
Su A tutto schermo la testimonianza di una lunga sofferenza mai vinta. GUARDALO SUBITO IN STREAMING.
di Paola Casella
Come si fa a raccontare lo strazio davanti ad un fratello divorato dalla depressione? Marco Leopardi ci prova attraverso la rilettura della vita di suo fratello minore Massimo, restituendogli la dignità di un’esistenza complessa che non poteva essere ridotta solo a quella “angoscia permanente”. “Questo è mio fratello, ma non è sempre stato così”, afferma Marco, davanti alle immagini che Massimo filmava da solo, documentando in maniera capillare la sua discesa nell’oblio. E Questo è mio fratello - che fa parte della selezione di A tutto schermo, curata da Rete degli spettatori, ed è disponibile in streaming su MYmovies fino al 18 aprile - è il tentativo di suo fratello maggiore di capirlo, e di venir a patti con la sua malattia.
Bellissimo, atletico, una vita all’insegna dell’azzardo e dell’edonismo, Massimo si racconta all’infinito in una sorta di narcisismo compulsivo, attraverso riprese filmiche di sé e selfie ante litteram, ben prima dell’esistenza dei social: fidanzate ovunque, dall’Ucraina al Giappone, auto veloci e lussuose, animazioni a passo uno create a 13 anni fino alla regia pubblicitaria. La sua è sempre stata una fame di vita, di attenzione, di visibilità, e allo stesso tempo un flirtare continuo con la morte, attraverso sport estremi, passioni pericolose e imprese ad alto rischio: Massimo si riprende sull’orlo di un precipizio, sul tetto spiovente di una casa, sempre in bilico fra morte e vita.
Questo è mio fratello è essenzialmente un film di montaggio, veloce e vorticoso, che si muove a ritroso nel tempo per mettere insieme i frammenti di una vita spezzata, e collegare fra loro confessioni davanti all’obbiettivo incoraggiate dallo stesso Marco Leopardi. Massimo voleva volare – da tuffatore, da parapendista, da paracadustista, da bungee jumper - ma è rimasto a terra. Qualche relazione amorosa interrotta, talvolta per disgrazia, talvolta a causa dei ricoveri negli ospedali psichiatrici, oltre ad un lavoro solitario e poco gratificante, e la situazione è via via peggiorata, per poi riprendersi in tempi recenti. Marco scava nel passato comune con il fratello, affrontando il tema del rapporto con il padre di entrambi, vissuto con serenità da Marco e malissimo da Massimo. Un rapporto che cambia nel tempo e si rovescia, aumentando la complessità del racconto sia della famiglia Leopardi che della malattia di Massimo.
Marco ricostruisce loro vicenda umana senza mai indugiare nel patetico o nel tragico, mantenendo un movimento filmico incessante, come ad illustrare visivamente quella china lungo la quale Massimo è caduto nel vuoto che aveva già dentro. Non era facile raccontare attraverso l’esteriorità delle immagini quella sofferenza psichica interiore senza sfogo, ma Marco ha reso giustizia al desiderio di suo fratello minore di lasciare una testimonianza del proprio malessere, un malessere che non ha mai una spiegazione certa, ma solo un’evidenza incontestabile.