Durian Durian

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Un film di Fruit Chan. Con Hailu Qin, Mak Wai Fan, Biao Xiao Ming, Yung Wai Yiu Titolo originale Liu lian piao piao. Drammatico, durata 116 min. - Cina, Cina 2000.
   
   
   

Sweet Fruit of...Friendship Valutazione 4 stelle su cinque

di gianleo67


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giovedì 14 maggio 2015

Immigrate entrambe dalla Cina, la prima illegalmente insieme alla famiglia e la seconda con un visto turistico trimestrale, Fan e Yan fanno conoscenza e diventano amiche tra i vicoli maleodoranti di Mong Kok, quartiere povero dell'ex colonia britannica di Hong Kong appena ceduta alla madrepatria. Mentre Fan è una piccola lavapiatti che sopravvive insieme al padre invalido, alla madre ed alla sorellina più piccola nei mestieri più umili, Yan è una graziosa ventenne separata dal marito che si prostituisce nello squallore di minuscole stanze d'albergo macinando compulsivamente clienti e docce. Una volta ritornate in patria le loro strade si divideranno, mantenendo una corrispondenza epistolare ed il comune ricordo del Durian, frutto maleodorante dalla scorza dura e ispida che,come la città che li ha ospitati, nasconde una polpa succosa e dolcissima.
Ripercorrendo l'itinerario autobiografico che dalla Cina lo ha condotto giovanissimo ad Hong Kong ed ai sui studi cinematografici, Fruit Chan inizia con 'Durian Durian' una nuova trilogia sulle contraddizioni e le sperequazioni sociali ed economiche della ex colonia di Sua Maestà laddove aveva concluso la precedente ('Xiang Gang zhi zao' - 1997; 'The Longest Summer' - 1998; 'Little Cheung' - 1999) ed incentrando la narrazione sulle vicende, parallele ed esemplari, di due sorelle di latte catapultate dal deserto rurale dei paesi di provenienza a quello urbano e periferico di una città dove convivono passato e presente, tradizione e modernità, avanguardia e squallore, ma che tuttavia appare come l'unico avamposto di uno stentato progresso civile a cui la miseria delle classi più povere guarda con instancabile fiducia e rinnovata speranza (uno storpio che continua a fare la spola sulla sua stampella di legno per garantire la sopravvivenza della propria famiglia, una giovane ed inquieta studentessa di danza che ha riposto i sogni nel cassetto per sfruttare la 'diversa abilità' delle sue competenze ginniche). Ne riesce un dramma della sussistenza che guarda alla lezione neorealista (so far home!) con uno spirito naive quasi commovente, sospeso com'è tra il nervosismo documentaristico della camera a mano ed il tocco delicato di una poesia delle immagini che mostra con pudore e disincanto la propria sensibilità, relegando ai rari momenti di una amarcord adolescenziale (il mistero impenetrabile del cuore di una giovane donna sottolineato dalla bellissima 'Why Oh Why?' featuring Xiang Li & Mecag Ge e le voci ridondanti di una giovinezza perduta che risuonano nel silenzio ovattato di una palestra abbandonata) l'emergere delle sue temetiche più sentite e sincere. Pur nel comprensibile ed estemporaneo squilibrio di una sceneggiatura che sembra non raccordare i luoghi ed i protagonisti delle due parti in cui si divide, Fruit Chan sa benissimo quello di cui parla, restituendoci un'opera sincera ed autentica, in cui il realismo dello squallore della prostituzione e della povertà sono filtrati da uno sguardo che non dismette mai la speranza e l'umanità e che affida ai sacri valori dell'unità familiare e degli affetti relazionali la sua inossidabile ancora di salvezza. Misurato anche sul versante della critica politica (le mete turistiche di 'Ocean Park' e 'Victoria Peack' rimangono solo i sogni di una piccola immigrata clandestina cui le autorità percludono il diritto di residenza; una bizzarra ed irriverernte versione de 'l'Internazionale' cantata in cinese da un terzetto di giovani teatranti disillusi; l'urlo a squarciagola contro il treno in corsa di  un gruppo di ex studenti che rievocano con sarcasmo l'inno alla procreazione di una Repubblica Popolare che sembra aver abbandonato i propri figli), il film di Fruit Chan (nome omen) ci parla dello squallore preservando la bellezza ed il pudore ed assomiglia proprio al frutto dal cui nome trae il suo titolo, simbolo perfetto di una condizione esistenziale tanto dura fuori quanto morbida e meravigliosa al suo interno: basta riuscire a trovare la leva per romperne la scorza ed avere il coraggio di assaporarne la polpa fino in fondo. In concorso alla 57ª Mostra del cinema di Venezia, si aggiudica i premi per la migliore sceneggiatura e la miglior attice protagonista (Quin Hailu) al  20th Hong Kong Film Awards. Giunto a noi in Home Video grazie alla benemerita distribuzione di BIM, QM Media e 01 Distribution.

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