Il deserto rosso |
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Un film di Michelangelo Antonioni.
Con Monica Vitti, Richard Harris, Xenia Valderi, Rita Renoir.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- Italia 1964.
MYMONETRO
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Antonioni e la teoria dei colori
di jackiechan90Feedback: 7144 | altri commenti e recensioni di jackiechan90 |
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lunedì 30 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giuliana(Monica Vitti) è la moglie di un ricco industriale del ravennate(Carlo Chionetti) è in preda a una forte depressione dopo aver avuto un incidente. Si sente alienata rispetto al mondo che la circonda. Cerca uno sfogo in Corrado(Richard Harris) un collega del marito ma anche questa piccola avventura sembra non darle molta soddisfazione per cui decide di tornare dalla sua famiglia e accettare la sua condizione per quella che è. Il primo film a colori di Antonioni è in realtà un film molto "grigio", ambientato in una Ravenna industriale e periferica circondata da una nebbia perenne. Proprio per questo i colori che si stagliano in essa risaltano ancora di più evidenziando gli elementi di rilievo, primo fra tutti il personaggio di Giuliana che, con il suo cappotto verde, evidenzia l'unica carica vitale del paesaggio. Antonioni, e con lui il direttore della fotografia Carlo Di Palma, si servono della simbologia dei colori per descrivere le sensazioni dei protagonisti: sono loro che ricreano il paesaggio in base a quello che vivono. Così la camera rossa crea una situazione ad alto tasso erotico, la stanza rosa e la spiaggia di Budelli raffigurano una sensazione di pace e serenità. Nella spiaggia, inoltre, si svolge l'unica sequenza del film girata in technicolor con una tecnica tradizionale per raccontare una favola, quindi qualcosa di estraneo dalla realtà, che invece è nel grigio-quasi bianco/nero del resto della pellicola. Da notare il fatto che gli unici posti veramente "colorati" sono quelli artificiali, ovvero la casa di Giuliana e suo marito, piena di giochi e riferimenti all'arte pop, e la fabbrica. Il mondo di plastica viene raffigurato come più "umano" dell'ambiente reale. Antonioni sperimenta, seppur con molto garbo, tecniche sperimentali come la colorazione su pellicola, in un film che parla del problema dell'alienazione nelle periferie post-industriali che stavano sorgendo negli anni del boom economico e lo fa utilizzando la sua attrice-feticcio Monica Vitti che domina la scena dall'alto della sua insicurezza e fragilità. Un campionario di umanità e avanguardia tecnica che rimane ancora oggi insuperabile.
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