re sole
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sabato 28 settembre 2013
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un capolavoro da fine del mondo
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Un nome, un programma, 5 amici riuniti per la maratona alcolica più pazza del mondo.
Il Trio Pegg - Wright - Frost, riesce a superarsi ancora una volta, confezionando un prodotto EPICAMENTE UNICO.
Partendo dal fatto che questo film chiude la cosidetta " Trilogia del Cornetto", i ragazzi di " Shaun Of The Dead " e " Hot Fuzz " riescono a creare non solo un nuovo ed entusiasmante (ed esagerato) film che ha preso il primo posto come FILM MIGLIORE DI SEMPRE, ma riscrivono i parametri del cinema moderno creando una pellicola che riesce ad amalgamare sapientemente e in maniera perfetta tutti i generi cinematografici.
Una sceneggiatura che distrugge tutte le altre con strepitose scene di combattimento (rese indimenticabili dall'abile maestria di Wright) accompagnate da esilaranti gag in stile inglese sia fisiche che verbali, piazzandoci dei (vuoti)robot (che ricordano " Il Villaggio Dei Dannati di Carpenter) misto alieni che spruzzano sangue blu da tutte le parti (con l'attacatura della testa come una bambola) incanalando dosi di fantascienza con un sacco di citazioni e omaggi ai film degli anni 50' e 80' con venature splatter/trash alla " Bad Taste ", il tutto ricoperto da una leggera atmosfera horrorifica e a tratti western, adagiato in una base demenziale; Creando un CAPOLAVORO INDISCUSSO DELLA CINEMATOGRAFIA MONDIALE, che solo i veri intenditori di cinema e appassionati del Trio possono comprendere a pieno.
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Un nome, un programma, 5 amici riuniti per la maratona alcolica più pazza del mondo.
Il Trio Pegg - Wright - Frost, riesce a superarsi ancora una volta, confezionando un prodotto EPICAMENTE UNICO.
Partendo dal fatto che questo film chiude la cosidetta " Trilogia del Cornetto", i ragazzi di " Shaun Of The Dead " e " Hot Fuzz " riescono a creare non solo un nuovo ed entusiasmante (ed esagerato) film che ha preso il primo posto come FILM MIGLIORE DI SEMPRE, ma riscrivono i parametri del cinema moderno creando una pellicola che riesce ad amalgamare sapientemente e in maniera perfetta tutti i generi cinematografici.
Una sceneggiatura che distrugge tutte le altre con strepitose scene di combattimento (rese indimenticabili dall'abile maestria di Wright) accompagnate da esilaranti gag in stile inglese sia fisiche che verbali, piazzandoci dei (vuoti)robot (che ricordano " Il Villaggio Dei Dannati di Carpenter) misto alieni che spruzzano sangue blu da tutte le parti (con l'attacatura della testa come una bambola) incanalando dosi di fantascienza con un sacco di citazioni e omaggi ai film degli anni 50' e 80' con venature splatter/trash alla " Bad Taste ", il tutto ricoperto da una leggera atmosfera horrorifica e a tratti western, adagiato in una base demenziale; Creando un CAPOLAVORO INDISCUSSO DELLA CINEMATOGRAFIA MONDIALE, che solo i veri intenditori di cinema e appassionati del Trio possono comprendere a pieno. Wright e Pegg però non tralasciano niente, infatti, riescono ad inserirci scene drammatiche e commoventi, assieme a critiche alla società moderna tra cui: la tecnologia che sta manipolando l'essere umano, il lavoro che rende schiavi e solo apparentemente liberi, arrivare fino in fondo anche se fosse la fine del mondo e conquistare quello che si è sempre sognato. Questi ed altri messaggi riesce mandare il film allo spettatore che in un tripudio di alcool, robot e pugni si ritrova ad avere un film completo.
Straordinaria la caraterizzazione dei personaggi e le loro interpretazioni, su di tutte, l'indimenticabile Gary King (con birra in mano), interpretato da un mito che è Simon Pegg che riesce a regalarci un personaggio con carisma e spessore psicologico, completo, che non si dimenticherà mai.
Con " The World's End " Edgar Wright, Simon Pegg e Nick Frost mettono la firma e concludono quella che (secondo me) è LA TRILOGIA PER ANTONOMASIA, creando un prodotto immortale che resisterà nel tempo fino a LA FINE DEL MONDO.
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orfeo93
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sabato 5 ottobre 2013
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gran finale per una grande trilogia!
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The World’s End, ultimo capitolo della trilogia del cornetto è senza ombra di dubbio un degno finale, un film che ha al suo interno l’animo e la genialità che aveva caratterizzato L’alba dei Morti Dementi e Hot Fuzz, capace di intrattenere e divertire senza mezzi termini.
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The World’s End, ultimo capitolo della trilogia del cornetto è senza ombra di dubbio un degno finale, un film che ha al suo interno l’animo e la genialità che aveva caratterizzato L’alba dei Morti Dementi e Hot Fuzz, capace di intrattenere e divertire senza mezzi termini. Una conclusione che non sente né il peso degli anni né la responsabilità che porta sulle spalle, ma che, proprio come i suoi protagonisti, non si prende mai troppo sul serio e per questo motivo ne esce vincitrice a mani basse. Con un personaggio carismatico come quello interpretato da Pegg e affiancato da un buonissimo, quanto affiatato, cast il film, tra scherzi e spacconate, non si risparmia nel tessere una sottile critica verso l’uomo, la società e la decadenza non tanto morale, quanto esistenziale dell’individuo, che mette prima degli amici, della famiglia e del divertimento il lavoro, visto qui quasi come una sorta di schiavitù forzata che porta l’essere umano a comportarsi esattamente come un automa. Il film si vede tutto di un fiato, intrattiene, da spettacolo e offre una lezione a quelle produzioni Hollywoodiane che cercano di riscrivere i canoni della commedia o della farsa senza rispettarne la natura o scadendo nel banale o nell’eccessivo politicamente scorretto. Non possiamo dire che La Fine del Mondo sia il capitolo meglio realizzato dei tre, in quanto la trilogia, nell’aver toccato, in questi anni, vari generi cinematografici/letterari offra allo spettatore ed ai suoi gusti la possibilità di scegliere quale, tra quelli realizzati, sia il più riuscito, senza dimenticarci, tuttavia, che tutti e tre i lungometraggi sono, oggettivamente, ben fatti. The World’s End vi attende, cosa aspettate? Prendete un bicchiere di birra, mettetevi comodi con i vostri amici e gustatevi la pellicola in tutta la sua (demenziale) spettacolarità!
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hollyver07
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giovedì 3 ottobre 2013
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molto spirito a... tutta birra!
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Ciao. Simon Pegg e Nick Frost ripresentano la loro accoppiata in un film decisamente frizzante ed anche bizzarro, abilmente diretti da Edgar Wright. Sinteticamente, la storia narra le vicende che interesseranno un gruppo di 5 vecchi amici (ormai adulti) che ripercorreranno una (per loro) leggendaria serata adolescenziale nella quale sfidarono (perdendo) un tortuoso percorso ad ostacoli consistente in una enorme sequenza di bevute, a base di pinte di birra, da eseguire nell'arco di una serata nei pubs di una amena località della campagna inglese. Il motore della storia è Gary (the) King, Simon Pegg, il quale, tra una traversia della vita e l'altra, si ritrova a voler completare la sua esistenza riuscendo la dove aveva fallito da adolescente.
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Ciao. Simon Pegg e Nick Frost ripresentano la loro accoppiata in un film decisamente frizzante ed anche bizzarro, abilmente diretti da Edgar Wright. Sinteticamente, la storia narra le vicende che interesseranno un gruppo di 5 vecchi amici (ormai adulti) che ripercorreranno una (per loro) leggendaria serata adolescenziale nella quale sfidarono (perdendo) un tortuoso percorso ad ostacoli consistente in una enorme sequenza di bevute, a base di pinte di birra, da eseguire nell'arco di una serata nei pubs di una amena località della campagna inglese. Il motore della storia è Gary (the) King, Simon Pegg, il quale, tra una traversia della vita e l'altra, si ritrova a voler completare la sua esistenza riuscendo la dove aveva fallito da adolescente. Per fare ciò, usando "metodi alternativi" (sopratutto l'inganno) riesce a radunare il vecchio gruppo d'amici (inizialmente molto recalcitranti all'idea) ed insieme affronteranno nuovamente la suddetta sfida. Quello che effettivamente troveranno davanti a loro non sarà solo un miglio di distanza da percorrere ed una dozzina di bar per raggiungere "La fine del mondo", sarà un'avventura che richiamerà ai fatti la loro precedente esperienza di vita e li porterà a scontrarsi (in tutti i sensi) con un qualcosa di decisamente inatteso. Qui esaurendo la narrazione, mi è parso evidente che la trama sia chiaramente sotto il positivo influsso di quanto già apprezzato in - L'alba dei morti dementi e Hot fuzz -. Il surreale della vicenda è stato creato in parallelo con la trama e le... diciamo... citazioni/omaggi sci-fy abbondano a dismisura, di tutto un po ed è difficile citarle tutte e comprende anche "Cloud atlas" tanto per gradire. Il ritmo, ottimamente dosato da un accurato montaggio, incrementa progressivamente per poi proporre una serie di curiosi esiti (per nulla scontati) delle vicende personali dei personaggi. Il tutto è anche supportato da un divertente showdown di scene fatte di robusti ed improbabili scontri fisici. Molto bene il cast con personaggi ben definiti ed adeguatamente caratterizzati interagiscono tramite dialoghi ben studiati, anche quando palesemente sfociano nel non sense. Buona la colonna sonora e ben calibrati gli effetti speciali che in questo film non sopraffanno affatto la trama. In conclusione, un film ben scritto, diretto ed interpretato che personalmente ho trovato molto divertente e capace d'intrattenere gradevolmente molti spettatori. Saluti e buona visione
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topsykretts
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sabato 5 ottobre 2013
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fantastico!
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#CinemaPocoCelebre
La sentenza
Vivace commedia che mette da parte i perbenismi per far spazio ad una comicità sopra le righe.
La trama in pillole
Cinque amici si riuniscono per tentare di completare il percorso di bevute lasciato in sospeso 20 anni prima; ma qualcosa è cambiato nel loro paesino natale...
Report
Edgar Wright riesce ancora una volta ad architettare una commedia brillante e provocatoria, grazie a un tema banale, ma trattato senza superficialità. Dichiaratamente antiborghese, riesce a raccontare in modo epico quella che, soltanto in apparenza, è una semplice sbronza.
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#CinemaPocoCelebre
La sentenza
Vivace commedia che mette da parte i perbenismi per far spazio ad una comicità sopra le righe.
La trama in pillole
Cinque amici si riuniscono per tentare di completare il percorso di bevute lasciato in sospeso 20 anni prima; ma qualcosa è cambiato nel loro paesino natale...
Report
Edgar Wright riesce ancora una volta ad architettare una commedia brillante e provocatoria, grazie a un tema banale, ma trattato senza superficialità. Dichiaratamente antiborghese, riesce a raccontare in modo epico quella che, soltanto in apparenza, è una semplice sbronza.
Con una trama suggestiva, in cui anche i dettagli sono curati alla perfezione, la tensione cresce di pari passo con il tasso alcolemico dei personaggi, interpretati da Simon Pegg (che scrive anche la sceneggiatura), Nick Frost, Martin Freeman (Sherlock, Serie Tv). Nel cast, composto prevalentemente dai fedelissimi di E.Wright, uno dei registi più sottovalutati nel suo genere, si distinguono anche Rosamund Pike (La morte può attendere, Il caso Thomas Crawford) e Steve Oram (Due killer in viaggio).
La fine del mondo, non è soltanto puro intrattenimento cinematografico, ma vuole esplorare, in modo tutt'altro che semplicistico, la condizione stessa della quotidianità dell'uomo, confrontando i cosiddetti "mostri" (in questo caso robot, ma vale anche per gli zombi de L'alba dei morti dementi), con le persone comuni, la loro vita lavorativa e le loro abitudini. Quello che emerge, è che in fondo, una volta inseriti nel sistema sociale, non siamo poi così diversi da quei mostri che vediamo sullo schermo.
Con questo film si chiude il ciclo della trilogia del cornetto e l'impressione è che, sebbene impeccabile da un punto di vista tecnico e artistico, abbia qualcosa da invidiare ai due predecessori, L'alba dei morti dementi e Hot Fuzz.
La tirata d'orecchie
Vistosi difetti non si notano; forse vi è un piccolo abuso di scene d'azione, i cui effetti speciali, in ogni caso, sono assolutamente credibili.
Film simili/ citazioni/ riferimenti:
Una Notte da Leoni, The Angels' Share, L'Alba dei Morti Dementi, Hot Fuz, Scott Pilgrim vs the World, How I met your mother, Trainspotting, La Guerra dei Mondi, Io Robot, Attack the Block
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ultimoboyscout
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lunedì 30 novembre 2015
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gli uomini del miglio dorato.
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Cosa succederebbe se cinque ex amici d'infanzia si ritrovassero per ripetere e completare l'epico giro dei pub della loro giovinezza da concludersi al "The Wolrd's End" e durante la serata scoppiasse veramente la fine del mondo? Con questa pellicola si conclude la ben nota "Trilogia del Cornetto" del trio Wright-Pegg-Frost iniziata nel 2004 con "L'alba dei morti dementi" e proseguita nel 2007 con "Hot fuzz". Serie così denominata poichè in ogni film viene comprato un gelato il cui colore fa riferimento al genere omaggiato. Il trio separato è divertente ma assieme sono assolutamente spassosi, con loro, presente in ognuno dei tre film, anche Martin Freeman, ovvero Bilbo Baggins.
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Cosa succederebbe se cinque ex amici d'infanzia si ritrovassero per ripetere e completare l'epico giro dei pub della loro giovinezza da concludersi al "The Wolrd's End" e durante la serata scoppiasse veramente la fine del mondo? Con questa pellicola si conclude la ben nota "Trilogia del Cornetto" del trio Wright-Pegg-Frost iniziata nel 2004 con "L'alba dei morti dementi" e proseguita nel 2007 con "Hot fuzz". Serie così denominata poichè in ogni film viene comprato un gelato il cui colore fa riferimento al genere omaggiato. Il trio separato è divertente ma assieme sono assolutamente spassosi, con loro, presente in ognuno dei tre film, anche Martin Freeman, ovvero Bilbo Baggins. La pellicola scimmiotta il genere fantascientifico frullandolo assieme allo humour tipicamente inglese, dei cinque cavalieri dell'apocalisse etilica il personaggio meglio tratteggiato è quello di Gary King, il più sgangherato e irresponsabile del gruppo, promotore della maratona di birre. E' l'unico a non essersi costruito un presente e un futuro ma è altrettanto l'unico a non avere un'esistenza grigia da presentabile e distinto borghese, essendo rimasto pateticamente e impenitentemente indietro di parecchi anni rispetto ai suoi coetanei. Pegg riesce a dare sfumature stridenti, quasi sinistre, al suo personaggio che risulta diversissimo e molto meno candido rispetto ai primi due della trilogia. In lui c'è una forte satira sociale, un messaggio piuttosto evidente contro la normalizzazione della società e del cinema. Gli ingredienti sono apocalisse, birra, paranoia, sci-fi, ricordi di anni passati e casino da pub per un'opera particolarissima e originale, con grande attenzione verso il lato comico e quello sentimentale, con una trama esile ma perfettamente funzionale al progetto.
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snakemgs
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mercoledì 25 dicembre 2013
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la fine della risata?
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Con questo film più riflessivo che comico-demenziale Simon Pegg e Edgar Wright rappresentano a modo loro e con l'aiuto del loro inconfondibile humor all'inglese il tema dell'amicizia perduta e ritrovata su cui ruotano tutte le vicende del film. Roba già vista in più di un film e rivisitata in mille modi dove con il pretesto di compiere un impresa i membri del gruppo sono "costretti" a parteciparvi inizialmente contro la propria voglia dove poi invece nel corso del film questa amicizia viene riconfermata se non rafforzata. Tutto il gruppo di King è trasformato, vittima della società moderna, in perfetti "robot" (schiavi,secondo il film) del proprio lavoro e della propria vita (si vestono come se andassero a lavoro anche fuori con gli amici e non perdono mai l'occasione di rendere conto alla moglie di cosa fanno).
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Con questo film più riflessivo che comico-demenziale Simon Pegg e Edgar Wright rappresentano a modo loro e con l'aiuto del loro inconfondibile humor all'inglese il tema dell'amicizia perduta e ritrovata su cui ruotano tutte le vicende del film. Roba già vista in più di un film e rivisitata in mille modi dove con il pretesto di compiere un impresa i membri del gruppo sono "costretti" a parteciparvi inizialmente contro la propria voglia dove poi invece nel corso del film questa amicizia viene riconfermata se non rafforzata. Tutto il gruppo di King è trasformato, vittima della società moderna, in perfetti "robot" (schiavi,secondo il film) del proprio lavoro e della propria vita (si vestono come se andassero a lavoro anche fuori con gli amici e non perdono mai l'occasione di rendere conto alla moglie di cosa fanno). L'unico a essere rimasto ancora giovane (dentro)libero e pronto a vivere tutte le emozioni che la vita offre è Gary King che ce la mette tutta per rimanere ancorato ad un mondo che purtroppo non c'è più e portare con se i suoi amici più cari. Nessuno lo ferma ed è convinto più che mai del suo obiettivo e non sbaglia mai! un vero leader. Sottotono invece il personaggio di Frost che non si caratterizza più come negli altri due film.(è il migliore amico di king ma questa amicizia è troppo data per scontato e meno caratteristica a scapito però del branco, il vero amico di Gary)
La trama però non decolla mai del tutto e il brusco degenerare del velo di normalità che avvolge la città si paventa davanti allo spetatore in modi talvolta troppo esagerati e surreali. Passi per i morti viventi e per la setta segreta di Sandford ma siamo pronti per gli alieni-robot-umanoidi? reti intergalattiche e dittature interstellari? La risposta probabilmente sara nì
Siamo abituati a veder evolvere i film della trilogia nei modi più bizzarri dopo la metà film che però celano una grande ed intelligente critica al mondo di oggi ma forse in questo film questa critica viene sentita meno e trattata in modo più "superficiale" e forse sfruttata poco per diffondere il messaggio finale. Solo alla fine si capisce che solo liberandosi dalle tecnologie e degli obblighi della società moderna si è davvero liberi e in pace.Ma erano necessari davvero questi alieni-robot-umanoidi? questa è la scelta del regista che rappresenta con questi robot coloro che ci danno il progresso in cambio della libertà cosa che viene invece più apprezzata (in fondo) dalla razza umana rappresentata però solo da Gary e i suoi compagni. Dall'altra parte però la brillante performance recitativa di Pegg e le battaglie uno contro tutti alla Bud&Terence sono più che riuscite e e mantengono l'intrattenimento sempre alto senza senza scendere mai di tono. Non mancano ovviemente le gag del salto della staccionata come da consuetudine e le esplicite e divertenti citazioni di altri film,(La più palese al Signore delgi Anelli nel finale) ma in quanto a risate vere e proprie questa volta siamo un pò più a corto.
Finale meno emozionante degli altri e troppo piatto per i loro standard ma tutto sommato un Ottimo film ben riuscito.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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nostalgia e consumismo
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Gary King è un estroverso alcolista di mezza età che riesce a rintracciare i suoi quattro amici dei tempi del liceo per riprovare a percorrere il "Miglio Dorato", un tour dei pub che comprende ben dodici locali nella loro città natale di Newton Haven. Ma i quattro si troveranno a fronteggiare una minaccia più grande di loro.
La struttura del film è simile a quella dei due precedenti capitoli: metà pellicola introduce i personaggi con toni da commedia sofisticata per poi sfociare, nella seconda metà, in una parodia\omaggio al cinema di genere (in questo caso nella fantascienza anni '50, con una spruzzata di post-apocalittico anni '70 verso il finale).
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Gary King è un estroverso alcolista di mezza età che riesce a rintracciare i suoi quattro amici dei tempi del liceo per riprovare a percorrere il "Miglio Dorato", un tour dei pub che comprende ben dodici locali nella loro città natale di Newton Haven. Ma i quattro si troveranno a fronteggiare una minaccia più grande di loro.
La struttura del film è simile a quella dei due precedenti capitoli: metà pellicola introduce i personaggi con toni da commedia sofisticata per poi sfociare, nella seconda metà, in una parodia\omaggio al cinema di genere (in questo caso nella fantascienza anni '50, con una spruzzata di post-apocalittico anni '70 verso il finale). Qui gli elementi sono mescolati, se possibile, ancora meglio che nei precedenti film. Il colpo di scena è davvero sorprendente, i personaggi sono approfonditi ancora meglio e la satira sociale è più spregiudicata e meno sottile.
Simon Pegg si supera, interpretando un personaggio patetico ed intrigante, e la parte in cui confessa il suo alcolismo all'amico Nick Frost è davvero toccante.
Insomma, un film completo, una perla del cinema moderno da non perdere assolutamente.
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elgatoloco
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martedì 21 agosto 2018
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una satira feroce, molto divertnete
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Questo"The World's End"(2013)è uno dei film più intelligenti degli ultimi anni, intendendo almeno il lustro recente. Made in England, opera di Edward Wright(rregista e co-sceneggiatore)e di Simon Pegg(co-sceneggiatore e protagonista)prende spunto da cinque amici, che vogliono rivedere, su impulso di uno di loro, la loro giovinezza spensierata, alcolica, "libertina"(la consumazione di un rapporto eterosessuale nella toilette per disabili rimane memorabile, e chi scrive è in questa condizione, in quanto invalido seriamente classificato...), pur in mezzo alle difficoltà, L'ultima tappa del viaggio attraverso le birrerie, però, contempla un locale detto appunto"World's End", e proprio qui arriva un'invasione dominante di"vuoti", ossia di robot dominatori(non schiavi, contravvenendo all'etimo.
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Questo"The World's End"(2013)è uno dei film più intelligenti degli ultimi anni, intendendo almeno il lustro recente. Made in England, opera di Edward Wright(rregista e co-sceneggiatore)e di Simon Pegg(co-sceneggiatore e protagonista)prende spunto da cinque amici, che vogliono rivedere, su impulso di uno di loro, la loro giovinezza spensierata, alcolica, "libertina"(la consumazione di un rapporto eterosessuale nella toilette per disabili rimane memorabile, e chi scrive è in questa condizione, in quanto invalido seriamente classificato...), pur in mezzo alle difficoltà, L'ultima tappa del viaggio attraverso le birrerie, però, contempla un locale detto appunto"World's End", e proprio qui arriva un'invasione dominante di"vuoti", ossia di robot dominatori(non schiavi, contravvenendo all'etimo...), con epiche, pur se non risolutive, lotte, tra i cinque"non più giovanissimi"e quanto si muove diversamente, nel senso del nuovo potere, che ci ricorda Orwell e tutta la teorirzzazione distopica-anti-utopica... Memorabile excursus comico-grottesco-paradossale, con incongrue"fughe in avanti", con interpreti quali il citato Peggi(irresistibile), Nick Frost, Paddy Considine, Martin Freeman, Eddie Marsan, ma anche la bella Rosamund Pike(l'aggiunta, diciamo così, britannica in grado di smentire le pessimisiche previsioni di Balzac sulla bellezza delle donne britanniche...), tutti più che all'altezza, mostra in un tourbillon di sequenze e di parole, l'assurdità della"saggezza"identificata con una forma stabilita di vita come regola direttrice dell'esistenza. Impagabile, degno(per me il paragone è inevitabile, pur nella diversità)con il top delll'humor britannica, ossia i"Monthy Python")... El Gato
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matteo manganelli
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venerdì 4 ottobre 2013
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zombie = robot
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Dai creatori del mitico "L'alba dei morti dementi", ecco il terzo capitolo della "trilogia del cornetto". E questa volta Edgar Wright dirige un mezzo remake de "L'invasione degli Ultracorpi", prendendosi le proprie libertà stilistiche, mescolando la poetica Romeriana con una messa in scena ultra moderna. Questa volta Wright è senza freni e la "butta di fuori" senza ritegno, girando un action folle (con scene d'azione degne di questo nome) mescolato alla classica commedia inglese, senza mai discostarsi dal messaggio finale, che è ciò che davvero conta. Solo un folle potrebbe negare che il fine ultimo de "La fine del mondo" è quello di criticare in modo pesante alcuni aspetti della globalizzazione e la mentalità della società di massa.
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Dai creatori del mitico "L'alba dei morti dementi", ecco il terzo capitolo della "trilogia del cornetto". E questa volta Edgar Wright dirige un mezzo remake de "L'invasione degli Ultracorpi", prendendosi le proprie libertà stilistiche, mescolando la poetica Romeriana con una messa in scena ultra moderna. Questa volta Wright è senza freni e la "butta di fuori" senza ritegno, girando un action folle (con scene d'azione degne di questo nome) mescolato alla classica commedia inglese, senza mai discostarsi dal messaggio finale, che è ciò che davvero conta. Solo un folle potrebbe negare che il fine ultimo de "La fine del mondo" è quello di criticare in modo pesante alcuni aspetti della globalizzazione e la mentalità della società di massa. Siamo tutti ormai, anche senza rendercene conto, dei robot al servizio di una mente superiore; e in un mondo di marionette manovrate, chi sono gli unici eroi? I cretini. Gary King, il protagonista, è un alcolizzato senza speranza, a cui è rimasto solo il ricordo di una gioventù buttata nel cesso, eppure, nella sua totale stupidità e follia, è l'unico ad essere veramente libero. Lo ammetto, il film non è perfetto e forse si rovina un pochetto negli ultimi 10 minuti, ma rimane comunque una produzione di cui io sentivo il bisogno e di cui non ne avrò mai abbastanza. Intrattiene e fa riflettere, ma ho seri dubbi che in questo paese verrà apprezzato un film così.
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des esseintes
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martedì 31 marzo 2015
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passabile
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Comincia bene poi c'è un colpo di scena fantastico, a quel punto va in stallo, si ingarbuglia e finisce per sgonfiarsi come un soufflé mal riuscito.
Peccato ma il difetto è sempre quello: se in un film o in qualsiasi opera d'arte è assente una profonda consapevolezza della dimensione politica e di quella dei rapporti sociali si rimane o sul divertimento usa e getta o sulla banalità ben confezionata. C'è da dire che dipende anche dall'epoca storica nel senso che è soprattutto oggi che ha significato questo discorso su un modo più "antropologico" di fare e fruire arte. Naturalmente anche Huysmans o Mallarmé hanno una loro precisa dimensione politica, sociale e direi anche economica ma il punto è che in questa fase della storia occorre una maggiore "intenzionalità".
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Comincia bene poi c'è un colpo di scena fantastico, a quel punto va in stallo, si ingarbuglia e finisce per sgonfiarsi come un soufflé mal riuscito.
Peccato ma il difetto è sempre quello: se in un film o in qualsiasi opera d'arte è assente una profonda consapevolezza della dimensione politica e di quella dei rapporti sociali si rimane o sul divertimento usa e getta o sulla banalità ben confezionata. C'è da dire che dipende anche dall'epoca storica nel senso che è soprattutto oggi che ha significato questo discorso su un modo più "antropologico" di fare e fruire arte. Naturalmente anche Huysmans o Mallarmé hanno una loro precisa dimensione politica, sociale e direi anche economica ma il punto è che in questa fase della storia occorre una maggiore "intenzionalità".
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