brunopepi
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domenica 27 settembre 2020
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opera da museo
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Recensire quest'opera suprema della storia del cinema ai giorno d'oggi mi sembra un tantino superfluo e sarebbero scarse le parole per reiterarne tanta maestosità, così mi limiterò a riproporre il post con qualche interessante particolarità.
Il suo fiore all'occhiello è quello di aver vinto i cinque Oscar principali, impresa fino ad oggi preclusa a soli tre film e sfiorando il premio alla colonna sonora soffiato con criterio da John Williams con "Lo squalo" Questo capolavoro assoluto della storia del cinema fu girato completamente in un vero ospedale psichiatrico dove molte comparse erano autentici malati di mente tanto che ogni membro del cast e della troupe operarono a stretto contatto con alcuni pazienti.
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Recensire quest'opera suprema della storia del cinema ai giorno d'oggi mi sembra un tantino superfluo e sarebbero scarse le parole per reiterarne tanta maestosità, così mi limiterò a riproporre il post con qualche interessante particolarità.
Il suo fiore all'occhiello è quello di aver vinto i cinque Oscar principali, impresa fino ad oggi preclusa a soli tre film e sfiorando il premio alla colonna sonora soffiato con criterio da John Williams con "Lo squalo" Questo capolavoro assoluto della storia del cinema fu girato completamente in un vero ospedale psichiatrico dove molte comparse erano autentici malati di mente tanto che ogni membro del cast e della troupe operarono a stretto contatto con alcuni pazienti.
Il ruolo di McMurphy fu inizialmente offerto a James Caan il quale poi dichiarò: “Milos Forman ha fatto un grande lavoro. Jack è stato fantastico. Ho fatto un errore del cazzo a rifiutare”. Inoltre il ruolo fu offerto anche a Marlon Brando, Burt Reynolds, Gene Hackman ma alla fine era scritto che il genio in questo lavoro doveva essere Nicholson e genialità fu, al punto che la maggior parte della scena del suo arrivo in ospedale fu improvvisata e di conseguenza le reazioni di Dean R. Brooks che interpretava il dottor John Spivey dovettero essere autentiche per l'improvvisazione dell'attore. Non pochi gli ostacoli, primo fra tutti quello del regista Forman e la star Nicholson che entrarono in forte attrito per le loro diverse visioni dell’intreccio narrativo. Forman voleva che i pazienti fossero già un manipolo di insubordinati, mentre Nicholson pretendeva che la rottura delle regole dovesse avvenire soltanto con l’ingresso di McMurphy nell’ospedale. Quest’ultimo la spuntò, ma i due non si parlarono più, utilizzando membri dello staff come intermediari delle loro comunicazioni.
Per quel che concerne il ruolo del Grande Capo si scelse l'inesperto Will Sampson che era un ranger di un parco dell’Oregon poiché per la parte, era l’unico dei nativi americani ad avere le incredibili dimensioni richieste del personaggio. Il titolo deriva da una filastrocca popolare americana: “Three geese in a flock, one flew East, one flew West, one flew over the cuckoo’s nest”. Il nido del cuculo (the cuckoo's nest) è una delle molte espressioni del gergo americano per indicare il manicomio, da qui il romanzo omonimo di Ken Kesey, storia basata sulla sua esperienza mentre lavorava presso l’ospedale Veterans Administration a Palo Alto, in California.
Concludo con una bellissima citazione del protagonista McMurphy che mi rimase impressa: " Ma credete veramente di essere pazzi? Davvero? E invece no, voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada, ve lo dico io!" Che aggiungere? Sempre emozionante è ricordare e parlare di questo capolavoro.
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paolomiki
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martedì 27 luglio 2010
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fotografia inquietante!!
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L'atmosfera a "giorno" di ogni fotogramma da la sensazione di una lucidità esterna contrapposta al torbido della mente dei malati.L'interpretazione degli attori (tutti) è eccelsa.La storia è nitida e comprensibile.Scorrono le lacrime mentre scorre probabilmente il più bel film in circolazione in questo pianeta malato!
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redbaron990
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sabato 31 dicembre 2011
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meravigliosamente toccante!
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Vere emozione e sentimento nascosti dietro una fasulla follia di una persona sicuramente più sana dei propri medici che ostinatamente rifiutano di vedere e capire i reali disagi di chi li circonda.
Film immenso nella sua delicatezza e contemporaneamente incisivo e toccante come pochi nel mettere in mostra ancora una volta gli oltraggi dei manicomi all'essere umano e alla sua natura.
Contemporaneamente serio, drammatico, commovente, profondo, intenso ma alla stesso tempo piacevole a tratti addirittura divertente senza essere troppo pensante.
Non riesco a trovare nessuna pecca in questo film, non manca veramente nulla, è difficile trovare un attore non altezza del ruolo e pensare ad una scena che il regista si sarebbe potuto evitare o che avrebbe potuto aggiungere.
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Vere emozione e sentimento nascosti dietro una fasulla follia di una persona sicuramente più sana dei propri medici che ostinatamente rifiutano di vedere e capire i reali disagi di chi li circonda.
Film immenso nella sua delicatezza e contemporaneamente incisivo e toccante come pochi nel mettere in mostra ancora una volta gli oltraggi dei manicomi all'essere umano e alla sua natura.
Contemporaneamente serio, drammatico, commovente, profondo, intenso ma alla stesso tempo piacevole a tratti addirittura divertente senza essere troppo pensante.
Non riesco a trovare nessuna pecca in questo film, non manca veramente nulla, è difficile trovare un attore non altezza del ruolo e pensare ad una scena che il regista si sarebbe potuto evitare o che avrebbe potuto aggiungere.
Semplicemente perfetto!!
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byrne
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sabato 24 agosto 2013
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forman, cinque oscar e la carcerazione mentale
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Inizio così, anche se è sbagliato far retoricheggiando leva sui riconoscimenti. Solo tre film nell'intera storia del cinema hanno guadagnato i cinque oscar principali (miglior film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista) : si tratta di Accadde una notte, Il silenzio degli innocenti e Qualcuno volò sul nido del cuculo. L'ultimo in particolare sembra non volerne sapere di staccarsi dalla coscienza di chi l'ha analizzato, compreso, frainteso, adorato, odiato, ignorato. RImane lì, come una zecca onesta, come un orribile grillo parlante che ci sussurra cose che preferiremmo non ricordare. Manicomi e loro metodi di costrizione? Si.
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Inizio così, anche se è sbagliato far retoricheggiando leva sui riconoscimenti. Solo tre film nell'intera storia del cinema hanno guadagnato i cinque oscar principali (miglior film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista) : si tratta di Accadde una notte, Il silenzio degli innocenti e Qualcuno volò sul nido del cuculo. L'ultimo in particolare sembra non volerne sapere di staccarsi dalla coscienza di chi l'ha analizzato, compreso, frainteso, adorato, odiato, ignorato. RImane lì, come una zecca onesta, come un orribile grillo parlante che ci sussurra cose che preferiremmo non ricordare. Manicomi e loro metodi di costrizione? Si. E no. Costruendo magnificamente l'impianto narrativo con una regia essenziale e fredda come il ghiaccio, Forman da' vita mobile e tangibile ad una delle sceneggiature più acute di cui si abbia memoria. Ne scaturisce un film volutamente insopportabile e sgradevole, che riesce nella sua titanica impresa di indignare lo spettatore a un livello quasi di disagio fisico. Lo fa letteralmente sentire in colpa. Lo mette in allarme. E lo fa, a differenza di questo ruffiano pezzo che tenta di descriverlo, evitando con adeguati sberleffi le molte trappole della retorica. I personaggi sono di una disperata ed umana "normalità", hanno un loro equilibrio apparente che inevitabilmente va a rotoli al primo scoglio che la loro instabile personalità presenta sul cammino della riabilitazione. E solo un personaggio esterno e poco incline all'uniformazione come Randall McMurphy/Nicholson, o uno che rifiuta evitando ogni contatto di farsi "contagiare" (mi si scusi l'orrido termine) come il Grande Capo/Sampson vedono attraverso le pareti di velluto dell'infermiera kapo così magistralmente interpretata da Louise Fletcher. La differenza tra i due? Anche se entrambi odiano la propria situazione, il secondo ci si è rassegnato, il primo non ci ha fatto il callo neppure per idea. E sovverte, sconvolge, rivolta come un guanto le abitudini ormai fossilizzate del mucchio di picchiatelli cui inevitabilmente si affeziona, suggerendo e raccontando loro la libertà senza mai riuscire a liberarli del tutto. Sarà proprio il disilluso Indiano a mostrargliela inquadrata tra le sbarre contorte di una finestra di inferriate, correndo nella notte in faccia alla prateria. Dolce e terribile, commovente e ironico, rampa di lancio per una manciata di future star o ottimi caratteristi su cui torreggiano il Nicholson più istrionico di sempre e la Fletcher. Lucido soprattutto, come forse aveva saputo esserlo soltanto, affrontando la tematica da un altro punto di vista, Arancia Meccanica di Kubrick. Impareggiabile.
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robi neftali
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giovedì 30 settembre 2010
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la vera pazzia e' altrove
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LA VERA PAZZIA E' DI CHI PENSA DI CONTROLLARE LA MENTE DI QUALCUN'ALTRO! E' questo quello che fa l'infermiera capo Ratched! Manipola il cervello in maniera dittatoriale a un povero gruppo di malati mentali senza dignità e libero arbitrio. A dare riscossa ci pensa un tale McMurphy (J.Nicholson) che sprona i pazienti del manicomio a sentirsi liberi di scegliere della propria vita! ottimo film! sa commuovere ed emozionare in totale semplicità. 5 premi Oscar nel 1976 tra cui miglior attore ad una superba prova del grande Jack Nicholson
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cimosa
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domenica 29 luglio 2012
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il cuculo
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Partendo dal titolo che,si può tradurre dall'inglese,qualcuno diventò pazzo;si può intravedere una situazione paradossalmente onirica,ovvero,quel qualcuno potrebbe essere lo stesso jack nicholson che "sfugge" per entrare in questo manicomio che non ha niente di umano;dove le guardie sono più spietate che in un qualsiasi carcere e,coloro che dovrebbero "curare" queste persone (che non hanno più pazzia di tantissime persone nella nostra società),sono quasi robotici a partire dalle infermiere fino ad arrivare all'aguzzino più spietato,la dottoressa,che vedendo il ragazzo volontario(la cui unica "stranezza" è la balbuzie)che trovandolo con una donna in un letto,lo giudica severamente con la vergogna,l'umiliazione e la confessione;fondando tutto ciò con l'alibi della sua amicizia con la madre del ragazzo,fino a farlo inginocchiare ed egli non sopportando l'accaduto si suicida;avvenimento che non sfiorara neanche la pelle della dottoressa di "malati" di mente.
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Partendo dal titolo che,si può tradurre dall'inglese,qualcuno diventò pazzo;si può intravedere una situazione paradossalmente onirica,ovvero,quel qualcuno potrebbe essere lo stesso jack nicholson che "sfugge" per entrare in questo manicomio che non ha niente di umano;dove le guardie sono più spietate che in un qualsiasi carcere e,coloro che dovrebbero "curare" queste persone (che non hanno più pazzia di tantissime persone nella nostra società),sono quasi robotici a partire dalle infermiere fino ad arrivare all'aguzzino più spietato,la dottoressa,che vedendo il ragazzo volontario(la cui unica "stranezza" è la balbuzie)che trovandolo con una donna in un letto,lo giudica severamente con la vergogna,l'umiliazione e la confessione;fondando tutto ciò con l'alibi della sua amicizia con la madre del ragazzo,fino a farlo inginocchiare ed egli non sopportando l'accaduto si suicida;avvenimento che non sfiorara neanche la pelle della dottoressa di "malati" di mente.Jack Nicholson,al contrario,con la sua esuberanza,vitalità,entusiasmo...pur essendo giudicato "pericoloso",dona a i compagni qualcosa che essi non avevano mai provato......l'emozione della vita e,scusandomi per questo preludio,mi riaggancio alla reazione di jack, alla totale indifferenza della dottoressa,l'istinto primordiale di ucciderla che stà nella grande umanità di questo "ribelle".Per concludere l'emozione che scatena l'abbraccio trà l'indiano e jack che avevano stretto un legame profondissimo.....infine c'è quel rubinetto di marmo lo stesso che jack prova a staccare a metà film,e per l'indiano è la Libertà,le urla di vittoria su chi ha il coraggio di ridere e legare ogni anello della catena...
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kayako
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sabato 21 dicembre 2013
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pazzamente coinvolgente
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"Qualcuno voló sul nido del cuculo" ci trascina nella "non proprio pazzia" del signor McMurphy, interpretato in maniera piú che eccezionale dal grandissimo Jack Nicholson (candidato 12 volte agli Oscar con la vincita di 3 di questi e il Golden Globe in "Shining") che, appunto per la sua bravura, ha piú che meritato l'Oscar per questa interpretazione. Il film ci racconta di come il signor McMurphy, spacciandosi per pazzo con la sua mentalità piuttosto "aperta" e rinchiuso in manicomio, spinge gli altri pazienti alla rivolta contro i metodi troppo rigidi di trattamento da parte dei medici; organizza così feste, uscite non autorizzate ecc.
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"Qualcuno voló sul nido del cuculo" ci trascina nella "non proprio pazzia" del signor McMurphy, interpretato in maniera piú che eccezionale dal grandissimo Jack Nicholson (candidato 12 volte agli Oscar con la vincita di 3 di questi e il Golden Globe in "Shining") che, appunto per la sua bravura, ha piú che meritato l'Oscar per questa interpretazione. Il film ci racconta di come il signor McMurphy, spacciandosi per pazzo con la sua mentalità piuttosto "aperta" e rinchiuso in manicomio, spinge gli altri pazienti alla rivolta contro i metodi troppo rigidi di trattamento da parte dei medici; organizza così feste, uscite non autorizzate ecc. Esilerante in alcune scene e toccante in altre, il film ci lascia un profondo messaggio: quello di come sia bello godersi la vita e di quanto sia brutto passarla "in gabbia". Nicholson, con la sua incredibile espressività, ci fa sentire partecipi alla vicenda, facendoci provare persino le sue emozioni e quelle dei personaggi che interagiscono con lui, facendoci ridere pazzamente in alcuni momenti, mentre in altri, facendoci provare enorme rabbia o al contrario una spensierata felicità. Niente da eccepire, quedto film è più che degno dei 5 premi Oscar che ha vinto
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[+] difficile parlare così chiaramente di eletroshock
(di maxmag)
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gianlublue
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sabato 16 febbraio 2013
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il confine della pazzia
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Jack Nicholson ineguagliabile,questa è la prima cosa che bisogna dire di un film molto maturo e intelligente che rispecchia il nostro mondo e le idee della società.Bellissima e molto significativa la scena in cui i pazienti del manicomio vengono presentati al marinaio come dottori dello stesso manicomio.Questa scena fà riflettere perchè in effetti se uno guardasse solo quella non noterebbe niente di strano.Il fatto di aver visto il film ci dice che quelli sono i pazienti e non i dottori.
La pazzia non è contagiosa e come dice giustamente McMurphy al direttore del manicomio non bisogna fare delle cose stupide per avere dei problemi psichici.
Per anni;e in alcune parti del mondo anche ora,le malattie psicologiche sono state trattate e "curate" con metodi barbari,violenti e sicuramente inefficaci tant'è vero che nessuno poteva guarire e anche un McMurphy di turno che cerca di rovesciare il sistema non può che finirne vittima ed essere "lavorato dallo stesso" come il padre di Grande Capo,apparentemente invincibile ma facilmente sconfitto.
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Jack Nicholson ineguagliabile,questa è la prima cosa che bisogna dire di un film molto maturo e intelligente che rispecchia il nostro mondo e le idee della società.Bellissima e molto significativa la scena in cui i pazienti del manicomio vengono presentati al marinaio come dottori dello stesso manicomio.Questa scena fà riflettere perchè in effetti se uno guardasse solo quella non noterebbe niente di strano.Il fatto di aver visto il film ci dice che quelli sono i pazienti e non i dottori.
La pazzia non è contagiosa e come dice giustamente McMurphy al direttore del manicomio non bisogna fare delle cose stupide per avere dei problemi psichici.
Per anni;e in alcune parti del mondo anche ora,le malattie psicologiche sono state trattate e "curate" con metodi barbari,violenti e sicuramente inefficaci tant'è vero che nessuno poteva guarire e anche un McMurphy di turno che cerca di rovesciare il sistema non può che finirne vittima ed essere "lavorato dallo stesso" come il padre di Grande Capo,apparentemente invincibile ma facilmente sconfitto.
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p.pierlo94
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mercoledì 1 aprile 2015
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cuckoo's nest
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Milos Forman supera se stesso con questo capolavoro che riceve, più che meritatamente, i 5 più importanti premi oscar nel 1976. La traduzione italiana del titolo non riesce ad esprimere lo stesso signficato di quello originale : " one flew over the cuckoo's nest ". Il cuculo non costruisce un nido per deporre le sue uova, ma pensa bene di sfruttare quelli degli altri. Così facendo, una volta venuti al mondo, i piccoli del cuculo diventano figli adottivi dei suoi nuovi genitori. In lingua inglese cuckoo's nest è uno dei tanti modi usati per indicare il manicomio, non a caso il luogo dove è ambientato il film. Affermare quindi che " qualcuno volò sul nido del cuculo " equivale a dire che qualcuno volò sopra qualcosa che di fatto non esiste.
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Milos Forman supera se stesso con questo capolavoro che riceve, più che meritatamente, i 5 più importanti premi oscar nel 1976. La traduzione italiana del titolo non riesce ad esprimere lo stesso signficato di quello originale : " one flew over the cuckoo's nest ". Il cuculo non costruisce un nido per deporre le sue uova, ma pensa bene di sfruttare quelli degli altri. Così facendo, una volta venuti al mondo, i piccoli del cuculo diventano figli adottivi dei suoi nuovi genitori. In lingua inglese cuckoo's nest è uno dei tanti modi usati per indicare il manicomio, non a caso il luogo dove è ambientato il film. Affermare quindi che " qualcuno volò sul nido del cuculo " equivale a dire che qualcuno volò sopra qualcosa che di fatto non esiste. Il protagonista Jack Nicholson, vincitore del premio oscar come miglior attore protagonista, evita la galera entrando in un manicomio che sarebbe, dal mio punto di vista, la costruzione di un ipotetico nido del cuculo. Le sedute psichiatriche che vengono fatte ai pazienti della clinica, vengono gestite dalla dottoressa Fletcher che rappresenta quella parte della società rigorosa e irremovibile dal rispetto delle regole, questo fatto diventa quasi una malattia che Randle McMurphy cerca di curare, non riuscendoci. L' unico che riesce a fuggire da questo complesso ospedale psichiatrico che ha ormai perso, con la morte del protagonista, anche quella piccola dose di originalità e anticonformismo è l' indiano Grande Capo, anche lui un " finto pazzo ", che finalmente ha trovato la possibilità di uscire fuori da quei rigidi e ossessivi schemi sociali che sono il vero e proprio " nido del cuculo ".
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great steven
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sabato 27 febbraio 2016
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inno alla libertà e favorevole al rispetto umano.
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QUALCUNO VOLò SUL NIDO DEL CUCULO (USA, 1975) diretto da MILOS FORMAN. Interpretato da JACK NICHOLSON, LOUISE FLETCHER, WILL SAMPSON, DANNY DEVITO, BRAD DOURIF, CHRISTOPHER LLOYD, WILLIAM REDFIELD, SYDNEY LASSICK, PETER BROCCO, DEAN R. BROOKS
Nel manicomio statale di Salem (Oregon), arriva un giorno Randall Patrick McMurphy, ex detenuto di un penitenziario accusato al processo di violenza sessuale ad una minorenne e di altri reati. Il suo soggiorno presso la struttura psichiatrica, come gli spiega il capo del suo reparto (che comprende diciotto pazienti), servirà a vagliarlo allo scopo di stabilire se soffra o meno di un disturbo mentale grave.
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QUALCUNO VOLò SUL NIDO DEL CUCULO (USA, 1975) diretto da MILOS FORMAN. Interpretato da JACK NICHOLSON, LOUISE FLETCHER, WILL SAMPSON, DANNY DEVITO, BRAD DOURIF, CHRISTOPHER LLOYD, WILLIAM REDFIELD, SYDNEY LASSICK, PETER BROCCO, DEAN R. BROOKS
Nel manicomio statale di Salem (Oregon), arriva un giorno Randall Patrick McMurphy, ex detenuto di un penitenziario accusato al processo di violenza sessuale ad una minorenne e di altri reati. Il suo soggiorno presso la struttura psichiatrica, come gli spiega il capo del suo reparto (che comprende diciotto pazienti), servirà a vagliarlo allo scopo di stabilire se soffra o meno di un disturbo mentale grave. Ma fin da subito Randall, individuo anarchico e insofferente all’autorità e al dispotismo, mostra comportamenti anticonformisti con gli altri degenti della clinica: organizza partite a carte usando le stecche delle sigarette come poste di gioco, insegna a giocare a pallacanestro ad un nativo americano corpulento e sordomuto (che poi si rivelerà in grado di udire e favellare), finge di prendere le medicine per poi sputarle in faccia ad un altro recluso, non rispetta gli orari di chiusura delle luci perché vuole vedere il campionato di baseball e addirittura un giorno conduce tutti i pazienti all’esterno del manicomio per portarli a pescare in alto mare a bordo di un’imbarcazione. Le sue azioni dirompenti vengono subito malviste dalla dottoressa Mildred Ratched, capoinfermiera del suo reparto, a Randall particolarmente invisa per i suoi modi rigidi e bacchettoni. Ma la solidarietà nei confronti di McMurphy non tarda ad arrivare da parte di tutti coloro che condividono con lui la stessa situazione di rifiuto da parte della società dei sani: il gigantesco capo indiano, il ritardato mentale Mancini, l’introverso Billy Bibit, ragazzo affetto da balbuzie, e il verbalmente incontinente Charlie Cheswick. Compreso che i suoi compagni sono comunque persone talentuose e rispettabili, McMurphy decide di organizzare insieme a loro la fuga verso il Canada ma, dopo una notte di baldoria con donne di facili costumi, l’ubriachezza impedisce a tutti di scappare dall’ospedale. Vedendo l’ospedale sottosopra, la mattina dopo la capoinfermiera infligge a Billy una drastica violenza mentale che porta il ragazzo a suicidarsi. Per ripicca nei riguardi dell’amico morto, McMurphy aggredisce fisicamente la Ratched, tentando di strangolarla. Viene stordito e lobotomizzato. Terminata l’operazione chirurgica, il capo indiano (l’unico uomo in tutto il reparto che gli abbia mostrato sentimenti di amicizia davvero leali) lo accoglie fra le sue braccia e, per evitargli di soffrire inutilmente, lo soffoca con un cuscino. Riesce poi a riacquistare la libertà come lo stesso Randall gli aveva promesso mentre architettavano il relativo piano. È riconosciuto come uno dei maggiori film di ogni epoca sul tema del disagio mentale, e soprattutto come una pietra miliare per quanto concerne la spiegazione del sistema di vita e gerarchico all’interno di una struttura psichiatrica: le sevizie innominabili praticate in simili istituzioni vengono smontate, attaccate moralmente e colpite al cuore con un’eloquenza da far venire i brividi. La sceneggiatura, che trae linfa vitale dal romanzo di Ken Kesey dal titolo omonimo, scritto nel 1962 ma giunto in Italia solo nel 1976, tradotto da Rizzoli Editore, analizza tutte le singole forme di malessere a cui i pazienti sono costretti per la loro esistenza reclusa ed esclusa dal resto del mondo, sottolineando con ardore ed eloquenza le potenzialità e le capacità che comunque questi sfortunati e maltrattati individui posseggono per condurre, ciononostante, una vita che meriti di essere vissuta con la loro coltivazione. Il film vale soprattutto per un coacervo di interpretazioni magistrali e irripetibili: oltre ad un J. Nicholson straordinario per autoironia e cruciale sarcasmo (premiato con l’Oscar come anche la Fletcher per il ruolo antipaticissimo e strapotente della riottosa infermiera), si distinguono molto bene anche: un giovanissimo D. DeVito che già sa sfruttare la sua mimica facciale e la sua corporatura per una parte (quella di Mancini) costruita appositamente per lui; B. Dourif, in uno dei primi ruoli fondamentali della sua carriera, nel dare al timidissimo Billy un volto e una sensibilità angosciante; W. Sampson, reale nativo americano creek, nell’impersonare l’indimenticabile e struggente Bromden; e anche C. Lloyd, al suo esordio nel grande schermo. È anche una delle poche pellicole ad aver portato a casa i cinque Academy Awards più importanti: attore protagonista, attrice protagonista, film, regia, sceneggiatura non originale (Bo Goldman & Lawrence Hauban). Il ceco Forman firmò, grazie a One Flew Over the Cuckoo’s Nest, il suo primo autentico successo di pubblico e anche la prima opera di una maturità artistica che verrà ulteriormente gratificata da successivi capolavori, eticamente discutibili fin che si vuole ma stilisticamente inappuntabili, come Amadeus, Hair e Man on the Moon. Il regista dimostrò ormai di essersi fatto le ossa e di saper scegliere contributi tecnici di infallibile efficacia e precipua qualità, fra cui spiccano senza ombra di dubbio musiche sottilmente penetranti e una fotografia a colori semplice ma incisiva. Il film è ormai stato elevato a classico anche del cinema comico-drammatico statunitense, in particolar modo di quel genere che riesce a innescare un caustico divertimento pur trattando questioni rilevanti e seriose. Imperdibile e consigliabile agli studenti di scienze sociali e psicologiche.
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