La vita è solo un'apparenza e, pertanto, le persone, etimologicamente parlando, non sono altro che maschere.
Ma quale è la "realtà" delle cose?
Forse fingere ad oltranza. Diventare protagonisti della propria esistenza a colpi di menzogna, come se si fosse sempre sul palco e con i riflettori accesi.
Inventare, desiderare. Giocare con gli altri. Muoverli come se fossero delle marionette. Pedine da spostare.
Ma la vita riesce a fare a meno di noi. Si compie anche altrove; e quando un protagonista viene scavalcato, il sorriso teatrale si trasforma in una semplice smorfia. In una tragica forma di dolore.
Forse, quindi, è inevitabile dire solo la verità?
Ma se palesare le cose come stanno è inutilmente distruttivo, che significato ha questa "realtà-delle-cose"?
Una dimensione sfacciata, che, per non essere ipocrita, si permette di destabilizzare gratuitamente la vita "altrui", quasi con la cattiveria di chi vuole riprendere la propria rivincita sul male subito.
Ecco, allora, Alida Valli: la seduzione è un'arte di perpetua simulazione e dissimulazione. Mentire come se si giurasse; giurare come se si mentisse.
Rimanere distanti. Lasciare tutti con il fiato sospeso, fra lacrime che sanno di malinconica felicità e sorrisi amari ed ambiguamente indecifrabili.
L'enigma dell'animo umano. Questo viene richiesto dal pubblico e questo avrà.
Parole fasulle urlate a squarciagola e verità sussurrate appena a se stessi. Sentimenti svelati solamente da un labbro morso o da uno scatto nervoso malcelato.
Tuttavia il cinema di Giuseppe Bertolucci non è solo un teorema. Un saggio filosofico. Anche un dialogo di immagini mute a cui bisogna abbandonarsi fra suoni e colori, fra dettagli e primissimi piani alienanti.
Il cinema riflette su se stesso.
Ma la vita è un'altra cosa?
leonardo granatiero
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