Lavorare con lentezza |
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Un film di Guido Chiesa.
Con Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea, Tommaso Ramenghi, Marco Luisi, Valerio Binasco.
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Titolo originale Lavorare con lentezza. Radio Alice 100.6 MHZ.
Drammatico,
durata 111 min.
- Italia 2004.
uscita venerdì 1 ottobre 2004.
MYMONETRO
Lavorare con lentezza
valutazione media:
2,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Interpretare con sveltezzadi FaberFeedback: 0 |
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sabato 1 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se fosse statato un film sul sessantotto o i soliti anni settanta, non mi sarebbe piaciuto. Perchè solitamente questi film hanno come obiettivo principale quello della mera contemplazione e del mero encomio. Si gioca, tra la sinistra giovanile, a fare tanto gli anti - tradizionalisti e tanto gli anti - dottrine e accettazione di realtà preconfezionate, poerchè sono retaggi di un epoca trascorsa e ingiusta nella disposizione delle carte, e poi si soffre dei medesimi mlai di cui soffre la religione, quella bigotta ed iperoscurantista, o quella ortodossa, che si pasce su vecchie tradizioni interpretative, ritenendole giuste solo perchè hanno con sè la "potenza" e l'odor di santità del vecchio. Senza capire che ogni cosa va raffrontata al tempo presente ed interpretaata attraverso le conquiste, a maggior ragione se positive, dell'epoca attuale. Se si guarda oggi fra il mondo giovanile (e lo saprò bene io che sono in pieno delladolescenza) davvero ci si accorge che il sessantotto forse ha fatto più danno, che altro. Pertanto, volenti o nolenti ci si può ritrovare in procinto di dare a malincuore ragione a Pasolini. Ma proprio perchè sarebbe troppo scontato vedere questo film attraverso questa lente, dovremmo spingerci oltre. Ha innanzitutto delle reminiscenze culturali strepitose (la canzone da cui il film trae il titolo, di Enzo Del Re, i continui rimandi ai fumetti d'annata, come Alan Ford, ecc.) ha un impoalcatura molto fumettistica, che è forse ciò che fa apparire i personaggi come non psicologicamente approfonditi o rappresentati, e il resto del film banale, se non addirittura finto. Si notino le inquadrature, i costumi, le facce, lo stesso montgio: è il progetto mancato di Andrea Pazienza, altro che Paz! E, per contro, affronte tematiche la cui serietà sembra contrapporsi con la tecnica narrativa del fumetto, ad esempio la lotta di classe, le numerosa contestazioni in cui la gente muore, la fame, un futuro semnza prospettiva, i pestaggi, il proletariarto, ecc. proprio come molti studentellini d'allora prendevano la lotta politica solo come un gioco, un passatempo, una moda, un fumetto questo fa del film qualcosa di, se non nei risultati ma certamente nelle intenzioni, espressamente artistico. Un proposito che, per quanto mi riguarda poteva essere raggiunto meglio, ma che non ha niente da rimproverarasi tanto. In conclusione, il film si scaglia palesemnte contro i sessantottini, senza cercare di giustificarli, come ha fatto Bertolucci in The Dreamers o Paolo Pietrangeli in porci con le ali, e prende le difese, esplicite nell'ultima, spiazzante e catarchica scena. L'unico personaggio positivo è il tizio coi baffetti, anche lui molto fumettistico e il ladro, tutto il resto del film sta dalla parte della polizia, in confronto ai sabba intellettuali dei sassantottini, un vero centro del proletariato.
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