Vietato per decenni e visto di rado, questo pseudo-documentario di Kiarostami evidenzia la lucidità politica del regista, spesso trascurata, e il suo punto di vista obiettivo e complesso sugli sconvolgimenti che segnarono l'Iran alla fine degli anni Settanta e culminarono nella rivoluzione. Va osservato che Kiarostami ottiene questo risultato senza lasciare la comfort zone rappresentata dall'aula scolastica e mantenendosi fedele al proprio stile indagatore, con la sua sottile e inventiva manipolazione della realtà documentata. Qui introduce inoltre nella propria opera il formato dell'intervista, sentendo il polso della società iraniana attraverso un collage di punti di vista contrastanti.
La premessa è semplicissima: vediamo un insegnante disegnare sulla lavagna la sezione di un orecchio (di qui il tema dell'ascolto/sorveglianza). Uno studente sbatte la penna sul banco ogni volta che l'insegnante volge le spalle alla classe. L'insegnante chiede agli allievi di fare il nome del colpevole. Loro rifiutano. L'insegnante espelle sette ragazzi, avvertendoli che potranno tornare in classe solo se denunceranno il colpevole. Il film viene interrotto da Kiarostami che mostra le immagini filmate dell'incidente ai genitori degli studenti e ad alcuni politici, artisti, scrittori - perfino ai capi delle comunità ebraica e cristiana - chiedendo il loro parere: gli studenti dovrebbero rimanere compatti o denunciare il colpevole?