Titolo originale | Ziggy Stardust and the Spiders from Mars |
Anno | 1973 |
Genere | Musicale, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 91 minuti |
Regia di | D.A. Pennebaker |
Attori | David Bowie, Mick Ronson, Mike Garson . |
Uscita | lunedì 3 luglio 2023 |
Tag | Da vedere 1973 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 3,67 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 luglio 2023
Il 3 luglio del 1973 David Bowie saliva sul palco dell'Hammersmith Odeon di Londra per "uccidere", davanti a 5000 fan increduli, Ziggy Stardust, il suo alter ego più celebre.
CONSIGLIATO SÌ
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All'Hammersmith Odeon Theatre di Londra, nel 1973, va in scena l'ultimo concerto di Ziggy Stardust, la rockstar aliena inventata da David Bowie per rigenerare una carriera fallimentare e divenuta in breve tempo un'icona inscindibile dal proprio creatore. Il pubblico teme che sia anche l'ultimo concerto di Bowie in assoluto e il nostro, sempre più consapevole dei meccanismi mediatici, gioca con il mito autoalimentato, lasciando tutti nel dubbio. Maggiore è l'aura di mistero intorno a Ziggy e superiore è l'effetto sovrannaturale della performance, come Bowie comprende al volo. Un mistero di gender, di identità umana o aliena, di depositario del rock'n'roll delle origini o profeta di un nuovo genere musicale; portatore senza dubbio di un'estetica nuova e radicale, a partire dai costumi di scena eccessivi e trasgressivi, ispirati agli spettacoli delle drag queen.
D.A. Pennebaker, già acclamato come grande documentarista e come uno degli autori che ha contribuito a plasmare ex novo un sottogenere - il documentario di ambito musicale - si pone di fronte a Ziggy con la curiosità del cineasta che sceglie di non imprimere il proprio marchio indelebile e ineludibile, come fece con Bob Dylan in Don't Look Back.
Apparentemente Pennebaker è solo al servizio della performance di Bowie/Ziggy, buia e su uno scarno palcoscenico privo di scenografie che vadano al di là dei costumi indossati dalla rockstar. La macchina da presa si concentra sui primi piani del divo alieno e sporadicamente osserva il pubblico, rapito e attonito, bombardato da una congerie di stimoli nuovi e inesplicabili.
Dopo aver finalmente catturato l'attenzione del pubblico, a seguito di una lunga gavetta nell'anonimato, Bowie si consegna anima e corpo ai fan, e Pennebaker ne svela la dimensione nascosta del backstage e del momento della vestizione di Ziggy. Privata sì, ma ancora pubblica, perché di fronte alla macchina da presa Bowie non esce mai dal suo personaggio, già completamente immerso in un gioco di maschere senza scampo.
Quando il film esce in sala, nel 1979, Ziggy appartiene già al passato e ogni "rivelazione" non può scalfire il potere mistico e magnetico di quel 1973, quando le zeppe smisurate di Bowie e dei suoi Spiders torreggiavano sui fan ignari e plasmavano nuove mitopoiesi. In questi anni abbiamo rivisto frammenti del film di Pennebaker riproposti in tutte le salse. Estratti copiosi come in Moonage Daydream, il documentario-biografia di Brett Morgen, accenni nei vari dispositivi celebrativi di David Bowie, rielaborazioni fittizie in biopic tradizionali come Stardust o più irregolari e d'autore come Velvet Goldmine.
Rivivere in versione restaurata e integrale una cerimonia fondamentale della storiografia rock, però, ha tutt'altro effetto. L'ospitata di Jeff Beck o gli omaggi a Beatles, Stones e Lou Reed, oggi che molti di quei protagonisti ci hanno lasciato, ammanta di un'atmosfera ancor più apocalittica uno show che già nasceva come definitivo, inarrivabile, irripetibile e privo di un seguito. Un concerto "all killer no filler", autocelebrativo, sfrontato e arrogante come solo il Duca poteva essere. Una visione fondamentale.
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Donn Alan Pennebaker, da tutti conosciuto con l'acronimo D. A., se n'è andato nell'agosto del 2019, a novantaquattro anni compiuti da neanche una settimana. Tre anni e mezzo prima, il 10 gennaio 2016, l'aveva tristemente anticipato David Bowie, sessantanove anni compiuti da due giorni. Per la seconda volta Pennebaker ha assistito alla morte di Bowie, con l'unica e tragica differenza che in questa occasione [...] Vai alla recensione »
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