aristoteles
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venerdì 24 luglio 2015
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re dario
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Non amo i film del terrore e quando scorro il palinsesto tv li evito accuratamente.
Pertanto con estrema diffidenza ho visionato questa pellicola.
Capolavoro mondiale oltretutto italiano.
Brividi sulla pelle dall'inizio alla fine,battito accellerato e respirazione a singhiozzo.
Eppure non sono riuscito a staccarmi un attimo dalla visione.
L'attore principale e' bravissimo ma tutte le inquadrature agghiaccianti e le idee geniali sono frutto di una mente superiore.
Dario Argento :il Maestro che senza far scorrere fiumi di sangue riesce a far prendere ansiolitici allo spettatore.
Non parliamo poi delle musiche che ancora"canticchio" quando attendo risposte importanti.
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Non amo i film del terrore e quando scorro il palinsesto tv li evito accuratamente.
Pertanto con estrema diffidenza ho visionato questa pellicola.
Capolavoro mondiale oltretutto italiano.
Brividi sulla pelle dall'inizio alla fine,battito accellerato e respirazione a singhiozzo.
Eppure non sono riuscito a staccarmi un attimo dalla visione.
L'attore principale e' bravissimo ma tutte le inquadrature agghiaccianti e le idee geniali sono frutto di una mente superiore.
Dario Argento :il Maestro che senza far scorrere fiumi di sangue riesce a far prendere ansiolitici allo spettatore.
Non parliamo poi delle musiche che ancora"canticchio" quando attendo risposte importanti.
E quando cammino per il corridoio do sempre uno sguardo allo specchio ,non si sa mai....
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fabio1957
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venerdì 29 maggio 2015
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tra i migliori ma non il migliore
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Contestualizzando il film al periodo in cui è uscito, risulta sicuramente innovativo del suo genere, tuttavia nella cosiddetta trilogia degli animali(l'uccello dalle piume di cristallo,il gatto a nove code ,quattro mosche di velluto grigio) c'era un quid in più.E' l'ultimo giallo di Argento prima di passare sciaguratamente all'horror.Ci sono tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna del thriller all'italiana e del suo autore,scene truculente,suspence,colpi di scena,inquadrature hickcokiane, insomma la summa di tutti gli elementi utili a creare un'atmosfera sospesa, torbida ,inquietante.Se però si legge con attenzione,questa storia già anticipa l'incursione del regista nel paranormale,cosa che in seguito caratterizzerà quasi tutte le opere del nostro.
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Contestualizzando il film al periodo in cui è uscito, risulta sicuramente innovativo del suo genere, tuttavia nella cosiddetta trilogia degli animali(l'uccello dalle piume di cristallo,il gatto a nove code ,quattro mosche di velluto grigio) c'era un quid in più.E' l'ultimo giallo di Argento prima di passare sciaguratamente all'horror.Ci sono tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna del thriller all'italiana e del suo autore,scene truculente,suspence,colpi di scena,inquadrature hickcokiane, insomma la summa di tutti gli elementi utili a creare un'atmosfera sospesa, torbida ,inquietante.Se però si legge con attenzione,questa storia già anticipa l'incursione del regista nel paranormale,cosa che in seguito caratterizzerà quasi tutte le opere del nostro.Molti lo considerano un cult e forse lo è.
Argento ha fatto di meglio
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claudiofedele93
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domenica 19 aprile 2015
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il capolavoro di dario argento
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E’ difficile valutare un capolavoro, talvolta il rischio è quello di scadere in discorsi già detti, frasi trite e ritrite da persone che in passato hanno avuto l’acume di veder subito in esso la grandezza insita in questi, oppure che l’hanno saputo analizzare con il passare del tempo ancor meglio mostrando tutti quegli elementi chiave per una lettura approfondita e capace di evidenziare a puntino tutti gli elementi presenti da tenere in grande considerazione. Per questo motivo sarebbe stupido oggigiorno chiedersi quanto “valga” Profondo Rosso, ma piuttosto sarebbe più logico domandarsi quali sono gli elementi che hanno fatto di questo lavoro di Dario Argento l’apice del suo Cinema, la punta di diamante che nemmeno lui stesso (forse) è mai più riuscito a raggiungere.
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E’ difficile valutare un capolavoro, talvolta il rischio è quello di scadere in discorsi già detti, frasi trite e ritrite da persone che in passato hanno avuto l’acume di veder subito in esso la grandezza insita in questi, oppure che l’hanno saputo analizzare con il passare del tempo ancor meglio mostrando tutti quegli elementi chiave per una lettura approfondita e capace di evidenziare a puntino tutti gli elementi presenti da tenere in grande considerazione. Per questo motivo sarebbe stupido oggigiorno chiedersi quanto “valga” Profondo Rosso, ma piuttosto sarebbe più logico domandarsi quali sono gli elementi che hanno fatto di questo lavoro di Dario Argento l’apice del suo Cinema, la punta di diamante che nemmeno lui stesso (forse) è mai più riuscito a raggiungere.
Con una storia semplice ed abbastanza comune, priva di grandi stravolgimenti o straordinari eventi legati alla trama, seguendo inizialmente le orme di un giallo come tanti altri, il regista di Suspiria qui fa quello che per molti fu definito il “cambiamento totale” da parte di Argento, che dal “thriller” passò al genere “Horror”, non senza però modificare il suo stile in un cambio repentino o impersonale. Sia chiaro a tutti, il Cinema di D.A. resta un tipo di cinema che solo questi riesce a fare, sebbene di emulatori proprio in quegli anni, per seguire la scia del successo, ce ne furono ed alcuni raggiunsero persino una discreta fama e plausi. Le riprese, le atmosfere, i personaggi ed i tanti scorci oscuri ed inquietanti, claustrofobici e silenziosi, che il regista offre allo spettatore erano e restano tutt’ora un marchio indelebile che attanaglia la mente del pubblico portandola in un vortice di mistero ed orrore umano senza precedenti.
I parallelismi presenti in Profondo Rosso con il suo primo lavoro “L’Uccello dalle Piume di Cristallo” sono considerevoli, non a caso anche in questa sede si assiste ad un efferato omicidio sia noi (spettatori) che il protagonista, che inerme, in questa occasione, vede la sua vicina di casa uccisa brutalmente.
Marc Daly (David Hemmings), pianista inglese che ha preso soggiorno a Roma, è così invischiato in una storia di sangue ed atroci uccisioni, una presenza non smette mai di seguire i suoi passi e più quest’ultimo, tra un indizio e l’altro, grazie anche alla collaborazione della giornalista Gianna Brezzi, cercherà di arrivare alla soluzione del caso, più le minacce ed i pericoli aumenteranno, sfociando, infine, in un epilogo drammatico ed inaspettato.
C’è una forte autoironia nel cinema di Argento quando si parla di Profondo Rosso, poiché si riprende esattamente un discorso iniziato nel 1970, cinque anni prima del rilascio e distribuzione di questa pellicola, dato che noi tutti, se volessimo, potremmo benissimo arrivare a risolvere il “caso” proposto sin dai primi minuti. La telecamera mossa con grande maestria dal film-maker italiano ci mette in modo obbiettivo, senza filtri né scusanti, davanti alla verità, così come viene messo il protagonista stesso, ma a sfalsare quest’ultima siamo proprio noi che in fondo siamo ciechi e non riusciamo a scorgere la vera realtà dei fatti. Non ci sono trucchi in Profondo Rosso, ancor meno che nell’opera prima di Argento, l’assassino è esattamente (se non addirittura palesemente) mostrato allo spettatore, il quale però, grazie ad una fastosa ed eccelsa messa in scena, è così rapito dalla storia da non accorgersi di tutti gli elementi che i corridoi delle case che il regista riprende propongono e mostrano. Forse siamo proprio noi stessi, per il gusto stesso di assaporare uno straordinario prodotto a renderci ciechi e negare l’evidenza dei fatti per lasciarci trasportare in un lungometraggio che si vede e si assapora, in tutte le sue sfaccettature, sempre ai giorni nostri come un qualcosa di puramente inedito e originale.
Dario A. scrisse la sceneggiatura di questo film nella sua casa di campagna, in una caldissima estate, ma insoddisfatto del proprio lavoro, insoddisfazione dovuta anche a qualche critica ricevuta dal padre di cui teneva sempre conto e dal fratello, decide di farsi aiutare da Bernardino Zapponi; così quel che abbiamo tra le mani è un lavoro a quattro mani, un progetto ambizioso e carico di aspettative, poiché Argento non è più un novellino, ha diretto ormai qualche pellicola e già in giro si sussurra che sia lui il nuovo Hitchcock. Le tante aspettative non deludono gli spettatori, che accolgono favorevolmente la pellicola, ma cosa più importante è la critica ad elogiarlo tanto che ancor oggi è possibile andare nei più noti siti cinematografici di tutto il mondo (quali ad esempio il RottenTomatoes) e scoprire che Deep Red ha un gradimento del 95% .
Il vero successo di questo film lo si deve solo ed unicamente all’estro creativo del regista, che si immedesima in un demiurgo capace di plasmare l’arte a suo piacimento, regalando così una perla del genere horror (e non solo) destinata a fare la storia non solo in Italia, ma anche all’estero. Argento, esattamente come in una delle prime inquadrature ove le porte di un bellissimo teatro si aprono dinanzi allo spettatore, ci invita a prendere parte alla vicenda che si appresta a raccontare, un racconto sporco e lercio proprio come il bagno del grande teatro da dove tutto comincia.
Ci parla sempre attraverso i dolori e le perversioni dell’uomo, delle sue debolezze, della sua stoltezza e della sua instancabile curiosità, propone il tutto con una estetica che fa abuso di rosso e si allontana, in modo definitivo, dal genere “giallo” per arrivare a toccare l’horror e lo splatter attraverso scene di tortura, coltellate, decapitazioni e urla incessanti di dolore.
Tuttavia, tanti sono gli elementi, i tasselli del puzzle, che hanno reso Profondo Rosso un film eccezionale a cominciare dalla collaborazione di Carlo Rambaldi per la realizzazione degli effetti speciali, fino ad arrivare alla colonna sonora curata da Giorgio Gaslini e dai Goblin, gruppo rock italiano che tornerà a scrivere partiture musicali per altri film di D.A.. L’importanza delle musiche adoperate in questa produzione non si avverte solo da un punto di vista puramente tecnico, ma a riprova di quanto detto basti pensare che John Carpenter per “Halloween” realizzerà un tema molto simile a quello qui orchestrato.
Profondo Rosso è un film che ha segnato un’epoca, che con il suo alone di paura, mistero e thriller ha avvicinato molti giovani al cinema ed al genere horror, che ha avuto un’importanza fondamentale anche per Dario Argento stesso, che dopo aver siglato la “trilogia degli animali” si ritrova a dirigere una pellicola che assume, in ultima analisi, quelli che sono i contorni più puri del genere horror dal quale in futuro non si allontanerà, se non per rare volte. Grazie ad una regia attenta, curata, sempre incentrata sul “nascondere”, ma al contempo “rivelare” una realtà innegabile alla quale noi stessi, per errore, disattenzione o volontà decidiamo di sottrarci, Profondo Rosso è ancora oggi un cult, un capolavoro, una pellicola da godere in tutte le sue tinte e sfumature ove ad una storia semplice ed in alcuni casi non proprio brillante dal punto di vista dei dialoghi, alterna una messa in scena, una colonna sonora ed un reparto di effetti speciali all’avanguardia e capaci tutt’ora di rimanere impressi in ogni appassionato di cinema.
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elgatoloco
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giovedì 1 gennaio 2015
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grande film di argento
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Grande, anzi grandissimo film di Dario Argento, il cui stile"vira ormai"al fantastico, pur se qui l'assassino è comunque ancora"persona umana", a differenza che in"Inferno", per es. Tutte le "tracce" sono interessantissime, dalla canzone infantile ai disegni nella"villa dei fantasmi", con alcuni"rilievi"da osservare con attenzione: la conferenza sulla parapiscologia all'inizio, i dialoghi tra il protagonista e Carlo, Carlo con il"trans", le conversazioni del pianista-investigatore con la giornalista, IL ruolo dell'erotismo(contenuto ma sempre presente)nel film, altro ancora... Formidabili le musiche, tra il grande jazz di Giorgio Gaslini e il rock "progressive"dei Goblin, forse la miglior colonna sonora dei film"argentei", assieme, certo al Keith Emerson di"INferno".
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Grande, anzi grandissimo film di Dario Argento, il cui stile"vira ormai"al fantastico, pur se qui l'assassino è comunque ancora"persona umana", a differenza che in"Inferno", per es. Tutte le "tracce" sono interessantissime, dalla canzone infantile ai disegni nella"villa dei fantasmi", con alcuni"rilievi"da osservare con attenzione: la conferenza sulla parapiscologia all'inizio, i dialoghi tra il protagonista e Carlo, Carlo con il"trans", le conversazioni del pianista-investigatore con la giornalista, IL ruolo dell'erotismo(contenuto ma sempre presente)nel film, altro ancora... Formidabili le musiche, tra il grande jazz di Giorgio Gaslini e il rock "progressive"dei Goblin, forse la miglior colonna sonora dei film"argentei", assieme, certo al Keith Emerson di"INferno". E la scelta degli attori: Hemmings mai così bravo(neanche in"Blow-up"di Antonioni)come detective-rabdomante, meglio improvvisatosi tale da pianista jazz, da un Glauco Mauri sempre in parte, a Macha Méril"medium", a un Lavia già straordinario(le prove teatrali, soprattutto successive, l'avrebbero"incoronato"), a una Dario Nicolodi che gioca su un registro ironico ma con risvolti inquietanti, a Eros Pagni, commissario fiorentino menfreghista e disincantato, ad altri ancora, con una Clara Calamari, recuperata "pour chose"da Argento per un ruolo particolarissimo. Film del mistero e dell'inquietudine continui. Geniale. El Gato
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antsca29
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venerdì 19 dicembre 2014
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ok ma non troppo
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Questo film non è fatto bene e non fa paura tranne nei momenti degli omicidi . Certo c'è da dire che l'ho visto un pò di anni fa a 13 anni e non ho chiuso occhio per paura che ci fosse l'assassino dietro la tenda o che spuntasse d'improvviso , la canzoncina perversa era inquietante . Non lo consiglio particolarmente a chi cerca la paura vera e propria a meno che non abbiate 13 anni .... So che sono gusti e che è stato fatto nel 1975 ma mancano effetti speciali , e senza questi il film non ha fatto il salto di qualità .
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g_andrini
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domenica 13 luglio 2014
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piacevole.
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E' girato in modo "moderno", può sembrare una pellicola degli anni '90, a parte i costumi dell'epoca. E' un thriller psicologico di buona qualità, che sonda il rapporto madre-figlio.
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andisceppard
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giovedì 12 giugno 2014
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la paura
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Difficile dirlo in altro modo. Per me almeno. Senza ombra di dubbio. Che certo ho poi visto mille altri film, più violenti, più inquietanti, meglio fatti. Ma quello lì rimane la paura. In ogni cosa. Questione d'età, è ovvio. Che lo vidi a 14 anni, forse meno, un po' di sfroso. E per un mese non ho chiuso occhio. Ma penso sia inutile dirlo. Penso che ne abbiano scritto di tutto. Uso queste righe per buttare lì una cosa. Che non mi è capitato di leggere. E che magari - a qualcuno - fa venire voglia di ridarci un'occhiata. E di riprovare un brivido. È una citazione. Peggio, proprio una copia. Di Nighthawk, di Hopper. C'è a un certo punto del film.
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Difficile dirlo in altro modo. Per me almeno. Senza ombra di dubbio. Che certo ho poi visto mille altri film, più violenti, più inquietanti, meglio fatti. Ma quello lì rimane la paura. In ogni cosa. Questione d'età, è ovvio. Che lo vidi a 14 anni, forse meno, un po' di sfroso. E per un mese non ho chiuso occhio. Ma penso sia inutile dirlo. Penso che ne abbiano scritto di tutto. Uso queste righe per buttare lì una cosa. Che non mi è capitato di leggere. E che magari - a qualcuno - fa venire voglia di ridarci un'occhiata. E di riprovare un brivido. È una citazione. Peggio, proprio una copia. Di Nighthawk, di Hopper. C'è a un certo punto del film. Buttata lì, così. Proprio quel famosissimo quadro, uguale, ma reale. Non c'entra niente, non ha a che fare con la storia. Però non è difficile pensare a chi - ad un altro quadro di Hopper - si ispirò per la casa di Norman Bates. Boh, niente di più. Io non lo riguardo.
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renato c.
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venerdì 28 febbraio 2014
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un bel thriller sadico.. ma non troppo!
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Ho scritto la frase di lancio in quel modo perchè nella scheda del film Dario Argento viene descritto come l'erede di Alfred Hitchcock. ciò che li distingue sono le scene di sadismo! Hitchcock creava brivido suspence e colpi di scena! Argento li sa creare anche lui ma inserisce scene di sadismo spesso raccapriccianti! Nonostante tutto mi sembra che in "Profondo rosso" ce ne siano meno che in altri suoi films. Avevo visto il film alla sua uscita nel 1975, e quello che ricordavo era l'assassino che girava con quell'occhio illuminato sotto quello strano cappello, quella strana scena del pupazzo che arriva a rompersi davanti alla quasi vittima e soprattutto ricordavo molto bene la scena finale dell'ascensore; una scena simile è difficile da dimenticare, tuttavia non è una crudeltà sadica di un assassino ma un disperato tentativo di difesa a provocarla! Una scena veramente sadica era invece quella (che non ricordavo) in cui l'assasina prima colpisce quella povera ragazza con l'accetta da macellaio, e poi, ancora viva e cosciente l'annega nell'acqua bollente della vasca da bagno! Vedere quella povera ragazza morente, col viso tutto ustionato è una scena terribile! Per il resto è un film degno di Hitchcock con suspance, brivido, ecc.
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Ho scritto la frase di lancio in quel modo perchè nella scheda del film Dario Argento viene descritto come l'erede di Alfred Hitchcock. ciò che li distingue sono le scene di sadismo! Hitchcock creava brivido suspence e colpi di scena! Argento li sa creare anche lui ma inserisce scene di sadismo spesso raccapriccianti! Nonostante tutto mi sembra che in "Profondo rosso" ce ne siano meno che in altri suoi films. Avevo visto il film alla sua uscita nel 1975, e quello che ricordavo era l'assassino che girava con quell'occhio illuminato sotto quello strano cappello, quella strana scena del pupazzo che arriva a rompersi davanti alla quasi vittima e soprattutto ricordavo molto bene la scena finale dell'ascensore; una scena simile è difficile da dimenticare, tuttavia non è una crudeltà sadica di un assassino ma un disperato tentativo di difesa a provocarla! Una scena veramente sadica era invece quella (che non ricordavo) in cui l'assasina prima colpisce quella povera ragazza con l'accetta da macellaio, e poi, ancora viva e cosciente l'annega nell'acqua bollente della vasca da bagno! Vedere quella povera ragazza morente, col viso tutto ustionato è una scena terribile! Per il resto è un film degno di Hitchcock con suspance, brivido, ecc. Un po' irreale forse il fatto del protagonista che, sapendo che c'è in giro un simile assassino sadico va da solo, di notte, in una villa abbandonata! Questo non mi sembra coraggio, ma folle incoscenza...!!! Per il resto tutto regge bene! Clara Calamai fa bene la sua ultima interpretazione di "brutta e cattiva"; e pensare che pare sia stata la prima attrice italiana ad apparire sullo schermo a seno nudo ancora prima della seconda guerra mondiale! Non so se anche in quel film era "cattiva", comunque non credo certo sia stata "brutta"!
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nolek
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sabato 22 febbraio 2014
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profondo film
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Un capolavoro firmato Dario Argento, che si snoda in un intreccio forse complessivamente non molto credibile,ma decisamente efficace.
Ongi tentativo di giungere al colpevole dell'omicidi iniziale sembra cadere desolatamente nel vuoto. Mi sento di definirlo uno Psycho italiano, le inquadrature sono perfette, porte,finestre,ogni luogo sembra promettere una nuova minaccia per il giovane Marc,il quale cerca disperatamente di scovare l'assassino.
Poco altro da aggiungere: un thriller che tiene col fiato sospeso fino all'ultimo secondo, certamente non può mancare nella vostra raccolta personale di film visti!
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brando fioravanti
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martedì 8 ottobre 2013
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stile inconfondibile
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Solito giallo alla Dario Argento. La storia non è più ricercata dei precedenti,ma lo stile è davvero sublime. La lunga seguenza dell'ingresso nella casa abbandonata è entrata nella storia. Attori bravissimi e una colonna sonora storica.
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