Good Bye, Lenin! |
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Un film di Wolfgang Becker.
Con Katrin Sass, Daniel Brühl, Chulpan Khamatova, Burghart Klaußner, Maria Simon.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 118 min.
- Germania 2003.
- Satine Film
uscita lunedì 4 novembre 2019.
MYMONETRO
Good Bye, Lenin!
valutazione media:
3,35
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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ALTROVEdi FIORENTSFeedback: 0 |
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venerdì 14 dicembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Senza ombra di dubbio Good bye Lenin parla di ideologie, di ideologie mai realizzate; e parla di amore, quel amore che solo un figlio può provare per la propria madre; ma più che di questo Good bye Lenin è una ricerca, la ricerca di un posto, di un luogo, che non sembra mai essere quello in cui vivono i personaggi. Il film si svolge a Berlino prima e fino a un anno dopo la caduta del muro, una madre, comunista convinta entra in coma a causa di un infarto poco prima che il muro cada, quando ne esce il medico dice ai figli che la madre rischia un altro infarto che potrebbe esserle fatale, quindi niente shock… Alexandre, il figlio, scarsamente incoraggiato dalla sorella e dalla fidanzata, decide di ricreare il comunismo nella stanza della madre, mentirle per salvarle la vita; ed è così che travasa i nuovi prodotti del capitalismo nei vecchi barattoli comunisti, che la ricerca di un barattolo vuoto di cetrioli si trasforma in una gioia incredibile, quando, finalmente viene trovato, che la “coca cola” diventa una azienda che ha rubato la ricetta del prodotto da le bibite dello Stato Comunista, e che una coppia di ragazzi dell’ovest con una lampada rosa e pelosa si trasformano in profughi che ricercano una vita di lavoro invece che di consumi. La madre non vive la Berlino riunificata, ma non vive neanche la vecchia Berlino, vive in un mondo parallelo, quello che, come dice lui stesso nel finale del film, Alexandre aveva desiderato, prima della caduta e poi, forse, anche dopo. Certamente in questa storia si respira molto l’amore per la madre, ma si respira molto pure la volontà di essere altrove. Il film inizia con un riassunto della loro vita precedente: si il padre se ne va, la madre entra in crisi, ma la cosa più importante è lo spazio, il primo tedesco a andarvi, e i sogni del piccolo Alex di seguirlo, di poter anche lui andare la su e vedere il nostro mondo da lontano come una piccola palla celeste grande come il nostro pollice; è solo, che poi, quando torni giù ti prende la depressione, come ci racconta il taxista/astronauta/capo di stato. In seguito quando diventerà più grande Alex protesterà per la riunificazione, perché evidentemente quella Berlino gli sta stretta, perché desidera qualcosa di più, e lì la madre lo vedrà e avrà il suo infarto. Quando cade il muro tutto sembra andare bene, un nuovo lavoro, la ragazza portata per il primo appuntamento romantico in un locale punk; si risveglia la madre e inizia la pantomima e siamo di nuovo in un altro luogo, che è l’unico in cui il protagonista riesce a dormire placidamente, di nuovo il mondo fuori sembra non essere adatto a lui, così crea per la madre in primis, ma pure per se stesso un universo parallelo, che può sembrare nostalgico ma è solo un luogo in cui fuggire, un luogo in cui ha già vissuto e in cui sa come comportarsi. Alla fine l’unica che arriva in nell’altro mondo sognato è proprio la madre, le cui ceneri vengono disperse nell’aria, nello spazio, così potrà vedere il nostro piccolo pianeta dall’alto e finalmente non farne più parte. Il film funziona, non annoia, i personaggi sono ben costruiti e svelano tutti i controsensi del nuovo e del vecchio stato tedesco, che più che unificato è un’espansione dell’occidente nell’oriente: perché i soldi non valgono più, perché si lascia l’università puntando sui fast food, perché le prime esperienze di vita Alex le fa in un negozio di video pornografici e perché i bambini (piccoli capitalisti)
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