meccanismo criminale dell’usura, ma racconta il cinismo di un’Italia senza valori dove il denaro e il potere la fanno da padroni. Nei rapporti spietati tra l'usuraio e le sue vittime, tra creditore e debitore, c’è la metafora di un paese che considera la debolezza una colpa e che non sa più che cosa significhi la parola solidarietà
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intheheatofthenight
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venerdì 24 settembre 2010
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strano
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strano che questo film sia tra gli iscritti a my movies così poco rappresentato criticamente
eppure è un film di qualità medio alta addirittura destinato a rappresentare la nostra cinematografia a berlino...Zingaretti è molto molto bravo..Anche Memphis è convincente in un ruolo che gli si attaglia perfettamente..La Ferilli e forse anche Lindon sono stati scelti credo o dalla produzione o nel caso dell'attrice romana per la sua particolare penetrante bellezza il cui ruolo nello svolgimento e ne precipitare tragico della storia ha una funzione fondamentale
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paolo
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giovedì 23 ottobre 2008
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un bel film
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Affrontare un problema grave come l'usura e' certamente una nota di merito. Ottima la sceneggiatura realistica e approfondisce bene le figure dei personaggi. Ottima anche la recitazione di Zingaretti e del cast. Un pesce fuor d'acqua invece Vincent Lindon, la cui scelta probabilmente e' stata imposta dalla produzione.
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luce
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venerdì 18 febbraio 2005
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da vedere
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Il dramma di un disgraziato sull'orlo del collasso economico che finisce nella trappola dell'usuraio, e il dramma dell'usuraio che, ingannato dall'ossessione per una donna, si perde nella spirale della sua malvagità fino alla catastrofe finale.
Zingaretti convince sempre, anche nelle vesti del luciferino, ma sofferente, usuraio.
Da vedere. E da ascoltare la colonna sonora di Ennio Morricone.
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m.r.
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sabato 24 novembre 2001
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lasciamo perdere
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Beh, potremmo dire che in fatto di recitazione, la Ferilli è al livello di Homer Simpson (speriamo che Homer non si offenda). Bravo invece Zingaretti.
[+] ma ci ca.....o 6???
(di kij8)
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[+] bravissimo, apprezzo la tua critica
(di ilnotturno)
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