lucaguar
|
domenica 5 novembre 2023
|
fulci stavolta non è un regista di genere
|
|
|
|
Lucio Fulci è un regista estremamente difficile da valutare e da inquadrare: sempre al limite tra cinema d'autore e cinema di genere, i suoi film certamente non passano mai inosservati, restano nella memoria, sono originali. Qui tuttavia il regista romano sembra girare il suo film più complesso e maturo, che si svincola dal genere horror anche se senza snaturare la propria vocazione iperbolica, esagerata e sfacciatamente violenta e cruda. Il film si snoda molto bene nell'intreccio tipico del genere thriller-giallo e nello spettatore rimane sempre alta la tensione e la suspence. La caratteristica che tuttavia differenzia questo film dagli altri di Fulci, anche da quelli ritenuti i migliori, è il fatto che qui il regista riesce a trattare dei temi effettivamente più impegnativi e articolati, su tutti il rapporto nord-sud Italia, la relazione del nostro paese con il sistema economico consumistico contemporaneo, la supertizione, i pregiudizi e la morale cattolica perbenista e moralistica che ancora in quegli anni andava imperversando in Italia.
[+]
Lucio Fulci è un regista estremamente difficile da valutare e da inquadrare: sempre al limite tra cinema d'autore e cinema di genere, i suoi film certamente non passano mai inosservati, restano nella memoria, sono originali. Qui tuttavia il regista romano sembra girare il suo film più complesso e maturo, che si svincola dal genere horror anche se senza snaturare la propria vocazione iperbolica, esagerata e sfacciatamente violenta e cruda. Il film si snoda molto bene nell'intreccio tipico del genere thriller-giallo e nello spettatore rimane sempre alta la tensione e la suspence. La caratteristica che tuttavia differenzia questo film dagli altri di Fulci, anche da quelli ritenuti i migliori, è il fatto che qui il regista riesce a trattare dei temi effettivamente più impegnativi e articolati, su tutti il rapporto nord-sud Italia, la relazione del nostro paese con il sistema economico consumistico contemporaneo, la supertizione, i pregiudizi e la morale cattolica perbenista e moralistica che ancora in quegli anni andava imperversando in Italia. Le ambientazioni del Sud Italia sono davvero originali per i canoni dei film thriller e gialli italiani, e gli attori mostrano ottime prestazioni, su tutti la Bouchet e la Bolkan. Intensissima e tipicamente "fulciana" è la scena del pestaggio della Maciara da parte dei padri dei bambini uccisi, con una violenza "sfacciata" che non può non farsi riconoscere come tipica dello stile di Fulci e da cui trarranno spunto generazioni di registi. Lucio Fulci, sempre bistrattato dalla critica (e anche dai tribunali) per le scene politicamente scorrette dal punto di vista del pudore e della violenza, qui si supera, facendoci rifettere anche sul fatto che spesso i pregiudizi e le superstizioni generano il "sonno della ragione" che produce mostri e violenze, e che, d'altra parte, il moralismo delle istituzioni come la chiesa e, io aggiungerei, anche la morbida e accondiscendente omertà delle forze di polizia (carabinieri), spesso sono complici della violenza e dell'ingiustizia. Ottimo film da parte di un nostro (comunque lo si voglia giudicare) importante regista. Vale assolutamente la pena vederlo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lucaguar »
[ - ] lascia un commento a lucaguar »
|
|
d'accordo? |
|
figliounico
|
mercoledì 27 settembre 2023
|
nulla si crea e tutto si reinventa
|
|
|
|
Fulci non inventa nulla ma reinventa i generi mescolando elementi di vari autori in modo originale, in questo caso sulla tavolozza dei colori, sullo sfondo chiaro delle case bianche di Accettura in Basilicata, mischia il giallo dei thriller di Argento, che nel ’72 aveva già partorito i suoi primi tre capolavori, al rosso acceso del sangue vivido delle scene più splatter di Mario Bava, ottenendo un prodotto che non difetta di una certa suspense, colorito, si fa per dire, da alcune sequenze truculente, in cui ad essere seviziato non è il paperino di gomma, che il giornalista Milian regala alla bimba sordomuta, ma la maga Bolkan, che insieme alla Bouchet e alla Papas forma un trio di formidabili vestali del terrore, ancelle di Fulci nel nuovo culto pagano dei sacrifici umani in celluloide, contro cui nulla può il rappresentante della moderna società dei mass media e la sottana ambigua del prete di campagna interpretato da Porel.
[+]
Fulci non inventa nulla ma reinventa i generi mescolando elementi di vari autori in modo originale, in questo caso sulla tavolozza dei colori, sullo sfondo chiaro delle case bianche di Accettura in Basilicata, mischia il giallo dei thriller di Argento, che nel ’72 aveva già partorito i suoi primi tre capolavori, al rosso acceso del sangue vivido delle scene più splatter di Mario Bava, ottenendo un prodotto che non difetta di una certa suspense, colorito, si fa per dire, da alcune sequenze truculente, in cui ad essere seviziato non è il paperino di gomma, che il giornalista Milian regala alla bimba sordomuta, ma la maga Bolkan, che insieme alla Bouchet e alla Papas forma un trio di formidabili vestali del terrore, ancelle di Fulci nel nuovo culto pagano dei sacrifici umani in celluloide, contro cui nulla può il rappresentante della moderna società dei mass media e la sottana ambigua del prete di campagna interpretato da Porel. Alla fine come nel più classico dei gialli a sorpresa si scopre il colpevole, ma non si svela il mistero più grande del film, ovvero perché il grande Ugo D’Alessio, nella parte del maresciallo, debba essere doppiato da Ennio Balbo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
tom cine
|
sabato 12 agosto 2023
|
inquietante, originale e coraggioso
|
|
|
|
Lucio Fulci è uno di quei personaggi del mondo del cinema troppo spesso sottovalutati (in Italia) e di cui non si parla e non si scrive quasi mai se non per relegare i film da lui diretti nel ristretto, anche se nobilissimo, ambito dell’artigianato cinematografico, oppure, nel più benevolo dei casi, per elevarlo al rango di “autore” tramite tardive celebrazioni. Per fortuna, i film sopravvivono all’epoca in cui sono stati realizzati e rimangono per essere ancora visti, giudicati e spesso rivalutati.
[+]
Lucio Fulci è uno di quei personaggi del mondo del cinema troppo spesso sottovalutati (in Italia) e di cui non si parla e non si scrive quasi mai se non per relegare i film da lui diretti nel ristretto, anche se nobilissimo, ambito dell’artigianato cinematografico, oppure, nel più benevolo dei casi, per elevarlo al rango di “autore” tramite tardive celebrazioni. Per fortuna, i film sopravvivono all’epoca in cui sono stati realizzati e rimangono per essere ancora visti, giudicati e spesso rivalutati. “Non si sevizia un paperino” ebbe, però, alla sua uscita, un ottimo e meritatissimo riscontro di pubblico ed è oggi considerato non solo il miglior di Fulci, ma anche uno dei capolavori del nostrano cinema thriller. E le ragioni ci sono tutte, cominciando dal coraggio con il quale mette in scena, senza fronzoli o addolcimenti ipocriti, tematiche assai inquietanti e delicate. Diversamente da altri thriller coevi, più fedeli alle codificazioni dei film di Dario Argento (il filone parte tutto principalmente da lui, più che da Mario Bava, nonostante quest’ultimo sia stato un geniale precursore), quasi tutti ambientati in grandi città del centro e del Nord Italia, “Non si sevizia un paperino” si svolge, invece, in un immaginario paesino lucano, Accendura. Il paese è funestato da una serie di terrificanti omicidi aventi, come vittime, dei ragazzini, tutti alle soglie della preadolescenza e tutti maschi. Un giornalista romano, Andrea Martelli, comincia ad indagare insieme ad una scapestrata e ricca ragazza del posto, Barbara, mentre polizia e carabinieri brancolano nel buio. Intanto, gli omicidi continuano e la tensione, in paese, diventerà sempre più alta quando una maciara verrà accusata ingiustamente di essere l’autrice dei delitti. Ma la verità, morbosa e sconvolgente, sta da un’altra parte.
Nel pieno del successo dei film di Argento, nei primi anni 70’, Fulci e i suoi collaboratori realizzarono questo thriller coraggioso, piuttosto verosimile e molto intelligente, riuscendo a confezionare non solo un film che riesce, ancora oggi, ad incollare alla poltrona, ma a costruire e a rendere intrigante un microcosmo inquietante grazie a dei credibili personaggi principali delineati molto bene dalla sceneggiatura e dai loro interpreti, tutti perfettamente in parte, tra i quali spicca Florinda Bolkan in un ruolo decisamente splendido, quello della sfortunata e folle maciara che riesce, infine, perfino a commuovere durante una delle sequenze più intense, sanguinose ed efferate del film e dove emerge, con una forza quasi insostenibile, un severo giudizio sulla giustizia personale. Non meno interessante è la maniera in cui vengono delineate le piccole vittime: in un’epoca in cui dominavano, sul grande schermo, i film strappalacrime a base di ragazzini sfortunati (non è una critica, ma soltanto un’annotazione), “Non si sevizia un paperino” mostra dei ragazzini che hanno le prime curiosità verso il sesso e proprio perché propone un’ottica che va contro una certa visione edulcorata dell’epoca nei confronti di personaggi molto giovani, il film segue questi ragazzini nei loro primi turbamenti e nelle curiosità della pubertà, rappresentandoli con luci e ombre. Non sono totalmente innocenti (ripropongono, nel loro piccolo, le storture del mondo degli adulti), ma sono comunque inconsapevoli delle insidie che costellano il mondo nel quale interagiscono: non solo il pericolo della pedofilia è dietro l’angolo (una sequenza, quella in cui Barbara tenta di sedurre un ragazzino mostrandosi in tutta la sua nudità, costò al regista e ai produttori una denuncia e Fulci dovette dimostrare in tribunale che il ragazzino era stato sostituito, in alcune inquadrature, da un nano), ma vi è una società, rappresentata in maniera assai pregnante, immersa nella paura del sesso identificato con il peccato e dove proprio questa repressione sfocia in atti nefandi. Questo film è qualcosa di più di un semplice thriller, è molto più ambizioso perché affronta, in maniera molto chiara e forte, come già detto, tematiche “difficili””: la repressione sessuale e psicologica, la paura del peccato (correlato sempre al sesso), l’ignoranza, le credenze religiose e l’ipocrisia. E affronta questi argomenti in maniera mai pedante o gratuita, inserendoli alla perfezione dentro il meccanismo narrativo, evitando di trasformarsi in un trattato sociologico mascherato da film “ad alta tensione”: Accendura è un luogo simbolico e la vicenda narrata può anche essere definita “universale”. Inoltre, “Non si sevizia un paperino” trae gran parte del suo fascino anche dalla paura e dal disagio che suscita nello spettatore: spietato nella rappresentazione della violenza, psicologica e fisica (la scena della “punizione” della maciara e quella del funerale di uno dei ragazzini uccisi sono, in maniere differenti, due veri pugni nello stomaco), è anche sagace nel far emergere gli elementi disturbanti in un paesaggio apparentemente solare (servito, in questo, da una fotografia egregia e dalle musiche di Riz Ortolani che sanno efficacemente rendere l’atmosfera arcaica delle suggestive location, tra le quali spicca Matera) e riesce, da vero “film di paura” degno di questa definizione, a rendere persistente la presenza dell’orco per tutta la sua durata aggiungendo, nei confronti di questa figura, perfino un pizzico di pietà in uno dei finali più intensi e più belli di tutto il cinema di Lucio Fulci. Un cinema davvero libero dalla gabbia del “politicamente corretto” e di cui, oggi si sente spesso la mancanza: per la bravura con cui coniuga l’inventiva della fantasia (qui ce n’è da vendere), un cast di tutto rispetto e i tasti delle emozioni più forti che variano dalla paura alla pietà.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tom cine »
[ - ] lascia un commento a tom cine »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
venerdì 26 giugno 2020
|
fulci eccelso
|
|
|
|
"non si sevizia un paperino"(Lucio FUlci, anche autore della sceneggiatura con Roberto Gianviti e Gianfranco Clerici, 1972), terzo "Thriller erotico"(maeglio sarebbe dire, semmai, "thriller con elementi erotici", dopo"Una sull'altra"(1969)e "UNa lucertola con la pelle di donna"(1971), è senz'altro, per il carattere "enigmatico" del film, l'inserzione della"maciara"(come dire"stega"-"veggente", figura intermedia, da quel che iintuisco, non conoscendo precisamente ll'espressione), dove l'elemento della"previsione"è più forte, ma questa "maciara"pratica anche la magia nera di tipo"voodoo"con gli spilloni su bambolotti che riproducono dei bambini), ma soprattutto per la caapcità di mantenere il segreto ASSOLUTO SUL REALE assassino, un film da apprezz<re, per come il ritmo si "fonde", ma per contrasto con la musica(Riz Ortolani, aveva fatto veramente un bel lavoro, con musiche non di tipo"gobliniano", ma quasi di tipo contrastivo rispetto a quanto il film propone), per come la caratterizzazione dei persoanggi(la"supermaggiorata", la"maga-strega", i dodicenni già molto"sviluppati"a livello erotico, il prete, il giornalista, i carabinieri ma anche altre figure, quasi di"intermediari")non perde mai di vista ciò che conta, ossia l'insieme, con un plot che è"flou", in evoluzione, per come coglie elementi come la super(o autostrada), il paese del Maternao in cui è ambientata la vicenda, altro ancora, , quasi in un gioco di scatole cinesi nel quale si cerca non tanto chi è l'assassino(a), ma quanti bambini(copme si p detto, perà molto"sviluppati"interessati a tematiche sessuali) ancora verranno uccisi, nel quale ci si preoccupa di valutare i singoli pezzi in relazione tra loro e con il"tutto", la "sorpresa"è poi inevitabile, ma viene adeguatamente preparata da tutta una "fioritura"di situazioni, nelle quali spiccano tre attrici a loro modo dei"tipi"assoluti"(Florinda Bolkana, la"maciara", l'emancipata sexy Barbara Bouchet, la grande Irene Papas in un ruolo interessanti, proprio in quanto più"engimatico", in realtà, rispetto alle due attrici più"emergenti"e"prorompenti"); Tomas Milian come gionalista caustico quanto"eccedente", Marc Porel il parroco, per un film dove il comunista dichiarato Lucio Fulci riserva alla religione istituzionalizzata un ruolo molto particolare, ancora Gianfranco Barra come carabiniere e Virgino Gazzolo quale magistrato.
[+]
"non si sevizia un paperino"(Lucio FUlci, anche autore della sceneggiatura con Roberto Gianviti e Gianfranco Clerici, 1972), terzo "Thriller erotico"(maeglio sarebbe dire, semmai, "thriller con elementi erotici", dopo"Una sull'altra"(1969)e "UNa lucertola con la pelle di donna"(1971), è senz'altro, per il carattere "enigmatico" del film, l'inserzione della"maciara"(come dire"stega"-"veggente", figura intermedia, da quel che iintuisco, non conoscendo precisamente ll'espressione), dove l'elemento della"previsione"è più forte, ma questa "maciara"pratica anche la magia nera di tipo"voodoo"con gli spilloni su bambolotti che riproducono dei bambini), ma soprattutto per la caapcità di mantenere il segreto ASSOLUTO SUL REALE assassino, un film da apprezz<re, per come il ritmo si "fonde", ma per contrasto con la musica(Riz Ortolani, aveva fatto veramente un bel lavoro, con musiche non di tipo"gobliniano", ma quasi di tipo contrastivo rispetto a quanto il film propone), per come la caratterizzazione dei persoanggi(la"supermaggiorata", la"maga-strega", i dodicenni già molto"sviluppati"a livello erotico, il prete, il giornalista, i carabinieri ma anche altre figure, quasi di"intermediari")non perde mai di vista ciò che conta, ossia l'insieme, con un plot che è"flou", in evoluzione, per come coglie elementi come la super(o autostrada), il paese del Maternao in cui è ambientata la vicenda, altro ancora, , quasi in un gioco di scatole cinesi nel quale si cerca non tanto chi è l'assassino(a), ma quanti bambini(copme si p detto, perà molto"sviluppati"interessati a tematiche sessuali) ancora verranno uccisi, nel quale ci si preoccupa di valutare i singoli pezzi in relazione tra loro e con il"tutto", la "sorpresa"è poi inevitabile, ma viene adeguatamente preparata da tutta una "fioritura"di situazioni, nelle quali spiccano tre attrici a loro modo dei"tipi"assoluti"(Florinda Bolkana, la"maciara", l'emancipata sexy Barbara Bouchet, la grande Irene Papas in un ruolo interessanti, proprio in quanto più"engimatico", in realtà, rispetto alle due attrici più"emergenti"e"prorompenti"); Tomas Milian come gionalista caustico quanto"eccedente", Marc Porel il parroco, per un film dove il comunista dichiarato Lucio Fulci riserva alla religione istituzionalizzata un ruolo molto particolare, ancora Gianfranco Barra come carabiniere e Virgino Gazzolo quale magistrato... Un film che si ricorda per il suo"tagliar fuori"ogni ramo secco del cinema di allora, probabilmente, insieme a"Il miele del diavolo", fi,m posteriore di quasi tre lustri, il"capolavoro"di un regista che ha sempre prediletto il thriller anche"Paranormale", pur se con forti iniezioni di"razionalismo", dategli dalla sua impostazione culturale certo aliena da"magismi"di maniera. Fulci, regista di film considerati"B-movies"è invece da rivalutare(e la valutazione è giò avvenuta, in gran parte), meritando riconoscimenti che, a differenza di altri, non gli sono mai stati tributati nella forma nella quale li avrebbe effettivamente meritati. QUesto film, insieme ad altri, "spiazza"e"stupisce"lo septtatoe, facendogli muovere ben altro che i soliti"nueroni.-specchio", il che, per la fruizione filmica, è molto importante. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
mauri67
|
domenica 26 febbraio 2017
|
trama tessuta con um meccanismo perfetto.
|
|
|
|
'NON SI SEVIZIA PAPERINO, primo titolo proposto per il film, e poi modificato aggiungendo un 'UN' dal color grigio su campo nero (per farlo comunque sparire), causa minacciate ritorsioni da parte della Walt Disney per l'uso improprio della parola 'Paperino', è un thriller giallo nel quale il tocco rivoluzionario del grande Maestro è geniale. Se con l'horror (filone che tutti obbligatoriamente devono seguire nel dopo-Esorcista di Friedkin del'73) Fulci diviene famoso (Zombi 2, Paura nella Città dei Morti Viventi, L'Aldilà), è con il thriller che raggiunge forse le vette più alte della sua carriera, permeando la pellicola di un denso nichilismo, ma anche di una forte contestazione sociale, inevitabile e inesorabile per gli anni che stavano correndo, costruendo lentamente dentro di noi l'idea che il nemico è silente e strisciante al nostro fianco tutti i giorni, è un nemico nuovo che scaturisce dalle nuove potenti dinamiche della società che si stà delineando, ed è naturalmente il più insospettabile che ci sia.
[+]
'NON SI SEVIZIA PAPERINO, primo titolo proposto per il film, e poi modificato aggiungendo un 'UN' dal color grigio su campo nero (per farlo comunque sparire), causa minacciate ritorsioni da parte della Walt Disney per l'uso improprio della parola 'Paperino', è un thriller giallo nel quale il tocco rivoluzionario del grande Maestro è geniale. Se con l'horror (filone che tutti obbligatoriamente devono seguire nel dopo-Esorcista di Friedkin del'73) Fulci diviene famoso (Zombi 2, Paura nella Città dei Morti Viventi, L'Aldilà), è con il thriller che raggiunge forse le vette più alte della sua carriera, permeando la pellicola di un denso nichilismo, ma anche di una forte contestazione sociale, inevitabile e inesorabile per gli anni che stavano correndo, costruendo lentamente dentro di noi l'idea che il nemico è silente e strisciante al nostro fianco tutti i giorni, è un nemico nuovo che scaturisce dalle nuove potenti dinamiche della società che si stà delineando, ed è naturalmente il più insospettabile che ci sia. Grandi attori dunque e grandi idee. Trama tessuta con un meccanismo perfetto che scorre senza incepparsi mai, ma dove ogni snap è intriso di un valore e un significato studiato e voluto.Voto 9
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauri67 »
[ - ] lascia un commento a mauri67 »
|
|
d'accordo? |
|
onufrio
|
martedì 2 febbraio 2016
|
per il bene delle loro anime
|
|
|
|
Un cult filmato dal maestro dell'orrore, Lucio Fulci, che in questa pellicola si dedica al giallo poliziesco con venature horror spruzzate in alcune scene(l'uccisione della maciara e la scena finale). La polizia indaga su tre omicidi, tutti e tre bambini morti in circostanze analoghe; la questione suscita anche l'interesse della stampa, qui rappresentata da Andrea Martelli (T.MIlian) che con l'aiuto della maliziosa Barbara (Bouchet) si metterà sulle tracce dell'assassino scovando il vero colpevole degli efferati omicidi.
|
|
[+] lascia un commento a onufrio »
[ - ] lascia un commento a onufrio »
|
|
d'accordo? |
|
apropositodicinema
|
domenica 15 novembre 2015
|
capolavoro del genere
|
|
|
|
Probabilmente il film più importante nella lunga carriera di Lucio Fulci ed anche quello più apprezzato in generale.
A partire dall’ambientazione, inedita per un thriller italiano del periodo, il film di Fulci si differenzia molto dagli altri prodotti dello stesso genere realizzati negli anni 70: la violenza efferata (per l’epoca) e gli effetti splatter che, ancora oggi, impressionano e disgustano, e l’inserimento di elementi so[+]
Probabilmente il film più importante nella lunga carriera di Lucio Fulci ed anche quello più apprezzato in generale.
A partire dall’ambientazione, inedita per un thriller italiano del periodo, il film di Fulci si differenzia molto dagli altri prodotti dello stesso genere realizzati negli anni 70: la violenza efferata (per l’epoca) e gli effetti splatter che, ancora oggi, impressionano e disgustano, e l’inserimento di elementi sovrannaturali, erotici e altamente provocatori (Fulci all’epoca ricevette anche varie denunce).
La sceneggiatura non è perfetta, alcuni momenti del film fanno sorgere dei dubbi a livello di continuità della storia, ma la cosa più importante è che Fulci è riuscito a mostrare la paura e l’odio di un piccolo paesino, colpito da una grave tragedia come quella di tre bambini uccisi. Il film ci mostra la paranoia di questi paesani e la loro voglia di trovare un colpevole e di farsi giustizia da soli. La suspense regge, anche se la rivelazione finale è prevedibile, le interpretazioni sono buone, soprattutto quella della Bolkan nelle vesti della ‘maciara’ e la regia di Fulci è ottima.
‘Non si sevizia un paperino’ non è solo uno dei migliori film di Lucio Fulci, ma è anche uno dei thriller nostrani più importanti, più sconvolgenti e più accusatori dal punto di vista sociale.
Un capolavoro del genere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a apropositodicinema »
[ - ] lascia un commento a apropositodicinema »
|
|
d'accordo? |
|
paolo salvaro
|
martedì 9 settembre 2014
|
grande film di lucio fulci
|
|
|
|
La valutazione di due stelle con cui il dizionario accoglie questo film è alquanto ingenerosa : il buon Lucio Fulci con i quattro soldi investiti per la realizzazione di questo film non avrebbe davvero potuto girare una pellicola migliore di questa. Lo si può tranquillamente collocare al terzo posto dei thriller italiani migliori mai realizzati, davanti a Sei donne per l'assassino del maestro Mario Bava, ma dopo La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati e Profondo Rosso di Dario Argento. Purtroppo il livello di quei due film è ineguagliabile anche per Lucio Fulci (che tra parentesi, ha diretto anche Sette note in nero che si difende assai bene).
[+]
La valutazione di due stelle con cui il dizionario accoglie questo film è alquanto ingenerosa : il buon Lucio Fulci con i quattro soldi investiti per la realizzazione di questo film non avrebbe davvero potuto girare una pellicola migliore di questa. Lo si può tranquillamente collocare al terzo posto dei thriller italiani migliori mai realizzati, davanti a Sei donne per l'assassino del maestro Mario Bava, ma dopo La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati e Profondo Rosso di Dario Argento. Purtroppo il livello di quei due film è ineguagliabile anche per Lucio Fulci (che tra parentesi, ha diretto anche Sette note in nero che si difende assai bene).
Un astuto gioco di contrasti, assai più raffinato di quanto si possa pensare, sta alla base dell'intero film: inanzitutto da un lato l'innocenza dei bambini e dall'altra la corrotta anima dell'adulto. Questo è forse l'elemento più tangibile. Poi, il contrasto tra il mondo libertino e quello puritano, impersonati splendidamente dai personaggi chiave di Patrizia e del giovane prete. Ed ancora, da un lato la calma piatta e razionale degli uomini colti a cui fa da contraltare la ferocia animalesca ed a tratti primitiva del popolaccio. Chi vive in paesi di provincia assai piccoli ed un po' retrogradi come il mio, si riconoscerà sicuramente in quest'ultimo aspetto. Ed infine il conflitto forse più sottile : tra la vita semplice e pacifica (o presunta tale) di campagna e quella movimentata e frenetica della città, rappresentata dalla strada su cui la vettura della Bouchet corre a tutto gas, inquadrata solo per alcuni istanti. Essa ed il complesso di valori apparentemente malsani a cui sembra fare riferimento, rimangono sullo sfondo, il più lontano possibile dai paperini, la cui purezza non deve essere scalfita in nessun modo. Purtroppo è proprio dalle più buone intenzioni che si generano le più crudeli mostruosità.
Film assolutamente buono.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo salvaro »
[ - ] lascia un commento a paolo salvaro »
|
|
d'accordo? |
|
francisco goya
|
lunedì 30 dicembre 2013
|
"un terrorista del genere"...e della critica!
|
|
|
|
"Non si possono dare tre stellette a un film di Fulci": è la frase pronunciata da uno (ma pensata da molti) dei critici cinematografici italiani del secolo andato. E questa austerità reazionaria, questo disprezzo quasi censorio sono stati cifra caratterizzante di tanta intellighenzia critica nei confronti delle opere del Maestro, senza salvarne nessuna dal limbo del trash all'italiana. Con le dovute cautele, questo è lo stesso atteggiamento con cui molta critica ipocrita bandiva i film di Pier Paolo Pasolini, ad esempio quel gioiello intitolato "La ricotta", considerandoli oltraggiosi, irreligiosi, immorali. Ammesse le distanze siderali tra i due cineasti, questa analogia serve solo ad evidenziare gli errori spesso commessi ( e spesso taciuti) da quelle autorità culturali che potevano permettersi il lusso di giudicare pubblicamente opere altrui in modo sprezzante e presuntuoso, e persino di ottenere seguito, facendo nascere dei luoghi comuni.
[+]
"Non si possono dare tre stellette a un film di Fulci": è la frase pronunciata da uno (ma pensata da molti) dei critici cinematografici italiani del secolo andato. E questa austerità reazionaria, questo disprezzo quasi censorio sono stati cifra caratterizzante di tanta intellighenzia critica nei confronti delle opere del Maestro, senza salvarne nessuna dal limbo del trash all'italiana. Con le dovute cautele, questo è lo stesso atteggiamento con cui molta critica ipocrita bandiva i film di Pier Paolo Pasolini, ad esempio quel gioiello intitolato "La ricotta", considerandoli oltraggiosi, irreligiosi, immorali. Ammesse le distanze siderali tra i due cineasti, questa analogia serve solo ad evidenziare gli errori spesso commessi ( e spesso taciuti) da quelle autorità culturali che potevano permettersi il lusso di giudicare pubblicamente opere altrui in modo sprezzante e presuntuoso, e persino di ottenere seguito, facendo nascere dei luoghi comuni. Uno di questi è che Lucio Fulci sia stato capace solo di produrre roba di "serie B", magari celando un eufemismo. Un altro grande maestro che ha dovuto fare i conti con questo stato di cose fu Mario Bava: molti dei suoi film sono stati dimenticati, mentre in America sarebbero diventati dei cult di risonanza mondiale.
Ma le nuove generazioni hanno dato torto a gran parte di questa critica salottiera, in cui spesso e volentieri il termine "critica" coincideva col sinonimo di disapprovazione, e non con quello di analisi. Le nuove generazioni dell'horror e del thriller amano Lucio Fulci, terrorista e magistrale artigiano dei generi; se proprio si ha bisogno di grandi nomi, anche se non servirebbero, si annoveri tra i giovani che lo hanno riscoperto e rivalutato un pazzoide un po' attempato come Quentin Tarantino.
Questa recensione non è finalizzata a smascherare nessuno, tanto meno ad assurgere al ruolo di "critica della critica" ma, senza nulla togliere all'autorevolezza dei recensori, per così dire, ufficiali, sarebbe necessario rimuovere completamente autocompiacimento e cliché, e questo alone di sadismo obbligato contro una personalità del cinema italiano che ha dato tanto e ricevuto poco ( spesso francesi, tedeschi, ma anche oltreoceano, hanno visto meglio di noi italiani, adottando quelle personalità che noi abbiamo abbandonato per molto tempo a causa della nostra cecità).
Lucio Fulci diceva di essere un terrorista dei generi (aggiungerei un regista sui generis, sgangherato, artaudiano, parossistico, geniale). Diceva che amava mettere quella bomba che faceva deflagrare il genere sino a deformarlo, a farlo diventare qualcosa di non categorizzabile e fortemente personale. Ora è diventato anche un terrorista della critica, implosa in se stessa dopo la sua resurrezione. Non ci sono fini apologetici, ma si guardi e si riguardi con attenzione "Non si sevizia un paperino", "Sette note in nero", "L'Aldilà" o anche qualcos'altro fin troppo presto cestinato come "La casa nel tempo", magari andando oltre le lacune oggettive, che pure esistono; magari pensando ad altri problemi oggettivi che attanagliavano il Maestro, come budget risibili, poca fiducia nelle sue capacità, disistima preventiva.
Un solo rimando al film: basta la scena del barbaro e straziante assassinio di Florinda Bolkan, sulle note di "Quei giorni insieme a te" di Ornella Vanoni, a far capire che ci si trova davanti a un grande film, meritevole di tre, magari anche di quattro stellette, qualora le stellette fossero davvero in grado di restituire simbolicamente il valore di un film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francisco goya »
[ - ] lascia un commento a francisco goya »
|
|
d'accordo? |
|
paolo 67
|
sabato 7 luglio 2012
|
alla faccia dei critici e degli psicologi
|
|
|
|
Forse il miglior film di Lucio Fulci, ebbe a suo tempo un processo- da cui, con un minimo di furbizia da parte di Fulci venne assolto- per la scena in cui Barbara Bouchet si mostra nuda a un bambino (in realtà un nano maggiorenne, Domenico Semeraro, noto come il “nano della stazione”, un imbalsamatore che finirà tragicamente sulle cronache per il suo omicidio da parte dell'amante). Il film è la prova dello straordinario talento di Lucio Fulci nell'inventare un tipo di paura cinematografica non debitrice di altri (lo stesso Dario Argento deve molto non tanto a Hitchcock o Lang, ma a Mario Bava). Il regista svolge un chiaro, duro, polemico discorso contro l'arretratezza di una parte dell'Italia in preda all'ignoranza, al pregiudizio nei confronti del diverso, al fanatismo religioso e ai suoi legami con un morboso erotismo (cosa che gli provocò duri attacchi da parte dei cattolici).
[+]
Forse il miglior film di Lucio Fulci, ebbe a suo tempo un processo- da cui, con un minimo di furbizia da parte di Fulci venne assolto- per la scena in cui Barbara Bouchet si mostra nuda a un bambino (in realtà un nano maggiorenne, Domenico Semeraro, noto come il “nano della stazione”, un imbalsamatore che finirà tragicamente sulle cronache per il suo omicidio da parte dell'amante). Il film è la prova dello straordinario talento di Lucio Fulci nell'inventare un tipo di paura cinematografica non debitrice di altri (lo stesso Dario Argento deve molto non tanto a Hitchcock o Lang, ma a Mario Bava). Il regista svolge un chiaro, duro, polemico discorso contro l'arretratezza di una parte dell'Italia in preda all'ignoranza, al pregiudizio nei confronti del diverso, al fanatismo religioso e ai suoi legami con un morboso erotismo (cosa che gli provocò duri attacchi da parte dei cattolici). Ispirato alla realtà (una serie di omicidi di bambini avvenuti a Bitonto nel 1971) rivela nello sguardo l'orrore di un anima candida come Lucio Fulci di fronte alla tragedia e al male e il bisogno di catarsi attraverso l'immaginario (nota la sua polemica coll'associazione psicologi, che aveva imputato ai film violenti -una colossale trombonata, mi permetto di osservare- comportamenti emulatori). Mi sembra di aver visto in una scena qualcosa che può aver ispirato Stanley Kubrick per “Shining”. Quando avremo rivalutato pienamente i nostri autori ci accorgeremo che non hanno niente da invidiare ai più celebrati (o fortunati, cosa che Fulci, che un giorno sarà considerato uno dei più grandi registi di tutti i tempi, in vita non è stato).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo 67 »
[ - ] lascia un commento a paolo 67 »
|
|
d'accordo? |
|
|