Non si sevizia un paperino |
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Un film di Lucio Fulci.
Con Irene Papas, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet, Marc Porel, Tomas Milian.
continua»
Poliziesco,
durata 110 min.
- Italia 1972.
MYMONETRO
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L'orrore alla luce del sole
di Stefano FranzoniFeedback: 0 |
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martedì 23 settembre 2008 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tra i caldi campi e le amene valli della Lucania stanno cominciando a trovare spazio grandi strade ed enormi ponti. Ma là dove il progresso si sta prepotentemente facendo strada rimane in vita la retrograda ed ottusa mentalità di provincia, fatta di superstizioni ed irrazionali credenze. Così, non appena in un antico paesino vengono ammazzati alcuni bambini, è spontaneo per ogni paesano seguire alla ceca i primi sospetti e puntare il dito contro i membri meno "conformi" della comunità: lo scemo, la fattucchiera("maciara") o la giovane, ricca ed eccentrica giunta di recente da Milano. "Non si sevizia un paperino" è un film corale, senza un protagonista vero. Non lo è il curioso giornalista Andrea Martelli (interpretato da Tomas Milian), nè la "maciara" o la splendida Patrizia (Barbara Bouchet), giovane ereditiera milanese con passati problemi di droga in Lucania per volontà del padre. Lo sono, più di tutti, i bambini, che esprimono con i loro occhi una gran varietà d'emozioni, dalle risa dei calcetti all'oratorio al terrore di fronte alla morte. In questo contesto opera una polizia diversa dai suoi simili cinematografici, che ragiona e va al di là delle apparenze, lasciando sempre una seconda opportunità alla verità e combattendo con la volontà del volgo di trovare un colpevole a tutti i costi. Lucio Fulci, addentrandosi nel tetro regno del cinema del terrore, confeziona un meritevole thriller rurale e originale, atipico per la sua ambientazione principalmente diurna e provinciale, ed anticipa di 4 anni "La casa dalle finestre che ridono" di Avati, altra opera che fa onore al cinema horror del nostro Bel Paese e che si accosta a "Non si sevizia un paperino" per molti aspetti. Fulci risvolta come un pugno nello stomaco la comune idea dell'idilliaca provincia, lontana anni luce dai delitti,le rapine e i fatti di cronaca delle grandi città, quasi a voler svelare la triste verità che purtroppo l'orrore è ovunque, anche nei luoghi che da esso ci dovrebbero salvare... Non più i bui vicoli delle metropoli, le lunghe notti scure e senza stelle, ma il giorno, il sole e le ampie vallate senza ombra. Siamo ancora lontani dalle esplosioni di sangue degli horror che seguiranno ma qualche risvolto macabro lo troviamo anche qui, in due scene da citare. La prima è la sequenza finale, che purtroppo toglie pathos alla narrazione a causa dei disastrosi effetti speciali. Efficace è invece la scena madre del linciaggio, che nel suo coniugare selvaggia ferocia e fredda razionalità crea nello spettatore un forte senso di disagio. Da menzionare infine la modernissima casa di Patrizia, dal design futuristico, che stride con le bianche e vecchissime casette locali e la conturbante scena in cui la giovane, sdraiata nuda su una poltrona reclinabile, invita un bambino a portargli l'aranciata. Come non immedesimarsi nei pensieri di un bambino troppo timido per guardarla e troppo curioso per non farlo. Un film che colpisce per il suo rifuggire stereotipi e banalità, sia a livello narrativo che fotografico. Una buona opera sotto ogni aspetto. Da riscoprire.
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