Ridicule |
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Un film di Patrice Leconte.
Con Fanny Ardant, Bernard Giraudeau, Jean Rochefort, Charles Berling, Judith Godrèche.
continua»
Commedia,
durata 102 min.
- Francia 1996.
- C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione
uscita giovedì 20 marzo 1997.
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L’inutile leggerezza di una società “a perdere”di Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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lunedì 27 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Ciò che mi attira nelle storie che voglio raccontare è il lato umano",dice Patrice Leconte "Se c'è una cosa che non è cambiata nel corso dei secoli è la natura umana".La Francia dell’ ancien régime,tra nuvole di talco per parrucche e grottesche elucubrazioni filosofiche,giochi di seduzione eretti a stile e ragione di vita e scoppiettìo inesorabile di arguzia e motti di spirito,ariosi accordi al clavicembalo di Lully che aleggiano con sottili fragranze fra sale colme di specchi e sete,ori e stucchi e vendette che covano nell’ombra perfide trame,questa Francia prossima alla fine è tutta qui Grégoire Ponceludon de Malavoy,nobile di provincia,idrografo, ha bisogno di aiuti economici per bonificare le paludi malsane della propria regione dove i contadini muoiono di malaria,e spera che re Luigi XVI accolga il suo progetto. La richiesta è respinta,ma il giovane suscita la simpatia dal Marchese de Bellegarde,simpatico e progressista,personaggio a cui dà forza Jean Rochefort,folletto ridente e dissacratore al punto giusto. Grégoire ha una spiccata attitudine per il motto di spirito, l’arguzia non gli manca e questo gli facilita l’ingresso a corte, dove ogni diversivo capace di scuotere noia e mélancholie è accolto con estremo favore. S’innamora di Mathilde,bellissima figlia di Bellegarde,promessa sposa ad un vecchio ricchissimo,ma,noblesse oblige,deve prima concedere i suoi favori a Madame de Blayac,una Fanny Ardant sensuale come sempre nel ruolo di vedova piacente e senza scrupoli,vendicativa,perfida ma perfetta nel momento in cui, sconfitta,fa riemergere il suo volto vero di donna che soffre (Leconte disse che non avrebbe mai smesso di girare quella scena). La leggerezza apparente di una società che cantava il suo canto del cigno,quel mondo di dames précieuses e hommes ridicules che marciva dalle fondamenta,il profumo di talco per parrucche,abbondantemente versato a coprire fetori vergognosi, trascina Grégoire nel suo incantesimo. Il palazzo delle fate lo trattiene,sfuma sullo sfondo il suo intento umano,la bonifica delle paludi,il gioco e il sogno lo fanno dimenticare di sé,per un attimo,e di Mathilde,fanciulla sana,viso pulito,semplice nel vestire e autentica nel pensare,lontana da ambienti di corte e dedita a studi scientfici. Ma alla fine l’incantesimo si rompe e Malavoy si rialza da terra dopo lo sgambetto ordito per ridicolizzarlo e colpirlo a morte,la cosa peggiore che potesse capitare a un individuo,allora,essere messo in ridicolo E’ il momento del riscatto e della dignità,l’età dei lumi riprende il suo corso e la nuova concezione del mondo si afferma con orgogliosa prepotenza. Leconte chiude su questa visione prospettica,Grégoire e Mathilde,due giovani e l’incanto della loro innocenza. Si tratta di uno dei modi scelti dal cinema per ricostruire un’ epoca,certo insolito nel riprendere gli interni di corte come ambienti asfittici,polverosi e bui,puzza di orina ovunque in contrasto con l’ariosità degli spazi naturali dove si muovono Grégoire e Mathilde. Forse l’intreccio narrativo non è il punto di forza del film,a volte scontato nello sviluppo,lo sfondo sociale è appena tratteggiato e così pure la rivoluzione che occhieggia solo sullo sfondo,ma non è il caso di tessere confronti con pellicole capolavori del genere. A Leconte interessa il microcosmo umano,quell’impercettibile formarsi delle cose reali attraverso movimenti minimi,oggi come nel ‘700.E’ quel discorso che faceva sulla natura umana,cambiano i tempi ma siamo sempre uguali
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