
Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Grecia |
Durata | 65 minuti |
Regia di | Giorgos Panteleakis |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 14 novembre 2012
Il 28 e 29 giugno 2011, il Parlamento greco ha dovuto approvare il piano di austerità necessario a ottenere gli aiuti finanziari della comunità internazionale. La crisi, però, è ancora forte e la tensione tra potere politico e cittadini resta altissima.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel giugno 2011 il Parlamento greco votò a favore del quarto piano di austerity richiesto dall'Unione Europea per la concessione degli aiuti economici. In attesa del voto, in piazza Syntagma ad Atene migliaia di manifestanti provarono a opporsi al provvedimento, rivendicando il diritto alla sovranità dello Stato ma trovandosi di fronte la violenta resistenza delle forze di Polizia.
Al suo secondo documentario, presentato in patria al Thessaloniki Documentary Festival, Giorgos Panteleakis firma un diario/reportage crudo e drammatico. Attraverso sequenze convulse, alla stregua del momento in cui venivano girate, mostra le devastazioni, gli striscioni, i cori e l'organizzazione dei manifestanti. Con immagini che ricordano i disordini di Genova, dove nel 2001 si svolse tra le polemiche il G8 (Genova senza risposte, Genova. Per noi), si assiste agli scontri tra contestatori e Polizia. Tuttavia, se in Italia la mobilitazione aveva una matrice prevalentemente ideologica, nel caso greco assume una valenza più circoscritta e concreta: l'evento contro cui manifestare è l'approvazione del Programma di Medio Termine (The Mid-term Plan), il timore fondato è che la Grecia possa diventare la prima vittima illustre della 'Guerra economica occidentale'. Già vessati per anni con politiche economiche sbagliate, i cittadini scendono così in piazza per opporsi ad un piano che - se approvato - comporterebbe per l'intera nazione nuovi e insopportabili sacrifici.
Lasciando come sottofondo i rumori sordi della piazza, Panteleakis si fa testimone muto degli scontri, in piazza, nella metro, persino nell'avamposto del primo soccorso ('neanche in guerra', si sfoga un volontario spagnolo). Ma ciò che colpisce, oltre alla violenza dissennata (si critica a più riprese l'uso di lacrimogeni particolarmente pericolosi), è la presenza di manifestanti di ogni età. Giovani, adulti, ma anche anziani (come la signora che si scaglia contro una troupe televisiva credendola tedesca), uniti dal comune scopo di salvare la Grecia senza chiedere ulteriori sacrifici ai suoi cittadini. Una protesta - come si vedrà - destinata a non trovare ascolto, come la voce di Panagiotis Kouriublis, unico parlamentare della maggioranza a rifiutarsi di votare il documento. Panteleakis riprende per intero il suo accorato discorso, alternandolo alle immagini di un Parlamento assediato dai manifestanti. Mentre Kouriublis parla, il regista si concentra sui visi in piazza. Il significato della sovrapposizione è chiaro: sia l'uno che gli altri sono destinati alla sconfitta, il primo né è già consapevole (ma forse non sa che quella decisione gli varrà l'espulsione dal partito), i secondi cominciano a perdere le ultime speranze. In entrambi i casi spiccano però caparbietà e coraggio, due fattori che da sempre animano i movimenti di lotta e di resistenza.
Panteleakis chiude con le urla dei feriti, i volti insanguinati, i poliziotti che continuano a marciare verso giovani incappucciati. Il parlamento si è appena pronunciato. E sulle note di Let It Be scorrono due cifre simboliche: 155, i voti a favore del Programma; 2860, gli ordigni di gas lacrimogeno lanciati dalla Polizia per le strade di Atene. Due cifre simboliche che sottintendono interrogativi ancora oggi senza risposta: qual è la reale cifra della crisi della Grecia? Quale prezzo pagheranno alla fine i suoi cittadini?