Jean Delannoy dirige Jean Gabin in un giallo tratto da un racconto di Simenon. Un film perfetto, con il ritmo incalzante di un moderno action movie e la suspense del classico thriller incentrato sulla caccia serrata al serial killer, un epigono, in versione piccolo borghese, di Jack lo squartatore, che fa strage di donne, massaie o impiegate, che rientrano a casa dal lavoro nel popolare quartiere parigino di La Marais.
Nel 1958 Annie Girardot è quasi un esordiente eLino Ventura è una comparsa, Jean Gabin è già uno degli attori più importanti di Francia e nei panni di Maigret domina la scena, è il centro di tutta l’azione, che con movimenti centripeti percorre strade diverse per tornare sempre e comunque a lui, l’eroe in pigiama, l’opposto dell’archetipo del detective dai modi raffinati e dall’impeccabile mise alla Sherlock Holmes di Doyle, con il quale condivide soltanto il gusto della pipa, lontano dal superomismo tecnologico alla James Bond di Fleming.
[+]
Jean Delannoy dirige Jean Gabin in un giallo tratto da un racconto di Simenon. Un film perfetto, con il ritmo incalzante di un moderno action movie e la suspense del classico thriller incentrato sulla caccia serrata al serial killer, un epigono, in versione piccolo borghese, di Jack lo squartatore, che fa strage di donne, massaie o impiegate, che rientrano a casa dal lavoro nel popolare quartiere parigino di La Marais.
Nel 1958 Annie Girardot è quasi un esordiente eLino Ventura è una comparsa, Jean Gabin è già uno degli attori più importanti di Francia e nei panni di Maigret domina la scena, è il centro di tutta l’azione, che con movimenti centripeti percorre strade diverse per tornare sempre e comunque a lui, l’eroe in pigiama, l’opposto dell’archetipo del detective dai modi raffinati e dall’impeccabile mise alla Sherlock Holmes di Doyle, con il quale condivide soltanto il gusto della pipa, lontano dal superomismo tecnologico alla James Bond di Fleming. La sua forza sta tutta nell’intelligenza, ma più ancora nella tenacia, simile a quella del cane da presa, che quando addenta la preda non se la lascia scappare. E’ l’eroe borghese, che ama rilassarsi nella sua poltrona dopo cena mentre la moglie gli prepara un caffè, che vive il lavoro come missione, ne sente la fatica e nonostante tutto trova il tempo per una battuta ironica e una risata con i colleghi.
Girato tra le stradine buie di La Marais, negli interni di vecchie case arredate in modo antiquato o nei retrobottega, che occultano segreti inconfessabili, riprende la vita di tutti i giorni della gente comune, offrendo uno spaccato realistico della Parigi degli anni ’50. La cinepresa spia dalla strada il macellaio che a sera tarda prepara i tagli di carne da vendere al mattino dopo, entra nella casa di un’anziana vedova dall’apparenza innocua con il culto del figlio ormai adulto e ancora coccolato come un bambino ed amato fino all’esaltazione, si intrufola nel menage quotidiano di una giovane coppia borghese in un appartamento moderno, il cui lusso un poliziotto che accompagna Maigret, uno dei tanti caratteristi che danno colore al film, non manca di ammirare con invidia.
Nella scena finale, risolto il caso, l’inquadratura è solo per Maigret che si incammina con il solito passo deciso sotto una pioggia scrosciante e liberatoria con la faccia stanca e soddisfatta di Jean Gabin.
[-]
|
|