Mario Soldati
Il caso Antonioni è raro, anzi unico. Da quando il Deserto rosso è uscito nei circuiti normali dei nostri cinema, mi capita, più volte ogni giorno, di incontrare amici o conoscenti che mi interrogano o anche mi apostrofano e aggrediscono, rivolgendomi parole che, trascurando la loro forma più o meno affettuosa e il loro tono meno o più maligno, possono essere ridotte a questa semplice domanda: «Ti prego, sii sincero: come ha fatto la giuria di Venezia, e come hai fatto tu, presidente, a premiare questo film insulso e noioso? Bello il colore, non dico, bello, bellissimo, stupendo, meraviglioso. [...]
di Mario Soldati, articolo completo (10534 caratteri spazi inclusi) su 2006