Vite strozzate |
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Un film di Ricky Tognazzi.
Con Ricky Memphis, Vincent Lindon, Sabrina Ferilli, Lina Sastri, Luca Zingaretti.
continua»
Drammatico,
durata 105 min.
- Italia 1996.
MYMONETRO
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Il cinismo dell’Italia senza valori
di Gianni LuciniFeedback: |
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sabato 26 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Fin dall’inizio Sergio, la vedova Sauro sua finanziatrice e Claudio, il suo braccio armato, si muovono nella penombra. Alla luce del sole gli usurai e i loro complici sono esseri normali, uguali a tanti altri, con l’aria rispettabile e ben curata. È nelle zone buie della società che emerge loro vera faccia, nelle ombre create dalle luci insufficienti di una camera da letto, di un locale angusto o dalla vivida mescola dei mille punti luminosi della notte. Con una scelta che attinge un po’ a Shakespeare e un po’ a Fassbinder Ricky Tognazzi ci presenta il sistema criminoso che regola e gestisce l’usura come un pezzo del sistema su cui si regge la società. È sufficiente cambiare l’angolazione della luce, cioè modificare il punto di vista, per accorgersi che, come gli zombie dei film di Romero, i mostri vivono accanto a noi. Sergio, il prestigioso commercialista di successo, nell’ombra è un ragno paziente che prepara le sue trappole con la sicurezza di un metodo collaudato: «...tu li devi stanare, capire i loro punti deboli: avvitarli a te pian piano... ogni volta un giro più stretto... la pazienza è tutto». La rete si alimenta poi di una serie infinita di complicità compresa quella della vittima, disposta a proteggere il suo carnefice fino all’estremo, quando ormai non c’è più niente da fare. A dispetto delle apparenze anche il finale è tutt’altro che rassicurante. Francesco trova il coraggio di denunciare i suoi aguzzini solo quando scopre che Sergio ha avuto un rapporto sessuale con Miriam. È il cedimento del carnefice alle sue pulsioni istintive a scombinare un disegno che fino a quel momento era apparso perfetto. Sergio rovina la sua vita per soddisfare un desiderio. Non c’è poi tanta virtù nella redenzione finale di Francesco. Vite strozzate nasce da un’idea del magistrato Francesco Taurisano, il giudice che nel 1993 aveva già collaborato con Ricky Tognazzi per il film La scorta. È lui il primo a raccontare al regista la trasformazione dell’usura in un fenomeno criminale organizzato per riciclare i soldi sporchi. Dalle vicende vissute in prima persona dal magistrato emergono i contorni di un reato difficile da provare e da colpire perchè come nello stupro, la vittima tende a colpevolizzare se stessa e a tacere, un po’ per vergogna e un po’ per sfiducia nella giustizia. Tognazzi lavora sul concetto e pian piano dà forma a una storia che non si limita a descrivere il meccanismo criminale dell’usura, ma racconta il cinismo di un’Italia senza valori dove il denaro e il potere la fanno da padroni. Nei rapporti spietati tra l'usuraio e le sue vittime, tra creditore e debitore, c’è la metafora di un paese che considera la debolezza una colpa e che non sa più che cosa significhi la parola solidarietà
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