Titolo originale | Chonqin senlin |
Anno | 1994 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Wong Kar-wai |
Attori | Tony Chiu-Wai Leung, Takeshi Kaneshiro, Brigitte Lin, Faye Wong, Valerie Chow Chen Jinquan, Lee-na Kwan, Zhiming Huang, Liang Zhen, Songshen Zuo. |
Uscita | giovedì 20 maggio 2021 |
Tag | Da vedere 1994 |
Distribuzione | Tucker Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,09 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 febbraio 2023
Hong Kong. Due poliziotti senza una compagna. Il primo incontra una bionda vistosa che indossa sempre occhiali scuri. In Italia al Box Office Hong Kong Express ha incassato 105 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Chungking Mansions, Hong Kong, 1994. L'agente 223 (Takeshi Kaneshiro) non riesce a dimenticare Ah Mei, la ragazza che l'ha lasciato, e arriva ad abbrutirsi mangiando ananas scaduto. Incontra una donna misteriosa con una parrucca bionda (Brigitte Lin) e se ne innamora. L'agente 663 (Tony Leung) frequenta assiduamente un chiosco dove lavora Ah Fei (Faye Wong), la quale si innamora di 663 senza che questi se ne renda conto.
Storie apparentemente parallele che parallele non sono, che in modo quasi impercettibile si toccano, o meglio si sfiorano, talora ingannando lo spettatore meno smaliziato.
Per esempio quando Ah Fei compra il pupazzo di Garfield mentre la killer è fuori dal negozio, in un cortocircuito impossibile (dal momento che Ah Fei non può ancora aver conosciuto l'agente 663). Questo perché Wong Kar-wai - che col Tempo sin da Days of Being Wild ingaggia un duello che non troverà mai fine - distorce la continuity dell'intreccio nella stessa maniera in cui altera il senso di un'istantanea del presente, adottando a profusione lo step-framing, ovvero quella tecnica che permette, con un astuto trompe l'oeil, di congelare un singolo personaggio del frame mentre il resto della scena sembra muoversi a velocità doppia.
Strumenti che permettono a Wong di (sovra-)comunicare la sensazione di solitudine e di smarrimento di uomini (e donne, anche se il pdv è principalmente maschile) in una metropoli così spersonalizzante da ridurre le identità a meri numeri. Ma per quanto annullate nella massa queste identità anelano alla ricerca dell'altro da sé, del proprio completamento, comprendendo che la difficoltà, se non l'impossibilità, di un successo è parte del gioco, crudele e spesso inspiegabile, su cui si regge il sentimento d'amore.
Se il quadro generale tocca temi cari a Wong Kar-wai e li eleva a un apice di compiutezza, sono i dettagli ad aver reso Hong Kong Express un oggetto di culto - per quanto esoterico: Tony Leung che dialoga con i suoi pupazzi e indumenti, California Dreamin' dei Mamas & Papas suonata a massimo volume, la dissertazione di Kaneshiro sulle ore e i centimetri che separano da un incontro (e da un innamoramento).
Tutto costruito con la perizia di uno stratega dei sentimenti, che sa di poter donare a ogni dettaglio vita propria, ma infonde una passione così sincera nella sua creazione che non si corre mai il rischio di intravedere la mano che muove i fili da lassù.
Apprendendo che il film è stato girato nelle pause di lavorazione dell'interminabile Ashes of Time non ci si crede, ma è anche così, nella fretta o quasi per gioco, che nascono opere fondamentali. Con la stessa apparente (e un po' fatalista) casualità con cui, in Hong Kong Express, uomini e donne si amano o si lasciano e segnano così indelebilmente le loro vite.
Hong Kong. Due poliziotti senza una compagna. Il primo incontra una bionda vistosa che indossa sempre occhiali scuri. Il secondo non si rende conto che la cameriera di un locale gli riordina l'appartamento in sua assenza. Un storia "minima" raccontata con tutti i segni dell'alienazione e con una grande importanza attribuita al linguaggio metacinematografico e alla presenza degli oggetti. Intorno aleggia, palpabile, la paura dell'annessione alla Cina.
"Quando un uomo piange, basta un fazzoletto, ma quando a piangere è una casa, ti tocca fare un sacco di fatica." Hong Kong. Due poliziotti e altrettante storie d'amore finite male. La delusione dell'abbandono si fa ossessione: date da ricordare, oggetti da custodire, ricordi, in attesa di un ritorno. E poi due ragazze: occhiali da sole, una parrucca bionda, leggerezza, [...] Vai alla recensione »
Attraverso questo film romantico Wong Kar Wai racconta la vita dei protagonisti, attraverso il loro rapporto con l’amore. Rapporti segnati dalle peculiarità dei suoi personaggi, che hanno in comune il vivere nella caotica e spersonalizzante Hong Kong. Il film entra nelle solitudini dei personaggi, monologo orso 2nelle loro case, attraverso un’osservazione attenta dei personaggi nei momenti più [...] Vai alla recensione »
In questi ultimi tempi stanno restaurando molte pellicole girate verso la fine del secolo scorso e in alcune sale romane le stanno riproiettando, talvolta sotto forma di rassegne monografiche. Il regista cantonese Wong Kar-wai, ad esempio, è diventato famoso nel mondo occidentale dopo il grande successo del film “I’m in the mood for love” del 2000.
Una delle rom-com più belle di tutti i tempi e che NON INVECCHIA MAI. I capolavori, quelli destinati a restare.
Quello di "Hong Kong Express" è un Kar Wai in potenza, che mostra già le sue doti di regista talentuoso e originale senza però convogliarle in un risultato eccezionale. Si possono già notare, comunque, tutti i temi e i modi che l'autore svilupperà più avanti nel suo percorso registico.
Due episodi di tenero amore: due separazioni, due incontri,e dinuovo due separazioni. Oppure no? Girato senza sceneggiatura e con la telecamera in spalle, in una Hong Kong rumorosa ed asfissiante, vi si colgono tutti i tratti tipici di WKW, la delicatezza delle scene, l'intimità dei personaggi, il simbolismo dei pasti, degli oggetti che ci circodano: uno straccio bagnato diventa una [...] Vai alla recensione »
La bellezza del cinema di Wong Kar Wai si fonde con la vibrante elettricità della città di Hong Kong per regalare un capolavoro imperdibile, epocale e senza tempo.
"Perché tutto scade?" Wong Kar Wai con l'intenzione di girare un filmetto leggero durante la pausa delle riprese di Ashes of Time se ne esce con un capolavoro tanto bello quanto inaspettato. Due storie che si sviluppano ok parallelo senza mai intrecciarsi, una più a tinte Noir e la seconda una vera e propria rom-com hongkonghese folle, originale e divertente.
Un'antologia di due storie separate tra sguardi che si incrociano, amori mai dichiarati e luci al neon tra i quartieri di Hong Kong. Il primo grande capolavoro targato Wong Kar Wai. Un film perfetto per narrazione, messa in scena, montaggio e fotografia. Film che rimane impresso nella mente e nel cuore.
Due episodi di tenero amore: due separazioni, due incontri,e dinuovo due separazioni. Oppure no? Girato senza sceneggiatura e con la telecamera in spalle, in una Hong Kong rumorosa ed asfissiante, vi si colgono tutti i tratti tipici di WKW, la delicatezza delle scene, l'intimità dei personaggi, il simbolismo dei pasti, degli oggetti che ci circodano: uno straccio bagnato diventa una [...] Vai alla recensione »
«Trouver une langue» scriveva Rimbaud quando ancora sperava di poter sovvertire le strutture del mondo fenomenico usando la poesia. Wittgenstein, più compassato, ci spiega che ogni gioco linguistico implica una forma di vita e viceversa. Essere autori significa più o meno questo: inventare un linguaggio nuovo e, con esso, un mondo che prima non c'era.
"Mi trovavo in piena fase di produzione di Ashes of time e ho pensato che sarebbe stato possibile girare, nei momenti di pausa, un altro film, in tempi molto veloci, meno di tre mesi... La struttura binaria del film è del tutto inconsapevole. All'inizio volevo raccontare tre storie, poi mi sono accorto che la prima storia costituiva da sola la metà del film e quindi mi sono limitato a raccontarne due. [...] Vai alla recensione »