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alexander 1986
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martedì 21 ottobre 2014
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quel che resta del vecchio cinema
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Inghilterra, anni '50. Mr Stevens (Anthony Hopkins) è da più di trent'anni maggiordomo presso una ricca tenuta passata di recente all'altrettanto ricco americano Farraday (il compianto Christopher Reeve). Il precedente padrone era un gentleman filogermanico in tempi hitleriani. Fedele a una mistica del servizio, Stevens ha sacrificato affetti, desideri e opportunità all'altare di quello che riteneva un ideale di vita. Gli anni passano e cominciano a emergere i segni del pentimento.
James Ivory impreziosisce il romanzo di Kazuo Ishiguro (1989) col suo consueto stile fatto di eleganza e di sottintesa malinconia per un mondo fatto di parole e uomini che non ci sono più.
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Inghilterra, anni '50. Mr Stevens (Anthony Hopkins) è da più di trent'anni maggiordomo presso una ricca tenuta passata di recente all'altrettanto ricco americano Farraday (il compianto Christopher Reeve). Il precedente padrone era un gentleman filogermanico in tempi hitleriani. Fedele a una mistica del servizio, Stevens ha sacrificato affetti, desideri e opportunità all'altare di quello che riteneva un ideale di vita. Gli anni passano e cominciano a emergere i segni del pentimento.
James Ivory impreziosisce il romanzo di Kazuo Ishiguro (1989) col suo consueto stile fatto di eleganza e di sottintesa malinconia per un mondo fatto di parole e uomini che non ci sono più. Tale malinconia rimane intatta nonostante anche questa storia, come quelle da lui raccontate precedentemente, sia innegabilmente una storia di decadenza morale. 'The Remains of the Day' è infatti uno dei più pesanti atti d'accusa contro il marcio che la spettacolarizzazione data dalle immagini convenzionali non permette di osservare a margine di ogni guerra: uomini e donne potenti ma egoisti e privi di capacità simpatetiche verso il resto dell'umanità ovvero il mondo al di fuori dei loro opulenti giardini. Stevens, il maggiordomo-androide senza vita privata né opinioni politiche o d'altro genere, incarna questa aberrazione metaforizzando tempi che si spera non debbano tornare più. Otto candidature agli Oscar nell'anno in cui, purtroppo per Ivory, uscì Schindler's List di Spielberg.
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anita intra
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giovedì 1 novembre 2012
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le parole non dette
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Il viaggio in auto di Mr Stevens verso al Cornovaglia per rivedere Miss Kenton. Durante il percorso, il protagonista , Anthony Hopkins, ricorda il passato, gli anni Trenta, quelli che, sbagliando, considerava i migliori della sua vita. Un viaggio che ha come scopo l'incontro con Miss Kenton che potrebbe -cosi' spera Ms Stevens quasi senza confessarlo, - dare un senso alla sera della sua vita . Quel che resta del giorno, e' una storia di sconfitte.
Ms Stevens e' un vinto come lo sono Miss Kenton e Lord Darlington, le due persone che piu' hanno contato nella sua vita. Ciascuno a suo modo, tutti e tre hanno fallito la propria esistenza.
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Il viaggio in auto di Mr Stevens verso al Cornovaglia per rivedere Miss Kenton. Durante il percorso, il protagonista , Anthony Hopkins, ricorda il passato, gli anni Trenta, quelli che, sbagliando, considerava i migliori della sua vita. Un viaggio che ha come scopo l'incontro con Miss Kenton che potrebbe -cosi' spera Ms Stevens quasi senza confessarlo, - dare un senso alla sera della sua vita . Quel che resta del giorno, e' una storia di sconfitte.
Ms Stevens e' un vinto come lo sono Miss Kenton e Lord Darlington, le due persone che piu' hanno contato nella sua vita. Ciascuno a suo modo, tutti e tre hanno fallito la propria esistenza. Nell'orgoglio compiaciuto del suo perfezionismo professionale e assoluta identificazione nel proprio ruolo ,
Ms Stevens non si era accorto che Lord Darlington , era diventato uno strumento della diplomazia hitleriana. Per gli stessi motivi e l'incapacita' di manifestare , reprimendoli, i piu' profondi sentimenti personali, aveva allontanato da se' Miss Kenton, inducendola a un matrimonio sbagliato senza amore.
Quel che resta del giorno, quel che resta di una vita, tra passato e futuro. Un viaggio nella memoria rivolto agli "sgoccioli" di un' esistenza, il rammarico di un passato rivelatore di occasioni mancate e nostalgia per un tempo che non concede piu' spazio ad una rivalsa.
Raffinato e commovente film sulla solitudine dell'anima sostenuto e valorizzato da due bravissimi attori.
ANITA INTRA
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paride86
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sabato 15 settembre 2012
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magnifico
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Nel mondo del cinema ci sono delle sicurezze che mai vengono meno: la bravura di attori come Anthony Hopkins ed Emma Thompson e di registi come James Ivory, per esempio.
"Quel che resta del giorno" è l'amaro racconto del fallimento di tre persone: il maggiordomo Stevens, che con la sua ottusa e cieca dedizione dimentica se stesso privandosi di una vita privata e persino di opinioni proprie; la governante Miss Kenton, incapace di governare le proprie scelte al pari di come gestisce una casa; Lord Darlington, inetto e ingenuo signore inglese capace di credere che Hitler fosse un "uomo di pace".
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Nel mondo del cinema ci sono delle sicurezze che mai vengono meno: la bravura di attori come Anthony Hopkins ed Emma Thompson e di registi come James Ivory, per esempio.
"Quel che resta del giorno" è l'amaro racconto del fallimento di tre persone: il maggiordomo Stevens, che con la sua ottusa e cieca dedizione dimentica se stesso privandosi di una vita privata e persino di opinioni proprie; la governante Miss Kenton, incapace di governare le proprie scelte al pari di come gestisce una casa; Lord Darlington, inetto e ingenuo signore inglese capace di credere che Hitler fosse un "uomo di pace".
Non solo: questo film è anche un impietoso ritratto della classe sociale dominante inglese del tempo, dei suoi pregiudizi e del suo dilettantismo nel governare.
La splendida fotografia è la ciliegina sulla torta.
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toty bottalla
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giovedì 12 aprile 2012
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lento, surreale e sofisticato!
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L'ottima fotografia, ambientazione e la straordinaria bravura di hopkins, fanno del film di ivory un lavoro affascinante, la storia aristocratica che viene raccontata tra i flash back, sembra consacrare le gerarchie dei ruoli all'interno di vite parallele con scenari diversi, non è certamente un film per spettatori di cinepanettoni ma per gente dai gusti un po' più sofisticati! Saluti.
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astromelia
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domenica 28 agosto 2011
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straordinario
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fa sempre piacere rivedere questo film proprio per la sua perfezione intrinseca,non una sbavatura quasi a voler portare a termine il compito perfetto,non ho letto il libro e me ne dolgo,perchè se una siffatta riuscita cinematografica ha dato questi risultati,il romanzo dev'essere sublime,hopkins che dire perfetto,così come la thompson che defisco una attrice fra le migliori ma tutto il cast risulta perfetto,una postilla: rivedere reeve recitare postumo suscita un moto di commozione.SCANDALOSa l'assenza di oscar..........
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filippo catani
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domenica 29 maggio 2011
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paura d'amare
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La storia parte nel 1958 quando un maggiordomo che ha consacrato tutta la sua esistenza al servizio del suo padrone inglese, al momento del passaggio di consegne con il nuovo proprietario decide di intraprendere un viaggio. Questo viaggio lo porterà ad incontrare l'unica donna che è riuscita a toccargli il cuore con un solo problema; l'incapacità di ricambiare l'amore di lei. Da questo punto parte un flashback volto anche a decostruire l'immagine idealizzata del suo ex padrone.
Trasposizione del romanzo omonimo di Ishiguro, il film diretto dall'ottimo Ivory riesce a non perdere nulla della carica emotiva del libro. Un film denso e forte che scuotendo con forza il protagonista scuote anche noi; a cosa serve una vita spesa per il proprio lavoro e le proprie passioni senza il tocco dell'amore? Certo il film (forse più anche del libro) è anche un forte atto d'accusa contro un certo ceto nobile britannico che, dietro ai maggiordomi e alle buone maniere di facciata, nascondeva pressapochismo e ancor peggio opportunismo.
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La storia parte nel 1958 quando un maggiordomo che ha consacrato tutta la sua esistenza al servizio del suo padrone inglese, al momento del passaggio di consegne con il nuovo proprietario decide di intraprendere un viaggio. Questo viaggio lo porterà ad incontrare l'unica donna che è riuscita a toccargli il cuore con un solo problema; l'incapacità di ricambiare l'amore di lei. Da questo punto parte un flashback volto anche a decostruire l'immagine idealizzata del suo ex padrone.
Trasposizione del romanzo omonimo di Ishiguro, il film diretto dall'ottimo Ivory riesce a non perdere nulla della carica emotiva del libro. Un film denso e forte che scuotendo con forza il protagonista scuote anche noi; a cosa serve una vita spesa per il proprio lavoro e le proprie passioni senza il tocco dell'amore? Certo il film (forse più anche del libro) è anche un forte atto d'accusa contro un certo ceto nobile britannico che, dietro ai maggiordomi e alle buone maniere di facciata, nascondeva pressapochismo e ancor peggio opportunismo. La scena delle due mani di Hopkins e Tompson (superbe interpretazioni) che si separano sotto la pioggia battente rimane una delle scene sentimentali e d'amore migliori e struggenti che si siano viste.
Perchè rinunciare all'amore? O peggio ancora: perchè non ricambiare l'amore che un'altra persona ci offre? La spiegazione (forse) la può dare solo chi ha provato queste sensazioni.
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weach
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martedì 31 agosto 2010
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quando si divene ciò che si recita
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Ivory, regista specializzato in ricostruzioni storiche traspone l'omonimo romanzi di di Kazzuo Ishiguro.
E' la storia di mister Steven (Anthony Hopkins), maggiordomo al servizo della casa inglese
dei Lord Darlington per oltre un ventennio.
Il film è il ricordo di mister Stevens:
"i remember" di questi anni mentre viaggia alla ricerca di se stesso , del passato e di un rapporto sentimentale(Emma Thompson) che mai "ha saputo prendere" .
Cosa si legge dal film?
Rammarico;
senso di annullamento di se stessi perchè si è diventati ciò che si è recitato;
un senso di vuoto determinato dal fatti di essere "rimasti imprigionati nel maggiordomo" ed aver dimenticati la propria essenza e bisogni;
la condanna forte contro una classe dominate ingrata che fa sentire servi;
un senso di vigliaccheria ;
la consapevolezza di essere alla fine di un percorso e quindi di non aver altro da assaporare se non " quello che resta del giorno".
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Ivory, regista specializzato in ricostruzioni storiche traspone l'omonimo romanzi di di Kazzuo Ishiguro.
E' la storia di mister Steven (Anthony Hopkins), maggiordomo al servizo della casa inglese
dei Lord Darlington per oltre un ventennio.
Il film è il ricordo di mister Stevens:
"i remember" di questi anni mentre viaggia alla ricerca di se stesso , del passato e di un rapporto sentimentale(Emma Thompson) che mai "ha saputo prendere" .
Cosa si legge dal film?
Rammarico;
senso di annullamento di se stessi perchè si è diventati ciò che si è recitato;
un senso di vuoto determinato dal fatti di essere "rimasti imprigionati nel maggiordomo" ed aver dimenticati la propria essenza e bisogni;
la condanna forte contro una classe dominate ingrata che fa sentire servi;
un senso di vigliaccheria ;
la consapevolezza di essere alla fine di un percorso e quindi di non aver altro da assaporare se non " quello che resta del giorno".
Il film ha in se una sua eleganza , introspezione silenziosa e l'immensa recitazione di Anthony Hopkhins e di Emma Thompson ( il fiore mai colto).
Splendido , interessante, commovente.
voto 8
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taniamarina
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lunedì 3 maggio 2010
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capolavoro di delicatezza
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Ivory straordinario, come straordinari sono la fotografia e l'incedere calmo di tutto il film. Non si racconta di una vita, ma della vita. Di come, talvolta e all'improvviso, ci si rende conto di aver avuto ciò che si desiderava ad un passo, e in un passo l'esistenza vola via, senza alcuna pietà, con tra le mani soltanto ciò che resta della propria esistenza. Film molto doloroso e delicato, osannato da tutti i sociologi del mondo, vede un Hopkins in stato di grazia. Capolavoro
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riccardo-87
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giovedì 7 gennaio 2010
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i sentimenti più potenti talvolta tacciono
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La finezza artistica che si percepisce nel vedere “Quel che resta del giorno” è infinita; Ivory, tramite gli sguardi che si scambiano i protagonisti, le riservatezze di Anthony Hopkins (Mr. Stevens) e il suo rapporto con il padre (Peter Vaughan) e con “sua signoria” (James Fox) e la vitalità dirompente di Emma Thompson (Miss Kenton), mette sullo schermo un mondo di passioni non esplicitate e di parole mancate, una profondità di sentimento sotto una sorta di Schopenhaueriano “velo di maja”, nel senso di parvenza, di un qualcosa che nasconde il subjectum, ciò che v’è al di sotto di tale velo. Stupende sono le scene tra il maggiordomo, Hopkins, e il padre (Mr. Stevens sr.), come la scena della morte di Mr.
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La finezza artistica che si percepisce nel vedere “Quel che resta del giorno” è infinita; Ivory, tramite gli sguardi che si scambiano i protagonisti, le riservatezze di Anthony Hopkins (Mr. Stevens) e il suo rapporto con il padre (Peter Vaughan) e con “sua signoria” (James Fox) e la vitalità dirompente di Emma Thompson (Miss Kenton), mette sullo schermo un mondo di passioni non esplicitate e di parole mancate, una profondità di sentimento sotto una sorta di Schopenhaueriano “velo di maja”, nel senso di parvenza, di un qualcosa che nasconde il subjectum, ciò che v’è al di sotto di tale velo. Stupende sono le scene tra il maggiordomo, Hopkins, e il padre (Mr. Stevens sr.), come la scena della morte di Mr. Stevens sr., quando Hopkins reprime il proprio dolore senza riuscire ad esternarlo, dicendo solo “grazie miss Kenton, per avermi informato”; altra base vitalistica del film è il rapporto tra Emma Thompson e Mr. Stevens, due personalità opposte ma attratte l’una dall’altra, tanto che ad un certo punto, quando Miss Kenton sembra intenzionata ad andare via, Hopkins rivela un poco del suo sentimento verso la governante dicendo “senza di lei mi sentirei perduto”. Anche lei tuttavia, nonostante il suo prorompente carattere, non riesce ad esternare mai ciò che prova per lui. Intrisa di significato è la scena in sui i due dopo essersi ritrovati, si separano definitivamente: Emma Thompson dice solo “mi stia bene Mr. Stevens”, al ché Hopkins apre la bocca per parlare, la richiude in un sospiro, ed infine risponde “… anche lei”, racchiudendo in queste due parole tutta la profondità di un rapporto sentimentale tra due persone che non si sono mai trovate. Altro elemento centrale del film è la totale fiducia che Hopkins ripone in “sua signoria” lord Darlington: il maggiordomo infatti è convinto che il suo signore sia sempre nel giusto perché considerato da lui “un essere superiore per cultura” che “conosce cose di cui io e lei (rivolto a miss Kenton) ignoriamo l’esistenza”; questa totale fiducia nella superiorità del padrone la si trova anche quando il maggiordomo stesso non condivide le sue idee, come quando, sotto l’influenza della lettura di alcuni trattati sulla razza, lord Darlington decide di licenziare due ebree al suo servizio. Tuttavia lord Darlington non è presentato come una figura negativa, ma solamente ingenua – “il mio compito non era approvare o disapprovare le decisioni di sua signoria” dice Hopkins ad un certo punto del film ad un uomo che gli chiedeva se condividesse le idee del suo padrone, lord Darlington, ormai morto, “il mio compito era di servirlo.. tuttavia negli ultimi tempi egli mi aveva confessato di essere stato troppo ingenuo, e di essersi fatto raggirare”-; qui Hopkins si riferisce alla parte del film in cui a casa di lord Darlington si tiene il ricevimento tra i delegati di tutta Europa e uno americano- il quale appunto definisce coloro che vi partecipano “dilettanti della politica” – da cui emerge una solidità verso la Germania per aiutarla a rialzarsi dalle dure condizioni impostegli alla fine della prima guerra mondiale – scene che rivelano anche un aspetto politico del film. In conclusione definisco “Quel che resta del giorno” un film senza aver visto il quale si è perso qualcosa di unico, che istruisce a guardare oltre le apparenze tanto da un punto di vista politico quanto, e soprattutto, da un punto di vista umano.
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jacopokiller95
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martedì 25 agosto 2009
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film poco più che discreto
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buon film, ma non bellissimo. film lento, senza particolari svolte, con una sceneggiatura lacunosa con dialoghi poco credibili e personaggi non troppo convincenti. Non sono un grande fan di Anthony Hopkins, ma non considererei questa come una delle sue migliori interpretazioni !
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