nathan
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domenica 11 febbraio 2007
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ironia epica,poesia assoluta
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Penso che questo non sia solo un capolavoro del cinema western,ma un capolavoro assoluto del cinema.Un film che risulta modernissimo ancora oggi,figuriamoci la novità che ha portato a suo tempo!L'universo di Leone è un mondo epico,i cui protagonisti sono dei biechi straccioni che vivono in un west dove la morte è sempre in agguato e viene esorcizzata con ironia.Le interpretazioni sono straordinarie,non solo quelle dei protagonisti,ma anche i personaggi di contorno sono tutti caratterizzati con sfaccettature incredibili.Con questo film Leone ci ha insegnato che il cinema è soprattutto fantasia,ci ha insegnato la necessità dell'ironia e la bellezza della poesia.La colonna sonora interagisce con le immagini,il sogno con la realtà,che viene così elevata ad un grado di poesia assoluta.
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Penso che questo non sia solo un capolavoro del cinema western,ma un capolavoro assoluto del cinema.Un film che risulta modernissimo ancora oggi,figuriamoci la novità che ha portato a suo tempo!L'universo di Leone è un mondo epico,i cui protagonisti sono dei biechi straccioni che vivono in un west dove la morte è sempre in agguato e viene esorcizzata con ironia.Le interpretazioni sono straordinarie,non solo quelle dei protagonisti,ma anche i personaggi di contorno sono tutti caratterizzati con sfaccettature incredibili.Con questo film Leone ci ha insegnato che il cinema è soprattutto fantasia,ci ha insegnato la necessità dell'ironia e la bellezza della poesia.La colonna sonora interagisce con le immagini,il sogno con la realtà,che viene così elevata ad un grado di poesia assoluta.Grazie Sergio!
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miki spin
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giovedì 10 maggio 2007
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lo west raccontato con ironia e freddezza
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Il migliore della trilogia del dollaro. il più grande spaghetti western. Tutto raccontato con sadica ironia mostrando buoni finti e crudeli quasi come i cattivi (verissimi). I tre personaggi sono due mascheroni e un essere umano, che per quanto squallido, strappa pietà proprio come cerca di condurci Leone con vari espedienti (la sua famiglia persa, la cristianità quantomeno ricercata...). La comicità, tutta basata su elementi come morte, armi e ferite è comunque efficacissima. L'ultima scena del duello a tre è additirittura sublime, interpretata da tre attori perfetti (Eastwood più impenetrabile del ghiaccio, Van Cleef perfetto e perfido, Wallach ruffiano e quasi buffo). Viene da chiedersi se questi western all'italiana non siano meglio di quelli americani
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great steven
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venerdì 21 settembre 2012
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si chiude in bellezza la trilogia del dollaro.
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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO (ITALIA, 1966)
Diretto da SERGIO LEONE
Interpretato da CLINT EASTWOOD – ELI WALLACH – LEE VAN CLEEF – MARIO BREGA – ALDO GIUFFRè – LUIGI PISTILLI – ANTONIO CASALE – RADA RASSIMOV – LIVIO LORENZON – ANTONIO CASAS – MOLINO ROJO – AL MULOCK
Negli USA infuria la guerra di secessione, negli anni 60 dell'800. In questo quadro bellico zeppo di pericoli e con la morte dietro ogni angolo, fra piccoli centri abitati e il torrido deserto si muove il sicario Sentenza (il cattivo, Van Cleef), che arriva a conoscere l'esistenza di un tesoro: 200.
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IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO (ITALIA, 1966)
Diretto da SERGIO LEONE
Interpretato da CLINT EASTWOOD – ELI WALLACH – LEE VAN CLEEF – MARIO BREGA – ALDO GIUFFRè – LUIGI PISTILLI – ANTONIO CASALE – RADA RASSIMOV – LIVIO LORENZON – ANTONIO CASAS – MOLINO ROJO – AL MULOCK
Negli USA infuria la guerra di secessione, negli anni 60 dell'800. In questo quadro bellico zeppo di pericoli e con la morte dietro ogni angolo, fra piccoli centri abitati e il torrido deserto si muove il sicario Sentenza (il cattivo, Van Cleef), che arriva a conoscere l'esistenza di un tesoro: 200.000 dollari. I soldi sono nascosti in un cimitero. Il destino vuole però che sulla pista dell'oro giungano anche il Biondo (il buono, Eastwood) e Tuco Benedicto Ramìrez (il brutto, Wallach), un pistolero vagabondo e un bandito messicano, precedentemente "in società" per fare soldi, che giocano a vendicarsi dei rispettivi misfatti: Tuco apprende l'ubicazione del cimitero, il Biondo il nome della tomba sotto cui è sepolta la cassa del tesoro. Incontratisi in un campo di prigionia nordista, i tre si accordano per trovare e dividere l'oro, nonostante nessuno si fidi realmente degli altri due e tutti quanti si sorveglino costantemente a vicenda. Approfittando dei bombardamenti effettuati su uno squallido villaggio, Sentenza fugge: il Biondo e Tuco uccidono i suoi uomini e, dopo esser passati per un fronte nordista e aver fatto esplodere un ponte, lo raggiungono nel cimitero. Lo scontro a tre che chiude il film stabilirà chi dovrà appropriarsi del malloppo. Sulla scia della definitiva affermazione artistica, Leone si dimostra un regista sagace e creativo: con alle spalle una troupe multilingue nonché la folta sceneggiatura di Age & Scarpelli (con Luciano Vincenzoni), la sua vivace macchina da presa filma gli ambienti del Nuovo Messico (ricostruito in Spagna), splendidamente fotografati da Tonino Delli Colli, mentre la sua regia tiene uniti umorismo macabro, scene di azione, temi bellici non troppo nei bassifondi, tensione drammatica, recitazione delle comparse, violenza sanguinaria e spostamenti fisici che decretano lo sviluppo della storia, che attraversa veramente un'infinità di luoghi come un road movie picaresco. Ma ovviamente, nell'avventurosa scampagnata che scatena l'avidità ossessiva e l'istinto umano a eliminare i simili per interessi lucrosi e materialistici, Leone aumenta i protagonisti da due a tre per evitare il rischio di ripetersi (a cui rimedia anche aggiungendo nella vicenda la guerra civile americana), e non dimentica la loro recitazione: l'ormai famoso Eastwood è completamente a suo agio interpretando l'uomo senza nome sempre sicuro di sé grazie al flemma e ai riflessi pronti, destinato forse a non piegarsi mai agli avversari e a non staccare mai dalla bocca il suo mezzo sigaro; Van Cleef, uscito dai perdurati insuccessi dei precedenti anni, è un ottimo cattivo, insensibile, con grande autostima, che fa della sua spietatezza un'arma che non incontra rivali; ma il migliore del trio è probabilmente Wallach, fin troppo bravo nel suo personaggio comico, goffo, imbranato, desideroso di riscatti e prevaricazioni ma condannato ad essere calpestato tra finte impiccagioni e mani legate. È forse lui che più dei due colleghi incide il personaggio con un talento comico davvero eccezionale, condendolo con i retroscena della sua vita (voluti da Leone nello script) e la gestualità espressiva (fa spesso il segno della croce). Bene anche A. Giuffrè, il capitano ubriaco che vuole distruggere il ponte, e M. Brega, il manesco caporale Wallace. Immancabili le superbe musiche del maestro Ennio Morricone, che aprono stupendamente i titoli di testa e ci accompagnano per tutte le due ore e mezzo di proiezione: in particolare la colonna sonora conta per il pezzo assai rinomato che fonde, in crescendo, batteria, fischi, chitarra e trombe. Distribuito negli Stati Uniti col titolo The Good, the Bad and the Ugly. Eastwood doppiato da Enrico Maria Salerno; Wallach e Van Cleef hanno le voci di Carlo Romano ed Emilio Cigoli. Benché osteggiato da alcuni critici all'epoca, riscosse un grandissimo successo che continua ancora oggi.
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mondolariano
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giovedì 30 giugno 2011
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il protagonista è wallach
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Uno dei film più famosi della storia del cinema nacque senza un’idea precisa. Sergio Leone non aveva alcuna intenzione di girare un altro western ma la United Artists lo pretese offrendogli un contratto favoloso. Fu lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni a suggerire l’idea di tre balordi alla ricerca di un tesoro, completando così la “trilogia del dollaro” iniziata due anni prima. L’insolita ambientazione durante la guerra civile fu vista da Leone come un’occasione per denunciare il lato peggiore dell’America:
“La storia degli Stati Uniti è stata costruita su una violenza che né la letteratura né il cinema avevano mai mostrato.
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Uno dei film più famosi della storia del cinema nacque senza un’idea precisa. Sergio Leone non aveva alcuna intenzione di girare un altro western ma la United Artists lo pretese offrendogli un contratto favoloso. Fu lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni a suggerire l’idea di tre balordi alla ricerca di un tesoro, completando così la “trilogia del dollaro” iniziata due anni prima. L’insolita ambientazione durante la guerra civile fu vista da Leone come un’occasione per denunciare il lato peggiore dell’America:
“La storia degli Stati Uniti è stata costruita su una violenza che né la letteratura né il cinema avevano mai mostrato. Personalmente tendo a contrastare la versione ufficiale degli eventi.”
A dire il vero, i moralismi sono stemperati all’interno di un’atmosfera farsesca meno ieratica a paragone di “C’era una volta il west”, con una tempistica decisamente più stretta. Ammirevole è l’ambiguità con cui Leone tratteggia le psicologie dei tre protagonisti, confondendo buoni e cattivi come se si trattasse della stessa cosa. Abbiamo così un “buono” che è buono solo a modo suo, privo di scrupoli nell’usare la pistola e nell’abbandonare il “brutto” nel deserto. Un “brutto” non privo di risvolti umani e pieno di ruvida simpatia, Eli Wallach essendo amico personale del regista e riscuotendo maggiormente il favore del pubblico (l’attore rischiò la vita durante alcune riprese, come quando si sdraiò sulle rotaie aspettando l’arrivo del treno). Lee van Cleef era un uomo molto mite nella vita privata e fece fatica schiaffeggiare la prostituta; l’attrice lo incitava a picchiarla ma lui non ci riusciva. Il suo personaggio è comunque un “cattivo” di tutto rispetto, sebbene un gradino più in basso rispetto al grande Henry Fonda. La scena della battaglia sul fiume è inutile ai fini della trama ma è molto toccante dal punto di vista emozionale, con un ottimo Aldo Giuffré nelle vesti dell’alcolizzato. Magnifica, infine, la corsa di Wallach nel cimitero, il cui straordinario effetto è dovuto alla qualità del montaggio e alla memorabile musica di Morricone.
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gianni lucini
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giovedì 15 settembre 2011
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gaglioffi contro la guerra
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Con Il buono, il brutto, il cattivo sulla frontiera immaginaria del western all’italiana irrompe la Guerra di Secessione, quella vera, con le sue contraddizioni e le sue crudeltà. Man mano che la storia procede ci si accorge che, paradossalmente, il cinismo e la violenza dei protagonisti appaiono più sensati del massacro assurdo provocato dal conflitto. Lo stesso Sentenza, il tipico “cattivo” senza sfumature derivato dagli “attori di parola” del cinema mitologico italiano, nonostante la sua violenza feroce sembra quasi un elemento razionalmente più accettabile delle incomprensibili carneficine della guerra. Nel furore del campo di battaglia sfuma anche il cinismo che caratterizza le personalità di Tuco e del Biondo.
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Con Il buono, il brutto, il cattivo sulla frontiera immaginaria del western all’italiana irrompe la Guerra di Secessione, quella vera, con le sue contraddizioni e le sue crudeltà. Man mano che la storia procede ci si accorge che, paradossalmente, il cinismo e la violenza dei protagonisti appaiono più sensati del massacro assurdo provocato dal conflitto. Lo stesso Sentenza, il tipico “cattivo” senza sfumature derivato dagli “attori di parola” del cinema mitologico italiano, nonostante la sua violenza feroce sembra quasi un elemento razionalmente più accettabile delle incomprensibili carneficine della guerra. Nel furore del campo di battaglia sfuma anche il cinismo che caratterizza le personalità di Tuco e del Biondo. Sergio Leone porta i suoi antieroi sul terreno di un immane conflitto e li schiera contro la guerra. Tocca al Biondo sintetizzare in una battuta il concetto chiave quando commenta gli inutili e sanguinosi assalti al ponte di nordisti e sudisti: «Mai visto morire tanta gente... tanto male». Dal punto di vista dell’impianto narrativo e della scelta dei personaggi Leone sposta ancora un po’ più in là i codici di genere del western all’italiana introducendo ulteriori varianti alla struttura iniziale di Per un pugno di dollari, con l’antieroe solitario che portava sulle spalle la storia, cui successivamente aveva affiancato in Per qualche dollaro in più un alleato pur mosso da differenti motivazioni. Qui fa di più e aumenta ancora il numero dei protagonisti che diventano tre, tutti con lo stesso obiettivo, alleati nello scopo ma divisi dall’ingordigia. È lo stesso Clint Eastwood a sottolineare in un’intervista dell’epoca questo elemento dichiarando con un po’ di ironia: «Nel primo film ero solo, nel secondo eravamo in due, qui siamo in tre. Nel prossimo mi ritroverò in mezzo a un intero distaccamento di cavalleria».
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noia1
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mercoledì 25 maggio 2016
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irraggiungibile
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Un cacciatore di taglie poco onesto, un delinquente ed un losco figuro gareggiano per raggiungere un fantomatico tesoro.
Un’epopea come poche, la pietra miliare del western e il film che ha aperto al celebre e vario filone dei western all’italiana. In quasi tre ore c’è buona parte di quello che sarà e che è tutt’ora il cinema e, soprattutto, è il modello perfetto di una commistione tra cinema commerciale ed autoriale che non penso si sia mai ripetuta.
Come una partita a scacchi ciascuno fa le sue mosse, il titolo sembra quasi una presa in giro dato che non ci sono distinzioni morali di sorta, tra personaggi senza scrupoli e senza costrizioni o regole, ci si può spettare qualsiasi cosa.
Difficile reggere la trama dal punto di vista registico, i protagonisti sono estremamente carismatici e sopra le righe soprattutto per l’assenza di scuse o limitazioni di carattere moralistico, la conseguenza è la caratterizzazione di un mondo senza speranza dove non si tirano sospiri di sollievo, dove il clima è teso da far paura proprio perché – esattamente come una partita a scacchi – la prossima mossa può essere qualsiasi.
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Un cacciatore di taglie poco onesto, un delinquente ed un losco figuro gareggiano per raggiungere un fantomatico tesoro.
Un’epopea come poche, la pietra miliare del western e il film che ha aperto al celebre e vario filone dei western all’italiana. In quasi tre ore c’è buona parte di quello che sarà e che è tutt’ora il cinema e, soprattutto, è il modello perfetto di una commistione tra cinema commerciale ed autoriale che non penso si sia mai ripetuta.
Come una partita a scacchi ciascuno fa le sue mosse, il titolo sembra quasi una presa in giro dato che non ci sono distinzioni morali di sorta, tra personaggi senza scrupoli e senza costrizioni o regole, ci si può spettare qualsiasi cosa.
Difficile reggere la trama dal punto di vista registico, i protagonisti sono estremamente carismatici e sopra le righe soprattutto per l’assenza di scuse o limitazioni di carattere moralistico, la conseguenza è la caratterizzazione di un mondo senza speranza dove non si tirano sospiri di sollievo, dove il clima è teso da far paura proprio perché – esattamente come una partita a scacchi – la prossima mossa può essere qualsiasi.
La sensazione è proprio quella di essere lì presente, bisogna stare attenti ai dettagli ed osservare come tutto s’incastri, come ogni volta tutto si capovolga, come Leone sia credibile nel girare la stanza chiusa tanto quanto il deserto sconfinato e una guerra travolgente.
Tre ore d’azione, umorismo, colpi di scena e – il tocco drammatico – ci sta perfettamente proprio perché non perde tempo in sciocche forzature ma, sempre e comunque, viaggia all’insegna del proseguimento della trama senza mai perdere il suo tono ruvido.
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eastwood
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martedì 13 luglio 2010
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il buono,il brutto e il cattivo sergio leone
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Mentre divampa la guerra di secessione,tre uomini privi di scrupoli:Joe detto il buono(Clint Eastwood),Tuco il brutto(Eli Wallach) e Sentenzia il cattivo(Lee Van Cleef) sono alla ricerca di un tesoro nascosto da un soldato che si fà chiamare Bill Carson in un cimitero.Quest'ultimo,prima di morire confida "al biondo" cioè a Joe,il buono il nome del cimitero,e la tomba in cui si trova il bottino.Tra vendette,guerre e esquzioni Joe e Tuco,riusciranno a trovare il cimitero,ma dovranno fare i conti con Sentenzia "il cattivo",un uomo assetato di potere che non prova nessuna pietà,e con un unico scopo ,impadronirsi del tesoro.Con questo terzo e ultimo capitolo della trilogia del dollaro,interpretata da un leggendario Clint Eastwood,Sergio Leone ancora una volta analizza il genere del Western,per far capire al pubblico che il suo lavoro ha un unico obbiettivo analizzare accuratamente i suoi film,e trovare delle situazioni che possono accadere non solo,nei film ma anche nella vita reale,in questo caso nel"Il Buono,Il Brutto e Il Cattivo"Leone prende come modello,la rivalità tra tre uomini,ma soprattutto i sentimenti che provano l'uno verso l'altro:ora odio,ora amicizia,ora compassione.
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Mentre divampa la guerra di secessione,tre uomini privi di scrupoli:Joe detto il buono(Clint Eastwood),Tuco il brutto(Eli Wallach) e Sentenzia il cattivo(Lee Van Cleef) sono alla ricerca di un tesoro nascosto da un soldato che si fà chiamare Bill Carson in un cimitero.Quest'ultimo,prima di morire confida "al biondo" cioè a Joe,il buono il nome del cimitero,e la tomba in cui si trova il bottino.Tra vendette,guerre e esquzioni Joe e Tuco,riusciranno a trovare il cimitero,ma dovranno fare i conti con Sentenzia "il cattivo",un uomo assetato di potere che non prova nessuna pietà,e con un unico scopo ,impadronirsi del tesoro.Con questo terzo e ultimo capitolo della trilogia del dollaro,interpretata da un leggendario Clint Eastwood,Sergio Leone ancora una volta analizza il genere del Western,per far capire al pubblico che il suo lavoro ha un unico obbiettivo analizzare accuratamente i suoi film,e trovare delle situazioni che possono accadere non solo,nei film ma anche nella vita reale,in questo caso nel"Il Buono,Il Brutto e Il Cattivo"Leone prende come modello,la rivalità tra tre uomini,ma soprattutto i sentimenti che provano l'uno verso l'altro:ora odio,ora amicizia,ora compassione.Sentimenti che vengono comunicati con questa pellicola grazie ai suoi primi piani,e a una cosa fondamentale che deve essere presente in tutti film "il tempo" infatti Leone é un regista che ha scoperto,che il tempo tra un film e le sue musiche(Ennio Morricone),deve essere una cosa molto importante.
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gianni lucini
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giovedì 15 settembre 2011
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due mascalzoni, no meglio tre
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Si racconta che l’idea de Il buono, il brutto, il cattivo sia nata nel 1965, nei giorni concitati ed esaltanti della presentazione di Per qualche dollaro in più quando Luciano Vincenzoni accompagna il suo amico Ilya Ropert, vicepresidente della United Artists ad assistere alla proiezione del film al Supercinema di Roma preso d’assalto da oltre tremila spettatori entusiasti. Al momento della firma dell’accordo con la quale la sua società acquista il diritto a distribuire il film negli Stati Uniti e in Canada, l’uomo d’affari chiede di poter opzionare anche i diritti del successivo film di Leone. Vuole però conoscerne sommariamente il soggetto.
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Si racconta che l’idea de Il buono, il brutto, il cattivo sia nata nel 1965, nei giorni concitati ed esaltanti della presentazione di Per qualche dollaro in più quando Luciano Vincenzoni accompagna il suo amico Ilya Ropert, vicepresidente della United Artists ad assistere alla proiezione del film al Supercinema di Roma preso d’assalto da oltre tremila spettatori entusiasti. Al momento della firma dell’accordo con la quale la sua società acquista il diritto a distribuire il film negli Stati Uniti e in Canada, l’uomo d’affari chiede di poter opzionare anche i diritti del successivo film di Leone. Vuole però conoscerne sommariamente il soggetto. Luciano Vincenzoni, preso un po’ alla sprovvista, improvvisa e gli racconta che il nuovo film narrerà le avventure di due simpatici mascalzoni sulle tracce un tesoro negli Stati Uniti della Guerra di Secessione sulla falsariga de La grande guerra che la stessa United Artists ha distribuito negli Stati Uniti. Ropert accetta e sigla un contratto da un milione di dollari. All’inizio dell’impresa la sceneggiatura del film vede impegnati anche Age e Scarpelli, gli stessi del film di Monicelli. Quando Leone la legge non ne è convinto. La riprende in mano e ai due simpatici mascalzoni aggiunge un terzo personaggio, più cattivo, completando così ’impianto narrativo di un film destinato a restare nella storia del cinema.
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chaoki21
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giovedì 9 febbraio 2012
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nel suo genere,un capolavoro
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Epico epilogo della " trilogia del dollaro",è anche la più bella delle tre parti. Il buono (il biondo/Clint Eastwood),il brutto (Tuco/Eli Wallach) e il cattivo (Sentenza/Lee Van Cleef) si uniscono per mettere le mani su un tesoro nascosto in un cimitero da Bill Carson (che prima di morire l'ha detto a Tuco e al biondo). Prima di arrivare al cimitero Tuco e il biondo ne passano di tutti i colori fino ad arrivare allo spettacolare epilogo del film,ac-
compagnato dalla straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone.Scritto da Leone con Vicenzoni e Age&Scarpelli mantiene la tecnica dei suoi predecessori: tempi dilatati,uso insistito di primi piani soprattutto nella
sequenza finale,suspense e gli immancabili duelli a colpi di pistola.
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Epico epilogo della " trilogia del dollaro",è anche la più bella delle tre parti. Il buono (il biondo/Clint Eastwood),il brutto (Tuco/Eli Wallach) e il cattivo (Sentenza/Lee Van Cleef) si uniscono per mettere le mani su un tesoro nascosto in un cimitero da Bill Carson (che prima di morire l'ha detto a Tuco e al biondo). Prima di arrivare al cimitero Tuco e il biondo ne passano di tutti i colori fino ad arrivare allo spettacolare epilogo del film,ac-
compagnato dalla straordinaria colonna sonora di Ennio Morricone.Scritto da Leone con Vicenzoni e Age&Scarpelli mantiene la tecnica dei suoi predecessori: tempi dilatati,uso insistito di primi piani soprattutto nella
sequenza finale,suspense e gli immancabili duelli a colpi di pistola. Leone si conferma un regista capace (non per niente è un punto di riferimento per quasi tutti i cineasti moderni).Non è giusto chiamarlo western,questo film non ha niente a che fare con i western made in USA che giravano in quegli anni,è un piccolo,grande capolavoro del western all'italiana ovvero gli "spaghetti-western".Detto questo si potrebbe anche non dire altro:tappa immancabile per i fan del genere ma anche per chi vuole passare tre orette di sano intrattenimento e divertimento intelligente.
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bella earl!
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venerdì 29 luglio 2011
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l'apice del western ma anche la sua fine.
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- Mai visto morire tanta gente... tanto male -
In un villaggio del profondo sud degli Stati Uniti Joe e Tuco collaborano per fregare la giustiziia sotto gli occhi di Sentenza. Quando "il biondo" Joe gira le spalle a Tuco e lo porta nel deserto si cucina nella pentola da sé perché Tuco riesce poco dopo a ribaltare a suo favore la situazione e fa fare una lunga, lunghissima, camminata sotto il sole cocente. Ma quella camminata porta fortuna a entrambi. Una carovana che sembra abbandonata sta attraversando il deserto e quando Tuco la ferma e un uomo gli dice che un tesoro che ha nascosto si trova nella tomba di un cimitero abbandonato ma prima di dire il nome sulla tomba l'uomo vuole acqua e sviene.
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- Mai visto morire tanta gente... tanto male -
In un villaggio del profondo sud degli Stati Uniti Joe e Tuco collaborano per fregare la giustiziia sotto gli occhi di Sentenza. Quando "il biondo" Joe gira le spalle a Tuco e lo porta nel deserto si cucina nella pentola da sé perché Tuco riesce poco dopo a ribaltare a suo favore la situazione e fa fare una lunga, lunghissima, camminata sotto il sole cocente. Ma quella camminata porta fortuna a entrambi. Una carovana che sembra abbandonata sta attraversando il deserto e quando Tuco la ferma e un uomo gli dice che un tesoro che ha nascosto si trova nella tomba di un cimitero abbandonato ma prima di dire il nome sulla tomba l'uomo vuole acqua e sviene. Quando Tuco torna con l'acqua l'uomo è morto e la sua ultima confidenza va a Joe "Il Biondo" riverso sulla sabbia disidratato. Da qui una moltitudine di eventi porterà al grande triello finale. Eastwood, Van Cleef e Wallach finiscono la trilogia del dollaro dandoci una grande interpretazione. La sceneggiatura è intelligente e soprattutto è una "massima" western. La regia Leonesca è intelligente e impeccabile. Un "must" del western e un grande film che chiunque si dica appassionato della settima arte deve aver visto o vedere in un prossimo futuro.
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