gianni lucini
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sabato 22 ottobre 2011
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dai dubbi al crollo della prima ipotesi
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Le prime scene del film sembrano quelle tipiche dei polizieschi, con una lunga serie di riprese dall’interno di un’auto che corre veloce sul lungomare di Ostia verso il suo destino. A differenza del ragazzo che è alla guida dell’auto Marco Tullio Giordana non ha fretta. Lascia che lo spettatore assista allo svolgersi dei fatti e si vi si immerga totalmente fino all’enunciazione della versione ufficiale sulla morte di Pier Paolo Pasolini. A partire da quel momento inizia a introdurre alcuni elementi che sembrano contraddire quella che viene presentata come la verità: un magistrato che spiega a Pelosi che se si assume l’intera responsabilità può cavarsela senza troppi danni, errori nell’acquisizione delle prove e qualche dettaglio che non quadra.
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Le prime scene del film sembrano quelle tipiche dei polizieschi, con una lunga serie di riprese dall’interno di un’auto che corre veloce sul lungomare di Ostia verso il suo destino. A differenza del ragazzo che è alla guida dell’auto Marco Tullio Giordana non ha fretta. Lascia che lo spettatore assista allo svolgersi dei fatti e si vi si immerga totalmente fino all’enunciazione della versione ufficiale sulla morte di Pier Paolo Pasolini. A partire da quel momento inizia a introdurre alcuni elementi che sembrano contraddire quella che viene presentata come la verità: un magistrato che spiega a Pelosi che se si assume l’intera responsabilità può cavarsela senza troppi danni, errori nell’acquisizione delle prove e qualche dettaglio che non quadra. All’inizio sembrano frutto di dimenticanze o di casualità ma poi si fanno progressivamente più numerosi fino a dare l’idea di un disegno complesso e articolato. Per agevolare la narrazione introduce un paio di personaggi di fantasia cui è affidato il compito che nei documentari ha spesso la voce fuori campo: aiutare lo spettatore a collegare le varie informazioni e a comprendere i passaggi più difficili. Entrambi sono poliziotti ed entrambi non sono troppo convinti della “verità ufficiale”. Il primo è l’ispettore Pigna, un investigatore all’antica che si accorge immediatamente che gli indizi non combaciano con la ricostruzione e l’altro è Trepalle, un agente borderline infiltrato nei gruppetti di bulli dell’estrema destra romana, cui è delegato il compito di dipanare la matassa delle collusioni tra malavita ed estremismo di destra in cui sarebbe maturato l’assassinio di Pasolini. Sono le uniche invenzioni di un film che racconta la realtà alternando spezzoni di cronache dell’epoca a ricostruzioni sceniche così precise da diventare pian piano indistinguibili dai filmati storici. Tutti i personaggi hanno il volto e il corpo di un attore o di un’attrice tranne Pier Paolo Pasolini il cui volto è sempre quello vero, rubato da filmati d’epoca. All’efficacia della narrazione filmica non è estraneo l’eccellente lavoro di montaggio svolto da Cecilia Zanuso che nel 1996 proprio per questo film riceve il David di Donatello per il miglior montaggio.
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gianni lucini
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sabato 22 ottobre 2011
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certi film si scrivono da soli...
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Quando il film viene presentato per la prima volta in pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia del 1995 una parte consistente della critica scrive di un «taglio narrativo ispirato a JFK di Oliver Stone». La vicinanza temporale con il film dedicato da Stone all’assassinio di Kennedy ha finito probabilmente per condizionare un giudizio che oggi appare un po’ forzato. La struttura narrativa di Marco Tullio Giordana non attinge al modello “americano”, ma alla tradizione dei “thriller” politici che ha in Costa Gravas il suo maestro e in Z, l’orgia del potere il primo e forse il più importante modello. Grazie anche a una sceneggiatura in cui si vede la mano geniale di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il regista fa tesoro della lezione di Gravas e prende per mano lo spettatore accompagnandolo in una storia in cui l’obiettivo non è la scoperta di un assassino, ma le modalità e le ragioni di un assassinio rimasto impunito nonostante la condanna del reo confesso.
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Quando il film viene presentato per la prima volta in pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia del 1995 una parte consistente della critica scrive di un «taglio narrativo ispirato a JFK di Oliver Stone». La vicinanza temporale con il film dedicato da Stone all’assassinio di Kennedy ha finito probabilmente per condizionare un giudizio che oggi appare un po’ forzato. La struttura narrativa di Marco Tullio Giordana non attinge al modello “americano”, ma alla tradizione dei “thriller” politici che ha in Costa Gravas il suo maestro e in Z, l’orgia del potere il primo e forse il più importante modello. Grazie anche a una sceneggiatura in cui si vede la mano geniale di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il regista fa tesoro della lezione di Gravas e prende per mano lo spettatore accompagnandolo in una storia in cui l’obiettivo non è la scoperta di un assassino, ma le modalità e le ragioni di un assassinio rimasto impunito nonostante la condanna del reo confesso. Il regista Marco Tullio Giordana così ne racconta la nascita e l'evoluzione «...Tutti i film si scrivono da soli, è un'illusione pensare di "dirigerli". Sono loro ad agire, a decidere per noi. Talvolta gli elementi si combinano con facilità, il percorso della scrittura è lineare e assomiglia a una costruzione architettonica che proceda per accumulazioni e aggetti successivi. In altri casi il procedimento è l'inverso: si tratta di togliere, di "cavare". In questo film non era prevedibile inizialmente nemmeno una struttura, quella che gli sceneggiatori chiamano griglia o, più affettuosamente "scaletta". Si trattava di assumere una quantità sterminata di dati, di raccogliere elementi senza poterne prevedere in anticipo il peso e la funzionalità, di accogliere, di assorbire. Devo essere grato ai miei sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli per aver intrapreso questa ricerca senz'altra indicazione da parte mia che il voler fare questo film a tutti i costi, ancora non sapendo dove ci avrebbe guidato. Insieme a loro ho cominciato per prima cosa a rileggermi tutti gli scritti di Pasolini, cosa che consiglio di fare a chiunque voglia sapere su di lui qualcosa di non convenzionale....»
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luana
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lunedì 9 luglio 2012
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che senso ha..
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...un film che scava nel torbido; nelle ombre e nella violenza di un personaggio che va invece ricordato per il suo pensiero; i suoi scritti e per alcuni suoi splendidi film. Pasolini rimorchiava ragazzi e dall'ultima sua marchetta è stato ucciso. Tutto il resto sono chiacchiere e false circonvoluzioni di una intellighenzia che doveva salvare chissà quale purezza. Oscar Wilde non è stato salvato da nessuno ed era sicuramente un'anima molto più pura, ingenua e nobile di Pasolini.Uno scandalo, quello di Wilde, molto più mostruoso. Per me invece Pasolini, nel suo privato,esprimeva potere e violenza. Gli è andata male....
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(di carlo vecchiarelli )
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(di luana)
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(di fujiko nime)
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