joker 91
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mercoledì 22 dicembre 2010
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il più grande film della storia del cinema
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il film che tutti anche senza averlo visto conoscono. Coppola in uno stato di grazie dipinge un film iconico con attori che diventeranno tutti dei miti escluso Brando che a quel tempo lo era già. Un film crudo,romanzato con interpreti eccellenti ed una colonna sonora di Nino Rota paurosa, Marlon Brando crea la figura più grande mai vista ed si inizia ad intravedere un certo Al pacino che dimostra subito di essere un grandissimo che darà in futuro un qualcosa di sensazionale. Duvall,Caan,Cazale sono molto bravi ed si vede. UN FILM ICONICO
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aristoteles
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martedì 21 luglio 2015
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potere assoluto
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Simpatizzare per un mafioso non è motivo di orgoglio eppure questo film riesce a spingerti in questa direzione.
Sia Al Pacino che Brando danno quella sensazione di potere assoluto nel loro ruolo ,quello del padrino, che va oltre la legge ,la giustizia e tutte le regole comunemente da osservare.
E sembra quasi che vengano "assolti" nel farlo da una società corrotta che in realtà loro stesso creano ,formano e sviluppano.
La fotografia e i costumi sono di eccezionale levatura , i dialoghi mai banali e la trama è eccellente (almeno nei primi due capitoli).
I cattivi "stupidi" come i due fratelli di Pacino o muiono presto o vengono messi ai margini ,quelli "intelligenti" vivono alla grande ,comandano ,decidono della vita altrui e fanno gli imprenditori anche se di cocaina ,gioco d'azzardo e prostituzione.
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Simpatizzare per un mafioso non è motivo di orgoglio eppure questo film riesce a spingerti in questa direzione.
Sia Al Pacino che Brando danno quella sensazione di potere assoluto nel loro ruolo ,quello del padrino, che va oltre la legge ,la giustizia e tutte le regole comunemente da osservare.
E sembra quasi che vengano "assolti" nel farlo da una società corrotta che in realtà loro stesso creano ,formano e sviluppano.
La fotografia e i costumi sono di eccezionale levatura , i dialoghi mai banali e la trama è eccellente (almeno nei primi due capitoli).
I cattivi "stupidi" come i due fratelli di Pacino o muiono presto o vengono messi ai margini ,quelli "intelligenti" vivono alla grande ,comandano ,decidono della vita altrui e fanno gli imprenditori anche se di cocaina ,gioco d'azzardo e prostituzione.
Segno che anche a fare i gangster ci vuole un po di sana intelligenza.
Alla fine ovviamente tutti pagheranno le loro scelte o meglio ancora il loro modo di vivere.
Ma ne sono consapevoli ed è questo quello che mi è piaciuto di più nel film , la consapevolezza che pagheranno e al tempo stesso la certezza che vale la pena farlo,almeno per loro.
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claudus
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mercoledì 8 dicembre 2010
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di padre in padrino
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A Marlon Brando sarebbero bastati i primi venti minuti del film per vincere la statuetta come miglior attore protagonista.
Durante il resto della storia ci fa un grande regalo. Una sorpresa indimenticabile.
Già prima che si veda il suo volto , grazie alla straordinaria ripresa dalle spalle ( per circa cinque minuti, e che farà scuola in casa Tarantino ) utilizza la mano come probabilmente usavano fare i faraoni egiziani o i cesari ai tempi di Roma, insomma mani che erano un imperativo a cui attualmente viene concesso l'autorità soltanto a sua santità il pontefice della chiesa cattolica. Ecco i papi usano le mani allo stesso modo.
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A Marlon Brando sarebbero bastati i primi venti minuti del film per vincere la statuetta come miglior attore protagonista.
Durante il resto della storia ci fa un grande regalo. Una sorpresa indimenticabile.
Già prima che si veda il suo volto , grazie alla straordinaria ripresa dalle spalle ( per circa cinque minuti, e che farà scuola in casa Tarantino ) utilizza la mano come probabilmente usavano fare i faraoni egiziani o i cesari ai tempi di Roma, insomma mani che erano un imperativo a cui attualmente viene concesso l'autorità soltanto a sua santità il pontefice della chiesa cattolica. Ecco i papi usano le mani allo stesso modo.
Appena si apre lo schermo sul frontale, ci troviamo di fronte all'invenzione di un genio (perchè fu lo stesso Brando a inventare quel volto e quelle mascelle rivestite).
vediamo un gatto, le carezze, la disillusione , il pensiero che scivola lungo la scrivania dell'uomo più solo del mondo ( un'pò come si dice del presidente degli Stati Uniti d'America).
I padrini, prima padri, sanno quanto sono soli nelle loro affari. La pellicola è permeata completamente dal fascino della solitudine infinita dell'esistenza umana e mai verrà più rappresentata così bene come in questo film sia nella gestualità di Vito come negli occhi di Mike.
Il nostro Riccardo c(u)orleone è riuscito a costruire l'organizzazione più importante di tutte. Aveva capito che più delle prove di forza contava la testa , i rapporti di amicizia con i politici .(vedi convenienza) , i favori all'uomo della strada , foss'anche un "beccamorto" che tornerà poi utile a ricostruire il volto di un figlio conciato troppo male per mostrarlo a madre.
Coppola riesce ad architettare un film lento,ma senza un minuto di noia, il carisma e l'atmosfera che qui si respira è unica nella storia del cinema.
Fa parte di quelle epiche che riescono a parlare di tutte le cose dell'esistenza e che a modo loro, giuste o sbagliate che siano , offrono una risposta.
Perfino il modo in cui Vito anziano a piedi (poco prima di subire l'attentato) parla col fruttivendolo è di poesia altissima, come dice "peperoni"... Ce ne offre ( e Iddio benedica i nostri doppiatori) la materia , il colore , il senso della terra,la loro bellezza tattile.
Quì tutto è un rallentamento del tempo , potrei politicamente definirla una reazione edificante.
Vito e la famiglia, la costruzione dei rapporti, che vedremo splendidamente approfonditi nel secondo capitolo... , Il "rispetto", l'"onore", ci sembrano parole che quasi abbiamo imparato da questo capolavoro.
Fondamentalmente la famiglia dei Corleone ci viene presentata con i dettami dell'aristocrazia: casalinga, servita, riverita, dittatoriale. Chiusa.
Il religioso rispetto e la fedeltà di alcuni membri , per quanto in certi casi fittizi , sono perfino sconcertanti, nel senso che queste persone sono " liete di poter servire" (come dirà e farà elegantemente Robin Williams ne : "l'uomo bicentenario") .
Il rumore nel film viene da due sole fonti: Sonny ( che morirà per questo) e le armi da fuoco, e non si può negare che ambedue si somiglino parecchio.
potremmo dire,anzi, che Sonny è l'artefice, la scheggia impazzita del film, lui è totalmente fuori contesto rispetto alla famiglia, sarebbe stato un ottimo capo carismatico per una famiglia , ma di una famiglia che sarebbe però durata poco.
Sonny è coraggioso, impulsivo, se vogliamo anche stupido. E' a causa di Sonny che succede tutto; fu lui a prendere i contatti con il malavitoso che voleva far entrare i Corleone nel giro degli stupefacenti, fu lui a mettere in imbarazzo Vito durante la riunione, fu lui a pestare a sangue il marito di Connie, fu lui a uscire in macchina da solo per la vendetta definitiva.
Tutto questò generò una serie di meccanismi a domino che porteranno la famiglia ai limiti dello sfacelo, non fosse che l'astuto Mike prenderà in tempo le redini della situazione quando Vito è ancora convalescente.
Michael grazie alle sue abilità riuscirà a costruire un impero da miliardi di dollari, capirà l'andamento del mercato e della storia, imparerà a prevedere le mosse dei suoi avversari, ben consigliato da papà Vito.
Coppola è stato superbo a farci sentire Corleone prima che la vedessimo.
In casa, nella sacralità della famiglia si sentiva già lo sguardo malinconico per una terra più semplice dove i tempi fossero ancora più dilatati, i campi , gli ulivi...Tutto questo è in Vito , per quanto poco lo abbia conosciuto da piccolo.
Dalla finestra del suo studio dove si affacciava sul presente , lui vedeva il passato, come per piantare una radice così forte che nè tempo , nè intemperie avrebbero potuto scalfire.
Eppure ogni episodio terminerà con una morte: Vito nel primo, Fredo nel secondo, Mike nel terzo.
Vito muore a casa sua in America, nell'orto, Fredo in acqua, l'elemento che aveva attraversato Vito per raggiungere la terra in cui non farà il "pupo" ma l'imperatore, e Michael morirà , a Corleone, come se queste morti fossero una regressione temporale attraverso la carnalità della famiglia.
Vito può considerarsi l'origine, Fredo il tradimento, Mike la fedeltà.
E' la storia di una famiglia come tutte, sebbene straordinaria: Una moglie che pensava ai fatti suoi, un padre venerato, il figlio forte, Sonny, la figlia ribelle, Connie, quello stupido e debole, Fredo e quello intelligente : Mike.
La psicologia dei personaggi rovesciata nel macrocosmo esistenziale regge lo specchio della società .
Gli esterni nel film in fondo, non esistono, tutto è interiore e chiuso, sterile, buio se vogliamo, ma per questo più vero.
L'angoscia non ci viene servita per ciò che è ,per dirla col cinema a mò di Bergman; nè traspare negli atteggiamenti, vi è piuttosto un vuoto distacco, dato soprattutto dal volto di Mike e De Niro nel secondo episodio.
Vito, è fondamentalemente ingiudicabile e impenetrabile. Sembra perennemente finto, disincantato, disilluso,troppo complicato per poterne analizzare una sola parte. Infatti per questa sua assenza di un carattere diventa un simbolo perchè riflette tutto.
Brando Corleone"non è un pupo" , ma una marionetta del regista , al quale però scappa di mano, questo genio scivoloso il quale ci sembra un regnante ammanettato al suo trono... Ma le chiavi le tiene lui stesso nascoste nel passato costretto a un presente troppo futuro per un Padrino che ritorna Padre .
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gianni lucini
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venerdì 2 dicembre 2011
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meglio i pellirosse dell'oscar
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Nella notte degli Oscar del 28 marzo 1973 Marlon Brando rifiuta di ritirare la preziosa statuetta, vinta per la sua interpretazione nel film “Il Padrino” e va a rendere omaggio agli indiani d’America in segno di solidarietà con le loro rivendicazioni. Son passati quasi vent’anni da “Fronte del Porto” ma Marlon Brando non è cambiato. Negli Stati Uniti squassati da una mobilitazione senza precedenti contro la guerra del Vietnam e per i diritti civili, il mito dei giovani degli anni Cinquanta decide di stare dalla parte delle nuove generazioni. Se nella prima parte della sua carriera l’identificazione con i giovani ribelli era basata sulla sua diversa interpretazione del ruolo dell’attore visto come un soggetto in grado di restituire un significato più complesso della semplice interpretazione di un ruolo, in questo caso la sua presa di posizione appare ancor più sincera perché slegata dalla sua carriera cinematografica.
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Nella notte degli Oscar del 28 marzo 1973 Marlon Brando rifiuta di ritirare la preziosa statuetta, vinta per la sua interpretazione nel film “Il Padrino” e va a rendere omaggio agli indiani d’America in segno di solidarietà con le loro rivendicazioni. Son passati quasi vent’anni da “Fronte del Porto” ma Marlon Brando non è cambiato. Negli Stati Uniti squassati da una mobilitazione senza precedenti contro la guerra del Vietnam e per i diritti civili, il mito dei giovani degli anni Cinquanta decide di stare dalla parte delle nuove generazioni. Se nella prima parte della sua carriera l’identificazione con i giovani ribelli era basata sulla sua diversa interpretazione del ruolo dell’attore visto come un soggetto in grado di restituire un significato più complesso della semplice interpretazione di un ruolo, in questo caso la sua presa di posizione appare ancor più sincera perché slegata dalla sua carriera cinematografica. Con quel gesto manda un messaggio preciso: Marlon Brando è un ribelle nella vita prima ancora che sullo schermo. Le nuove generazioni, figlie dei suoi primi ammiratori, capiscono il messaggio e si riconoscono in lui, magari contro i padri e le madri che in gioventù si erano identificati con il motociclista del selvaggio.
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great steven
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giovedì 5 giugno 2014
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epopea criminosa con risvolti da dramma moderno.
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IL PADRINO (USA, 1972) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARLON BRANDO – AL PACINO – JAMES CAAN – DIANE KEATON – ROBERT DUVALL – JOHN CAZALE – TALIA SHIRE – STERLING HAYDEN – RICHARD CASTELLANO – RICHARD CONTE – AL LETTIERI § Tratto dal superlativo romanzo scritto in lingua inglese di Mario Puzo (1969), che ha collaborato alla sceneggiatura con il regista. Don Vito Corleone è un boss italoamericano che governa da due generazioni un clan mafioso che ha le mani in pasta nelle case da gioco, nella prostituzione, nella droga, nelle armi e nell’importazione dell’olio d’oliva. Ha quattro figli, diversi capiregime e un numero indefinito di persone che vengono a chiedergli favori ai quali solo lui può porre soluzione.
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IL PADRINO (USA, 1972) diretto da FRANCIS FORD COPPOLA. Interpretato da MARLON BRANDO – AL PACINO – JAMES CAAN – DIANE KEATON – ROBERT DUVALL – JOHN CAZALE – TALIA SHIRE – STERLING HAYDEN – RICHARD CASTELLANO – RICHARD CONTE – AL LETTIERI § Tratto dal superlativo romanzo scritto in lingua inglese di Mario Puzo (1969), che ha collaborato alla sceneggiatura con il regista. Don Vito Corleone è un boss italoamericano che governa da due generazioni un clan mafioso che ha le mani in pasta nelle case da gioco, nella prostituzione, nella droga, nelle armi e nell’importazione dell’olio d’oliva. Ha quattro figli, diversi capiregime e un numero indefinito di persone che vengono a chiedergli favori ai quali solo lui può porre soluzione. Dopo esser stato ferito in uno scontro a fuoco dai malavitosi avversari, i capiregime affidano al terzogenito Michael di uccidere il mandante dell’attentato e un poliziotto corrotto in combutta con quest’ultimo, e poi lo fanno emigrare in Sicilia finché le acque non si calmano, e al suo ritorno il padre gli lascia in eredità il suo impero criminale e tutti gli affari di famiglia, per poi morire di vecchiaia. Michael Corleone saprà gestire, sebbene all’inizio fosse alquanto riluttante, il mondo di malvivenza e criminalità preso in adozione con maestria, metodo e abnegazione, vendicando la morte del fratello Santino e sterminando tutti i nemici della cricca durante il battesimo del suo primo figlio. Sarà incoronato lui come nuovo padrino della Famiglia Corleone. Questo film che ebbe ovunque un successo consistente e notevole, e che spezzò in due la critica che lo lesse principalmente come un panegirico della morale criminale e dell’epoca gangsteristica per antonomasia, raffigura un sistema famigliare e di clan con un retrogusto malinconico per quei legami che animavano l’America dell’immediato dopoguerra, eppure possiede anche una fertile e plumbea ambiguità, dettata specialmente dal parallelismo mafia-politica che nel seguito (Il padrino – Parte II) diverrà uguaglianza e da un’epopea e una logica del crimine che fa capo ad una struttura patriarcale di stampo italico più che statunitense. Il libro di Puzo (nato nel 1920) è adattato con sufficiente fedeltà, con qualche taglio che ha rimosso dalla rappresentazione su grande schermo i passaggi meno cruenti e più contemplativi e descrittivi, cosicché ne sia uscita una sceneggiatura che ha omesso dai dialoghi il termine "mafia" ed è stata attenta e precisa nella magistrale ricostruzione dei rapporti che imperversano fra la violenza fisica e l’omertà delinquenziale. Ottimo il disegno dei personaggi, che costituiscono un punto di forza non indifferente di questo film potente, accattivante e impressionante: Vito Corleone è impersonato da un M. Brando (premiato con l’Oscar al migliore attore) invecchiato di 20-25 anni con cotone fra i capelli e una mandibola artificiale in bocca per allargargli le mascelle, capace di misurati e tranquilli eloqui caratterizzati da una glaciale pacatezza e da una tenebrosa severità come di influssi collerici che ne mettono in evidenza la grande abilità recitativa; c’è il rabbioso, premuroso e violento Sonny di J. Caan; il rispettoso, ingenuo e poco intelligente Fredo di J. Cazale; l’energica, fedele e sardonica Costanza di T. Shire, nipote del regista; il proteiforme, mutevole e successivamente anche spietato Mike di A. Pacino; l’ignara, corretta e ineluttabile Kay di D. Keaton; il viscido, meschino e agghiacciante Sollozzo di S. Hayden (già protagonista, sedici anni prima, di Rapina a mano armata di Stanley Kubrick). Coppola dirige il film con sapiente bravura dimostrando di conoscere ciò di cui parla pur senza condividere le ragioni che espone con eccellente correttezza e onestà intellettuale: il suo è uno sguardo più distaccato che affascinato. Forte del successo, Coppola ebbe mano libera nel gettare in un caleidoscopio di ambizioni il suo intento di trasformare un gangster movie in una tragedia moderna, un’elevata metafora sul nuovo continente dopo la fine del sogno americano. Fotografia di Gordon Willis e musiche di Nino Rota, celeberrime e riproposte in altre occasioni, d’una lentezza sublime che sottolinea la cupezza che permea l’opera da capo a fondo, esplodendo con forza nelle scene clou. Due Academy Award anche al film e al copione.
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nico
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lunedì 6 agosto 2007
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e chissà se uscisse ora quanti oscar vincerebbe...
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Don Vito Corleone è uno dei più importanti capi della mafia italo americana. Controlla sindacati, ha legami stretti con svariati giudici, senatori e compagnia bella, ed è dotato di una fortissima personalità, senza la quale non avrebbe mai potuto creare il suo impero. Alla proposta di entrare nel traffico degli stupefacenti, rappresentando egli uno dei punti chiave attraverso cui il mercato può prolificare indisturbato, don Vito risponde cortesemente ma fermamente con un no, motivando la sua scelta. Il no non è però la risposta giusta per il proponente, e poco tempo dopo si attenta alla vita di don Vito ferendolo pesantemente ma senza riuscire ad ucciderlo. Mike, uno dei figli, inizialmente si mantiene ben al di fuori dagli affari di casa, ma è proprio dal fallito attentato che comincia il suo inserimento nella "famiglia", e determinante risulta subito essere il suo ruolo, prima sventando il tentativo ulteriore di uccidere il padre, già gravemente ferito, all'ospedale, successivamente uccidendo di propria mano un ufficiale della polizia corrotto ed uno dei mandanti.
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Don Vito Corleone è uno dei più importanti capi della mafia italo americana. Controlla sindacati, ha legami stretti con svariati giudici, senatori e compagnia bella, ed è dotato di una fortissima personalità, senza la quale non avrebbe mai potuto creare il suo impero. Alla proposta di entrare nel traffico degli stupefacenti, rappresentando egli uno dei punti chiave attraverso cui il mercato può prolificare indisturbato, don Vito risponde cortesemente ma fermamente con un no, motivando la sua scelta. Il no non è però la risposta giusta per il proponente, e poco tempo dopo si attenta alla vita di don Vito ferendolo pesantemente ma senza riuscire ad ucciderlo. Mike, uno dei figli, inizialmente si mantiene ben al di fuori dagli affari di casa, ma è proprio dal fallito attentato che comincia il suo inserimento nella "famiglia", e determinante risulta subito essere il suo ruolo, prima sventando il tentativo ulteriore di uccidere il padre, già gravemente ferito, all'ospedale, successivamente uccidendo di propria mano un ufficiale della polizia corrotto ed uno dei mandanti. Per questo secondo evento è costretto a fuggire per molti mesi in Sicilia, dove trova un nuovo amore. Il tempo ed altri avvenimenti fanno sì che Mike assuma il comando di quanto prima era nelle mani di Don Vito ( col suo consenso ). Questo film appartiene di diritto a quella categoria di opere che ogni volta, prima di essere visti, magari in compagnia di altre persone, è bene che non ci siano idioti intorno a dirti "che palle questo film, ma chi l'ha scelto?..." in quanto si potrebbero commettere stragi come una di quelle che nel film stesso si vedono. Il libro di Puzo viene ripreso nella sua essenza in maniera fedele ( per lunghi tratti sembra di leggere ciò che si sta vedendo ) ed allo stesso tempo Coppola riesce a dargli quello stile che lo rende un capolavoro. Personalmente mi risulta difficilissimo non provare simpatia (o stima?) per il personaggio interpretato da Marlon Brando in questo film. Imperdibili, libro e film. Qui i livelli sono da film come "I soliti ignoti", "Cittadino Caine", "Il buono, il brutto, il cattivo", "C'era una volta in america", e ben pochi altri. Trattasi quindi di film da 10 con lode. Imperdibile. E chissà se uscisse ora quanti oscar vincerebbe...
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[+] kane, non caine.
(di io)
[ - ] kane, non caine.
[+] bravo,bravo,bravo!
(di alice)
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(di chiara)
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kondor17
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sabato 12 luglio 2014
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una pietra miliare
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Tra i film ed i serial su cosa nostra, questo va messo di sicuro in cima alla lista. Con un cast da capogiro, FF Coppola ci fa.vedere cos'è il vero cinema. Sceneggiatura, interpretazione, montaggio, uso della macchina da presa, musica tutto praticamente perfetto. Forse un pò antico nel modo di girare e (volutamente?) lento nelle pause e nei silenzi, ma questo gli dona tutt'oggi quella patina di "imperfetta intoccabilità" che già si assapora guardando solo i capolavori del passato. È un quadro realistico di quello che poteva essere, nell'immediato dopoguerra, l'organizzazione mafiosa nel sud est americano, dalla florida al new jersey.
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Tra i film ed i serial su cosa nostra, questo va messo di sicuro in cima alla lista. Con un cast da capogiro, FF Coppola ci fa.vedere cos'è il vero cinema. Sceneggiatura, interpretazione, montaggio, uso della macchina da presa, musica tutto praticamente perfetto. Forse un pò antico nel modo di girare e (volutamente?) lento nelle pause e nei silenzi, ma questo gli dona tutt'oggi quella patina di "imperfetta intoccabilità" che già si assapora guardando solo i capolavori del passato. È un quadro realistico di quello che poteva essere, nell'immediato dopoguerra, l'organizzazione mafiosa nel sud est americano, dalla florida al new jersey. Il condizionale è d'obbligo perché nessuno sa.con esattezza come.allora le cose funzionavano. Solo nel 51 venne infatti fatto un tentativo di processo, che andò peraltro deserto in quanto nessuno testimoniò, e fino al 1957 lo stesso FBI negò ostinatamente l'esistenza di cosa nostra. La storia la conosciamo, il boss Vito, con i figli Sonny ed un mostruoso Al Pacino alias Mike. Un giro incredibile di amici, tenuti insieme dai favori e legati pena la vita dall'omertà e dal.silenzio, anche e soprattutto con i relativi partner e consorti. Il bel quadro patinato che il grande Coppola fa dei suoi avi, non rende forse giustizia alla cinica crudeltà da loro spesso usata ed usa quell'icona che era e sempre sarà marlon Brando per divinizzare figure che di divino niente avevano, se non l'istinto del business senza ogni scupolo o remora. Anche il rifiuto di don Vito al traffico di stupefacenti propostogli dai Tattaglia desta più di qualche sospetto. Sembra infatti (ma prove non ne esistono) che già durante il proibizionismo l'organizzazione iniziò invece ad occuparsene, per ampliare gli affari in zone più lucrose, ben sapendo che il divieto dell'alcol sarebbe ben presto finito. È un romanzo, ed un film, eccezionale, ma che risultò molto gradito anche alla.mafia stessa, quella reale, che ne fece motivo di orgoglio e veicolo di reclutamento.
Pur non essendo un esemlio da emulare, resta comunque un capolavoro assoluto: voto 9su10
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gabrigilli1997
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giovedì 25 giugno 2015
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il padrino e la rinascita di marlon brando
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Questo film può essere definito come la conferma dell'immenso talento di Marlon Brando, all'epoca in discesa a causa di film pessimi. Qui, invece, è Marlon Brando che rappresenta tutto il film,con il suo personaggio monumentale di Vito Corleone, dalla scena con il signor Buonasera a quella della sua commovente morte in giardino, di fronte agli occhi ingenui del nipote. Questo film gli valse l'Oscad, ma soprattutto dimostrò a tutti che lui era di nuovo il migliore di tutti. Questo film è semplicemente magnifico, come lo si può notare da un cast di mezzi sconosciuti come Al Pacino, Robert Duvall e Diane Keaton, che successivamente, grazie anche alla notorietà di questo film, vinceranno l'Oscar,rispettivamente nel 1993, nel 1984 e nel 1978.
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Questo film può essere definito come la conferma dell'immenso talento di Marlon Brando, all'epoca in discesa a causa di film pessimi. Qui, invece, è Marlon Brando che rappresenta tutto il film,con il suo personaggio monumentale di Vito Corleone, dalla scena con il signor Buonasera a quella della sua commovente morte in giardino, di fronte agli occhi ingenui del nipote. Questo film gli valse l'Oscad, ma soprattutto dimostrò a tutti che lui era di nuovo il migliore di tutti. Questo film è semplicemente magnifico, come lo si può notare da un cast di mezzi sconosciuti come Al Pacino, Robert Duvall e Diane Keaton, che successivamente, grazie anche alla notorietà di questo film, vinceranno l'Oscar,rispettivamente nel 1993, nel 1984 e nel 1978. Poi c'è lui...MARLON BRANDO... La trama, pur essendo articolata, riesce a stupire sempre di più, fino al mitico finale, in cui Michael Corleone, grazie agli utili consigli del padre, abbatte e uccide i suoi nemici. Sublime anche la regia di Francis Ford Coppola,che, nonostante fosse un quasi esordiente, riuscì a proporre delle scene memorabili, come quella del battesimo unita all'uccisione dei capi delle famiglie, grazie anche alle avvicenti colonne sonore di Nino Rota. I costumi sono sensazionali, e, nonostante sia un film del 1972, sembra che sia stato fatto solo 10 anni fa. Questo film insegna anche valori morali incredibili e indimemticabili, a volte dati per scontati, come l'amore per la famiglia, il rifiuto degli affari sporchi, come la droga. Inoltre, insegna a non inseguire mai la vendetta, poichè non restituirà mai ciò che si è perso. Che dire. Il miglor film di tutti i tempi...geniale!
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gabrigilli1997
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martedì 30 giugno 2015
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la rivincita di marlon brando
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Questo film può essere definito come la conferma dell'immenso talento di Marlon Brando, all'epoca in discesa a causa di film pessimi. Qui, invece, è Marlon Brando che rappresenta tutto il film,con il suo personaggio monumentale di Vito Corleone, dalla scena con il signor Buonasera a quella della sua commovente morte in giardino, di fronte agli occhi ingenui del nipote. Questo film gli valse l'OscaR, ma soprattutto dimostrò a tutti che lui era di nuovo il migliore di tutti.
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Questo film può essere definito come la conferma dell'immenso talento di Marlon Brando, all'epoca in discesa a causa di film pessimi. Qui, invece, è Marlon Brando che rappresenta tutto il film,con il suo personaggio monumentale di Vito Corleone, dalla scena con il signor Buonasera a quella della sua commovente morte in giardino, di fronte agli occhi ingenui del nipote. Questo film gli valse l'OscaR, ma soprattutto dimostrò a tutti che lui era di nuovo il migliore di tutti. Questo film è semplicemente magnifico, come lo si può notare da un cast di mezzi sconosciuti come Al Pacino, Robert Duvall e Diane Keaton, che successivamente, grazie anche alla notorietà di questo film, vinceranno l'Oscar,rispettivamente nel 1993, nel 1984 e nel 1978. Poi c'è lui...MARLON BRANDO... La trama, pur essendo articolata, riesce a stupire sempre di più, fino al mitico finale, in cui Michael Corleone, grazie agli utili consigli del padre, abbatte e uccide i suoi nemici. Sublime anche la regia di Francis Ford Coppola,che, nonostante fosse un quasi esordiente, riuscì a proporre delle scene memorabili, come quella del battesimo unita all'uccisione dei capi delle famiglie, grazie anche alle avvicenti colonne sonore di Nino Rota. I costumi sono sensazionali, e, nonostante sia un film del 1972, sembra che sia stato fatto solo 10 anni fa. Questo film insegna anche valori morali incredibili e indimenticabili, a volte dati per scontati, come l'amore per la famiglia, il rifiuto degli affari sporchi, come la droga. Inoltre, insegna a non inseguire mai la vendetta, poichè non restituirà mai ciò che si è perso. Che dire. Il miglor film di tutti i tempi...geniale!
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chiara
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mercoledì 16 gennaio 2019
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il potere della famiglia corleone
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Il Padrino parte I ha un posto in classifica tra i migliori film di sempre. Le ragioni di questo primato sono numerose e avendo visto di recente la pellicola posso capirne il perchè. Innanzitutto l'indiscutibile regia di Francis Ford Coppola che, rende le scene e le situazioni realistiche e verosimili, poi la mirabile bravura degli attori che, si rivelano autentici e ben calati nella parte. Oltre ovviamente a Marlon Brando che impersona il leggendario Vito Corleone, colpisce il talento di Al Pacino, a quell'epoca attore non ancora famosissimo che, nei panni di Michael Corleone risulta pienamente convincente. Si tratta di un personaggio assolutamente affascinante che, subisce un' evoluzione rispetto all'inizio della storia.
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Il Padrino parte I ha un posto in classifica tra i migliori film di sempre. Le ragioni di questo primato sono numerose e avendo visto di recente la pellicola posso capirne il perchè. Innanzitutto l'indiscutibile regia di Francis Ford Coppola che, rende le scene e le situazioni realistiche e verosimili, poi la mirabile bravura degli attori che, si rivelano autentici e ben calati nella parte. Oltre ovviamente a Marlon Brando che impersona il leggendario Vito Corleone, colpisce il talento di Al Pacino, a quell'epoca attore non ancora famosissimo che, nei panni di Michael Corleone risulta pienamente convincente. Si tratta di un personaggio assolutamente affascinante che, subisce un' evoluzione rispetto all'inizio della storia. Un romantico militare innamorato della bella ed elegante Diane Keaton prima, successivamente un individuo spietato e calcolatore che, mette a frutto la propria abilità e l'intelligenza a servizio della "famiglia". Il Padrino è un film corale che, racconta le vicende di una famiglia mafiosa di origini siciliane impiantata in America e della bramosia di potere che, è in grado di distruggere le vite degli uomini. Michael, il figlio più piccolo di Don Vito Corleone è il prediletto del padre e decide di abbandonare prima gli studi e poi l'esercito per salvare il potere di Don Vito, gravemente ammalato. Il ragazzo decide a questo punto di entrare a far parte degli "affari di famiglia" dai quali fino a quel momento si era tenuto volontariamente in disparte e dimostrando di essere più scaltro rispetto ai suoi fratelli, diventa il nuovo "padrino" , prendendo il posto di Don Vito. Il film è sicuramente curato nei minimi dettagli, con una colonna sonora indimenticabile. Particolarmente suggestiva risulta la parte ambientata in Sicilia, dove Michael si reca per nascondersi e viene "fulminato"dalla bellezza di Apollonia, giovane ragazza corleonese. Del film colpisce la sicilianità che, fa da protagonista. Atteggiamenti e modi di parlare, perfino cenni del capo che sono riprodotti con grande naturalezza. Lo ritengo un vero capolavoro, anche se bisogna stare ben attenti a non idealizzare i personaggi della pellicola facendone quasi degli "eroi". La finzione cinematografica va relegata alla sfera dell'arte, la vita reale è un'altra cosa.
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