Shyamalan si smarrì.
Era partito dal mondo dei fumetti per ritrovarsi fra le mani - quasi per caso - due piccoli capolavori, grazie soprattutto ad alcuni attori fantastici: Il sesto senso, con il migliore Bruce Willis e un bambino favoloso!, H.J. Osment; Signs, con Mel Gibson, in stato di grazia, e Joaquin Phoenix, al top, ma non dimentichiamo la perfetta bimba Abigail Breslin, all'epoca debuttante. Indimenticabile la scena di quest'ultimo film con i due bambini e lo zio con la testa protetta dagli influssi degli ET cattivi, con la carta stagnola!!! Fantastico!
Ebbene, l'indiano (non pellerossa, ma del Subcontinente) americano Shyamalan, dopo aver totalizzato milioni di punti (e dollaroni) con questi due exploit si smarrì…e ancora non è tornato.
Sì, è vero, il mestiere ce l'ha: non è che il cinema non sappia farlo, però, dài, c'è una (troppo) grande differenza!
Veniamo al plot: se parlate con uno psicanalista serio vi dirà che la cosiddetta “doppia personalità” o addirittura “multipla” è un'enorme “bufala” semi-internettiana, che come le manda internet, nessuno! Ma lo era già prima di Internet. Insoma un'ipotesi di scuola, di quelle che hanno poco o niente a che fare con la realtà.
Qui poi, non solo il protagonista, matto come un cavallo, ne sfoggia un numero impressionante - ok, bella prova d'attore, ma non proprio convincente - ma addirittura si trasforma fisicamente, al punto che una delle personalità è malata di diabete ed è quindi l'unica ad aver bisogno d'iniezioni quotidiane d'insulina. E dài, su, un po' di realismo in più non guasterebbe.
Tre ragazzine, molto procaci, vengono rapite per due ragioni, perché una delle personalità è quella di un pervertito che ama vedre ballare le ragazze nude. Che già questo fa veramente sorridere oggi come oggi. Una perversione amare veder ballare?!? E dài, su, siamo un po' coerenti. Il secondo scopo è quello di far da pasto alla “Bestia”.
E qui abbiamo già abbondantemente superato la soglia del ridicolo e abbiamo sconfinato nel territorio della pura farsa involontaria!
Insomma per farla breve: Povero McAvoy, che pure ci aveva impressionato in Redenption (con Keira Knightly). Avrà penssato che gli venisse offerto il ruolo della vita, ben 21 personaggi diversi in uno, pacchetto completo, ma si è ritrovato davvero dentro un fumetto weird!
Poi, c'è un altro film, ben più dotato, che disse la parola fine sull'argomento multiple personality, anzi tre - se vogliamo essere sinceri, e restare nel tema -. Il piccolo capolavoro di serie B è Identity, con un protagonista fantastico, ve lo ricorderete certamente, l'attore obeso e pelato che ha gli occhietti che non possono stare mai fermi, Pruitt Taylor Vince. Lì si parla di 10 persone che si ritrovano in un Motel, in una notte di tregenda e si eliminano fra loro, fino alla redductio ad unum del finale. Ottimo. Anche nella divertita parodia a “Dieci piccoli Indiani”, racconto-capolavoro di Agatha Christie.
Il secondo è il capolavoro Fight Club, con Brad Pitt, finalmente convincente (forse solo lì e in Thelma e Louise -con Susan Sarandon e Geena Davis al top-, capolavorissimo di Ridley Scott), ma soprattutto e tutti Edward Norton.
Il terzo è il capolavoro dei capolavori, creatore del genere, Psycho, del sommo e inarrivabile Alfred Hitchcock!
Menzione di merito per la semi-debuttante Anya Taylor-Joy. L'unica presenza veramente “disturbante” in tutto il film.
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