nico g.
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giovedì 31 maggio 2012
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un bel film per adulti (e spiego perché)
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Quando vidi questo film per la prima volta ero bambino e l'unico risultato fu quello di farmi saltare i nervi nel vedere il trambusto in casa del protagonista. Invece, rivedendolo da grande l'ho gustato e apprezzato pienamente. Un viaggio nella storia del dopoguerra e del boom, che a tratti s'intreccia con le vicende familiari di un capofamiglia mai all'altezza del suo còmpito, eppure fortunato, perché la moglie e - per il futuro - la figlia maggiore riusciranno a supplire alla sua carenza. Notevolmente buona l'interpretazione della francese Leslie Caron, perfettamente "italianizzata" nella sua parte; in questo ci sarà stata anche la mano di Nanni Loy.
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Quando vidi questo film per la prima volta ero bambino e l'unico risultato fu quello di farmi saltare i nervi nel vedere il trambusto in casa del protagonista. Invece, rivedendolo da grande l'ho gustato e apprezzato pienamente. Un viaggio nella storia del dopoguerra e del boom, che a tratti s'intreccia con le vicende familiari di un capofamiglia mai all'altezza del suo còmpito, eppure fortunato, perché la moglie e - per il futuro - la figlia maggiore riusciranno a supplire alla sua carenza. Notevolmente buona l'interpretazione della francese Leslie Caron, perfettamente "italianizzata" nella sua parte; in questo ci sarà stata anche la mano di Nanni Loy.
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filippo catani
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lunedì 5 agosto 2013
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riflessioni sull'italia del boom economico
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Nel 1946 due studenti di architettura si conoscono e, seppur di orientamenti politici diversi, si innamorano e infine decidono di sposarsi. La donna abbandonerà la sua professione per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia mentre l'uomo si dedicherà anima e corpo a combattere l'eccessiva cementificazione della città. Entrambi però finiranno per essere logorati da queste situazioni.
Nanni Loy con grande lucidità riflette sull'italia che esca dalla Seconda guerra Mondiale e si lancia verso gli anni '60 e il boom economico. C'è tanto idealismo e tanta passione politica che creano fortissime divisioni anche all'interno delle famiglie stesse. Poi però una volta che uno è diventato il capofamiglia si impone la questione: meglio rinunciare ai propri ideali per portare a casa più soldi o continuare a inseguire i propri sogni?.
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Nel 1946 due studenti di architettura si conoscono e, seppur di orientamenti politici diversi, si innamorano e infine decidono di sposarsi. La donna abbandonerà la sua professione per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia mentre l'uomo si dedicherà anima e corpo a combattere l'eccessiva cementificazione della città. Entrambi però finiranno per essere logorati da queste situazioni.
Nanni Loy con grande lucidità riflette sull'italia che esca dalla Seconda guerra Mondiale e si lancia verso gli anni '60 e il boom economico. C'è tanto idealismo e tanta passione politica che creano fortissime divisioni anche all'interno delle famiglie stesse. Poi però una volta che uno è diventato il capofamiglia si impone la questione: meglio rinunciare ai propri ideali per portare a casa più soldi o continuare a inseguire i propri sogni?. Inoltre se si ha un cuore grande come quello della moglie del capofamiglia che cerca di stare dietro a tutti anche all'operatore del segnale orario per telefono è chiaro che le cose si fanno difficili. Nino Manfredi è perfetto ad interpretare un uomo che alla lunga si sente schiacciato sia dalle battaglie perse sul posto di lavoro sia dall'essere quasi escluso dalla sua stessa famiglia senza più la possibilità di avere un po' di intimità con la propria compagna. E poi a portare ulteriore confusione in casa arriva un anarchico interpretato splendidamente da Ugo Tognazzi che vive di espedienti, ha perso una mano perchè gli è scoppiata una bomba e non fa che chiedere ossessivamente a ogni persona che incontra se sia un compagno o una compagna. Insomma c'è tanta carne al fuoco e soprattutto un'amara riflessione sugli aspetti negativi del boom economico: le difficoltà delle famiglie non solo economiche ma sentimentali, le città che crescevano a dismisura e non più a misura d'uomo e il ruolo della donna che troppo spesso deve rinunciare alla propria vita e alla propria carriera per occuparsi a tempo pieno della famiglia con le conseguenze che ne possono scaturire. Insomma un ottimo film d'autore che si avvale anche di un cast che si esprime su livelli altissimi.
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luca scial�
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mercoledì 5 agosto 2015
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critica frontale alla montessori e boom edilizio
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Con questa pellicola Nanni Loy fa una critica aperta al cosiddetto Metodo Montessori, in voga negli anni '50, quando si dava ampia autonomia ai bambini. In contrapposizione all'educazione rigida in voga nel Fascismo. E ne evidenzia tutte le pecche. Ma critica anche il boom edilizio, che ha trasformato Roma in una colata di cemento e un carcere a cielo aperto. Sradicando alberi e togliendo spazi verdi.
Lo fa attraverso la vita familiare di una coppia di architetti, lui idealista, lei donna in carriera che cavalca l'onda dell'edilismo selvaggio di quegli anni. Conosciutisi durante due manifestazioni contrapposte: una comunista, l'altra monarchica. Sposandosi, rinunceranno entrambi a ciò a cui tengono di più: lui la libertà avendo dei figli, lei alla carriera dedicandosi esclusivamente alla famiglia.
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Con questa pellicola Nanni Loy fa una critica aperta al cosiddetto Metodo Montessori, in voga negli anni '50, quando si dava ampia autonomia ai bambini. In contrapposizione all'educazione rigida in voga nel Fascismo. E ne evidenzia tutte le pecche. Ma critica anche il boom edilizio, che ha trasformato Roma in una colata di cemento e un carcere a cielo aperto. Sradicando alberi e togliendo spazi verdi.
Lo fa attraverso la vita familiare di una coppia di architetti, lui idealista, lei donna in carriera che cavalca l'onda dell'edilismo selvaggio di quegli anni. Conosciutisi durante due manifestazioni contrapposte: una comunista, l'altra monarchica. Sposandosi, rinunceranno entrambi a ciò a cui tengono di più: lui la libertà avendo dei figli, lei alla carriera dedicandosi esclusivamente alla famiglia. Il primo vedrà crollare i propri ideali, stanco di una vita di rinunce che non è servita ad arrestare il finto progresso dell'epoca; la seconda vedrà invece crollare i propri nervi. E ciò che resta sarà una casa vuota.
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theallessioo
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lunedì 3 febbraio 2020
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la mia impressione
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In questo film, finestra su un vissuto socio-economico del secondo dopo guerra, sembra già possibile scorgere con nesso di causalità, quello che poi divenne l' Italia. In un lento processo di metamorfosi estesosi per tutta la durata della prima Repubblica, storiche vicende politiche confinate sempre sullo sfondo, fanno emergere, queste invece in primo piano, tutte le distorsioni nella quotidianità della vita: lo stridente imborghesimento dei vecchi compagni, ora distinti in socialisti, le nuove metodologie di insegnamento che mal si adattano alla pratica; un tempo di sfacciato ottimismo verso il futuro poi debitamente ripagato. Quasi catarticamente, tutto si svolge sotto gli occhi di un sempre coerente anarchico a cui niente sfugge, come non sfugge il fatto di non poter in alcun modo contrastare tali dinamiche.
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In questo film, finestra su un vissuto socio-economico del secondo dopo guerra, sembra già possibile scorgere con nesso di causalità, quello che poi divenne l' Italia. In un lento processo di metamorfosi estesosi per tutta la durata della prima Repubblica, storiche vicende politiche confinate sempre sullo sfondo, fanno emergere, queste invece in primo piano, tutte le distorsioni nella quotidianità della vita: lo stridente imborghesimento dei vecchi compagni, ora distinti in socialisti, le nuove metodologie di insegnamento che mal si adattano alla pratica; un tempo di sfacciato ottimismo verso il futuro poi debitamente ripagato. Quasi catarticamente, tutto si svolge sotto gli occhi di un sempre coerente anarchico a cui niente sfugge, come non sfugge il fatto di non poter in alcun modo contrastare tali dinamiche. Cosi è oggi in un ulteriore livello di perversione: la totale mancanza di opere di questa portata che contrastino l'avanzare del deserto culturale, porta a sbadate nostalgie verso gli attori di quello sciagurato processo, nuovamente acclamati come soluzione ai constatati problemi, credendo ingenuamente in un risultato diverso nello scambio d'ordine dei fattori.
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