ghostface99
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lunedì 19 agosto 2013
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il capolavoro del maestro del brivido italiano
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Quando si pensa a Dario Argento, Profondo Rosso è il primo film che viene in mente: stupefacente e sensazionale miscuglio di giallo, thriller, horror e splatter, il film si colloca davvero come icona del genere Argento. Pellicola ben strutturata, mai noiosa ma anzi capace di mantenere un'eccezionale suspance per tutta la sua durata, impreziosita dall'indimenticabile colonna sonora dei Goblin, che da allora avvieranno con Argento un magnifico idillio anche in vari film successivi. Il film ha tutto quello che il genere richiede: il killer misterioso, omicidi efferati, un protagonista che si improvvisa investigatore, una villa abbandonata (che con il suo aspetto tetro regala una delle sequenze più tese dell'intero film), la disturbante melodia infantile.
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Quando si pensa a Dario Argento, Profondo Rosso è il primo film che viene in mente: stupefacente e sensazionale miscuglio di giallo, thriller, horror e splatter, il film si colloca davvero come icona del genere Argento. Pellicola ben strutturata, mai noiosa ma anzi capace di mantenere un'eccezionale suspance per tutta la sua durata, impreziosita dall'indimenticabile colonna sonora dei Goblin, che da allora avvieranno con Argento un magnifico idillio anche in vari film successivi. Il film ha tutto quello che il genere richiede: il killer misterioso, omicidi efferati, un protagonista che si improvvisa investigatore, una villa abbandonata (che con il suo aspetto tetro regala una delle sequenze più tese dell'intero film), la disturbante melodia infantile. L'apetto giallo del film, ossia scoprire chi è l'assassino, è ben orchestrato anche se non impossibile da risolvere: Argento infatti prende le distanze da gialli troppo cervellotici alla Agatha Christie (vedi 10 piccoli indiani) e con molta attenzione nel cogliere alcuni particolari del film oltre ad una buona dose di film thriller già visti, l'enigma può essere svelato già ampiamente prima del finale, ma non per questo il film ne perde, anzi. Profondo rosso rappresenta una sorta di anello di congiunzione tra il primo Dario Argento (quello più giallo come ne L'uccello dalle piume di cristallo) e quello della fase horror vera e propria di Suspiria. Proprio con L'uccello dalle piume di cristallo i punti di continuità sono evidenti, già a partire dal fatto che in entrambi il protagonista rimane coinvolto suo malgrado e casualmente assiste ad un omicidio (ne L'uccello dalle piume... non è proprio un omicidio ma fa lo stesso). Si potrebbe benissimo affermare che Profondo rosso costituisce l'evoluzione del primo film di Argento in tutte le sue componenti. compreso il doppio finale mozzafiato. Ma al di là della storia ciò che davvero rimane impresso di questo film targato 1975 sono soprattutto le classiche inquadrature argentiane, l'abilità del regista nel muovere le mani guantate nei panni del killer, il tutto accompagnato dalla musica in alcuni tratti quasi claustrofobica. Un omaggio è dovuto a Clara Calamai, attrice dimenticata all'epoca e per questo scelta da Argento, che con un'interpretazione memorabile intensa e ambigua risulta sicuramente la migliore del cast. In conclusione l'augurio che Argento dopo le delusioni degli ultimi film possa ritrovare il piglio giusto per ritornare ai fasti di Profondo Rosso, pellicola intramontabile ed immancabile nella cineteca dei capolavori dell'horror
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alessandro rega
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sabato 27 luglio 2013
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master of horror
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Questo film è del 1975 ma vi assicuro che sembra moderno. Per certi versi esso è moderno.
Un po’ giallo, un po’ slasher, questo film ha tantissimi pregi e meriti:
riesce ad intrattenere per tutto il tempo, è ricco di suspence e dei cosiddetti colpi di scena.
Certamente, capite, riassumere il lungometraggio in pochi termini non è propizio alla giusta valutazione di esso.
Una pellicola come questa, per essere valutata, abbisogna che gli venga dedicato del tempo e attenzione.
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Questo film è del 1975 ma vi assicuro che sembra moderno. Per certi versi esso è moderno.
Un po’ giallo, un po’ slasher, questo film ha tantissimi pregi e meriti:
riesce ad intrattenere per tutto il tempo, è ricco di suspence e dei cosiddetti colpi di scena.
Certamente, capite, riassumere il lungometraggio in pochi termini non è propizio alla giusta valutazione di esso.
Una pellicola come questa, per essere valutata, abbisogna che gli venga dedicato del tempo e attenzione.
Non posso riassumerlo in due righi e bocciarlo completamente, né mai mi sognerei di urlare al capolavoro scrivendo solo due righi.
Non ne ho la facoltà, né mai mi permetterei di chiederla. Pure, è strano, perché io vedo delle recensioni, su questo film e su altri, poco ampie e sicuramente non concrete nel significato. Nossignore, le recensioni brevi e non motivate possono essere fuorvianti per quelli che ancora non hanno visionato il film in questione.
Quest’opera è unica, più moderna di Shining (che è del 1980) (e non è un tagline del film…no, questa pellicola ha perfino il merito di non cercare il guadagno economico usando una trama commerciale, è un opera veramente pulita in tutti i sensi).
Nonostante la trama e alcuni aspetti siano tipici dei film gialli e noir, il film conserva il fascino e perfino l’identità dei film horror slasher.
Fondamentalmente, questo è un thriller, capace di entusiasmare come non mai…uno dei migliori mai fatti. Forse il migliore.
La storia è tutta incentrata su un pianista (interpretato da David Hemmings) che insieme a una giornalista (interpretata da Daria Nicolodi) si interessa ad una serie di assassinii non casuali.
Tutte le persone, o quasi tutte, che avranno a che fare con le indagini dei due protagonisti, saranno brutalmente assassinate.
Tutte le scene degli assassini le possiamo vedere ed ammirare in tutto il loro splendore (sono fatte in una maniera incredibile…).
In alcune parti compare il sangue ma non eccessivamente. Anche quello mi sembra un elemento tipico dei thriller. A volte vediamo il sangue solo per aumentare l’adrenalina e cercare di capire se il personaggio è morto o meno.
Tutte le uccisione nel film sono compiute a sangue freddo, l’assassino vero sarà mostrato alla fine del film (alla fine scopriamo chi è….anche se questa è una recensione contenente spoiler non vedo che senso abbia scrivere qui il nome dell’assassino…non è inerente).
Le inquadrature estasianti e i movimenti della cinepresa contribuiscono tanto a far stare lo spettatore sulle spine.
Anche le ambientazioni sono favolose ma francamente non vi so dire lo stile (non mene intendo), dico solo che all’interno del film non stonano affatto e sono colorate maestro dell’orrore, elementi come la violenza sono fondamentali e sono le ambientazioni e le inquadrature a farci veramente emozionare, è tutta immaginazione.
Dario Argento ha fatto uso in questo film e sono tutte superbe…da vero Master of horror.
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moviesaddicted
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venerdì 26 luglio 2013
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mah..
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Non so. Gridare al capolavoro horror all'italiana ci potrebbe pure stare dato che a parte Bava ( comunque gli si riconosca il primato) poco c'era in Italia. Ma in confronto a thriller esteri coevi non credo proprio....
Non so cos'è ma i film di Argento non mi hanno mai convinto. La colonna sonora è fantastica.
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stephen k.
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lunedì 11 marzo 2013
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il primo vero horror
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Ottimo lungometraggio di Argento, che riconferma il suo talento nel genere thriller già dimostrato nella "Trilogia degli animali". Profondo Rosso costituisce la linea di demarcazione tra una ricca fase thriller e la seguente fase horror cominciata con Suspiria, in quanto questo film contiene visibili elementi di entrambi i generi. Ottima sceneggiatura, variegata e caratteristica, ottimo soggetto e ottimo Argento alla regia che gira il film che lo ha reso celebre in tutto il mondo e in Italia. Ottima scelta per gli interpreti. David Hemmings è semplicemente fantastico così come Daria Nicolodi che dà sfoggio di una fra le sue migliori interpretazioni cinematografiche.
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Ottimo lungometraggio di Argento, che riconferma il suo talento nel genere thriller già dimostrato nella "Trilogia degli animali". Profondo Rosso costituisce la linea di demarcazione tra una ricca fase thriller e la seguente fase horror cominciata con Suspiria, in quanto questo film contiene visibili elementi di entrambi i generi. Ottima sceneggiatura, variegata e caratteristica, ottimo soggetto e ottimo Argento alla regia che gira il film che lo ha reso celebre in tutto il mondo e in Italia. Ottima scelta per gli interpreti. David Hemmings è semplicemente fantastico così come Daria Nicolodi che dà sfoggio di una fra le sue migliori interpretazioni cinematografiche. Altrettanto bravi Clara Calamai, un'improbabile killer e Giuliana Calandra, una scrittrice folkloristica. Semplicemente un capolavoro e capostipite di un genere in continua crescita, reso famoso anche dalla musica inquietante firmata Simonetti-Pignatelli-Morante, divenuto nel tempo un vero e proprio cult movie.
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raysugark
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venerdì 15 febbraio 2013
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il miglior film di dario argento
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Il miglior film in assoluto di Dario Argento, le mie scene preferite del film sono quando compaiono le mani dell'assassino, l'arrivo improvviso del pupazzo e infine quando l'assassino si nasconde sullo specchio. Infine è un Hitchcock all'italiana come film e ottima colonna sonora fatta dai Goblin. Primo posto come miglior film.
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nicola1
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domenica 10 febbraio 2013
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capolavoro?
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Secondo me non lo e' mai stato. era già vecchio appena uscito. Dialoghi che andavano bene negli anni 70 ("io sono proletario tu sei borghese") Personaggi che sfiorano la caricatura o scimmiottano gli americani (Eros Pagni e Daria Nicolodi) una patina artistico-intellettuale irritante (i due musicisti jazz, la sensitiva, il bar Hopper-style) Al di là della scena dello specchio non si salva niente di questo noioso, ripetitivo e sconclusionato film. La morte di Lavia ricorda i cartoon di Willy Coyote. Sorvoliamo sugli effetti speciali (tutto quel ketchup) Chi loda le musiche forse non sa (o fa finta di non sapere) che e' un chiaro plagio di Tubular Bells (= L'esorcista) di Mike Oldfield.
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Secondo me non lo e' mai stato. era già vecchio appena uscito. Dialoghi che andavano bene negli anni 70 ("io sono proletario tu sei borghese") Personaggi che sfiorano la caricatura o scimmiottano gli americani (Eros Pagni e Daria Nicolodi) una patina artistico-intellettuale irritante (i due musicisti jazz, la sensitiva, il bar Hopper-style) Al di là della scena dello specchio non si salva niente di questo noioso, ripetitivo e sconclusionato film. La morte di Lavia ricorda i cartoon di Willy Coyote. Sorvoliamo sugli effetti speciali (tutto quel ketchup) Chi loda le musiche forse non sa (o fa finta di non sapere) che e' un chiaro plagio di Tubular Bells (= L'esorcista) di Mike Oldfield. Infine chi parla o peggio paragona a Hitchcock dovrebbe sciacquarsi la bocca. Ecco, tornando sugli effetti speciali, andate a vedere la scena finale di Rebecca (1940) e l’incendio della villa di questo filmetto (1975) C’e’ tutto il rapporto.
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(di alessandro vanin)
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joker 91
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martedì 22 maggio 2012
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un giallo di spessore
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Dario Argento nel 1975 creò una pellicola inusuale per il cinema italiano,profondo rosso è probabilmente il film più riuscito del regista dove la suspense ed l'angoscia la fanno da padroni atttraverso un rosso sangue gotico,bamboline,coltelli affilati ed omicidi shock. La sceneggiatura è magistrale come anche il cast attoriale per non parlare delle musiche. Psicologicamente grandioso, Argento dopo Suspiria non sarà mai più cosi
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burton99
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lunedì 30 aprile 2012
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"profondo rosso": un summa
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E' il risultato del mix di suggestioni argentiane dei suoi precedenti (i gialli), e successivi (gli horror), film. Infatti, nella trama c'è del fantastico (la villa che dimostra l'attenzione particolare alla scenografia che diventa pate importante dell'intera vicenda; il quadro e il disegno, che io ho sempre visto come un eco del precdente "L'uccello dalle piume di cristallo", dove si parlava di un dipinto naif; la medium; i delitti efferati, una costante di tutta la sua cinematografia), ma anche del realistico, dovuto più al co-sceneggiatore Bernardino Zapponi. La trama avvincente, la psicologia dei personaggi e il fascino visivo di alcune sequenze memorabili rendono quindi "Profondo rosso" non solo un ottimo film, ma il capolavoro di Argento perchè summa di tutta la sua cinematografia inglobata in un unico, grande film.
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de ridder
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lunedì 12 dicembre 2011
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il thriller per definizione
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parlando di profondo rosso si rischia di diventare ripetitivi,ottima l ambientazione,la sceltadegli attori , la musica,ma profondo rosso deve ringraziare l atmosfera in cui è stato creato, gli anni 70 danno un senso di oscurità,poca luce,une sensazione "sporca" che oggi sarebbero improponibili,lo stesso film non ha una pellicola "pulita"un po,come dice marc hai suoi allievi,all inizio,l altro merito del grande argento è di aver riproposto clara calamai ex diva dei telefoni bianchi,mito del ventennio, e primo nudo mostrato in un film,ritagliandogli un ruolo da dark lady difficilmente superabile un autentico outsider,li jolly calato al momento giusto,profondo rosso è un labirinto che entra nella testa dello spettatore e si fa ricordare a distanza di tanti anni ,oltre all incasso, un film deve farsi ricordare, a distanza di anni,e in questo ha raggiunto l obbiettivo.
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paolo 67
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sabato 29 ottobre 2011
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argento puro
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"Profondo rosso" è l'approdo del primo periodo cinematografico di Argento, quello del thriller in cui vengono chiarite le ricerche sul tempo cinematografico presenti in modo ancora embrionale nei precedenti film. Argento si affranca da modelli vicini e lontani e crea qualcosa di totalmente suo. Per rappresentare un incubo, inframezzato da una parentesi rosa in cui allude ai propri casi sentimentali, il regista potenzia l'inqiuetante nascosto in strutture e spazi dell'architettura razionalista della città di Torino, rivelandone una dimensione cupa ed enigmatica, per costruire un'immagine di una città magica e satanica. La palazzina Scott, un capolavoro del liberty, diventa per Argento ambientazione per un arabesco visivo sempre più allucinante, con una scena che è anche una metafora allarmante e suggestiva della psicoanalisi, sottolineata dalla musica di Giorgio Gaslini, autore assieme ai Goblin di una ipnotica colonna sonora (il brano omonimo del film rimase a lungo in testa alla "hit parade").
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"Profondo rosso" è l'approdo del primo periodo cinematografico di Argento, quello del thriller in cui vengono chiarite le ricerche sul tempo cinematografico presenti in modo ancora embrionale nei precedenti film. Argento si affranca da modelli vicini e lontani e crea qualcosa di totalmente suo. Per rappresentare un incubo, inframezzato da una parentesi rosa in cui allude ai propri casi sentimentali, il regista potenzia l'inqiuetante nascosto in strutture e spazi dell'architettura razionalista della città di Torino, rivelandone una dimensione cupa ed enigmatica, per costruire un'immagine di una città magica e satanica. La palazzina Scott, un capolavoro del liberty, diventa per Argento ambientazione per un arabesco visivo sempre più allucinante, con una scena che è anche una metafora allarmante e suggestiva della psicoanalisi, sottolineata dalla musica di Giorgio Gaslini, autore assieme ai Goblin di una ipnotica colonna sonora (il brano omonimo del film rimase a lungo in testa alla "hit parade"). La tecnica diventa lo strumento fondamentale per un nuovo modo di poesia cinematografica, come nelle inquadrature macroscopiche che scandagliano con moto maestoso piccoli oggetti che da insignificanti diventano immensi, messaggio mastodontico, dilagante, prodromo dell'accadimento mortale. Argento crea dei momenti deliranti che conferiscono credibilità ad avvenimenti che di per sè possono anche essere illogici, come l'entrata in scena del pupazzo nella scena dell'omicidio di Giordani, che consente ad Argento di scendere dentro la paura della morte. In film come questi, che hanno fatto scuola oltreoceano, la paura da fisica diventa metafisica, un'ombra mortale che elimina i vivi venuti a curiosare i suoi lugubri segreti.
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