
Storia di una ladra di libri: quando il libro è un simbolo.
di Pino Farinotti
Il titolo che presenta chiavi di lettura articolate e profonde, nelle sale in questi giorni, è Storia di una ladra di libri, diretto da Brian Percival, protagonista la tredicenne Sophie Nélisse, canadese, un vero angelo. Il film è tratto dal bestseller firmato da Markus Zusak, scrittore australiano.
Germania, primi anni del nazismo, Liesel viene adottata da una famiglia molto povera, in una cittadina tedesca sempre grigia - come il nazismo - anche con la bella stagione. La paura è come il respiro. Bussano, pesantemente, alla porta ed è l'arrivo di un pericolo, grave. Liesel non sa leggere eppure ama i libri. È l'indicazione portante del racconto. Poi imparerà a leggere e così il rapporto si completerà. Arriva il momento in cui, in Germania, i libri vengono bruciati. Da un rogo Liesel ne salva uno, e tutto da lì comincia. Questo film mi ha rimandato a un altro, con protagonisti i libri e i nazisti. The Reader, diretto da Stephen Daldry, con Kate Winslet, del 2008. La protagonista è Hanna, che nel 1958 seduce un adolescente. Lei è analfabeta, ma non vuol farlo sapere. Chiede al ragazzo di leggerle dei libri. Si comincia con l'Odissea: "Musa, quell'uom di multiforme ingegno / Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra / Gittate d'Ilïon le sacre Torri; / Che città vide molte e delle genti / L'indol conobbe; che sovr'esso il mare / Molti dentro nel cor sofferse affanni/". La magia di quei versi, che fanno parte del più alto incanto della letteratura universale qualcosa smuovono, di misterioso, di ancestrale, e doloroso, nella coscienza e nella memoria sconosciuta della donna. Nel prosieguo della storia scopriamo che Hanna è una ex kapò. Viene processata, emerge che in un lager, al momento 'opportuno', per fare spazio a diecimila nuove internate, organizzò l'uccisione di diecimila eccedenti, per una semplice questione di spazio. Per lei valeva solo il problema dei numeri e dell'efficienza. Come quando aveva lasciato bruciare vive, serrando le porte, 300 prigioniere ebree in una chiesa bombardata: se si fossero disperse all'esterno sarebbe stato quasi impossibile gestirle.
Naturalmente Hanna rappresenta quella parte di Germania cieca e ottusa dedita all'obbedienza assoluta, che si prestò a quella tragedia abnorme. Quando è in prigione Hanna impara a leggere e con la lettura e la cultura arriva la consapevolezza e la memoria pone le sue azioni di una volta nella giusta dimensione. E Hanna non può davvero reggere il suo passato. Così si toglie la vita. Il libro è stato la chiave della comprensione e della verità. Liesel, la dolce non è partita da quel pregresso tragico, ha semplicemente misurato la sofferenza, l'angoscia, la chiusura alla libertà, di quella vicenda incomprensibile che è stato il nazismo. Assiste a tutti i passaggi, all'escalation del regime. Fra il 9 e il 10 novembre del 1938 tutta la nazione vive la notte dei cristalli: migliaia di negozi di ebrei vengono distrutti, le sinagoghe incendiate, le famiglie deportate. La storica, inverosimile intenzione viene dichiarata. La famiglia di Liesel accoglie e nasconde un giovane ebreo malato. È un altro momento di presa di coscienza e di dolore. Il dato è dunque quello, ma la domanda è un'altra: ma perché tutto questo accadeva lì, accadeva nel posto della più avanzata cultura del mondo in quel momento. Anche questo è un dato, non è discrezionalità: fra il 1919 e il 1933 la repubblica di Weimar aveva espresso le più grandi intelligenze e i movimenti più avanzati che avrebbero determinato il secolo: Einstein era tedesco, Freud viennese. La Scuola di Francoforte dettava i principi della filosofia moderna. Il Bauhaus fu il riferimento di tutti i movimenti di innovazione che legarono l'architettura e il design ai cosiddetti razionalismo e funzionalismo, detto in altri termini, l'arte applicata, per collaborare col leader Gropius arrivavano le più belle intelligenze da tutto il globo. La letteratura: i nomi erano quelli di Mann, Remarque, Brecht fra gli altri. Reinardht e Piscator riproponevano un nuovo teatro, Schomberg, altro viennese, componeva in dodecafonia. Klee, Grosz e Dix, disegnavano e dipingevano, inventando. Era la Germania a comandare il secolo. È un dato, appunto. E quando il Paese che insegnava le arti e le scienze al mondo, il Paese dei libri, divenne il paese che brucia i libri, la piccola Liesel, con gli occhi smarriti, atterrita, inconsapevole, in quel momento di orribile deformazione, diventa a suo modo custode di tutte quelle magnifiche identità, salvando un libro.