seacat
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sabato 5 agosto 2006
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non e´ un film: e´ un´opera!!!!
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Nino Manfredi ci propone il tremendo dualismo Anima-Corpo in un periodo appena successivo al ´68; Ce lo propone con un misto di ironia, amarezza, gioia, sofferenza e tantissime altre sfumature che sarebbe lunghissimo elencare.
Formidabile il cast: Dallo stravagante Lionel Stander alla cinica Paola Borboni alla quale fa da contraltare l´eterea, libera ed allo stesso tempo piena di sentimento Giovanna.
Affabilmente ieratico Mario Scaccia; Stesso giudizio sui suoi "confratelli".
Gradevoli le allora giovanissime Mariangela Melato e Veronique Vendell.
Quando rivedremo un´opera cosi?
Seacat.
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taniamarina
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giovedì 23 aprile 2009
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viva viva sant'eusebbio...
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La storia del cinema italiano, tra le tante vicende che ci ha raccontate, nasconde anche una sottile e tacita guerra tra due grandi: Alberto Sordi e Nino Manfredi.Due modi opposti di far pensare, far ridere, fare dramma. A mio avviso Manfredi, in questo suo film (anche le musiche sono sue) ha dimostrato di essere uno degli artisti più profondi ed interessanti del cinema italiano, spaziando in questo film dalla comicità al cinismo, dalla riflessione alla rara leggerezza. Un'infanzia, quella del protagonista, che sa fin troppo di autobiografia, relegando lo spettatore a vivere la poetica e forte perversione di un uomo alle prese con la lotta tra sesso ed ingenuità, tra angeli e demoni, tra suicidio e voglia di vivere.
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La storia del cinema italiano, tra le tante vicende che ci ha raccontate, nasconde anche una sottile e tacita guerra tra due grandi: Alberto Sordi e Nino Manfredi.Due modi opposti di far pensare, far ridere, fare dramma. A mio avviso Manfredi, in questo suo film (anche le musiche sono sue) ha dimostrato di essere uno degli artisti più profondi ed interessanti del cinema italiano, spaziando in questo film dalla comicità al cinismo, dalla riflessione alla rara leggerezza. Un'infanzia, quella del protagonista, che sa fin troppo di autobiografia, relegando lo spettatore a vivere la poetica e forte perversione di un uomo alle prese con la lotta tra sesso ed ingenuità, tra angeli e demoni, tra suicidio e voglia di vivere.
Fim belissimo con attori bravissimi e con una frase che difficilmente si dimenticherà:
"A volte mi sento diviso in due: loro due litigano, ed io mi stanco...".
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mansueto
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domenica 13 maggio 2012
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singhiozzi d'un suicidio temporaneo
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Chi dell' "auto-morte" se ne intendeva, qualche tempo fa ci testimoniò che "Il suicida è come un carcerato che, nel cortile della prigione, vede una forca, pensa erroneamente che sia destinata a lui, evade nottetempo dalla sua cella, scende giù e s'impicca da sé".
Un lontano 1971, quando crebbi, un tal Benedetto di Castro de' Volsci ci raccontò in 122 minuti la magnificazione "dell'intera storia umana". Quell''elogia attraverò come un qualunque raggio cosmico ogni cellula del corpo di chi ne fu attratto; la riempì senza saperlo di luce e di spazio; di coscienza e di emozioni; di contenuto e contenente.
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Chi dell' "auto-morte" se ne intendeva, qualche tempo fa ci testimoniò che "Il suicida è come un carcerato che, nel cortile della prigione, vede una forca, pensa erroneamente che sia destinata a lui, evade nottetempo dalla sua cella, scende giù e s'impicca da sé".
Un lontano 1971, quando crebbi, un tal Benedetto di Castro de' Volsci ci raccontò in 122 minuti la magnificazione "dell'intera storia umana". Quell''elogia attraverò come un qualunque raggio cosmico ogni cellula del corpo di chi ne fu attratto; la riempì senza saperlo di luce e di spazio; di coscienza e di emozioni; di contenuto e contenente. Quel racconto fu la glorificazione sintetica di ogni dottrina; teologica e filosofica; psicologica e sociologica; medica ed estetica; commerciale e culturale. Tutto in un istante.
Sincretismo gnoseologico. Come dire. Irenismo ed ecumenismo di ogni dottrina:
quando la sensibilità umana (terza riga del libro del mondo) diventa poesia armonizzante di ogni distinzione e di ogni diversità della conoscenza!
Qui c'è tutto. L'uomo e la donna. Il Tanathos e l'Eros. La colpa, la paura, il dubbio, la leggerezza più svanita, l'elegia del "chi sono".
Alle volte gli uomini compiono miracoli senza saperlo. Alle volte nessuno sa di quelli.
Eppure questo superbo capolavoro della filmografia italiana (che pecca solo di vizi tecnici) diventa un mastodontico modello di studio per chi insegna, consolazione umana per chi soffe, costruzione critica per chi giuggioneggia, dissenso al senso per chi non crede.
L'avventura umana sta tutta là. In un convento "totale" della Ciociaria. Nell'ambulante ardimentoso di lingerie. Nell'alieno e diafano amore verso Delia. Nella bestemmia redenta di una canaglia di farmacista. Nella fantasia dell'ingenuità più lieve. Nel matrimonio celebrato di un senza no. In una caduta e in un tuffo. In un'apetta col vecchietto. In un bicchiere fresco... ma d'acqua calda!
Se volete chiedere a qualcuno chi mai voi siate, domandatevelo imberbi a voi stessi.
Inoculatevi rilassati questo film.
E se non v'è risposta....
Beh; allora finalmente avrete capito tutto!
Ma non ditelo a nessuno...
Homo Homini Deus. Deus Homini homo...
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renatoc.
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giovedì 28 settembre 2017
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manfredi e la fede
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Primo film di Nino manfredi come regista, e ottimo risultato! Il grande Nino, come molti, in gioventù ha avuto i suoi dubbi sulla Fede, soprattutto, in epoca preconciliare in cui il film è ambientato, dove l'educazione religiosa era molto rigida, specialmente per tutto ciò che riguardava il sesso, ritenuto in quel tempo uno dei peccati più gravi, in particolar modo nel centro-sud e nel Veneto! Ovvio che quando i frati lo mandano nel mondo, sottintendendo che il convento non è un "rifugio" per scappare dal mondo ma un luogo dove si va per vocazione, viene subito tentato da figure femminili con il culmine quando succhia il veleno di una vipera dalla gamba di una bella maestrina! Quando fa conoscenza col suo futuro suocero farmacista che
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Primo film di Nino manfredi come regista, e ottimo risultato! Il grande Nino, come molti, in gioventù ha avuto i suoi dubbi sulla Fede, soprattutto, in epoca preconciliare in cui il film è ambientato, dove l'educazione religiosa era molto rigida, specialmente per tutto ciò che riguardava il sesso, ritenuto in quel tempo uno dei peccati più gravi, in particolar modo nel centro-sud e nel Veneto! Ovvio che quando i frati lo mandano nel mondo, sottintendendo che il convento non è un "rifugio" per scappare dal mondo ma un luogo dove si va per vocazione, viene subito tentato da figure femminili con il culmine quando succhia il veleno di una vipera dalla gamba di una bella maestrina! Quando fa conoscenza col suo futuro suocero farmacista che gli mette la "pulce nell'orecchio" del perchè rinunciare ai piaceri del mondo che sono certi per sperare una futura felicità eterna che è incerta viene preso dai dubbi! Intanto si innamora della figlia del farmacista e quand'è sull'altare per sposarla dice "no" per compiacere al suocero però va a convivere con la sua mancata sposa! Sul punto di morte del suocero lo vede però baciare il Crocefisso, e rimane sconvolto! Da bambino era caduto da un dirupo e si era salvato miracolosamente; gli viene così la tentazione di rifare la prova gettandosi volontariamente da un dirupo! Viene operato e si salva ed il chirurgo gli dice:"Sei salvo per miracolo!" Così, con gli occhi stralunati pensa:"Allora com'è la cosa?!" Certo che l'educazione cattolica preconciliare era tremendamente repressiva, soprattutto sessuofoba! (Oggi sembra invece che sia più grave leggere gli oroscopi che non un peccato sessuale!) E molti hanno perso la Fede perchè si sentivano troppo repressi, anche perchè al Gesù Misericordioso che la Chiesa ci mostra oggi veniva presentato un Dio "giudice severo" alla Dante Alighieri! Nino Manfredi ha scelto i tempi giusti per affrontare quell'argomento (era da poco terminato il Concilio Ecumenico Vaticano II°!) dove alla condanna di deboli peccati di incontinenza è subentrata la condanna della mancanza d'amore verso il prossimo, dell'indiffernza per chi soffre e del sostituire al Divino i "maghi"! Papa Francesco è arrivato nei tempi giusti per chiarire molte cose, in barba agli ultraconservatori che lo condannano!
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elgatoloco
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domenica 9 agosto 2015
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ottimo regista-autore, manfredi
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario.
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario...), mostrando un attore che, nascondendosi dietro il "personaggio-realtà"del Saturnino ciociaro(Ciociaro Manfredi lo era e Saturnino il suo vero nome, da cui il diminutivo Nino...), si rivelava invece attore-regista-autore colto, non certo privo di interessi e curiosità verso il meglio della cultura del suo tempo. El Gato
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elgatoloco
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domenica 9 agosto 2015
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ottimo regista-autore, manfredi
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario.
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario...), mostrando un attore che, nascondendosi dietro il "personaggio-realtà"del Saturnino ciociaro(Ciociaro Manfredi lo era e Saturnino il suo vero nome, da cui il diminutivo Nino...), si rivelava invece attore-regista-autore colto, non certo privo di interessi e curiosità verso il meglio della cultura del suo tempo. El Gato
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elgatoloco
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martedì 30 marzo 2021
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film intelligentemente problematico
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"Per grazia ricevuta"(Nino Manfredi, anche autore del soggetto e della sceneggiatura con Gigi Magni, Leonardo Benvenuti, Pietro De Bernardi, 1971)racconta di un uomo, che da ragazzo ha subito privazioni di ogni tipo , è stato educato in maniera repressiva e bigotta sul piano sessuale, oltre ad aver lavorato come manovale in un convento di frati, che però poi scopre amore e sesso e si avvicina a un farmacista, ateo, che il padre della sua compagna. Quando crede che il suocero si sia converitito, tenta il suicidio vista la crisi in cui è entrato(ormai ateo, d'accordo con la sua compagna, aveva anche rifiutato il matrimono, scelgiendo la libera convivenza), ma un'operazione, riuscita"miracolosamente"(come afferma lo stesso chirurgo) riesce a savlarlo.
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"Per grazia ricevuta"(Nino Manfredi, anche autore del soggetto e della sceneggiatura con Gigi Magni, Leonardo Benvenuti, Pietro De Bernardi, 1971)racconta di un uomo, che da ragazzo ha subito privazioni di ogni tipo , è stato educato in maniera repressiva e bigotta sul piano sessuale, oltre ad aver lavorato come manovale in un convento di frati, che però poi scopre amore e sesso e si avvicina a un farmacista, ateo, che il padre della sua compagna. Quando crede che il suocero si sia converitito, tenta il suicidio vista la crisi in cui è entrato(ormai ateo, d'accordo con la sua compagna, aveva anche rifiutato il matrimono, scelgiendo la libera convivenza), ma un'operazione, riuscita"miracolosamente"(come afferma lo stesso chirurgo) riesce a savlarlo. Senza in alcun modo voler convincere qualcuno delle sue convinzioni, Nino Manfredi, qui pienamente"autore"del film, ha realizzato un'opera problematica, intelligente, non a caso premiata al festival di Cannes di quell'anno come opera prima, nella quale la questione",miracolo", "grazia ricevuta"etc.viene messa da parte, quasi facendone epochè, lasciando comunque il giudizio finale a chi guarda il film e cerca di capirlo, se possibile. Anche interprete nel ruolo del protagonista, Manfredi ha anche rielaborato la sua esperienza di ragazzo malato di TBC nel Frusinate, "miracolato"(lui non ci credeva), senza però riproporola sic et simplicter, anzi lavorando su una storia(sua, appnto, ossia scritta da lui, solo"aggiustata"nella sceneggiatura con alcuni amici collaboratori), in qualche modo lontanamente ispirata da quanto realmente vssuto.esperito dall'autore. Dunque non"autobiografa"vera e propria, ma un lavoro profondo su quanto vissuto.esperito. Molto ben curato anche sul piano scenografico, oltre che strettamente registico, con l'apporto delle musiche adeguate di Guido e Maurizo De Angelis, che alternano scelte rimbriche e ritmiche diverse, il film si avvale dell'interpretazione di Manfedi come protagonista, di Lionel Stander come suocerto, della bella Delia Boccardo come compagna, di Paola Borboni, come"quasi suocera", .di Mario Scaccia nella parte dle priore, di Mariangela Melato come seducente maestra della colonia e l'enumerazione del cast potrebbe essere decisamente più lunga. Manfredi refista dimostra anche una scelta accurata delle(degli)nterpreti. El Gato
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