Pasolini un delitto italiano |
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Un film di Marco Tullio Giordana.
Con Claudio Amendola, Giulio Scarpati, Nicoletta Braschi, Carlo De Filippi, Victor Cavallo.
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- Italia 1995.
- C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione
uscita giovedì 7 settembre 1995.
MYMONETRO
Pasolini un delitto italiano
valutazione media:
2,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Certi film si scrivono da soli...di Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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sabato 22 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando il film viene presentato per la prima volta in pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia del 1995 una parte consistente della critica scrive di un «taglio narrativo ispirato a JFK di Oliver Stone». La vicinanza temporale con il film dedicato da Stone all’assassinio di Kennedy ha finito probabilmente per condizionare un giudizio che oggi appare un po’ forzato. La struttura narrativa di Marco Tullio Giordana non attinge al modello “americano”, ma alla tradizione dei “thriller” politici che ha in Costa Gravas il suo maestro e in Z, l’orgia del potere il primo e forse il più importante modello. Grazie anche a una sceneggiatura in cui si vede la mano geniale di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il regista fa tesoro della lezione di Gravas e prende per mano lo spettatore accompagnandolo in una storia in cui l’obiettivo non è la scoperta di un assassino, ma le modalità e le ragioni di un assassinio rimasto impunito nonostante la condanna del reo confesso. Il regista Marco Tullio Giordana così ne racconta la nascita e l'evoluzione «...Tutti i film si scrivono da soli, è un'illusione pensare di "dirigerli". Sono loro ad agire, a decidere per noi. Talvolta gli elementi si combinano con facilità, il percorso della scrittura è lineare e assomiglia a una costruzione architettonica che proceda per accumulazioni e aggetti successivi. In altri casi il procedimento è l'inverso: si tratta di togliere, di "cavare". In questo film non era prevedibile inizialmente nemmeno una struttura, quella che gli sceneggiatori chiamano griglia o, più affettuosamente "scaletta". Si trattava di assumere una quantità sterminata di dati, di raccogliere elementi senza poterne prevedere in anticipo il peso e la funzionalità, di accogliere, di assorbire. Devo essere grato ai miei sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli per aver intrapreso questa ricerca senz'altra indicazione da parte mia che il voler fare questo film a tutti i costi, ancora non sapendo dove ci avrebbe guidato. Insieme a loro ho cominciato per prima cosa a rileggermi tutti gli scritti di Pasolini, cosa che consiglio di fare a chiunque voglia sapere su di lui qualcosa di non convenzionale....»
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