Paolo D'Agostini
La Repubblica
È il felice adattamento di un noir on the road ("Feux rouges") scritto e ambientato in America nel 1953 da Georges Simenon. I tasselli dell'intreccio si combinano con suggestioni e atmosfere di un racconto d'autore. Nulla ci prepara a ciò che d'inquietante e doloroso accadrà.
L'appuntamento che marito e moglie si danno a dopo il lavoro per prendere la strada delle vacanze estive e andare a recuperare i bambini in colonia, pare annunciare normale serenità. Ma i segnali sono in agguato. Bollettini poco rassicuranti sul flusso automobilistico dell'esodo da Parigi. Poco promettente il ritardo di lei mentre lui seduto al bar, sempre più innervosito, manda giù tre birre una dopo l'altra.
I preparativi e poi l'inizio del viaggio svelano parecchi particolari. Lei lo tiene a distanza mentre eloquenti occhiate di desiderio rivelano l'animo dell'uomo. Il quale è bevitore patologico, e proprio quest'inclinazione fa precipitare le cose. All'ennesima sosta la donna, esasperata, non si fa più trovare in macchina mentre un biglietto lasciato sul sedile dice: "proseguo in treno". Non capiamo subito quanto l'annuncio udito distrattamente dalla tv della stazione di servizio, sull'evasione di un criminale, influirà di lì a poco sui rispettivi destini.
È con vera maestria che il film gestisce l'irruzione dell'incubo, i segreti di ciascuno dei due, l'irreversibilità del trauma. Accanto all'algida Carole Bouquet l'ottimo Jean-Pierre Darroussin dei film di Guediguian.
Da La Repubblica, 6 maggio 2005
di Paolo D'Agostini, 6 maggio 2005