I buoni sentimenti si sprecano in questo film di Mario Amendola destinato a raccogliere un buon successo fin dal suo primo apparire nelle sale cinematografiche. La trama è semplice, più difficile da raccontare che da sviluppare, e consente al regista di indulgere in una serie di dialoghi dal gustoso effetto comico. Anche le gag sono piacevoli e divertenti, pur se traspare l’intenzione, peraltro non nascosta, di parodiare alcune situazioni de “I soliti ignoti”. A dispetto delle impressioni, l’intento moralistico non è, poi, così marcato come può sembrare, anzi viene temperato dal susseguirsi di dialoghi apertamente dissacratori che consentono anche allo spettatore più prevenuto di godere senza alcuna fatica dello spirito del film.
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I buoni sentimenti si sprecano in questo film di Mario Amendola destinato a raccogliere un buon successo fin dal suo primo apparire nelle sale cinematografiche. La trama è semplice, più difficile da raccontare che da sviluppare, e consente al regista di indulgere in una serie di dialoghi dal gustoso effetto comico. Anche le gag sono piacevoli e divertenti, pur se traspare l’intenzione, peraltro non nascosta, di parodiare alcune situazioni de “I soliti ignoti”. A dispetto delle impressioni, l’intento moralistico non è, poi, così marcato come può sembrare, anzi viene temperato dal susseguirsi di dialoghi apertamente dissacratori che consentono anche allo spettatore più prevenuto di godere senza alcuna fatica dello spirito del film. Claudio Villa nel ruolo del protagonista risulta credibile ed efficace, aiutato da un cast azzeccato nel quale compare anche Ferruccio Amendola, destinato a divenire un doppiatore famoso (è la ‘voce’, tra gli altri, di Sylvester Stallone, Al Pacino e Robert De Niro). Non è il caso di soffermarsi sulle canzoni, che, come ovvio, rappresentano uno degli elementi di maggior attrattiva per il pubblico.
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