Fantastico,
Ratings: Kids+16,
durata 128 min.
- Italia 1969.
MYMONETROFellini - Satyricon
valutazione media:
4,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
All'inizio il film sembra operare un parallelismo tra antichità classica e attualità (per allora) hippy (Max Born, che interpreta Gitone, lo era realmente), nella società dopo il grande movimento del '68 (che non era poi una novità) ma, andando avanti, si percepisce la familiare sensazione di un'aria indefinibile secondo dati temporali, che sembra abitare da sempre nella nostra anima: è l'atemporalità della condizione umana, liberamente raffigurata in un cromatismo psichedelico molto indovinato per una operazione squisitamente onirica e visionaria. Una ricognizione nel profondo, in un passato inconoscibile che potrebbe essere anche un viaggio nel futuro su un altro pianeta, la Terra di duemila anni fa.
[+]
All'inizio il film sembra operare un parallelismo tra antichità classica e attualità (per allora) hippy (Max Born, che interpreta Gitone, lo era realmente), nella società dopo il grande movimento del '68 (che non era poi una novità) ma, andando avanti, si percepisce la familiare sensazione di un'aria indefinibile secondo dati temporali, che sembra abitare da sempre nella nostra anima: è l'atemporalità della condizione umana, liberamente raffigurata in un cromatismo psichedelico molto indovinato per una operazione squisitamente onirica e visionaria. Una ricognizione nel profondo, in un passato inconoscibile che potrebbe essere anche un viaggio nel futuro su un altro pianeta, la Terra di duemila anni fa. Ogni tanto comparse ci guardano, in una ironica e insieme inquietante sottolineatura del carattere di reportage. Andando avanti come una allucinazione, il film racconta una civiltà più sognata che realmente esistita. I personaggi non hanno spessore, sono croste che affiorano dal tempo. L'estro visionario di Fellini si scatena nella sequenza della Suburra, una carrellata di tutti i tipi umani possibili fino a visioni che sembrano fantascientifiche. In una galleria straordinariamente ricca di facce, tra il magico e il laido (a volte cadaverico, a sottolineare la morte di una civiltà in fase di decomposizione), ci sembra di essere in una "dolce vita" ante-litteram. Il sogno (a volte incubo) prosegue in una specie di babelico delirio. All'ambiguità di alcune sequenze fa eco la quiete e la luce solare di altre, dalle incursioni nell'assurdo e nell'orrido si passa a improvvise oasi incantate. Nel meticciato della civiltà romana il gusto antico pagano è rappresentato dall'ammirazione del bello anche nelle forme maschili, mentre Fellini continua a non odiare e a rispettare tutti i personaggi. L'umanità, che ha smarrito i valori, si dedica al carpe diem, cercando di esorcizzare la morte. Il film rende anche il senso del tempo che passa, la vita non è che un'ombra: intanto la coscienza, al cospetto della tragedia, si ispessisce. Si sente il bisogno di una rigenerazione. Ma quello che sarà non si conosce. Intanto Encolpio, il vitellone sopravvissuto (che ha tratto nuova forza dalla madre terra, simboleggiata dalla maga Enotea), parte per un viaggio verso non si sa dove. Fellini era partito dall'idea di descrivere la vita degli antichi romani come quella delle trote, cercando di non farsi condizionare dall'ottica morale cristiana e cattolica, ma forse non era possibile. Eumolpo il poeta (bellissima la luminosa scena della pinacoteca, uno degli squarci retorici del film e del libro) e Encolpio sono i due volti di Petronio, di cui Fellini ha seguito la variazione di toni (così come la frammentarietà del film rispecchia quella del libro). Lavorando con gioia, nel gusto di fabbricare un bell'oggetto di alto artigianato su misura delle richieste del marketing, Fellini supera la sua crisi espressiva (rappresentata autobiograficamente dalla impotenza guarita di Encolpio) realizzando un panorama unico, una composizione straordinariamente ricca di colori e sapori e molto curata nei dialoghi e nelle musiche (dal folklore orientale e africano fino alla dodecafonia -tra i titoli originali: "Canto per l'impiccagione di un ministro"). Un esempio di cinema pittorico e di grande lavoro di ricerca sull'immagine. Un Fellini complesso e completo, che si interroga sul senso della vita terrena, non nasconde un'amarezza e uno sconforto, ma mantiene aperta la speranza.
[-]
[+] lascia un commento a paolo 67 »[ - ] lascia un commento a paolo 67 »
Ennesimo capolavoro di Federico Fellini...non abbastanza considerato,dimenticato e sepolto da un'italia travolta da un'era di sottocultura e decadimento sociale che però ha molto a che fare con la decadenza descritta dall'arbiter elegantiarum di Nerone...una specie di Fellini del primo secolo. Ecco perchè Federico rimase affascinato dopo averlo scoperto in gioventù! Con il Satiricon e nello stesso anno col "Toby Dammit " da "quatrro passi nel delirio" nasce il fellini visionario e onirico dei capolavori successivi...una svolta forse dovuta agli anni difficili della rinuncia al film sognato ma mai realizzato cioè "il viaggio di Mastorna" e sopratutto alla breve ma grave malattia che lo portò alle soglie della morte.
[+]
Ennesimo capolavoro di Federico Fellini...non abbastanza considerato,dimenticato e sepolto da un'italia travolta da un'era di sottocultura e decadimento sociale che però ha molto a che fare con la decadenza descritta dall'arbiter elegantiarum di Nerone...una specie di Fellini del primo secolo. Ecco perchè Federico rimase affascinato dopo averlo scoperto in gioventù! Con il Satiricon e nello stesso anno col "Toby Dammit " da "quatrro passi nel delirio" nasce il fellini visionario e onirico dei capolavori successivi...una svolta forse dovuta agli anni difficili della rinuncia al film sognato ma mai realizzato cioè "il viaggio di Mastorna" e sopratutto alla breve ma grave malattia che lo portò alle soglie della morte. dopo abbiamo un Fellini più pessimista e cinico...i suoi sogni si fanno più cupi e i suoi finali meno densi di speranza tipici dei suoi film in bianco e nero. il Satyricon è un viaggio in un mondo fantastico sulle tracce lasciate da Petronio e quindi privo di ogni struttura morale cristiana ma impregnato di poesia e debolezze umane con momenti di cinema straordinario come l'episodio della villa dei suicidi che è un capolavoro in sè nel capolavoro!
[-]
[+] lascia un commento a catullo »[ - ] lascia un commento a catullo »
"Satyricon" è un film che non può non rimanere in mente. Il grande Fellini ha colpito ancora: in ogni opera del regista riminese, piaccia o no, non può passare inosservato il suo stile inconfondibile. Anche qui è così, il primo impatto visivo di questa pellicola trasmette subito originalità, atmosfere sognanti e storicamente fantastiche (o fantascientifiche fate voi). Il maestro stavolta usa la storia (il film è ispirato, se pur in maniera parziale, all'opera di Petronio Arbitro) come ambiente narrativo ove far prendere forma alla sua classica e strepitosa ispirazione onirica: non si può non essere rapiti dalla splendida fotografia di Giuseppe Rotunno, ma anche da scene di una grande inusualità visiva dove vige la legge dello stupire rompendo gli schemi attraverso una alta e sofisticata rappresentazione del "vizio".
[+]
"Satyricon" è un film che non può non rimanere in mente. Il grande Fellini ha colpito ancora: in ogni opera del regista riminese, piaccia o no, non può passare inosservato il suo stile inconfondibile. Anche qui è così, il primo impatto visivo di questa pellicola trasmette subito originalità, atmosfere sognanti e storicamente fantastiche (o fantascientifiche fate voi). Il maestro stavolta usa la storia (il film è ispirato, se pur in maniera parziale, all'opera di Petronio Arbitro) come ambiente narrativo ove far prendere forma alla sua classica e strepitosa ispirazione onirica: non si può non essere rapiti dalla splendida fotografia di Giuseppe Rotunno, ma anche da scene di una grande inusualità visiva dove vige la legge dello stupire rompendo gli schemi attraverso una alta e sofisticata rappresentazione del "vizio". Insomma, dal punto di vista estetico "Fellini Satyricon"(questo il titolo originale) è certamente un capolavoro, diretto magistralmente (il numero delle comparse e dei cambi di ambiente è veramente notevole), ben interpretato, quasi un kolossal.
Purtroppo però per chi, come me, ha visto ed amato film leggendari come "8 1/2" e "Amarcord", entusiasmandosi per il loro contenuto profondo e per la loro capacità di penetrare nell'anima attraverso temi importanti e comuni dell'esperienza di vita non può rimanere, non dico deluso, ma con un velato senso di vuoto dopo aver visto questo film. Infatti nei capolavori che ho citato si rimaneva sì impressionati dall'estetica sognante e affascinante che Fellini esprimeva e che pochi altri registi al mondo hanno saputo regalarci, ma sullo sfondo regnava inoltre un contenuto morale forte ed una ricerca nell'intricato mondo dell'esperienza del vivere molto profonda: qui obiettivamente ciò non si nota molto chiaramente.
Col passare dei minuti infatti l'impressione visiva nell'interesse dello spettatore va scemandosi, lasciando posto ad una trama slegata che non regala molti spunti di riflessione, eccezion fatta per qualche bella citazione a proposito del rapporto tra arte e vita e nella sequenza finale dove risalta una riflessione sulla morte (anche attraverso l'atto di cannibalismo in cui il poeta Eumolpo viene mangiato, scena chiaramente simbolica). Complessivamente un film che mi ha molto impressionato dal punto di vista del "bello" e del forte impatto estetico (anche dal punto di vista erotico) ma che rivela la sua debolezza nel contenuto e che alla lunga trascina un po' nella noia.
Tengo comunque a sottolineare che questa non è un' opera minore di Fellini, è anzi dal punto di vista tecnico una delle più riuscite, ma dal mito Fellini non ci si aspetta solo la tecnica...
[-]
[+] lascia un commento a ste.tarok »[ - ] lascia un commento a ste.tarok »
è un film non facile, probabilmente quanto non sarebbe facile per noi oggi assaggiare i rognoni col miele e i ricci di mare, portata principale dei banchetti romani. Ma è clamorosamente bello, ed efficace nel tratteggiare la Roma autentica di Petronio, quella terribile, atavica e per noi profondamente incomprensibile, che i tanti-troppi film epici catto-americani ci hanno fatto rimuovere. Una chicca incredibile per i Felliniani è il making of di questo film, in pieno clima hippie, lungo il mare di Ostia...
[+] lascia un commento a withwanderingsteps »[ - ] lascia un commento a withwanderingsteps »
Non credo che questo"Fellini Satyricon"(non casuale la denominazione, essendo la marca semantica forte sul nome dell'autore, come a dire che è la sua personale rilettura-reinterpretazione del primo vero"romanzo"dell'antichità romana imperiale ma in genere dell'antichità, quest'opera di Petronius Arbiter)sia l'emblematizzazione della decadenza del mondo antico, in specie romano, comunque pagano e pre-cristiano. Se Fellini trova caratteri analoghi nell'Italia-Europa, ma in specie Roma di fine anni Cinquanta ne"La dolce vita"(1960, ma realizzata anche decisamente prima), quest'operazione, di meno di un decennio dopo, è invero speculare.
[+]
Non credo che questo"Fellini Satyricon"(non casuale la denominazione, essendo la marca semantica forte sul nome dell'autore, come a dire che è la sua personale rilettura-reinterpretazione del primo vero"romanzo"dell'antichità romana imperiale ma in genere dell'antichità, quest'opera di Petronius Arbiter)sia l'emblematizzazione della decadenza del mondo antico, in specie romano, comunque pagano e pre-cristiano. Se Fellini trova caratteri analoghi nell'Italia-Europa, ma in specie Roma di fine anni Cinquanta ne"La dolce vita"(1960, ma realizzata anche decisamente prima), quest'operazione, di meno di un decennio dopo, è invero speculare. Fellini(e i suoi collaboratori-sceneggiatori, tra cui notevoli scrittori)è un fenomenologo, un"rabdomante", se vogliamo, che sa cogliere dall'opera apparizioni(da phainomena), appunto"fenomeni"che rimandano a dei"simboli"(l'amore anche "greco", come si diceva, ossia quello che oggi chiameremmo omosex, gay, per qualcuno/a"altro"..., l'uccisione rituale, la ricerca, disperata o meno, di"spiritualità"-che non è, e finalmente lo si dice=religione), dunque sono leggibili in maniera diversa a seconda della cultura, della sensibilità, delle struttura personologica di chi guarda e sperabilmente è anche capace di "vedere", dunque anche di" leggere" il film, eventualmente di interpretarlo. Non a caso è noto che Fellini, in varie dichiarazioni pubbliche, è sempre molto stato molto evasivo, se non anche"enigmatico"riguardo a certe letture e interpretazioni di tutti i suoi film e, che io sappia(non sono uno specialista di Fellini e me rammarico, anche se qualche lettura-.approfondimento anche nella"visione"credo di averla fatta)anche qui non ha lesinato commenti"minimi"e, appunto, non propendenti per una lettura piuttosto che per un'altra. Gli attori, qui, decisamente più che nel praticamente coevo"Satyricon"di Polidoro con Don Backy, gli /le interpreti sono funzioni nelle mani e negli occhi di Fellini oltre che degli spettatori... El Gato
[-]
[+] lascia un commento a elgatoloco »[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
"Satyricon" è un film che non può non rimanere in mente. Il grande Fellini ha colpito ancora: in ogni opera del regista riminese, piaccia o no, non può passare inosservato il suo stile inconfondibile. Anche qui è così, il primo impatto visivo di questa pellicola trasmette subito originalità, atmosfere sognanti e storicamente fantastiche (o fantascientifiche fate voi). Il maestro stavolta usa la storia (il film è ispirato, se pur in maniera parziale, all'opera di Petronio Arbitro) come ambiente narrativo ove far prendere forma alla sua classica e strepitosa ispirazione onirica: non si può non essere rapiti dalla splendida fotografia di Giuseppe Rotunno, ma anche da scene di una grande inusualità visiva dove vige la legge dello stupire rompendo gli schemi attraverso una alta e sofisticata rappresentazione del "vizio".
[+]
"Satyricon" è un film che non può non rimanere in mente. Il grande Fellini ha colpito ancora: in ogni opera del regista riminese, piaccia o no, non può passare inosservato il suo stile inconfondibile. Anche qui è così, il primo impatto visivo di questa pellicola trasmette subito originalità, atmosfere sognanti e storicamente fantastiche (o fantascientifiche fate voi). Il maestro stavolta usa la storia (il film è ispirato, se pur in maniera parziale, all'opera di Petronio Arbitro) come ambiente narrativo ove far prendere forma alla sua classica e strepitosa ispirazione onirica: non si può non essere rapiti dalla splendida fotografia di Giuseppe Rotunno, ma anche da scene di una grande inusualità visiva dove vige la legge dello stupire rompendo gli schemi attraverso una alta e sofisticata rappresentazione del "vizio". Insomma, dal punto di vista estetico "Fellini Satyricon"(questo il titolo originale) è certamente un capolavoro, diretto magistralmente (il numero delle comparse e dei cambi di ambiente è veramente notevole), ben interpretato, quasi un kolossal.
Purtroppo però per chi, come me, ha visto ed amato film leggendari come "8 1/2" e "Amarcord", entusiasmandosi per il loro contenuto profondo e per la loro capacità di penetrare nell'anima attraverso temi importanti e comuni dell'esperienza di vita non può rimanere, non dico deluso, ma con un velato senso di vuoto dopo aver visto questo film. Infatti nei capolavori che ho citato si rimaneva sì impressionati dall'estetica sognante e affascinante che Fellini esprimeva e che pochi altri registi al mondo hanno saputo regalarci, ma sullo sfondo regnava inoltre un contenuto morale forte ed una ricerca nell'intricato mondo dell'esperienza del vivere molto profonda: qui obiettivamente ciò non si nota molto chiaramente.
Col passare dei minuti infatti l'impressione visiva nell'interesse dello spettatore va scemandosi, lasciando posto ad una trama slegata che non regala molti spunti di riflessione, eccezion fatta per qualche bella citazione a proposito del rapporto tra arte e vita e nella sequenza finale dove risalta una riflessione sulla morte (anche attraverso l'atto di cannibalismo in cui il poeta Eumolpo viene mangiato, scena chiaramente simbolica). Complessivamente un film che mi ha molto impressionato dal punto di vista del "bello" e del forte impatto estetico (anche dal punto di vista erotico) ma che rivela la sua debolezza nel contenuto e che alla lunga trascina un po' nella noia.
Tengo comunque a sottolineare che questa non è un' opera minore di Fellini, è anzi dal punto di vista tecnico una delle più riuscite, ma dal mito Fellini non ci si aspetta solo la tecnica...
[-]
[+] lascia un commento a lucaguar »[ - ] lascia un commento a lucaguar »
"Un saggio di fantascienza del passato", così venne definito da Fellini il Satyricon, una liberissima rielaborazione del testo frammentario e lacunoso attribuito a Petronio. Ciò non fu un problema per il regista che anzi aveva affermato a più riprese, nel corso di numerose interviste mentre il film veniva girato, che la parte più interessante del testo latino erano proprio i puntini di sospensione, che gli permettevano di colmare quelle lacune con inserti immaginati.
Come Petronio, Fellini guarda al mondo del Satyricon con uno sguardo entomologico, che però non è freddezza verso la realtà umana, ma al contrario, necessità della distanza, senza la quale non si potrebbe leggere: i sentimenti sono ridotti ad istinti, l’amore a sesso.
[+]
"Un saggio di fantascienza del passato", così venne definito da Fellini il Satyricon, una liberissima rielaborazione del testo frammentario e lacunoso attribuito a Petronio. Ciò non fu un problema per il regista che anzi aveva affermato a più riprese, nel corso di numerose interviste mentre il film veniva girato, che la parte più interessante del testo latino erano proprio i puntini di sospensione, che gli permettevano di colmare quelle lacune con inserti immaginati.
Come Petronio, Fellini guarda al mondo del Satyricon con uno sguardo entomologico, che però non è freddezza verso la realtà umana, ma al contrario, necessità della distanza, senza la quale non si potrebbe leggere: i sentimenti sono ridotti ad istinti, l’amore a sesso. Quello del regista è realismo archeologico che dà vita, in modo sorprendentemente vivo, al passato remoto di una società che non conosce alcuna distinzione tra il bene e il male.
Quello che probabilmente ha colpito di più la fantasia di Fellini e che lo ha indotto a tradurre in un film il Satyricon è il senso evidente di passaggio, che si avverte anche nel testo di Petronio, dello spirito romano da un atteggiamento di sicurezza di sé e di dominio, al lento maturare di inquietudini e di interrogativi senza risposta, anche in senso politico. Se il racconto di Petronio è uno specchio realistico della società neroniana, è anche un documento sulle piccole città di provincia della Magna Grecia, che vivono ai margini del potere, popolate di puttane, lenoni, ladri, omosessuali, patrizie ninfomani, liberti, imbroglioni, gente da osteria. Il Satyricon di Fellini è un testo cinematografico ricolmo di simbologie oniriche che rimandano alla decadenza del mondo d'oggi. Ad esempio i personaggi vivono in un mondo di rovine: Encolpio e il poeta Eumolpo visitano ad un certo punto un museo. Esso contiene opere d’arte classica già antiche, deteriorate dal tempo, e contemporaneamente sullo sfondo alcuni personaggi sfilano su un carrello come in una messa in scena da teatro di posa. Attraverso il materiale onirico, Fellini vuole mettere in scena gli incubi e le perversioni inconfessate della società archetipica che descrive.
L’evanescenza della vita traluce nella consapevolezza che tutto si riduce all’unica fonte che ci rende vivi: il godere. Nella dimensione materialistica dei Romani (non solo antichi), Fellini ha espresso tutta la sua filosofia della vita, che non consiste ovviamente nell’esaltazione di quel modo di vivere, ma nel riconoscimento che questo è una risposta alla caducità della vita e alla presenza incombente della morte.
In quest’ottica è significativo come Fellini abbia ripreso soprattutto due episodi dal testo petroniano: la cena di Trimalcione, in cui il fisiologico puro, espresso nell’innocente sozzura del mangiare, del vomitare, dell’evacuare e della sazietà, porta alla messa in scena della morte e all’evocazione del funerale da vivo e quella della matrona di Efeso, che, al contrario, è la morte che produce il sesso e la materialità indifferente dei sentimenti. Nel primo caso è lo stomaco che conduce alla morte, nel secondo è la morte che porta ai genitali; così che il vitalismo immondo e sfrenato ha un suo sbocco nella morte, come dimostra la struggente ultima sequenza, con la scena di un cannibalismo freddo e razionale, consumato nei colori lividi di un’alba in riva al mare, mentre la morte ha una sua sublimazione nell’esaltazione stessa della vita.
[-]
[+] lascia un commento a méliès93 »[ - ] lascia un commento a méliès93 »
Nella Roma imperiale le avventure dei due giovani fratelli Encolpio (Potter) e Ascilto (Keller) che osservano un’umanità in disfacimento totale, dedita solo alla ricerca del piacere personale. Tratto dal Satyricon di Petronio Arbitro, adattato da Fellini con Bernardino Zapponi, è uno dei capolavori del cinema felliniano: è, a suo modo, una summa di Fellini, dei suoi vizi e delle sue virtù, che qui va a realizzare un’opera di grande coerenza con il suo itinerario cinematografico. È infatti un po’ un sequel della Dolce Vita, un’estremizzazione del precedente film felliniano, anch’esso narrante una vita fatta di eccessi, una società malata.
[+]
Nella Roma imperiale le avventure dei due giovani fratelli Encolpio (Potter) e Ascilto (Keller) che osservano un’umanità in disfacimento totale, dedita solo alla ricerca del piacere personale. Tratto dal Satyricon di Petronio Arbitro, adattato da Fellini con Bernardino Zapponi, è uno dei capolavori del cinema felliniano: è, a suo modo, una summa di Fellini, dei suoi vizi e delle sue virtù, che qui va a realizzare un’opera di grande coerenza con il suo itinerario cinematografico. È infatti un po’ un sequel della Dolce Vita, un’estremizzazione del precedente film felliniano, anch’esso narrante una vita fatta di eccessi, una società malata. Qui la questione è più forte: c’è di tutto in questo film, dal sesso, a matrone che si tagliano le vene, ecc. Oltre al fatto che è un film sconnesso: ogni episodio è una diversa avventura, staccata dalle precedenti. E il film è ricco di simboli e rimandi proprio alla civiltà di oggi. Esemplare è la scena del banchetto di Trimalcione (Romagnoli), che ci ricorda da vicino i festini dei ricchi e dei politici di oggi. È un film sull’eccesso, e ha i suoi maggiori difetti in una rappresentazione monotona dell’eccesso. Oltre al fatto che è spesso ancora più eccessivo di quanto non sia già un eccesso. Ma il film è comunque di grande rigore stilistico, recitato molto bene, ricco di sequenze magistrali (l’apertura del film, alle Terme). Scenografie e costumi sono più particolari che non perfetti (Fellini è anche ideatore scenografico) e il film è onirico come tutta la materia felliniana. Con ciò resta un capolavoro da vedere e rivedere. E oggi, nel 2014, è un film più attuale che non mai. [-]
[+] lascia un commento a jacopo b98 »[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
Petronio Arbitro metteva alla berlina la decadenza dell'epoca col suo "Satyricon",sfoderando un'ironia sottile e impietosa.Fellini ne rilegge l'opera mettendo in scena i propri deliri onirici(sono in tanti a supporre che abbia fatto uso di stupefacenti per cercare ispirazione)all'insegna di Eros e Thanatos e della trasgressione.Ma le affinità dell'inizio lasciano presto il posto a un autocompiacimento e al kitsch incontrollato.Il fascino visivo è indubbio,il talento del regista indiscutibile,e non mancano scene memorabili.Tuttavia l'insieme finisce per diventare un pò freddo e poco appassionato.E la mancanza di linearità nella trama non può non influire.Così come l'incompletezza dell'opera di Petronio ne rende difficile il giudizio(svariati avvenimenti assenti sono stati aggiunti da Fellini[l'episodio dell'ermafrodita,il Minotauro]).
[+]
Petronio Arbitro metteva alla berlina la decadenza dell'epoca col suo "Satyricon",sfoderando un'ironia sottile e impietosa.Fellini ne rilegge l'opera mettendo in scena i propri deliri onirici(sono in tanti a supporre che abbia fatto uso di stupefacenti per cercare ispirazione)all'insegna di Eros e Thanatos e della trasgressione.Ma le affinità dell'inizio lasciano presto il posto a un autocompiacimento e al kitsch incontrollato.Il fascino visivo è indubbio,il talento del regista indiscutibile,e non mancano scene memorabili.Tuttavia l'insieme finisce per diventare un pò freddo e poco appassionato.E la mancanza di linearità nella trama non può non influire.Così come l'incompletezza dell'opera di Petronio ne rende difficile il giudizio(svariati avvenimenti assenti sono stati aggiunti da Fellini[l'episodio dell'ermafrodita,il Minotauro]).A mio parere Pasolini avrebbe fatto di meglio.Alvaro Vitali esordisce 19enne(è Cesare nella rappresentazione di Vernacchio),e così pure Renato Fiacchetti,non ancora Renato Zero.Il Minotauro è interpretato dal 27enne Luigi Montefiori,poi George Eastman.
[-]
[+] informazione (di chicco12)[ - ] informazione
[+] lascia un commento a dandy »[ - ] lascia un commento a dandy »