cristina maccarrone
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martedì 29 settembre 2009
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florilegio poetico
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Il fascino e la realtà della vita campestre, delicato, a tratti meditabondo e ad altri spensierato pervade quasi tutto il film, animato dall'allegria gioconda delle bimbe e della loro lussureggiante fantasia... non meno della natura stessa con i suoi ritmi, i suoi colori accesi trascoloranti nel tramonto, palpitante con i loro cuori che ancora sanno avvertire in quelo che le circonda un senso del sacro, che l'anelito eternamente rinnovato nello sbocciare delle stagioni.
Avvolte in un tenero affetto familiare, Satsuki e Mei esplorano il territorio e affrontano l'inquietudine per la malattia della madre e il disorientamento della solitudine, senza mai smettere di partecipare alla sinfonia evocativa della "foresta di simboli", quali l'Albero di Canfora e i Totoro, in rappresentanza di quegli inquilini pelosi e frondosi che sono gli ideali vicini di casa di grandi e piccini.
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Il fascino e la realtà della vita campestre, delicato, a tratti meditabondo e ad altri spensierato pervade quasi tutto il film, animato dall'allegria gioconda delle bimbe e della loro lussureggiante fantasia... non meno della natura stessa con i suoi ritmi, i suoi colori accesi trascoloranti nel tramonto, palpitante con i loro cuori che ancora sanno avvertire in quelo che le circonda un senso del sacro, che l'anelito eternamente rinnovato nello sbocciare delle stagioni.
Avvolte in un tenero affetto familiare, Satsuki e Mei esplorano il territorio e affrontano l'inquietudine per la malattia della madre e il disorientamento della solitudine, senza mai smettere di partecipare alla sinfonia evocativa della "foresta di simboli", quali l'Albero di Canfora e i Totoro, in rappresentanza di quegli inquilini pelosi e frondosi che sono gli ideali vicini di casa di grandi e piccini...
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laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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la poesia al servizio dell'animazione
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Uno tra i più celebri film d'animazione giapponesi, il 4° lungometraggio del Maestro Hayao Miyazaki, è anche di fondamentale importanza nel processo di graduale scoperta da parte del pubblico occidentale dei capolavori del cinema d'animazione giapponese, al pari del celebre Akira di Otomo. Il mio vicino Totoro è uno dei più delicati e poetici film del regista, meno lungo, più sintetico, ma sicuramente non meno potente. E' un film di grande ricchezza, non solo figurativa, ma anche emotiva, grazie soprattutto a personaggi dalla simpatia naturale, quali sono le due sorelline protagoniste, Satsuki e Mei (i cui nomi entrambi significano maggio, la prima dal giapponese, la seconda dalla pronuncia dell'inglese may) e il paffuto, morbido e tondo Totoro, naturalmente buffo e apparentemente goffo, sempre intento a sonnecchiare, il quale, riprodotto in ogni sorta di gadget, in Giappone, conosce una fama smisurata (è più celebre di Topolino), è adorato dai più piccoli, e si è guadagnato anche un asteroide con il suo nome.
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Uno tra i più celebri film d'animazione giapponesi, il 4° lungometraggio del Maestro Hayao Miyazaki, è anche di fondamentale importanza nel processo di graduale scoperta da parte del pubblico occidentale dei capolavori del cinema d'animazione giapponese, al pari del celebre Akira di Otomo. Il mio vicino Totoro è uno dei più delicati e poetici film del regista, meno lungo, più sintetico, ma sicuramente non meno potente. E' un film di grande ricchezza, non solo figurativa, ma anche emotiva, grazie soprattutto a personaggi dalla simpatia naturale, quali sono le due sorelline protagoniste, Satsuki e Mei (i cui nomi entrambi significano maggio, la prima dal giapponese, la seconda dalla pronuncia dell'inglese may) e il paffuto, morbido e tondo Totoro, naturalmente buffo e apparentemente goffo, sempre intento a sonnecchiare, il quale, riprodotto in ogni sorta di gadget, in Giappone, conosce una fama smisurata (è più celebre di Topolino), è adorato dai più piccoli, e si è guadagnato anche un asteroide con il suo nome. E' uno dei personaggi storici dell'animazione, oltre che una delle icone del cinema mondiale. Ma il film non gli è certo da meno, presenta ambientazioni meravigliose e suggestive e scene memorabili (indimenticabile quella alla fermata dell'autobus, sotto la pioggia scrosciante). In parte anche autobiografico (durante l'infanzia del regista, infatti, la madre soffrì di tubercolosi per diversi anni, trascorrendo gran parte del tempo in ospedale), è un piccolo ma grande film, toccante e dal fascino pittorico inalterato. Da ricordare, inoltre, un altro indimenticabile personaggio: il Gattobus, protagonista anche di un cortometraggio tutto suo realizzato solo per la proiezione al Museo Ghibli: Mei to Konekobasu, della durata di circa 13 minuti, in cui si racconta dell'incontro con la piccola Mei. Il mio vicino Totoro è un perfetto film per ragazzi, popolato da creature bizzarre e fantasiose, ambientato in un contesto reale eppure quasi magico, felice antidoto a tanto altro cinema scadente a loro riservato. Grandissimo successo in Giappone, in Italia arriva nei cinema solo nel 2009, per merito della Lucky Red, a 21 anni di distanza.
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ipno74
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lunedì 18 aprile 2011
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la semplicità nipponica
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Altro grande film di Miyazaki che da vita al troll totoro, e solo i bambini possono vedere.
La poesia impera in ogni film e immagine di questo maestro dell'animazione nipponica.
Stupendo il padre delle due bambine, che crede ciecamente al fatto che le due figlie abbiano visto nella nuova casa dei piccoli fantasmini, dandoci subito un ritratto della cultura giapponese che crede molto nella spiritualità e nelle leggende.
Eccezionale il legame tra familiari e amici.
Un film che può essere visto sia da bambini che da adulti, ma soprattutto è uno di quei film che dovrebbe essere visto ogni tanto perchè ricco di immagini e di buoni sentimenti ed arricchisce ogni volta il proprio animo
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andrea levorato
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venerdì 9 settembre 2011
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un classico dell'animazione per tutte le età!
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Il mio vicino Totoro ****
Produzione: Giappone 1988
Genere: Animazione, Fantastico
Regia: Hayao Miyazaki
Trama:
Satsuki e Mei si trasferiscono col papà in campagna. Le due, per caso, incontrano Totoro, un simpatico bestione peloso, che diventerà il loro nuovo compagno di giochi.
Mini recensione:
Intramontabile favola per bambini e tutte le età, che non rinuncia a trattare i temi più alti tenendo sempre conto del pubblico per cui è preposta. I disegni, come ormai ci ha abituati (viziati) Miyazaki, sono molto curati, con una particolare attenzione per i paesaggi e le creature magiche.
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Il mio vicino Totoro ****
Produzione: Giappone 1988
Genere: Animazione, Fantastico
Regia: Hayao Miyazaki
Trama:
Satsuki e Mei si trasferiscono col papà in campagna. Le due, per caso, incontrano Totoro, un simpatico bestione peloso, che diventerà il loro nuovo compagno di giochi.
Mini recensione:
Intramontabile favola per bambini e tutte le età, che non rinuncia a trattare i temi più alti tenendo sempre conto del pubblico per cui è preposta. I disegni, come ormai ci ha abituati (viziati) Miyazaki, sono molto curati, con una particolare attenzione per i paesaggi e le creature magiche.
Il più grande pregio del film, però, è la capacità di fondere ricostruzione storica (campagna di Tokyo degli anni ’50), con messaggio ambientale, poi d’amore per un secondo livello di lettura.
Bellissima anche la colonna sonora il cui ritornello vi ossessionerà letteralmente, ma in senso positivo.
Solo per curiosità: nella versione inglese le due protagoniste sono doppiate dalle sorelline Fanning (Dakota ed Elle).
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marzaghetti
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domenica 13 gennaio 2013
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un miracolo di poesia e di sensibilità
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Uscito in Italia nel 2009, ma creato da Miyazaki nel lontano 1988, il lungometraggio animato che dà simbolo allo Studio Ghibli (casa di produzione del maestro) è un miracolo di poesia e di sensibilità. Le piccole cose dello straordinario quotidiano (scoprire a poco a poco le stanze di una casa nuova, esplorare il giardino come una foresta misteriosa, seminare e veder crescere le piantine nell'orto) diventano per i bambini prodigi meravigliosi, che possono aiutare a superare le più dure difficoltà. La sequenza delle due bimbe alla fermata dell'autobus è semplicemente tra le migliori di tutti i tempi.
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Uscito in Italia nel 2009, ma creato da Miyazaki nel lontano 1988, il lungometraggio animato che dà simbolo allo Studio Ghibli (casa di produzione del maestro) è un miracolo di poesia e di sensibilità. Le piccole cose dello straordinario quotidiano (scoprire a poco a poco le stanze di una casa nuova, esplorare il giardino come una foresta misteriosa, seminare e veder crescere le piantine nell'orto) diventano per i bambini prodigi meravigliosi, che possono aiutare a superare le più dure difficoltà. La sequenza delle due bimbe alla fermata dell'autobus è semplicemente tra le migliori di tutti i tempi...
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jacopo b98
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lunedì 28 aprile 2014
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un capolavoro dell'animazione
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Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono in campagna con il padre, mentre la madre è ricoverata in ospedale. Lì fanno conoscenza con una serie di simpatici e benigni spiritelli dei boschi che fanno capo al meraviglioso, tenerissimo Totoro. Le attendono grandi avventure. Scritto e diretto da Miyazaki è uno dei più meravigliosi lungometraggi del regista: uscito in Italia solo nel 2009, è in realtà un classico dell’animazione giapponese. È un racconto di formazione: c’è tutto in Il mio vicino Totoro; l’amore, il bene, il male, il divertimento, la paura (di perdere un genitore in questo caso), il rapporto tra sorelle, l’amicizia.
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Le piccole Satsuki e Mei si trasferiscono in campagna con il padre, mentre la madre è ricoverata in ospedale. Lì fanno conoscenza con una serie di simpatici e benigni spiritelli dei boschi che fanno capo al meraviglioso, tenerissimo Totoro. Le attendono grandi avventure. Scritto e diretto da Miyazaki è uno dei più meravigliosi lungometraggi del regista: uscito in Italia solo nel 2009, è in realtà un classico dell’animazione giapponese. È un racconto di formazione: c’è tutto in Il mio vicino Totoro; l’amore, il bene, il male, il divertimento, la paura (di perdere un genitore in questo caso), il rapporto tra sorelle, l’amicizia. E il maestro Miyazaki indaga questi sentimenti con un’integrità, una dolcezza, una perfezione e una semplicità mai viste prima. Visivamente poi è un’opera trionfale: disegnata totalmente a mano, spesso si resta a bocca aperta per la meravigliosa capacità di Miyazaki di catturare le immagini che spesso neanche le telecamere dei veri film con attori in carne e ossa riescono a riprendere. Molti i personaggi indimenticabili, dalle piccole bambine alla dolce madre, ai tanti spiritelli dei boschi e Totoro è senz’ombra di dubbio uno dei personaggi migliori (il migliore?) mai usciti dalla magica matita di Miyazaki. Il “gattobus” poi è da Storia del Cinema! Straordinarie come sempre le musiche di Joe Hisaishi che rendono alcune sequenze (esemplare quella dell’albero gigantesco che cresce la notte) di una poesia e di una magia uniche! È il miglior film da far vedere a un bambino piccolo: un vero big bang del cinema per bambini.
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lady libro
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sabato 13 luglio 2013
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il trionfo della fantasia con una morale scontata
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Sicuramente uno dei film meno belli e più leggeri di Miyazaki, oserei perfino dire che sia poco maturo.
Qui i risvolti infantili sono molto elevati, la pellicola affronta temi importanti ma che risultano piuttosto banali e ripetitivi (rapporto uomo-natura, la superiorità morale e immaginativa dei bambini sugli adulti, il forte rapporto fra sorelle, malattia, solitudine e lontananza) e può quindi tranquillamente essere vista da chiunque, sia da grandi che piccini (soprattutto da questi ultimi).
Per quanto concerne le due sorelline protagoniste Mei, oltre ad avere una faccia orrenda da melone spiaccicato, è una vera rompiscatole ed esaltata piagnucolona.
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Sicuramente uno dei film meno belli e più leggeri di Miyazaki, oserei perfino dire che sia poco maturo.
Qui i risvolti infantili sono molto elevati, la pellicola affronta temi importanti ma che risultano piuttosto banali e ripetitivi (rapporto uomo-natura, la superiorità morale e immaginativa dei bambini sugli adulti, il forte rapporto fra sorelle, malattia, solitudine e lontananza) e può quindi tranquillamente essere vista da chiunque, sia da grandi che piccini (soprattutto da questi ultimi).
Per quanto concerne le due sorelline protagoniste Mei, oltre ad avere una faccia orrenda da melone spiaccicato, è una vera rompiscatole ed esaltata piagnucolona. Capisco che è piccola, ma io non l’ho proprio potuta soffrire. Satsuki invece, per la sua immensa dolcezza e altruismo, è a dir poco adorabile e mi è piaciuta molto. E’molto bello vedere come affronta l’assenza della madre e si prenda cura di Mei e sia gentile con gli altri.
In conclusione si potrebbe quasi definire “Il mio vicino Totoro” un vero e proprio “trionfo della fantasia” per l’ammirevole e originale qualità grafica dei disegni, il surreale predominante in alcune scene memorabili nonchè la particolarità del design di certi personaggi (Totoro e il Gattobus in primis, i personaggi che più ho adorato).
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gsilecchia
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lunedì 29 aprile 2024
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incantevole meraviglia cinematografica
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Nel cuore di "Il mio vicino Totoro" non si trova solo un film d'animazione, ma un portale che ci trasporta in un mondo di pura meraviglia e innocenza. Diretto dal maestro Hayao Miyazaki, questo capolavoro transcende i confini del genere fantasy, abbracciando l'essenza stessa dell'infanzia e della scoperta.La trama, intricata nella sua semplicità, segue le avventure delle due sorelle, Mei e Satsuke, che si trasferiscono in una casa di campagna con il padre per essere più vicine alla madre malata. Il film offre una visione del mondo attraverso gli occhi innocenti delle bambine, rendendo la storia avvincente per il pubblico di tutte le età.
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Nel cuore di "Il mio vicino Totoro" non si trova solo un film d'animazione, ma un portale che ci trasporta in un mondo di pura meraviglia e innocenza. Diretto dal maestro Hayao Miyazaki, questo capolavoro transcende i confini del genere fantasy, abbracciando l'essenza stessa dell'infanzia e della scoperta.La trama, intricata nella sua semplicità, segue le avventure delle due sorelle, Mei e Satsuke, che si trasferiscono in una casa di campagna con il padre per essere più vicine alla madre malata. Il film offre una visione del mondo attraverso gli occhi innocenti delle bambine, rendendo la storia avvincente per il pubblico di tutte le età. Il ritmo rilassato consente agli spettatori di immergersi completamente nella tranquilla bellezza di questo viaggio emozionale.Dal punto di vista visivo, Miyazaki sfoggia la sua abilità distintiva nel creare mondi affascinanti. I dettagli vibranti e la cura per l'animazione trasmettono un senso di vita in ogni singolo fotogramma. Il design iconico di Totoro, la creatura magica e amichevole, è una testimonianza del genio creativo di Miyazaki nel plasmare personaggi indimenticabili.La colonna sonora del maestro Joe Hisaishi completa perfettamente l'esperienza cinematografica. Le melodie dolci e incantevoli si fondono con il racconto, aggiungendo un tocco di magia e calore alle scene più toccanti. La colonna sonora, seppur sottile, si insinua nell'anima degli spettatori, creando un legame emotivo che persiste anche dopo i titoli di coda.E parlando di magia, non possiamo non menzionare il cuore pulsante del film: Totoro. Questo gentile spirito della foresta si presenta come un amico affettuoso e misterioso per le sorelle Kusakabe, diventando rapidamente un'icona dell'immaginario collettivo. La sua presenza, insieme ad altre creature fantastiche che popolano il film, incarna l'innocenza e la bellezza della natura, trasformando ogni incontro in un'esperienza magica.Ma non è solo la dimensione fantastica che rende "Il mio vicino Totoro" così speciale. Miyazaki ci regala anche un ritratto autentico delle dinamiche familiari, mostrandoci il legame amorevole tra le sorelle e il sostegno incondizionato del padre durante un momento difficile. La malattia della madre è trattata con delicatezza e rispetto, e questo ci ricorda che anche nei momenti più bui della vita, c'è spazio per la speranza e l'amore.
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g. romagna
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sabato 20 febbraio 2010
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totoro
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Un padre si trasferisce in campagna con le due figliolette Satski e Mei, rispettivamente di dieci e quattro anni. Subito nella nuova casa cominciano ad accadere degli episodi strani: ogni tanto dal soffitto piovono delle ghiande, e le due piccole si accorgono della presenza di strani batuffoletti di fuliggine animati che appaiono e scompaiono, e che altro non sono che degli spiritelli che occupano mansuetamente le case disabitate. La madre delle due bambine è ricoverata in ospedale. Un giorno Mei, seguendo una pista di ghiande, incontra in mezzo al bosco Totoro, enorme e grazioso spirito. Ben presto anche Satski ne fa la conoscenza, e gli incontri fra i tre sono frequenti, in una dimensione sempre a cavallo tra il reale e l'onirico.
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Un padre si trasferisce in campagna con le due figliolette Satski e Mei, rispettivamente di dieci e quattro anni. Subito nella nuova casa cominciano ad accadere degli episodi strani: ogni tanto dal soffitto piovono delle ghiande, e le due piccole si accorgono della presenza di strani batuffoletti di fuliggine animati che appaiono e scompaiono, e che altro non sono che degli spiritelli che occupano mansuetamente le case disabitate. La madre delle due bambine è ricoverata in ospedale. Un giorno Mei, seguendo una pista di ghiande, incontra in mezzo al bosco Totoro, enorme e grazioso spirito. Ben presto anche Satski ne fa la conoscenza, e gli incontri fra i tre sono frequenti, in una dimensione sempre a cavallo tra il reale e l'onirico. Quando Satski riceve un telegramma dal nosocomio in cui viene informata la famiglia dell'aggravarsi delle condizioni di salute della madre, Mei sparisce e non c'è modo di ritrovarla. Per fortuna giunge Totoro, con l'ausilio del bellissimo GattoBus, in aiuto di Satski, e anche l'altra situazione spinosa si evolverà per il meglio... Un quadretto familiare di innata tenerezza e bellissime immagini al servizio di questa fiaba miyazakiana giunta in Italia dopo venti anni dalla sua uscita ufficiale. Le musiche, di impronta ambient-new age, si adattano al meglio alle scene. Alcuni dei singoli elementi del racconto sono stati poi utilizzati dallo stesso regista anche nel suo capolavoro La Città Incantata: anche in esso compaiono infatti dei batuffoli di fuliggine, ed anche lì il trasferimento da un luogo all'altro è il motivo scatenante l'azione. Purtroppo, pur considerandomi un grande estimatore di Miyazaki, devo dire che l'impressione in questo caso è quella di aver assistito ad un mezzo passo falso: la vicenda si sviluppa in maniera molto frammentaria, e la gran parte dei personaggi tirati in ballo resta piuttosto sospesa ed insipiente (i batuffoli di fuliggine ed il bambino Kanta, ad esempio), così come il rapporto di amicizia che viene tratteggiato tra Totoro e le due bambine, che non riesce mai ad essere incisivo come dovrebbe, perlomeno ai miei occhi. Anche il problema più imponente che le protagoniste si trovano ad affrontare si apre a poca distanza dalla fine e viene risolto da Totoro che, come un deus ex machina, mette a posto tutto in quattro e quattr'otto. Il tema della malattia, che avrebbe potuto essere analizzato e sviluppato su corde più drammatiche, viene liquidato rapidamente come, de facto, poco più che un falso allarme per una patologia di poco conto. Miyazaki ha realizzato capolavori di fattura pregevole, perle memorabili del cinema d'animazione - e non solo - e sicuramente ne realizzerà ancora, ma questo non ne è il caso. Un film gradevole e dominato da un clima di tenerezza e quieta e sincera umanità, certo, ma piuttosto sbrigativo ed insipido. Capita. Due stelle e mezzo. Peccato.
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[+] la grande spiritualità nipponica.5 stelle!!!
(di ottilia)
[ - ] la grande spiritualità nipponica.5 stelle!!!
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francesco2
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venerdì 7 gennaio 2011
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meglio la maturità di miyazaki
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Per me, il vero Miyazaki è quello del "Castello errante di Howl" e della "Città incantata". Questo film, se capisco bene, vorrebbe essere un elogio del rapporto tra gli uomini e la natura e, ha osservato qualcuno, dell'infanzia come percezione di alcune cose che con l'età adulta non si capiscono più. la prima lettur è accreditata da un'"Ambientazione"
fiabesca anche nel senso letterale del termine (Non c'è traccia di abitazioni, del padre, e tantomeno della madre, non sappiamo neanche che lavoro facciano, e facciamoci caso, credo non esistano riferimenti alla scuola anche per la bambina più grande). Non è detto che sia un vantaggio, perché la poesia non va confusa con l'alienazione: credo che, a parte la connessione tra i personaggi reali e gli "Animali" (Siano essi veri o solo frutto dell'immaginazione, come sembrano accreditare diverse persone), l'unico "Esterno" è costituito dal campo in cui la nonna restituisce a Satsuki il presunto zoccoletto di Mei; che differenza con la bellissima "Città incantata", dove la ragazzina in un'atmosfera provocatoria, a tratti quasi sino al barocchismo, faceva i conti con il male e con le paure, una volta lasciata sola dai genitori, e non era una figurina come la sorella più piccola, la nonna ed il gatto "Macchina", che a me non ha strappato nessuna simpatia.
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Per me, il vero Miyazaki è quello del "Castello errante di Howl" e della "Città incantata". Questo film, se capisco bene, vorrebbe essere un elogio del rapporto tra gli uomini e la natura e, ha osservato qualcuno, dell'infanzia come percezione di alcune cose che con l'età adulta non si capiscono più. la prima lettur è accreditata da un'"Ambientazione"
fiabesca anche nel senso letterale del termine (Non c'è traccia di abitazioni, del padre, e tantomeno della madre, non sappiamo neanche che lavoro facciano, e facciamoci caso, credo non esistano riferimenti alla scuola anche per la bambina più grande). Non è detto che sia un vantaggio, perché la poesia non va confusa con l'alienazione: credo che, a parte la connessione tra i personaggi reali e gli "Animali" (Siano essi veri o solo frutto dell'immaginazione, come sembrano accreditare diverse persone), l'unico "Esterno" è costituito dal campo in cui la nonna restituisce a Satsuki il presunto zoccoletto di Mei; che differenza con la bellissima "Città incantata", dove la ragazzina in un'atmosfera provocatoria, a tratti quasi sino al barocchismo, faceva i conti con il male e con le paure, una volta lasciata sola dai genitori, e non era una figurina come la sorella più piccola, la nonna ed il gatto "Macchina", che a me non ha strappato nessuna simpatia. La poeticità , se ho capito bene, dovrebbe consistere in un panteismo di tradizione forse shintoista, dove si stabiliscono una sincronia o una simbiosi tra gli esseri umani e la natura, forse essa stessa manifestazione degli dei ((Non vi ricorda, per chi l'abbia visto, "Lo zio Boomee", con la sua continua miscellanea buddhista tra uomini, fantasmi, animali?) Se però questa lettura è esatta, bisogna dare atto alla colonna sonora di averci regalato suggestive e significative immagini, come le creaturine che spiccano il volo, ma poco altro. Totoro stesso è niente più che un simpatico "diverso", che materializza i valori di quella comunità (La semplicità, la natura, il sogno.), in contrapposizione al Giappone tecnologico visibile persino in un cero Kitano (Il karaoke, lo smog, le macchine).....Ma dopo una seconda parte che gira meno a vuoto, il film prende definitivamente una piega discutibile. La fuga della bambina di quattro anni(Davvero verosimile ?), è solo un banale escamotage che potremmo trovare in qualsiasi cartone animato di Italia 1, come dimostra oltretutto la già citata scena dello zoccolo). Ecco dunque rientrare in scena il vero o presunto Totoro, perdipiù causa un equivoco generato dall'ospedale (Un banale raffreddore era stato interpretato dalle bambine come un aggravamento delle condizioni della madre, che oltre a ritardarne il ritorno a casa ne metteva a repentaglio adirittura la vita).
In quest'atmosfera, dove tutto finisce per risolversi (La bambina viene ritrovata, la nmadre guarirà presto) manca quello che, forse, i Latini avrebbero chiamato "Pugna" nel
senso più vero del termine: nwella "Città incantata", rinunciando (Quasi) totalmente ai manicheismi, veniva sconfitto il male, forse le paure della piccola protagonista, in realt). Nel "Castello errante di Howl" la vita vinceva sulla guerra, con un pochino di retorica in più, e poi si giocava con molta intelligenza sula doppia identità che la protagonista aveva nel film Fortunatamente mi sbaglio a usare l'Imperfetto, perché dovrei usare il Futuro; dopo questa mezza delusione il maestro ci regalerà ben altro, per poi tornare un pò ad arenarsi con "Ponyo sulla scogliera".
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(di winterwake)
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