Fitzcarraldo |
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Un film di Werner Herzog.
Con Klaus Kinski, Claudia Cardinale, José Lewgoy, Peter Berling, Salvador Godínez.
continua»
Avventura,
durata 158 min.
- Germania 1981.
MYMONETRO
Fitzcarraldo
valutazione media:
4,06
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un rivoluzionario capolavoro iperrealistadi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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venerdì 8 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’impresario Brian Sweeny Fitzgerald (Kinski), detto Fitzcarraldo, ha un sogno: costruire il più grande Teatro dell’Opera del mondo nel mezzo della foresta amazzonica, a Iquitos, e farlo inaugurare dal suo tenore preferito, Caruso, che ha visto una sola esibirsi a Manaus. Non ha tuttavia il denaro necessario per effettuare un’opera del genere e decide perciò di arricchirsi tramite il redditizio commercio di caucciù. Acquista perciò terre nella foresta e si trova a dover risolvere un altro problema: le rapide del fiume non consentono alle navi di giungere in quella zona. Vede però che in un certo punto il fiume quasi sfiora un altro fiume, divisi da un sottile tratto di terra. Con una nave si dirige perciò lì, deforesta il terreno e con l’aiuto degli indios tenta un’impresa folle: trascinare la nave su per la montagna per gettarla nel fiume contiguo. Alla fine la sua nave rimarrà comunque distrutta nelle rapide, il sogno di Fitzcarraldo non si realizzerà, ma l’uomo si accontenterà comunque di invitare Caruso a cantare per lui in mezzo alla foresta. Fitzcarraldo non è un film nel senso proprio del termine, in quanto è un’opera impossibile da apprezzare e comprendere se non se ne conosce la storia realizzativa. Infatti quella del film è stata una delle più travagliate lavorazioni della storia del cinema: oltre due anni di riprese, una “falsa partenza” (con protagonista Jason Robards), una lavorazione avvenuta in uno dei luoghi più ostili della Terra, la foresta pluviale amazzonica, i continui litigi Kinski-Herzog, e soprattutto il desiderio di Herzog di realizzare per davvero tutto ciò che avveniva nel film. Di conseguenza quello che si vede nel film è a tutti gli effetti “vero”. Non ci sono trucchi, né set. Nulla. La foresta è vera, gli indigeni sono veri membri di tribù indios della zona, i battelli sono veri, le sequenze in cui la nave si inerpica per la montagna sono vere, le scene nelle rapide sono vere (e sono anche costate un dito al direttore della fotografia Thomas Mauch), e soprattutto gli incidenti di percorso sono veri: la nave che crolla al primo tentativo di trascinarla su (il crollo infatti non era previsto). Insomma: Fitzcarraldo è un caso più unico che raro nella storia del cinema in cui la finzione cinematografica è rotta, in nome di un realismo assoluto, spesso involontario. E anche Fitzcarraldo, il protagonista, incarnazione del sognatore folle, si fatica a capire se sia solo un personaggio o quasi, dopo questa apocalittica lavorazione, un alter-ego dello stesso Herzog, che disse infatti:“Se io abbandonassi questo progetto sarei un uomo senza sogni, e non voglio vivere in quel modo. Vivo o muoio con questo progetto.” Quindi il film ha sì la propria importanza come opera cinematografica, ma è soprattutto il grandioso, indimenticabile manifesto di quel cinema in cui il prodotto finale è legato in modo indissolubile alla propria lavorazione. Un cinema capace di assecondare fino in fondo, a qualsiasi costo, i folli sogni dei propri autori. Kinski inoltre ci lascia la sua più grande interpretazione, punto massimo del sodalizio artistico con il grande regista bavarese. Premio per la regia al Festival di Cannes.
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