renato c.
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sabato 11 luglio 2015
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non è bello tifare per i ladri, ma.....!
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E'vero! Io, a differenza di quella gente di dice:"Poverini! Rubano perchè hanno fame!!", ho sempre condannato il furto, comunque più quello privato,(dove il povero derubato se non ucciso o ferito dai ladri stessi può morire d'infarto!) che non quello pubblico, anche se moralmente può essere più condannabile perche viene rubata una cosa appartenente alla collettività! Comunque, vedere in questo film il modo in cui il furto del pugnale viene studiato scientificamente nei minimi dettagli, e l'impegno che viene messo da tutti coloro che pertecipano al progetto, alla fine dispiace che il colpo non sia andato a buon fine! Comunque, ottima la regia, ed ottimo il cast! Una Melina Mercouri non più tanto giovane ma in ogni caso, sempre sexy, ad un grande Peter Ustinov, che, se lo ricordiamo nella pa
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E'vero! Io, a differenza di quella gente di dice:"Poverini! Rubano perchè hanno fame!!", ho sempre condannato il furto, comunque più quello privato,(dove il povero derubato se non ucciso o ferito dai ladri stessi può morire d'infarto!) che non quello pubblico, anche se moralmente può essere più condannabile perche viene rubata una cosa appartenente alla collettività! Comunque, vedere in questo film il modo in cui il furto del pugnale viene studiato scientificamente nei minimi dettagli, e l'impegno che viene messo da tutti coloro che pertecipano al progetto, alla fine dispiace che il colpo non sia andato a buon fine! Comunque, ottima la regia, ed ottimo il cast! Una Melina Mercouri non più tanto giovane ma in ogni caso, sempre sexy, ad un grande Peter Ustinov, che, se lo ricordiamo nella parte di Nerone in "Quo vadis!" possiamo vedere quale grande attore sia stato! Due ore che passano in suspence, ma anche con qualche relax ironico, e la location esotica in cui il fatto si svolge!! Da vedere e da gustare!!
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elgatoloco
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venerdì 29 dicembre 2017
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preparativi per maxi-rapina
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Preparativi per grande rapina, in questo"Topkapi"(1964)di Jules Dassin, che il regista statunitense di origini ebraiche e inviso al governo USA per le sue simpatie comuniste realizzò con la moglie(<allora fidanzata, la sposerà due anni dopo) Melina Mercouri. UN film che nei nostri anni forse non seguiremmo più con grande interesse, ma che riesce(del resto 9 anni prima Dassin aveva diretto"Rififi", film dalla stessa tematica e per molti aspetti analogo)ad avvincere nella sua resa analitica delle fasi precedenti la rapina stessa e poi della fasi della rapina propriamente detta. Film costellato di humour(quello della tradizione yiddish di Dassin), a tratti di comicità più direttamente espressa, con elementi forti di descrizione della realtà della città di Istanbul(ex-Costantinopoli)dal punto di vista etno-antropologico ma anche paesaggistico e architettonico e caratterizzazioni dei singoli personaggi, dalla coppia Mercouri-Maximilan Schell, dell'immmarcescibile very english Robert Morley, del grandissimo Peter Ustinov, di Akim Tamiroff, di altri(anche in ruoli minori), personaggi sempre tratteggiati con grande intelligenza proprio anche, ancora una volta, "analitica", per un film che , ovviamente, non può avere un"happy end"per i ladri, perché altrimenti contravverrebbe totalmente ai dettami dell'etica e della morale(etica intesa hegelianamente come sintesi tra morale e diritto, ossia come morale sociale e morale nel senso più individuale del termine), ma un film decisamente" eversivo"perché rappresenta i rapinatori(mega-diamante nella capitale della Turichia europea)come, a modo loro, "lavoratori", come"operatori", tanto che, dal carcere la Mercouri, pur ossessonata da una terribile"kapò", troverà l'occasione per teorizzare un'ulteriore rapina"miliardaria"in quel di Leningrago(ora nuovamente Pietroburgo).
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Preparativi per grande rapina, in questo"Topkapi"(1964)di Jules Dassin, che il regista statunitense di origini ebraiche e inviso al governo USA per le sue simpatie comuniste realizzò con la moglie(<allora fidanzata, la sposerà due anni dopo) Melina Mercouri. UN film che nei nostri anni forse non seguiremmo più con grande interesse, ma che riesce(del resto 9 anni prima Dassin aveva diretto"Rififi", film dalla stessa tematica e per molti aspetti analogo)ad avvincere nella sua resa analitica delle fasi precedenti la rapina stessa e poi della fasi della rapina propriamente detta. Film costellato di humour(quello della tradizione yiddish di Dassin), a tratti di comicità più direttamente espressa, con elementi forti di descrizione della realtà della città di Istanbul(ex-Costantinopoli)dal punto di vista etno-antropologico ma anche paesaggistico e architettonico e caratterizzazioni dei singoli personaggi, dalla coppia Mercouri-Maximilan Schell, dell'immmarcescibile very english Robert Morley, del grandissimo Peter Ustinov, di Akim Tamiroff, di altri(anche in ruoli minori), personaggi sempre tratteggiati con grande intelligenza proprio anche, ancora una volta, "analitica", per un film che , ovviamente, non può avere un"happy end"per i ladri, perché altrimenti contravverrebbe totalmente ai dettami dell'etica e della morale(etica intesa hegelianamente come sintesi tra morale e diritto, ossia come morale sociale e morale nel senso più individuale del termine), ma un film decisamente" eversivo"perché rappresenta i rapinatori(mega-diamante nella capitale della Turichia europea)come, a modo loro, "lavoratori", come"operatori", tanto che, dal carcere la Mercouri, pur ossessonata da una terribile"kapò", troverà l'occasione per teorizzare un'ulteriore rapina"miliardaria"in quel di Leningrago(ora nuovamente Pietroburgo).Un film , per dirla con una formula quasi condivisa, "come ormai non se ne fanno più ed è un peccato". Certo che, a tratti, la pazienza degli spettatori viene messa a dura prova; ora che viviamo, da più di un quarto di secolo, in un'epoca di "dromologia"(Virilio), di rapidità e velocità incessanti... El Gato
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