Tom White

Cinque variazioni sul tema della solitudine: un uomo si sveglia un mattino come tanti e scopre di aver perso il lavoro all'interno di una società di architettura alla quale ha dedicato vent'anni della sua vita. Come se avesse perso anche la sua identità, subisce un tracollo, abbandona la famiglia e inizia un vagabondaggio che lo porterà a conoscere Matt (Dan Spielman), giovane gay che lo ospita per qualche tempo, Christine (Loene Carmen), ex tossicodipendente con la quale intreccia una breve storia d'amore, Malcolm (Bill Hunter), un vecchio clochard che gli diventa amico, e Jet, un ragazzino figlio di un ladro. Ognuno di loro cambierà profondamente dopo l'incontro con Tom - Matt smetterà di prostituirsi e troverà l'amore, Christine si sbarazzerà del pusher che la vorrebbe riportare sulla via dell'eroina, Malcolm troverà la serenità e Jet un amico e surrogato del padre - permettendo a Tom di redimersi e di confrontarsi finalmente con se stesso. In Tom White, pellicola australiana del 2004 l'enorme capacità narrativa del regista Alkinos Tsilimidos si basa quasi esclusivamente sulla forza espressiva del protagonista, interpretato magistralmente da Colin Friels, e sul suo dramma: l'aver dimenticato la propria identità e la propria famiglia. Tsilimidos affronta con sensibilità il caso complicato che riguarda i senzatetto, e i motivi che portano molti di loro a isolarsi e vivere come degli emarginati dalla società. L'impatto del film è talmente intenso che potrebbe essere scambiato per un documentario, per il modo in cui analizza così da vicino la realtà di questi outsider che lottano contro la solitudine e combattono per non essere diversi. Alla fine, durante i titoli di coda, la domanda sorge spontanea: e se accadesse anche a me? 