emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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la perdita dell'identità
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Arthur Hamilton, un uomo di mezza età, conduce una vita insoddisfatta nonostante un buon impiego e un ottimo stato sociale. Un giorno riceve una telefonata da Charlie, un amico che credeva morto il quale gli indica un indirizzo al quale recarsi. Il luogo è la sede di un'organizzazione che offre ai propri clienti la possibilità di iniziare una nuova vita inscenandone la morte e cambiandone l'aspetto con un'operazione di chirurgia plastica.
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Arthur Hamilton, un uomo di mezza età, conduce una vita insoddisfatta nonostante un buon impiego e un ottimo stato sociale. Un giorno riceve una telefonata da Charlie, un amico che credeva morto il quale gli indica un indirizzo al quale recarsi. Il luogo è la sede di un'organizzazione che offre ai propri clienti la possibilità di iniziare una nuova vita inscenandone la morte e cambiandone l'aspetto con un'operazione di chirurgia plastica.
Uno dei film più originali degli anni '60 che riflette sull'insoddisfazione e la perdita di identità della borghesia americana.
Il film tenta nuove strade al di fuori dei classici generi hollywoodiani e cerca di smascherare l'ipocrisia del sogno americano che offre opportunità e bellezza, richiudendo l'individuo in una gabbia dorata di illusioni. Tutto questo è influenzato da un clima claustrofobico tipico della guerra fredda.
Bellissime le sequenze oniriche.
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gianleo67
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venerdì 7 marzo 2014
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le oscure manipolazioni del sogno americano
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Maturo funzionario di banca che conduce una vita lavorativa e matrimoniale insoddisfacente viene irretito da una misteriosa e fantomatica corporazione che, in cambio di un lauto compenso e simulando la sua morte, cambierà la sua identità fisica e sociale attraverso un complesso intervento chirurgico di ringiovanimento e l'inizio di una nuova carriera quale affermato pittore, in una villa in riva al mare lontano dalla sua vecchia città. Dopo un periodo di iniziale adattamento alla sua nuova esistenza però inizia a mostrare segni di una preoccupante crisi di identità che induce gli spietati dirigenti della compagnia a dar seguito ad una drammatica ed irreversibile seconda fase.
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Maturo funzionario di banca che conduce una vita lavorativa e matrimoniale insoddisfacente viene irretito da una misteriosa e fantomatica corporazione che, in cambio di un lauto compenso e simulando la sua morte, cambierà la sua identità fisica e sociale attraverso un complesso intervento chirurgico di ringiovanimento e l'inizio di una nuova carriera quale affermato pittore, in una villa in riva al mare lontano dalla sua vecchia città. Dopo un periodo di iniziale adattamento alla sua nuova esistenza però inizia a mostrare segni di una preoccupante crisi di identità che induce gli spietati dirigenti della compagnia a dar seguito ad una drammatica ed irreversibile seconda fase...
Terzo di una trilogia della paranoia ('The Manchurian Candidate', 1962 e 'Seven Days in May', 1964) e tratto dal romanzo di fantapolitica di David Ely, il film di John Frankenheimer ci conduce lungo un percorso di allucinazioni sociologiche in cui gli elementi formali (camera in soggetiva, spiazzanti dettagli fisiognomici e le accortezze di un serrato montaggio) e quelli sostanziali legati alle suggestioni collettive di un'epoca di diffidenza e sospetto nel pieno della guerra fredda (variante sul tema della 'spia dormiente') trovano un perfetto equilibrio nel restituire un climax di sconcertante e spiazzante ambiguità, laddove l'identità individuale subisce le occulte manipolazioni di una insinuante volontà demiurgica in grado di determinarne caratteri e finalità. Benchè afflitto dalla prevedibile inverosimiglianza del soggetto (risolto attraverso gli studiati accorgimenti di una messa in scena che dal giallo psicologico digrada verso la 'paranoia del complotto' fino allo sconcertante e drammatico finale), l'autore conduce con coerenza e rigore gli elementi della narrazione disseminando il film degli insinunati segnali di una volontà eterodossa, suggerendo qua e là gli oscuri presagi di una sovrastruttura sociale governata dall'arbitrio e dal cinismo, un mondo di maschere irriconoscibili in cui nessuno è veramente chi dice di essere e dove la libertà individuale sembra assoggettarsi al governo dei pochi in grado di indurre in modo subliminale bisogni e desideri. Latamente critico verso gli aspetti ridondanti del sogno americano (la casa, la famiglia, la barca, la carriera. etc.), Frankenheimer ci conduce in una realtà alternativa in cui la finzione e l'inganno cedono al peso soverchiante delle sovrastrutture psicologiche, lasciando l'individuo sgomento e smarrito di fronte all'orrore di una identità posticcia, al crudele simulacro di una esistenza 'in vitro' che dalle illusioni di una 'rinascita' conduce nel baratro dell'abominio dei 'ritornanti' (i 'Secons' del titolo), scarti eliminabili di un crudele e spietato programma sociale. Un pò fuori tema e forzatamente allusiva sul piano simbolico la scena di un orgiastico baccanale californiano (non presente in tutte le versioni del montaggio). Ben equilibrato sul lato della tensione e ottimamente interpretato tanto dal maturo John Randolph che dall'aitante prestanza di un fascinoso Rock Hudson, si avvale di una preziosa colonna sonora del grande Jerry Goldsmith. A volte, si sa , ritornano.
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andrea47
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martedì 22 aprile 2008
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operazione diabolica...........allucinante
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purtroppo deve essere stato censurato in Italia, non si sa per quale motivo, ma in alcuni parti si sente la lingua originale, anche di Rock Hudson.è stato tagliato in alcuni dialoghi e in alcune scene quindi la versione italiana è molto più corta del'originale.peccato,peccato.dovrebbe essere doppiato ex novo prendendo originale versione.i doppiatori ci sono e molto bravi.film sotto valutato.
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blackinkline
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venerdì 18 gennaio 2008
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accade che una sera il telefono squilla
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Chi non ha mai desiderato cambiare la propria identità, annullare il proprio ruolo sociale ?
Avere una seconda vita, una seconda chance.
Ma cosa diventeremmo rinunciando realmente ai nostri difetti, alle paure che ci portiamo dentro, alle scelte sbagliate che hanno determinato il corso della nostra vita? Al nostro cerchio corrotto e ristretto di amici e parenti, al nostro sterile legame con il mondo ?
E chi o cosa diventeremmo se guardandoci allo specchio non vedessimo che uno sconosciuto che ci osserva incredulo?
La risposta è Tony Wilson.
Arthur diventa Tony Wilson. Decide di rinunciare al proprio lavoro,alla propria famiglia, alla propria solitudine. Ad una moglie estranea, ad una figlia ormai lontana, agli amici che non ha, ad un lavoro che giorno dopo giorno scandisce un'immutabile presente.
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Chi non ha mai desiderato cambiare la propria identità, annullare il proprio ruolo sociale ?
Avere una seconda vita, una seconda chance.
Ma cosa diventeremmo rinunciando realmente ai nostri difetti, alle paure che ci portiamo dentro, alle scelte sbagliate che hanno determinato il corso della nostra vita? Al nostro cerchio corrotto e ristretto di amici e parenti, al nostro sterile legame con il mondo ?
E chi o cosa diventeremmo se guardandoci allo specchio non vedessimo che uno sconosciuto che ci osserva incredulo?
La risposta è Tony Wilson.
Arthur diventa Tony Wilson. Decide di rinunciare al proprio lavoro,alla propria famiglia, alla propria solitudine. Ad una moglie estranea, ad una figlia ormai lontana, agli amici che non ha, ad un lavoro che giorno dopo giorno scandisce un'immutabile presente.
Accade che una sera il telefono squilla.
Dall'altra parte una voce che viene dal passato. La voce di un vecchio amico morto quindici anni prima gli comunica un indirizzo e un nome: Tony Wilson.
Il nome in codice diviene il passaporto verso l'ignoto, il suo volo folle.
E' un Ulisse il nostro Arthur e dall'altra parte delle Colonne d'Ercole c'è la materia umana da scomporre.
Arthur viene cancellato,depredato.E' il compromesso per poter rinascere.
Un'agenzia segreta che, come un Dio benevolo, si occuperà di lui. Niente più dubbi, preoccupazioni, Tony Wilson "non dovrà dimostrare più niente a nessuno... Tony Wilson è già arrivato"
Nuova vita, nuovo aspetto, nuova carne.
Arthur diventa Tony Wilson, varca il punto di non ritorno e si perde nell'incubo, dentro sè stesso, isolato da quell'involucro esterno di carne rimodellata che diviene il suo corpo. Ma dentro quell'involucro anche la solitudine deve essergli negata, assieme al suo passato e ai propri ricordi.
Arthur diviene il ricordo di Tony Wilson. Arthur non esiste più.
Al di là della solitudine c'è il vuoto, il "bianco", l'assenza, la follia.
Inizia così un incubo che sfocia nel delirio.
Il film non abbandona mai lo spettatore, ma lo blocca sulla poltrona con un senso di ansia e di impotenza. Il tutto è reso grazie anche all'ottima sceneggiatura(Lewis John Carlino) e al sagace bianco-nero (James Wong Howe).
Tratto da un romanzo di David Ely.
(by BlackInkLine )
per altre recensioni visita il sito Shadowtrip (recensioni sul cinema e sul fumetto):
www.myspace.com/blackinkline
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true
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venerdì 2 novembre 2007
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la vita
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Di film ne ho visti moltissimi, sono una mia passione da anni, tempi indietro ci sono stati giorni che sono arrivato a vederne anche tre, uno dietro l'altro, e tutt'oggi non scendo mai sotto i 4 o 5 la settimana. Tra tutti questi, sarei un bugiardo se dicessi che operazione diabolica è tra i miei preferiti, è difficile che lo nomini o ne parli, ma se devo pensare al film che alla prima visione (che conta moltissimo) mi ha sconvolto più di tutti, sicuramente è al primo posto. sono rimasto sul divano quasi scioccato, e ho avuto per tutto il resto del giorno una sensazione di paura e rassegnazione come se avessi scoperto qualcosa dell'animo umano rispetto alla vita: sai che non puoi evitarlo, provi lo stesso evitarlo illudendoti, alla fine ovviamente viene sconfitto e l'unica uscita è la morte.
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Di film ne ho visti moltissimi, sono una mia passione da anni, tempi indietro ci sono stati giorni che sono arrivato a vederne anche tre, uno dietro l'altro, e tutt'oggi non scendo mai sotto i 4 o 5 la settimana. Tra tutti questi, sarei un bugiardo se dicessi che operazione diabolica è tra i miei preferiti, è difficile che lo nomini o ne parli, ma se devo pensare al film che alla prima visione (che conta moltissimo) mi ha sconvolto più di tutti, sicuramente è al primo posto. sono rimasto sul divano quasi scioccato, e ho avuto per tutto il resto del giorno una sensazione di paura e rassegnazione come se avessi scoperto qualcosa dell'animo umano rispetto alla vita: sai che non puoi evitarlo, provi lo stesso evitarlo illudendoti, alla fine ovviamente viene sconfitto e l'unica uscita è la morte. DA VADERE
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m.b.
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sabato 2 settembre 2006
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un'irrealtà posteriore
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Addentrarsi nella psiche del personaggio principale è come immergersi in un vorticoso viaggio all'interno del segreto dell'esistenza umana. Per sfuggire alla propria realtà anteriore sembra sufficiente appropriarsi di un'irrealtà posteriore, e l'allettante prerogativa sembra così avvincente che non se ne vogliono acquisire i disastrosi risultati. Ma poi quando il giudizio interattivo sopraggiunge, nella sua inesorabile intransitorietà, tutte le angosce e le paure sembrano interagire in un truculento addensarsi di rimembranze spezzettate, disidratate, sminuzzate, frammentate in tanti minuscoli sedimenti emozionali, e lo spettatore non può che rifiutare di trasalire per tale iniqua licenziosità.
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Addentrarsi nella psiche del personaggio principale è come immergersi in un vorticoso viaggio all'interno del segreto dell'esistenza umana. Per sfuggire alla propria realtà anteriore sembra sufficiente appropriarsi di un'irrealtà posteriore, e l'allettante prerogativa sembra così avvincente che non se ne vogliono acquisire i disastrosi risultati. Ma poi quando il giudizio interattivo sopraggiunge, nella sua inesorabile intransitorietà, tutte le angosce e le paure sembrano interagire in un truculento addensarsi di rimembranze spezzettate, disidratate, sminuzzate, frammentate in tanti minuscoli sedimenti emozionali, e lo spettatore non può che rifiutare di trasalire per tale iniqua licenziosità.
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sicariga
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mercoledì 12 aprile 2006
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la ricerca del proprio posto
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Si vuole - con questo film - alludere al paradigma della vita. Si cerca il cambiamento e, quando lo si è ottenuto, ci si accorge che non è come lo si voleva. Il ritorno non sempre è possibile. Il posto è già occupato o non si possono infrangere troppe volte le regole. Bisogna aspettare il proprio turno che forse non arriverà mai.
Si può intravedere una curiosa analogia con il Posto di E. Olmi. Qui, però, l'atmosfera è più cupa, senza prospettiva. Forse solo la morte ci permette di ritornare in circolo.
(ins. da s.c.g.)
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brando
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venerdì 25 novembre 2005
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seconds
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E' un film che appartiene ad un filone che ha avuto in Frankenheimer uno degli interpreti principali, se pensiamo ad un altro splendido film come Sette giorni a maggio. Una chiave di lettura para-fantastica della società, per affrontare i fantasmi della società americana post-Kennedy. Forse il miglior film di Rock Hudson.
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