Giuseppe Marotta
Che pace. Che serena, dolce "controra" umana, sociale, politica e religiosa. Il Papa è a Castelgandolfo, incede lentamente, seguito dal piccione della Grazia e della Sapienza, nei mirifici giardini; Eisenhower, in elicottero, va per funghi atomici; Bulganin e Krusciov, i grandi compari, viaggiano tenendo sotto il braccio il campionario delle sorprese, nel quale non c’è un bel niente per nessuno, ma che evita a Guerriero e a Lippman di annoiarsi a morte; la D.C. conta ogni notte, su poste di rosario, con agile devozione, le sue "correnti"; l’affare Sturzo-Gronchi è sepolto, io non ho mai fiatato e il Quirinale non ha mai sentito: l’onorevole Marcello Rodinò, spiacente, rassicura gli innumerevoli giocatori d’azzardo televisivi: puntino con fiducia, la roulette, d’ora in poi, funzionerà come a San Remo, designando il più fortunato, chiunque egli sia; la mattina, in Prati, le massaie comprano certe grosse zucchine dal fiore giallo in bocca. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (8242 caratteri spazi inclusi) su 1958