laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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la poesia al servizio dell'animazione
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Uno tra i più celebri film d'animazione giapponesi, il 4° lungometraggio del Maestro Hayao Miyazaki, è anche di fondamentale importanza nel processo di graduale scoperta da parte del pubblico occidentale dei capolavori del cinema d'animazione giapponese, al pari del celebre Akira di Otomo. Il mio vicino Totoro è uno dei più delicati e poetici film del regista, meno lungo, più sintetico, ma sicuramente non meno potente. E' un film di grande ricchezza, non solo figurativa, ma anche emotiva, grazie soprattutto a personaggi dalla simpatia naturale, quali sono le due sorelline protagoniste, Satsuki e Mei (i cui nomi entrambi significano maggio, la prima dal giapponese, la seconda dalla pronuncia dell'inglese may) e il paffuto, morbido e tondo Totoro, naturalmente buffo e apparentemente goffo, sempre intento a sonnecchiare, il quale, riprodotto in ogni sorta di gadget, in Giappone, conosce una fama smisurata (è più celebre di Topolino), è adorato dai più piccoli, e si è guadagnato anche un asteroide con il suo nome.
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Uno tra i più celebri film d'animazione giapponesi, il 4° lungometraggio del Maestro Hayao Miyazaki, è anche di fondamentale importanza nel processo di graduale scoperta da parte del pubblico occidentale dei capolavori del cinema d'animazione giapponese, al pari del celebre Akira di Otomo. Il mio vicino Totoro è uno dei più delicati e poetici film del regista, meno lungo, più sintetico, ma sicuramente non meno potente. E' un film di grande ricchezza, non solo figurativa, ma anche emotiva, grazie soprattutto a personaggi dalla simpatia naturale, quali sono le due sorelline protagoniste, Satsuki e Mei (i cui nomi entrambi significano maggio, la prima dal giapponese, la seconda dalla pronuncia dell'inglese may) e il paffuto, morbido e tondo Totoro, naturalmente buffo e apparentemente goffo, sempre intento a sonnecchiare, il quale, riprodotto in ogni sorta di gadget, in Giappone, conosce una fama smisurata (è più celebre di Topolino), è adorato dai più piccoli, e si è guadagnato anche un asteroide con il suo nome. E' uno dei personaggi storici dell'animazione, oltre che una delle icone del cinema mondiale. Ma il film non gli è certo da meno, presenta ambientazioni meravigliose e suggestive e scene memorabili (indimenticabile quella alla fermata dell'autobus, sotto la pioggia scrosciante). In parte anche autobiografico (durante l'infanzia del regista, infatti, la madre soffrì di tubercolosi per diversi anni, trascorrendo gran parte del tempo in ospedale), è un piccolo ma grande film, toccante e dal fascino pittorico inalterato. Da ricordare, inoltre, un altro indimenticabile personaggio: il Gattobus, protagonista anche di un cortometraggio tutto suo realizzato solo per la proiezione al Museo Ghibli: Mei to Konekobasu, della durata di circa 13 minuti, in cui si racconta dell'incontro con la piccola Mei. Il mio vicino Totoro è un perfetto film per ragazzi, popolato da creature bizzarre e fantasiose, ambientato in un contesto reale eppure quasi magico, felice antidoto a tanto altro cinema scadente a loro riservato. Grandissimo successo in Giappone, in Italia arriva nei cinema solo nel 2009, per merito della Lucky Red, a 21 anni di distanza.
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jacopo b98
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lunedì 28 aprile 2014
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un capolavoro dell'animazione
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Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono in campagna con il padre, mentre la madre è ricoverata in ospedale. Lì fanno conoscenza con una serie di simpatici e benigni spiritelli dei boschi che fanno capo al meraviglioso, tenerissimo Totoro. Le attendono grandi avventure. Scritto e diretto da Miyazaki è uno dei più meravigliosi lungometraggi del regista: uscito in Italia solo nel 2009, è in realtà un classico dell’animazione giapponese. È un racconto di formazione: c’è tutto in Il mio vicino Totoro; l’amore, il bene, il male, il divertimento, la paura (di perdere un genitore in questo caso), il rapporto tra sorelle, l’amicizia.
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Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono in campagna con il padre, mentre la madre è ricoverata in ospedale. Lì fanno conoscenza con una serie di simpatici e benigni spiritelli dei boschi che fanno capo al meraviglioso, tenerissimo Totoro. Le attendono grandi avventure. Scritto e diretto da Miyazaki è uno dei più meravigliosi lungometraggi del regista: uscito in Italia solo nel 2009, è in realtà un classico dell’animazione giapponese. È un racconto di formazione: c’è tutto in Il mio vicino Totoro; l’amore, il bene, il male, il divertimento, la paura (di perdere un genitore in questo caso), il rapporto tra sorelle, l’amicizia. E il maestro Miyazaki indaga questi sentimenti con un’integrità, una dolcezza, una perfezione e una semplicità mai viste prima. Visivamente poi è un’opera trionfale: disegnata totalmente a mano, spesso si resta a bocca aperta per la meravigliosa capacità di Miyazaki di catturare le immagini che spesso neanche le telecamere dei veri film con attori in carne e ossa riescono a riprendere. Molti i personaggi indimenticabili, dalle piccole bambine alla dolce madre, ai tanti spiritelli dei boschi e Totoro è senz’ombra di dubbio uno dei personaggi migliori (il migliore?) mai usciti dalla magica matita di Miyazaki. Il “gattobus” poi è da Storia del Cinema! Straordinarie come sempre le musiche di Joe Hisaishi che rendono alcune sequenze (esemplare quella dell’albero gigantesco che cresce la notte) di una poesia e di una magia uniche! È il miglior film da far vedere a un bambino piccolo: un vero big bang del cinema per bambini.
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lady libro
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sabato 13 luglio 2013
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il trionfo della fantasia con una morale scontata
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Sicuramente uno dei film meno belli e più leggeri di Miyazaki, oserei perfino dire che sia poco maturo.
Qui i risvolti infantili sono molto elevati, la pellicola affronta temi importanti ma che risultano piuttosto banali e ripetitivi (rapporto uomo-natura, la superiorità morale e immaginativa dei bambini sugli adulti, il forte rapporto fra sorelle, malattia, solitudine e lontananza) e può quindi tranquillamente essere vista da chiunque, sia da grandi che piccini (soprattutto da questi ultimi).
Per quanto concerne le due sorelline protagoniste Mei, oltre ad avere una faccia orrenda da melone spiaccicato, è una vera rompiscatole ed esaltata piagnucolona.
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Sicuramente uno dei film meno belli e più leggeri di Miyazaki, oserei perfino dire che sia poco maturo.
Qui i risvolti infantili sono molto elevati, la pellicola affronta temi importanti ma che risultano piuttosto banali e ripetitivi (rapporto uomo-natura, la superiorità morale e immaginativa dei bambini sugli adulti, il forte rapporto fra sorelle, malattia, solitudine e lontananza) e può quindi tranquillamente essere vista da chiunque, sia da grandi che piccini (soprattutto da questi ultimi).
Per quanto concerne le due sorelline protagoniste Mei, oltre ad avere una faccia orrenda da melone spiaccicato, è una vera rompiscatole ed esaltata piagnucolona. Capisco che è piccola, ma io non l’ho proprio potuta soffrire. Satsuki invece, per la sua immensa dolcezza e altruismo, è a dir poco adorabile e mi è piaciuta molto. E’molto bello vedere come affronta l’assenza della madre e si prenda cura di Mei e sia gentile con gli altri.
In conclusione si potrebbe quasi definire “Il mio vicino Totoro” un vero e proprio “trionfo della fantasia” per l’ammirevole e originale qualità grafica dei disegni, il surreale predominante in alcune scene memorabili nonchè la particolarità del design di certi personaggi (Totoro e il Gattobus in primis, i personaggi che più ho adorato).
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rigodance
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giovedì 9 maggio 2013
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viva il totoro
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marzaghetti
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domenica 13 gennaio 2013
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un miracolo di poesia e di sensibilità
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Uscito in Italia nel 2009, ma creato da Miyazaki nel lontano 1988, il lungometraggio animato che dà simbolo allo Studio Ghibli (casa di produzione del maestro) è un miracolo di poesia e di sensibilità. Le piccole cose dello straordinario quotidiano (scoprire a poco a poco le stanze di una casa nuova, esplorare il giardino come una foresta misteriosa, seminare e veder crescere le piantine nell'orto) diventano per i bambini prodigi meravigliosi, che possono aiutare a superare le più dure difficoltà. La sequenza delle due bimbe alla fermata dell'autobus è semplicemente tra le migliori di tutti i tempi.
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Uscito in Italia nel 2009, ma creato da Miyazaki nel lontano 1988, il lungometraggio animato che dà simbolo allo Studio Ghibli (casa di produzione del maestro) è un miracolo di poesia e di sensibilità. Le piccole cose dello straordinario quotidiano (scoprire a poco a poco le stanze di una casa nuova, esplorare il giardino come una foresta misteriosa, seminare e veder crescere le piantine nell'orto) diventano per i bambini prodigi meravigliosi, che possono aiutare a superare le più dure difficoltà. La sequenza delle due bimbe alla fermata dell'autobus è semplicemente tra le migliori di tutti i tempi...
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andrea levorato
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venerdì 9 settembre 2011
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un classico dell'animazione per tutte le età!
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Il mio vicino Totoro ****
Produzione: Giappone 1988
Genere: Animazione, Fantastico
Regia: Hayao Miyazaki
Trama:
Satsuki e Mei si trasferiscono col papà in campagna. Le due, per caso, incontrano Totoro, un simpatico bestione peloso, che diventerà il loro nuovo compagno di giochi.
Mini recensione:
Intramontabile favola per bambini e tutte le età, che non rinuncia a trattare i temi più alti tenendo sempre conto del pubblico per cui è preposta. I disegni, come ormai ci ha abituati (viziati) Miyazaki, sono molto curati, con una particolare attenzione per i paesaggi e le creature magiche.
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Il mio vicino Totoro ****
Produzione: Giappone 1988
Genere: Animazione, Fantastico
Regia: Hayao Miyazaki
Trama:
Satsuki e Mei si trasferiscono col papà in campagna. Le due, per caso, incontrano Totoro, un simpatico bestione peloso, che diventerà il loro nuovo compagno di giochi.
Mini recensione:
Intramontabile favola per bambini e tutte le età, che non rinuncia a trattare i temi più alti tenendo sempre conto del pubblico per cui è preposta. I disegni, come ormai ci ha abituati (viziati) Miyazaki, sono molto curati, con una particolare attenzione per i paesaggi e le creature magiche.
Il più grande pregio del film, però, è la capacità di fondere ricostruzione storica (campagna di Tokyo degli anni ’50), con messaggio ambientale, poi d’amore per un secondo livello di lettura.
Bellissima anche la colonna sonora il cui ritornello vi ossessionerà letteralmente, ma in senso positivo.
Solo per curiosità: nella versione inglese le due protagoniste sono doppiate dalle sorelline Fanning (Dakota ed Elle).
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ipno74
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lunedì 18 aprile 2011
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la semplicità nipponica
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Altro grande film di Miyazaki che da vita al troll totoro, e solo i bambini possono vedere.
La poesia impera in ogni film e immagine di questo maestro dell'animazione nipponica.
Stupendo il padre delle due bambine, che crede ciecamente al fatto che le due figlie abbiano visto nella nuova casa dei piccoli fantasmini, dandoci subito un ritratto della cultura giapponese che crede molto nella spiritualità e nelle leggende.
Eccezionale il legame tra familiari e amici.
Un film che può essere visto sia da bambini che da adulti, ma soprattutto è uno di quei film che dovrebbe essere visto ogni tanto perchè ricco di immagini e di buoni sentimenti ed arricchisce ogni volta il proprio animo
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tiamaster
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mercoledì 16 febbraio 2011
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colonna sonora vincente
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in questo film e notevole anche la colonna sonora
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tiamaster
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mercoledì 12 gennaio 2011
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stupendo
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in questo film tutto e bello:dai personaggi al disegno, la storia è simpatica e tenera, la bimba e carinissima come dice (bene) ultimoboyscout. miyazaki riesce a fare sempre e solo capolavori e delle sue opere consiglio "la città incantata" "il castello errante di howl"e "nausicaa e la valle del vento"
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francesco2
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venerdì 7 gennaio 2011
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meglio la maturità di miyazaki
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Per me, il vero Miyazaki è quello del "Castello errante di Howl" e della "Città incantata". Questo film, se capisco bene, vorrebbe essere un elogio del rapporto tra gli uomini e la natura e, ha osservato qualcuno, dell'infanzia come percezione di alcune cose che con l'età adulta non si capiscono più. la prima lettur è accreditata da un'"Ambientazione"
fiabesca anche nel senso letterale del termine (Non c'è traccia di abitazioni, del padre, e tantomeno della madre, non sappiamo neanche che lavoro facciano, e facciamoci caso, credo non esistano riferimenti alla scuola anche per la bambina più grande). Non è detto che sia un vantaggio, perché la poesia non va confusa con l'alienazione: credo che, a parte la connessione tra i personaggi reali e gli "Animali" (Siano essi veri o solo frutto dell'immaginazione, come sembrano accreditare diverse persone), l'unico "Esterno" è costituito dal campo in cui la nonna restituisce a Satsuki il presunto zoccoletto di Mei; che differenza con la bellissima "Città incantata", dove la ragazzina in un'atmosfera provocatoria, a tratti quasi sino al barocchismo, faceva i conti con il male e con le paure, una volta lasciata sola dai genitori, e non era una figurina come la sorella più piccola, la nonna ed il gatto "Macchina", che a me non ha strappato nessuna simpatia.
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Per me, il vero Miyazaki è quello del "Castello errante di Howl" e della "Città incantata". Questo film, se capisco bene, vorrebbe essere un elogio del rapporto tra gli uomini e la natura e, ha osservato qualcuno, dell'infanzia come percezione di alcune cose che con l'età adulta non si capiscono più. la prima lettur è accreditata da un'"Ambientazione"
fiabesca anche nel senso letterale del termine (Non c'è traccia di abitazioni, del padre, e tantomeno della madre, non sappiamo neanche che lavoro facciano, e facciamoci caso, credo non esistano riferimenti alla scuola anche per la bambina più grande). Non è detto che sia un vantaggio, perché la poesia non va confusa con l'alienazione: credo che, a parte la connessione tra i personaggi reali e gli "Animali" (Siano essi veri o solo frutto dell'immaginazione, come sembrano accreditare diverse persone), l'unico "Esterno" è costituito dal campo in cui la nonna restituisce a Satsuki il presunto zoccoletto di Mei; che differenza con la bellissima "Città incantata", dove la ragazzina in un'atmosfera provocatoria, a tratti quasi sino al barocchismo, faceva i conti con il male e con le paure, una volta lasciata sola dai genitori, e non era una figurina come la sorella più piccola, la nonna ed il gatto "Macchina", che a me non ha strappato nessuna simpatia. La poeticità , se ho capito bene, dovrebbe consistere in un panteismo di tradizione forse shintoista, dove si stabiliscono una sincronia o una simbiosi tra gli esseri umani e la natura, forse essa stessa manifestazione degli dei ((Non vi ricorda, per chi l'abbia visto, "Lo zio Boomee", con la sua continua miscellanea buddhista tra uomini, fantasmi, animali?) Se però questa lettura è esatta, bisogna dare atto alla colonna sonora di averci regalato suggestive e significative immagini, come le creaturine che spiccano il volo, ma poco altro. Totoro stesso è niente più che un simpatico "diverso", che materializza i valori di quella comunità (La semplicità, la natura, il sogno.), in contrapposizione al Giappone tecnologico visibile persino in un cero Kitano (Il karaoke, lo smog, le macchine).....Ma dopo una seconda parte che gira meno a vuoto, il film prende definitivamente una piega discutibile. La fuga della bambina di quattro anni(Davvero verosimile ?), è solo un banale escamotage che potremmo trovare in qualsiasi cartone animato di Italia 1, come dimostra oltretutto la già citata scena dello zoccolo). Ecco dunque rientrare in scena il vero o presunto Totoro, perdipiù causa un equivoco generato dall'ospedale (Un banale raffreddore era stato interpretato dalle bambine come un aggravamento delle condizioni della madre, che oltre a ritardarne il ritorno a casa ne metteva a repentaglio adirittura la vita).
In quest'atmosfera, dove tutto finisce per risolversi (La bambina viene ritrovata, la nmadre guarirà presto) manca quello che, forse, i Latini avrebbero chiamato "Pugna" nel
senso più vero del termine: nwella "Città incantata", rinunciando (Quasi) totalmente ai manicheismi, veniva sconfitto il male, forse le paure della piccola protagonista, in realt). Nel "Castello errante di Howl" la vita vinceva sulla guerra, con un pochino di retorica in più, e poi si giocava con molta intelligenza sula doppia identità che la protagonista aveva nel film Fortunatamente mi sbaglio a usare l'Imperfetto, perché dovrei usare il Futuro; dopo questa mezza delusione il maestro ci regalerà ben altro, per poi tornare un pò ad arenarsi con "Ponyo sulla scogliera".
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[+] ma il target lo consideriamo?
(di winterwake)
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