Fratelli e sorelle della famiglia Toda

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Un film di Yasujirô Ozu. Con Fujino Ideo, Katsuragi Ayako, Yoshikawa Mitsuko, Saito Tatsuo, Miyake Kuniko.
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Titolo originale Tosake no kyodai. Drammatico, durata 107 min.
   
   
   

Ozu e le trenta variazioni Goldberg Valutazione 4 stelle su cinque

di carloalberto


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martedì 8 febbraio 2022

 I film di Yasujirō Ozu, paragonabili musicalmente alle trenta variazioni Goldberg di Bach, sono sublimi variazioni poetiche sulle note del mono no aware di un unico grande tema, ovvero il mutamento nelle dinamiche delle relazioni familiari, vissuto con rassegnata melanconia, dovuto all’inesorabile trascorrere del tempo nel ciclico susseguirsi delle stagioni della vita.
La famiglia tradizionale, al centro di ogni opera di Ozu, è il piccolo teatro della vita quotidiana che riflette amplificando, come uno specchio deformante, ciò che accade sul grande palcoscenico del mondo contemporaneo, in cui è tragicamente protagonista la società moderna, fatta per lo più da  uomini immemori delle proprie radici, vittime della mentalità corrente fondata sugli egoismi individuali e sulla dimenticanza delle antiche tradizioni.
Lo stile di vita conformista distrae ed allontana le persone da ciò che dovrebbe essere per loro più caro, la sacralità dei genitori e la cura degli affetti più intimi, per attrarli nella vanesia, vuota, mondanità delle relazioni sociali, in cui sfoggiare ricchezze e successi personali. In quest’epoca, che è anche la nostra, i genitori, ormai anziani ed inutili, sono considerati un peso mal tollerato, un intralcio alle assorbenti attività ludico affaristiche di tutti i giorni.
Mentre il Giappone stava per entrare nel secondo conflitto mondiale e dense nubi si andavano addensando minacciose nel cielo del Paese del Sol Levante, cariche di immani tragedie per il suo popolo, Ozu, nel 1941, realizzava un film intimista, incentrato sulle vicende di una famiglia borghese, in cui, alla morte del padre, i figli si rimbalzano l’un l’altro la madre e la sorella più giovane, nessuno di loro volendo ospitarle. La catastrofe imminente della guerra è metaforicamente rappresentata in modo suggestivo dal rumore di un temporale che si avvicina e da uno scroscio improvviso di pioggia che è tuttavia avvertito come passeggero dall’unico fratello saggio, Shojiro, l’alter ego dell’autore nel film, interpretato da uno degli attori icona del cinema di OzuShin Saburi.
Shojiro, all’inizio dipinto come uno scapolo impenitente e ribelle all’autorità paterna, diventa l’uomo della tradizione, che cerca di preservare ad ogni costo il valore sacro della famiglia nel momento della sua dissoluzione; dimostrandosi rispettoso verso la vecchia madre e premuroso con la sorella più piccola, si assume la responsabilità del suo nuovo ruolo di giovane capofamiglia, subentrando al padre defunto, e lo fa con la leggerezza spensierata del suo carattere allegro, immortalato sorridente mentre corre sulla spiaggia nell’ultima scena.
La guerra incombente ed i suoi prevedibili disastri per Ozu sono un accidente storico da annoverare nella serialità dei fatti contingenti, che periodicamente stravolgono per un attimo la vita degli uomini e poi passano, come un temporale estivo, senza scalfire l’eternità del tema universale del tempo, che segna l’esistenza circoscrivendola in una sfera in cui al centro ci sono i rapporti familiari, che costituiscono la fonte da cui tutto nasce ed il fulcro su cui poggia, dai primordi, ogni tipo di convivenza umana.
Il cinema di Ozu ispirato da un minimalismo, con un ossimoro aggettivabile come epocale,  non si cura del contingente, fosse anche la più tremenda delle sciagure per l’umanità, ma guarda  all’eterno ritorno dell’uguale riflesso nella lotta per i valori tradizionali all’interno di un nucleo familiare, non osservato dall’alto della torre eburnea dell’intellettuale ma dalla prospettiva di un tatami, dalla cui altezza Ozu inquadra dal basso verso l’alto i suoi attori, l’essere umano ingigantito e solitario, l'eroe di un dramma esistenziale destinato a ripetersi nel tempo ciclicamente.
Finita la guerra, dopo Hiroshima e Nagasaki, Ozu, apparentemente, ritorna imperturbabile alla sua cinepresa e nel 1953 realizza uno dei suoi capolavori, Viaggio a Tokyo, un’altra variazione, forse quella più bella, sul tema già presente in Fratelli e sorelle della famiglia Toda ed in tante altre sue opere.
 

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