elgatoloco
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martedì 26 aprile 2022
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alcuni"omissis", ma...
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"ROma citta'aperta"(RObero ROsselllini, anche co-sceneggiatore del film con Federico Fellini, con Celeste Negarville, ma soprattuttto con i soggettisti Sergio Amidei e Ferruccio Disnan, dove Alberto Consiglio, altro soggettista del fim, sembra abbia poi partecipato scarsamente alla sceneggiatura, 1945)e'veramente un"miracolo", creazione incredibilmente veritiera(neorealismo pieno, in ogni aspetto del film)degli eccidi nazisti, supportati in ogn modo dagli ultimi rimasugli fascisti presenti nella capitale, quando ormai"incombeva"la liberazione ad opera del FLN e degli Alleati. Centrali la figura del prete , don Pietro Pellegrini, quasi una sintesi tra don PIetro Pappagallo e don Giuseppe Morosini, ma anche quella della altrettanto coraggiosa casalinga ed ex lavoratrice Pina, dove gli interpreti sono rispettivamente Aldo Fabrizi e Anna Magnani, due"colossi"popolarissimi del cinema dell'epoca e successivo, mentre gli altri personaggi importanti del film sono, "neorealisticmaentr"(ossia nel senso della poetica neorealista)affidati a intepreti meno famosi, "presi della strada", come spesso, anche con molta retorica, si afferma.
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"ROma citta'aperta"(RObero ROsselllini, anche co-sceneggiatore del film con Federico Fellini, con Celeste Negarville, ma soprattuttto con i soggettisti Sergio Amidei e Ferruccio Disnan, dove Alberto Consiglio, altro soggettista del fim, sembra abbia poi partecipato scarsamente alla sceneggiatura, 1945)e'veramente un"miracolo", creazione incredibilmente veritiera(neorealismo pieno, in ogni aspetto del film)degli eccidi nazisti, supportati in ogn modo dagli ultimi rimasugli fascisti presenti nella capitale, quando ormai"incombeva"la liberazione ad opera del FLN e degli Alleati. Centrali la figura del prete , don Pietro Pellegrini, quasi una sintesi tra don PIetro Pappagallo e don Giuseppe Morosini, ma anche quella della altrettanto coraggiosa casalinga ed ex lavoratrice Pina, dove gli interpreti sono rispettivamente Aldo Fabrizi e Anna Magnani, due"colossi"popolarissimi del cinema dell'epoca e successivo, mentre gli altri personaggi importanti del film sono, "neorealisticmaentr"(ossia nel senso della poetica neorealista)affidati a intepreti meno famosi, "presi della strada", come spesso, anche con molta retorica, si afferma. Fimlm stroardianrio . anche a dispetto del fatto che i contrasti soprattutto tra Amidei, militante comunista e Ferruccio Disnan, decisamente per colpa di quest'ultimo(quando AMidei aveva invece insisito per riferirsi direttamente agli episodi di Via Rasella e della Fosse Ardeatine- Federico Fellini, peraltro, quasi come Disnan, rimporverva ai partigiani di aver insistito per quelle azioni, mentre avrebbero piuttosto"Pacatamente dovuto attendere l'arrivo degli alleati", come riportano le storie di quell'epoca)anche come testimonianza indelebile di quanto stava avvenendo, "ROma citta'aperta"e' un esempio "assoluto"-anche nell'accezione letterale del lemma, troppo spesso trascurato, del neorealismo e di quanto essa abbia apportato alla filmografia rosselliniana e tout court neorealista e cinematrografia in assoluto, appunto. Ci sono poi citazioni incidentali quanti significative(l'accenno alla droga usata dall'attrice)che naturalmente sono assolutamente "minori"rispetto al corpus vero e proprio del film, che pero', in una valutazione analitica non dovrebberi essere trasucrati, se si pensa che i film italiani del tempo di cio'non paelavano per nulla. El Gato
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great steven
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venerdì 20 agosto 2021
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le vicende dell''occupazione nazista a roma.
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ROMA CITTà APERTA (IT, 1945) di ROBERTO ROSSELLINI. Con ALDO FABRIZI, ANNA MAGNANI, MARCELLO PAGLIERO, MARIA MICHI, CARLA ROVERE, FRANCESCO GRANDJACQUET, HARRY FEIST, GIOVANNA GALLETTI, VITO ANNICHIARICO, NANDO BRUNO ● Dopo l’armistizio di Cassibile, gli Alleati stanno già risalendo la penisola, ma non sono ancora giunti a Roma, dove i partigiani si sono già organizzati per combattere i nazifascisti. L’ingegnere comunista Giorgio Manfredi (il cui vero nome è Luigi Ferraris) è dei più importanti uomini della Resistenza, e per sfuggire alle quotidiane retate della Gestapo è aiutato dal tipografo Francesco, che è in procinto di sposare Pina, un’operaia vedova incinta di lui con un bambino, Marcello, nato dal precedente matrimonio.
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ROMA CITTà APERTA (IT, 1945) di ROBERTO ROSSELLINI. Con ALDO FABRIZI, ANNA MAGNANI, MARCELLO PAGLIERO, MARIA MICHI, CARLA ROVERE, FRANCESCO GRANDJACQUET, HARRY FEIST, GIOVANNA GALLETTI, VITO ANNICHIARICO, NANDO BRUNO ● Dopo l’armistizio di Cassibile, gli Alleati stanno già risalendo la penisola, ma non sono ancora giunti a Roma, dove i partigiani si sono già organizzati per combattere i nazifascisti. L’ingegnere comunista Giorgio Manfredi (il cui vero nome è Luigi Ferraris) è dei più importanti uomini della Resistenza, e per sfuggire alle quotidiane retate della Gestapo è aiutato dal tipografo Francesco, che è in procinto di sposare Pina, un’operaia vedova incinta di lui con un bambino, Marcello, nato dal precedente matrimonio. Manfredi è legato sentimentalmente a un’attrice di rivista, Marina, che convive con la sorella di Pina, Lauretta, ma l’ingegnere programma di troncare la relazione. Don Pietro Pellegrini, il parroco locale, si presta a fare da staffetta per i partigiani consegnando ambasce e documenti segreti, senza mai destare sospetti di fronte alle SS, e perciò è ammirato e rispettato da tutti gli abitanti del quartiere, compreso Manfredi. Una mattina i tedeschi effettuano un rastrellamento nel palazzo dove Manfredi si è nascosto: lui se la cava ancora, mentre Francesco viene arrestato; Pina, gridando la sua protesta e rincorrendo il camion dei perseguitati politici fatti prigionieri, viene abbattuta da una raffica di mitra davanti a don Pietro e al figlio. Francesco riesce a scappare e si ricongiunge a Manfredi, il quale opta per rifugiarsi in casa di Marina, ma la situazione si complica non appena i dissapori incrinano definitivamente il rapporto fra l’ingegnere e la giovane, tanto che quest’ultima, in cambio d’una dose di droga, lo denuncia alla Gestapo tramite Ingrid, agente in contatto col perfido maggiore Bergmann. Manfredi viene arrestato durante un incontro con don Pietro ed entrambi affrontano l’interrogatorio del maggiore, intenzionato ad avere informazioni sulla giunta partigiana comandata da Manfredi. L’ingegnere non tradisce i compagni e muore sotto le torture. All’alba del giorno dopo, alla periferia di Roma, don Pietro viene fucilato davanti ai ragazzini della sua parrocchia, fra cui c’è anche l’orfano Marcello.
È il primo film in ordine cronologico, ma soprattutto etico-morale, a rievocare l’occupazione tedesca Roma, e il giudizio che viene espresso sulla recente esperienza offre un quadro così sincero, equo e spiazzante che non può non toccare le corde emotive degli onesti. Una messinscena che rappresenta nel modo più efficace e corretto verso le vittime della catastrofe nazifascista in terra nostrana, la sofferenza immensa che diventa battaglia del quotidiano e riconquista dell’armonia mentre ci si difende contro coloro che negano al popolo di riappropriarsi di valori impermeabili al trapano della guerra. Lo squallore delle vie nelle ore del coprifuoco, gli arresti, le torture, i delitti e le bieche figure degli invasori malati di onnipotenza delirante e dei funzionari corrotti, tutto viene ricordato nell’assimilazione di una tragedia lasciata alle spalle da pochissimo tempo in modo da ottenere il plauso del pubblico, che già allora seppe riconoscerne, sia in Italia che all’estero, l’oggettività libera da retorica e la valutazione politica atta a non nascondersi dietro nessun preconcetto. Rossellini si propose, anche al di là dell’inaugurazione (o meglio, della consacrazione) del neorealismo, di raffigurare la capitale senza richiamarsi a valori particolari (forse quelli cattolici, ma l’ipotesi è dubbia), bensì ricorrendo alla trasgressione delle regole, delle consuetudini e di ogni luogo comune culturale. La scelta di due attori popolari come Magnani e Fabrizi fu indicativa dell’intenzione del regista di porre come sostegno alla trama drammatica una sottostruttura capace di alternare abilmente note comiche o addirittura grottesche alle scene più forti e lancinanti. Lei si mostrò intelligentissima nella sua verace amabilità di popolana romanesca; lui ebbe molto di più che un ruolo di raccordo al di sopra delle parti nei rapporti fra i personaggi, in quanto interpretare un sacerdote nel mezzo di una guerra implica una notevole volontà decisionale. E come dimenticare il coraggiosissimo e integerrimo Manfredi di M. Pagliero (doppiato da Lauro Gazzolo), capo partigiano dall’irriducibile senso del dovere fra i più rispettabili che il cinema italiano abbia mai conosciuto? Grand Prix al Festival di Cannes 1946. Due Nastri d’Argento (film, migliore attrice non protagonista ad A. Magnani) e una candidatura all’Oscar per la sceneggiatura originale. Titolo inglese: Open City.
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venerdì 18 gennaio 2019
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film unico!
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Film meraviglioso, girato in una strada del Municipio V Prenestino cioè Via Raimondo Montecuccoli.
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elgatoloco
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mercoledì 10 ottobre 2018
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straordinario.formidable
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"ROma città aperta"(1945, Roberto Rossellini), è veramente, almeno per chi scrive, il capolavoro del "neorealismo"(sempre volendo rimanere alle tassonomie, che spesso diventano, volenti o nolenti, etichette): la ricostruzione era in atto, anzi non era ancora stata attuata, dunque il paesaggio urbano è quello bellico, di una Urbs"aperta"in vari sensi: anche al saccheggio, purtroppo, alla delazione, alle componenti più malvage dell'"animo umano". Vi si vede la violenza indiscriminata del nazismo e del fascismo(ma degli ufficiali tedeschi non si fa indiscriminatamente "tutto un fascio, " , mostrando come almeno in alcuni ci fosse il segno del ravvedimento, della critica verso il regime hitleriano e verso il suo assurdo razzismo), la testimonianza del sacrificio di Don Morosini, il fatto storico che ispira la pellicola diventa occasione per un denso ritratto umano, dove la performance di Aldo Fabrizi è straordinaria, insieme a quella di Anna Magnani.
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"ROma città aperta"(1945, Roberto Rossellini), è veramente, almeno per chi scrive, il capolavoro del "neorealismo"(sempre volendo rimanere alle tassonomie, che spesso diventano, volenti o nolenti, etichette): la ricostruzione era in atto, anzi non era ancora stata attuata, dunque il paesaggio urbano è quello bellico, di una Urbs"aperta"in vari sensi: anche al saccheggio, purtroppo, alla delazione, alle componenti più malvage dell'"animo umano". Vi si vede la violenza indiscriminata del nazismo e del fascismo(ma degli ufficiali tedeschi non si fa indiscriminatamente "tutto un fascio, " , mostrando come almeno in alcuni ci fosse il segno del ravvedimento, della critica verso il regime hitleriano e verso il suo assurdo razzismo), la testimonianza del sacrificio di Don Morosini, il fatto storico che ispira la pellicola diventa occasione per un denso ritratto umano, dove la performance di Aldo Fabrizi è straordinaria, insieme a quella di Anna Magnani. Si tratta, inoltre, del film"neorealista"nel quale si ha l'alternanza tra interpreti presi "dalla strada"(pur se alcuni diverranno quasi dei divi, almeno in seguito, come Marcello Pagliero), interpreti già affermati(Anna Magnani, Aldo Fabrizi, appunto)e interpreti di teatro in ruoli secondari(Maria Michi)portaa a una felice "contaminatio". Ma il film, nato dal soggetto di Sergio Amidei e dalla sceneggiatura di Amidei, Rossellini, Fellini e altri, è ben di più, in una sintesi straordinaria tra realtà storica, creazione"immaginaria"(c'è anche il tema della droga, allora spesso "silenziato"e occultato, nonché quello dell'omosessualità femminile)e quella sintesi tra questi due livelli che il cinema spesso, ma non sempre, riesce a realizzare. El Gato
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giuseppetoro
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mercoledì 19 settembre 2018
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storico
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film, storico, girato subito dopo la seconda guerra mondiale, denunciando proprio ciò che facevano i soldati tedeschi durante l'occupazione dell'Italia, caccia ai partigiani, uccisione di innocenti..
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fedeleto
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venerdì 8 luglio 2016
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roma città sofferente
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Nella Roma occupata dai nazisti,si alternano le varie vicende di alcuni personaggi:Pina,una donna in procinto di sposarsi uccisa dai tedeschi mentre insegue il marito deportato,un prete aiutante della resistenza, e una donna spia che tradisce l'uomo di cui è innamorata.Roberto Rossellini (un pilota ritorna,l'uomo dalla croce) dirige un ottimo film senza ombra di dubbio.Partendo fin dall'inizio sull'inquadratura ritraente Roma, il regista romano ci immerge nel clima di tensione dell'epoca, il racconto porta vari personaggi degni di analisi, da Pina( interpretata da una magistrale Anna Magnani) ispirata a Teresa Gallace uccisa dai nazisti nella stessa situazione,una donna vittima dell'ingiustizia più ignobile e assurda, proseguendo con il prete Don Pietro ispirato ala figura di Don Giuseppe Morosini, aiutante della resistenza.
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Nella Roma occupata dai nazisti,si alternano le varie vicende di alcuni personaggi:Pina,una donna in procinto di sposarsi uccisa dai tedeschi mentre insegue il marito deportato,un prete aiutante della resistenza, e una donna spia che tradisce l'uomo di cui è innamorata.Roberto Rossellini (un pilota ritorna,l'uomo dalla croce) dirige un ottimo film senza ombra di dubbio.Partendo fin dall'inizio sull'inquadratura ritraente Roma, il regista romano ci immerge nel clima di tensione dell'epoca, il racconto porta vari personaggi degni di analisi, da Pina( interpretata da una magistrale Anna Magnani) ispirata a Teresa Gallace uccisa dai nazisti nella stessa situazione,una donna vittima dell'ingiustizia più ignobile e assurda, proseguendo con il prete Don Pietro ispirato ala figura di Don Giuseppe Morosini, aiutante della resistenza.Come si può notare, tali vittime appaiono come eroi semplici ma grandi allo stesso tempo, persone che "uscirono" dalla massa grazie al loro coraggio e alle loro idee, da non trascurare il gruppo di bambini ribelli che attenta ai tedeschi, anche l'infanzia è perduta e bisognosa di lottare.La lotta e la resistenza, appare una risposta all'orrore e alla tragedia della guerra,ed il regista romano è attento anche ad alcuni particolari (la scena della tortura) dove il prete afferma -Avete ucciso il suo corpo ma non la sua anima.La tecnicita' di Rossellini è invidiabile,la scena della fucilazione di Pina diventa arte a tutti gli effetti,una corsa verso l'amore-morte,la fucilazione del prete(ottimo Fabrizi) di spalle con i bambini che fischiano.La bellezza del film si riassume nelle immagini rivelatorie annunciatrici del neorealismo,la descrizione della realtà dell'epoca, e l'eroismo anche di Rossellini nel girare questo film con estrema difficoltà economica e bellica.Scritto da Amedei e sceneggiato con Rossellini,Fellini e Negarville, la pellicola rimane un capolavoro artistico indimenticabile ed emozionante che commuove i più sensibili.Roma è stata una città libera ma dopo molta sofferenza e dolore.
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noia1
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lunedì 6 giugno 2016
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l'inno alla vita più efficace.
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Tra le vicende di chi prova a sopravvivere e dei partigiani si ritrae la Roma occupata dai nazisti nella seconda guerra mondiale.
Un ritratto immenso soprattutto perché mai tragico o completamente impuntato sull’azione, arte per come viene senza condizionamenti di tipo economico, un puro e semplice racconto che si fa immenso nel rappresentare un mondo né tragico né patetico, un mondo così com’è con le proprie dinamiche e le proprie speranze.
La prima parte non rappresenta un popolo morto o disperato, ci sono solo persone che vogliono vivere, vivono e sopravvivono come possono nel mondo che è stato dato loro, duro sì, ma dove comunque la vita batte con tanto d’ironia amori e sogni.
La seconda è più che altro quanto l’inno alla vita della prima parte viene estremizzato, dove non sono le torture ad abbattere i protagonisti, dove tra i prigionieri e gli aguzzini non c’è l’elevazione del martire sotto le sofferenze ma bensì un braccio di ferro dove il vincitore non è per forza chi resta in piedi.
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Tra le vicende di chi prova a sopravvivere e dei partigiani si ritrae la Roma occupata dai nazisti nella seconda guerra mondiale.
Un ritratto immenso soprattutto perché mai tragico o completamente impuntato sull’azione, arte per come viene senza condizionamenti di tipo economico, un puro e semplice racconto che si fa immenso nel rappresentare un mondo né tragico né patetico, un mondo così com’è con le proprie dinamiche e le proprie speranze.
La prima parte non rappresenta un popolo morto o disperato, ci sono solo persone che vogliono vivere, vivono e sopravvivono come possono nel mondo che è stato dato loro, duro sì, ma dove comunque la vita batte con tanto d’ironia amori e sogni.
La seconda è più che altro quanto l’inno alla vita della prima parte viene estremizzato, dove non sono le torture ad abbattere i protagonisti, dove tra i prigionieri e gli aguzzini non c’è l’elevazione del martire sotto le sofferenze ma bensì un braccio di ferro dove il vincitore non è per forza chi resta in piedi.
Insomma gli eroi sono esseri umani, non è solo l’attaccamento alla vita che batte le condizioni a dirlo, gli eroi possono essere maltrattati, umiliati, ma mai sconfitti e mai il loro ricordo morirà.
Non è la morte rendere il film una disillusione anzi, è proprio la dignità, l’affrontare il tutto, il sopportare, la sopravvivenza sempre e comunque di qualcuno, queste cose rendono il film in realtà un inno alla vita tanto disperato e struggente quanto indistruttibile.
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dario
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domenica 19 aprile 2015
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scaltrissimo
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Rossellini è uno dei cineasti più sopravvalutati della storia del cinema. Innegabile il buon uso della macchina da presa, ma a livello fotografico: le sequenze sono poste una dopo l'altra, frenando il linguaggio cinematografico (meglio Alberto Lattuada, altro padre del Neorealismo, e forse il primo con "Giacomo l'idealista"). La vicenda, poi, è tratta in un modo rozzo, diretto, da pugno nello stomaco, quasi Rossellini volesse stordire lo spettatore più che emozionarlo. La famosa scena della Pina mitragliata è terribilmente melodrammatica e tanto melodramma toglie reale tensione all'evento. Tutti gli attori sono sopra le righe, il film è attraversato da un'aria funerea, imposta più che naturale.
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Rossellini è uno dei cineasti più sopravvalutati della storia del cinema. Innegabile il buon uso della macchina da presa, ma a livello fotografico: le sequenze sono poste una dopo l'altra, frenando il linguaggio cinematografico (meglio Alberto Lattuada, altro padre del Neorealismo, e forse il primo con "Giacomo l'idealista"). La vicenda, poi, è tratta in un modo rozzo, diretto, da pugno nello stomaco, quasi Rossellini volesse stordire lo spettatore più che emozionarlo. La famosa scena della Pina mitragliata è terribilmente melodrammatica e tanto melodramma toglie reale tensione all'evento. Tutti gli attori sono sopra le righe, il film è attraversato da un'aria funerea, imposta più che naturale. Fabrizi è patetico oltremisura. C'è del compiacimento per la scaltrezza con cui si è pensato di mettere insieme la pellicola, un'atmosfera da "èpater le bourgeois". Bianco e nero di lusso.
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shagrath
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martedì 16 dicembre 2014
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retorica poco interessante
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L'occupazione nazista di Roma viene narrata attraverso il punto di vista della resistenza cittadina, un mondo variegato in cui uomini e donne da ideologie tanto opposte si uniscono per contrastare il nemico comune. Poteva nascere un opera interessante da uno spunto del genere, invece il film si brucia, sfumando in una retorica di basso livello, fatta di dialoghi scontati e personaggi abbozzati. Per di più i nazisti non hanno solo la funzione di antagonista (come dovrebbe essere), ma sono proprio la rappresentazione del male assoluto, né più né meno, ed ecco che lo scopo del film non è quello di narrare le storie di Don Pietro e dei suoi compagni sullo sfondo dell'occupazione nazista, ma di arruffianarsi il facile consenso tra i nuovi vincitori prendedoli alla pancia.
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L'occupazione nazista di Roma viene narrata attraverso il punto di vista della resistenza cittadina, un mondo variegato in cui uomini e donne da ideologie tanto opposte si uniscono per contrastare il nemico comune. Poteva nascere un opera interessante da uno spunto del genere, invece il film si brucia, sfumando in una retorica di basso livello, fatta di dialoghi scontati e personaggi abbozzati. Per di più i nazisti non hanno solo la funzione di antagonista (come dovrebbe essere), ma sono proprio la rappresentazione del male assoluto, né più né meno, ed ecco che lo scopo del film non è quello di narrare le storie di Don Pietro e dei suoi compagni sullo sfondo dell'occupazione nazista, ma di arruffianarsi il facile consenso tra i nuovi vincitori prendedoli alla pancia. Un film ruffiano, con situazioni trattate in maniera superficiale e poco interessante. A cominciare dal capo delle SS che è lo stereotipo di un fantoccio che interpreta un bullo di quartiere, il povero attore viene fatto recitare in maniera talmente montata e innaturale che non sarebbe credibile neppure nel ruolo di Dracula. Anche i personaggi femminili sono piuttosto improponibili, a cominciare da Pina che si fa sparare in una scena scontatissima e inutile. Anche perché cosa ne ricava Rossellini dalla morte di Pina? Nulla, nulla di nulla ai fini della trama, perché le vicende dei protagonisti sarebbero continuate uguali che fosse morta o meno. Facile pensare che uno scena tanto sciatta sia stata inserita solo per far scappare la lacrimuccia, così come tutto il personaggio di Pina (degno delle più squallide fiction italiane). In effetti tutto l'impianto della storia si regge male su se stesso, perché fin troppe scene sono futili ai fini della narrazione e sembrano inserite solo per "ribadire" il concetto antifascista, con enfasi esagerata, come in un interminabile spot. E l'antifascismo non sarebbe di certo sgradito se solo venisse posto in maniera meno melodrammatica, meno ruffiana, meno scontata. Un film che avrà sempre un vasto pubblico, ma non chiamiamolo cinema colto.
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ginopipillo
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martedì 27 maggio 2014
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infatti non dimentichiamo...
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Roma città aperta non avrebbe dovuto essere bombardata... Senza fare sconti ai nazisti, non dimentichiamo che le bombe su Roma, su molte altre città europee e sui civili innocenti, non su obiettivi militari, le hanno sganciate gli anglo americani "liberatori ". Anche loro hanno i loro crimini sulla coscienza. Vedi la ciociara del grande De Sica con l'immensa Sofia.
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