costcla
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lunedì 11 maggio 2009
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esilarante
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sicuramente è un film capolavoro nell'ambito della commedia americana!
non si smette di ridere dall'inizio alla fine e anche se talvolta ci sono troppe allusioni sessuali,sicuramentenon risulta neanche lontanamente volgare come i nostri cinepanettoni natalizi infarciti non sono di volgarità ma anche di parolacce...
Al critico si lamenta tanto per il bimbo che dice "stroooo----nnnnzooooo" consiglio di rivedere in sequenza natale in India,in Crociera,a New york...in Antartide...dove la parola si ripete nelle sue varianti ogni 30 secondi circa!
e poi...che c'entrano le fotosu Playboy per una criticadi un film???mah...Per una serata tra amici.
ti rilassa e ti riappacifica col mondo!
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vedelia
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mercoledì 8 giugno 2005
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la commedia all'italiana prenda insegnamento!
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Dopo aver visto la divertentissima e rilassante commedia "Mi presenti i tuoi" (uno dei pochi divertenti e rilassanti film visti in questi ultimi due anni di pellicole grondanti sangue e violenza) mi sono chiesta che futuro avrebbero mai avuto in italia i bravissimi attori di mezza età De Niro e Hoffman (forse si sarebbero rassegnati al teatro o a fare i capomafia nelle fiction), o lo stralunato e bruttino Stiller (avrebbe fatto la pubblicità del latte della mucca Lola?), o l'annosa ed eccezionale Streisand (qualche comparsata nei mortali show di Baudo, stile Amarcord). Sarebbe il caso che la celebre, quanto brutta odierna commedia all'italiana, prendesse insegnamento e proponesse più personaggi e storie, e meno divette siliconate e stagionati guardoni.
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Dopo aver visto la divertentissima e rilassante commedia "Mi presenti i tuoi" (uno dei pochi divertenti e rilassanti film visti in questi ultimi due anni di pellicole grondanti sangue e violenza) mi sono chiesta che futuro avrebbero mai avuto in italia i bravissimi attori di mezza età De Niro e Hoffman (forse si sarebbero rassegnati al teatro o a fare i capomafia nelle fiction), o lo stralunato e bruttino Stiller (avrebbe fatto la pubblicità del latte della mucca Lola?), o l'annosa ed eccezionale Streisand (qualche comparsata nei mortali show di Baudo, stile Amarcord). Sarebbe il caso che la celebre, quanto brutta odierna commedia all'italiana, prendesse insegnamento e proponesse più personaggi e storie, e meno divette siliconate e stagionati guardoni....
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gianni lucini
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domenica 9 ottobre 2011
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un geniale mattacchione
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Dustin Hoffman confessa di essersi divertito all’idea di interpretare un geniale mattacchione come Bernie Fotter. Per definirne il carattere confessa di aver guardato ai suoi coetanei, di essersi molto divertito al fatto che spesso non accettano l’idea di invecchiare o che vorrebbero eliminarne gli aspetti più evidenti: «Mi capita spesso di ascoltare persone che stanno per diventare nonno o nonna e dicono "Io non voglio che mi si chiami nonno o nonna!". È assurdo e divertente al tempo stesso. Mi diverte l’idea che ogni volta ti avvicini di più al momento in cui dovrai morire ti abbelliscono la situazione dicendo che stai compiendo un salto generazionale».
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Dustin Hoffman confessa di essersi divertito all’idea di interpretare un geniale mattacchione come Bernie Fotter. Per definirne il carattere confessa di aver guardato ai suoi coetanei, di essersi molto divertito al fatto che spesso non accettano l’idea di invecchiare o che vorrebbero eliminarne gli aspetti più evidenti: «Mi capita spesso di ascoltare persone che stanno per diventare nonno o nonna e dicono "Io non voglio che mi si chiami nonno o nonna!". È assurdo e divertente al tempo stesso. Mi diverte l’idea che ogni volta ti avvicini di più al momento in cui dovrai morire ti abbelliscono la situazione dicendo che stai compiendo un salto generazionale». Nel lavoro di caratterizzazione esaspera spesso la mimica delle azioni con l’accortezza di non scadere mai nel grottesco. Il suo personaggio è esagerato perché è l’alfiere del sogno libertario degli anni Sessanta. Vive tutto ciò che gli accade come una scoperta, è entusiasta come un adolescente pur non rinunciando all’assunzione delle responsabilità. Nella sua recitazione c’è gioia, ilarità, esagerazione, ma non c’è mai il macchiettismo del caratterista puro. Il personaggio di Bernie gli piace e lui stesso contribuisce a lavorare meglio sul rapporto con Barbra Streisand. Nel corso delle riprese non mancano momenti di improvvisazione, battute non previste dal copione che, proprio grazie al grande mestiere dei due, finiscono per arricchire il film. Ai giornalisti che gli chiedono come mai lui, che è sempre metodico e puntiglioso al limite del maniacale, in questo film si sia lasciato catturare come mai in passato dal gusto dell’improvvisazione di Barbra Streisand lui risponde: «…Ci conosciamo da una vita, abbiamo iniziato insieme la carriera e siamo molto affezionati l’uno all’altra. Conosco il suo modo di recitare e le sue battute improvvisate non mi colgono mai impreparato. Alcune avrei potuto addirittura anticiparle… E poi, questo non è un film che parla di coppie? E allora che cosa c’è di meglio in una coppia che supportare il proprio partner?»
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great steven
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martedì 13 gennaio 2015
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mai deplorare la pochade: ha tradizioni antiche!
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MI PRESENTI I TUOI? (USA, 2004) diretto da JAY ROACH. Interpretato da BEN STILLER, ROBERT DE NIRO, DUSTIN HOFFMAN, BARBRA STREISAND, TERI POLO, BLYTHE DANNER, OWEN WILSON
Dopo il fidanzamento ufficiale con la ragazza wasp Pam, l’infermiere ebreo Gaylord Fotter, detto Greg, è obbligato dal cerimoniale a presentare ai suoceri e alla futura moglie i suoi genitori. Si tratta di un avvocato che, dopo la nascita di Greg, è diventato papà a tempo pieno e di una sessuologa specializzata nella sessualità degli anziani. Che cosa, dunque, più lontano dalla mente perbenista, patriarcale e soldatesca di Jack (padre di Pam), agente della CIA in pensione e con ancora addosso forti dubbi riguardo la verosimiglianza e l’affidabilità del genero? Le due famiglie mostrano fin da subito le fondamentali e ineliminabili differenze sorte alla radice: mentre i Byrnes sono alquanto tradizionalisti, freddi e flemmatici, i Fotter sono accomunati da un’affettività esplicita e un po’ sopra le righe che unisce tutti i membri del nucleo famigliare in modo spiritoso.
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MI PRESENTI I TUOI? (USA, 2004) diretto da JAY ROACH. Interpretato da BEN STILLER, ROBERT DE NIRO, DUSTIN HOFFMAN, BARBRA STREISAND, TERI POLO, BLYTHE DANNER, OWEN WILSON
Dopo il fidanzamento ufficiale con la ragazza wasp Pam, l’infermiere ebreo Gaylord Fotter, detto Greg, è obbligato dal cerimoniale a presentare ai suoceri e alla futura moglie i suoi genitori. Si tratta di un avvocato che, dopo la nascita di Greg, è diventato papà a tempo pieno e di una sessuologa specializzata nella sessualità degli anziani. Che cosa, dunque, più lontano dalla mente perbenista, patriarcale e soldatesca di Jack (padre di Pam), agente della CIA in pensione e con ancora addosso forti dubbi riguardo la verosimiglianza e l’affidabilità del genero? Le due famiglie mostrano fin da subito le fondamentali e ineliminabili differenze sorte alla radice: mentre i Byrnes sono alquanto tradizionalisti, freddi e flemmatici, i Fotter sono accomunati da un’affettività esplicita e un po’ sopra le righe che unisce tutti i membri del nucleo famigliare in modo spiritoso. Il week-end nell’isolotto dei genitori di Greg si trasformerà in un carosello di equivoci e situazioni al limite dell’imbarazzante, ma al termine di tutte queste tragicomiche peripezie Jack e la moglie Dina accetteranno Bernie e Roz come suoceri e acconsentiranno al matrimonio della figlia con Greg. Due visioni della vita e del concetto famigliare si scontrano in questo secondo (e penultimo) episodio della trilogia che vede protagonisti un B. Stiller imbranato e pacioccone e un R. De Niro di un’antipatia infinita e di una possessività quasi tirannica. Comunque, la differenza col film precedente – e la marcia in più, soprattutto, rispetto al predecessore – la fanno Hoffman e la Streisand (tornata al cinema dopo otto anni di assenza) in due personaggi di irresistibile buffoneria: questi due grandiosi attori, insieme, si danno da fare e scoprono di trovarsi a loro perfetto agio nel divertire gli spettatori non tanto con le parolacce o gli argomenti escatologici, quanto con un senso dell’umorismo genuino e un’autentica simpatia che sanno sfoderare come una spada che regala allegria in tutte le direzioni. Del resto, con tre premi Oscar a recitare nella medesima pellicola, non si poteva andare incontro ad una delusione sul piano recitativo e soprattutto a livello collettivo: la recitazione corale ottiene qui un risultato meraviglioso e privo di forzature, che scatena una comicità che si rivela irriverente senza apparire maleducata o volgare. Stiller riconferma la sua espressione spaesata e il suo tipico personaggio imbambolato e buono come il pane con un impegno e una dedizione che ormai gli si confanno adeguatamente, anche se sarebbe preferibile che, almeno qualche volta, si cimentasse in un ruolo diverso dal solito. Per completare gli apprezzamenti del cast femminile, T. Polo e B. Danner (quest’ultima madre naturale di Gwyneth Paltrow) convincono alquanto nelle parti neutrali ma costruite a puntino della figlia segretamente incinta del primogenito della coppia e della vivace e ottimista moglie di De Niro. La comparsata finale di Wilson non aggiunge nulla ad un film che, tuttavia, è già di per sé un’opera completa stilisticamente parlando, e che anche da un punto di vista narrativo non manca di particolari carte indispensabili per definirsi terminata e pronta per essere confezionata e indirizzata ad un pubblico che magari alzerà scocciato il labbro per i risvolti comici "bassi", senza dimenticare però che vantano un’antica e meritatissima tradizione.
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theophilus
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giovedì 13 marzo 2014
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democratics vs republicans
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MEET THE FOCKERS
Dopo Ti presento i miei, arriva – puntuale – Meet the Fockers, cioè Mi presenti i tuoi?, commedia made in Usadiretta nel 2004 da Jay Roach.
Questo inevitabile 2° capitolo del cerimoniale che porta alla conoscenza dei già noti Byrnes con i tutti da scoprire Fockers (Fotters in italiano per evidenti necessità filologiche, riuscendo nel contempo a mantenere quanto più possibile le assonanze con l’originale) ha il pregio di mettere in luce – attraverso i consueti disagi che questo genere di relazioni comporta – la differente tipologia, i diversi status mentali e modi di affrontare e vedere la vita che immaginiamo si riversino - più che non reali consistenze ideologico politiche - nei due grandi partiti americani e che ci è parso che i quattro futuri consuoceri incarnino.
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MEET THE FOCKERS
Dopo Ti presento i miei, arriva – puntuale – Meet the Fockers, cioè Mi presenti i tuoi?, commedia made in Usadiretta nel 2004 da Jay Roach.
Questo inevitabile 2° capitolo del cerimoniale che porta alla conoscenza dei già noti Byrnes con i tutti da scoprire Fockers (Fotters in italiano per evidenti necessità filologiche, riuscendo nel contempo a mantenere quanto più possibile le assonanze con l’originale) ha il pregio di mettere in luce – attraverso i consueti disagi che questo genere di relazioni comporta – la differente tipologia, i diversi status mentali e modi di affrontare e vedere la vita che immaginiamo si riversino - più che non reali consistenze ideologico politiche - nei due grandi partiti americani e che ci è parso che i quattro futuri consuoceri incarnino. Ci riferiamo, ovviamente, ad una presunta e, comunque, solo implicita - e, perché no, inconsapevole ? - rappresentazione dei modelli tipo dei repubblicanie dei democratici.
Ai primi appartengono senza dubbio i Byrnes, Jack Byrnes (Robert De Niro) più che la consorte Dina (Blythe Danner). Rigido difensore di un modus vivendiall’antica, Jack Byrnes parla con estremo pudore – che rasenta la frustrazione e la repressione – di sesso, arrivando probabilmente a non concepire e a biasimare una vita sessuale della figlia prima del matrimonio. Lo vediamo, poi, mentre si barrica in un bunkernascosto all’interno di un qualcosa che è un ibrido fra un mezzo di trasporto e uno di occupazione territoriale e con cui ha viaggiato per incontrare i Fockers, al fine di trasmettere le coordinate fisiognomiche del futuro genero e di quello che lui crede sia suo figlio. Non si dimentica, in questo modo, di un passato di agente segreto della Cia, ora in pensione, anche se verrà superato in questa forma di rigidità mentale dallo zelo di un agente di polizia che se ne infischierà della sua tessera e lo ammanetterà lungo la strada perché Byrnes si sarà ribellato alle sue decisioni di pubblico ufficiale. Questo pullman blindato ci ha ricordato, in chiave caricaturale, quello su cui viaggiava Paul Jeffries, il protagonista di Land of Plentydi Wim Wenders.
La fissità mentale e la deformazione professionale di Jack Byrnes si trasmettono anche nell’educazione del nipotino ancora lattante, con l’uso di una mammella artificiale con cui il nonno si sostituisce alla mamma assente, con l’adozione di metodi educativi e comunicativi strampalati e con il ricorso a telecamere nascoste per monitorare il comportamento degli altri nei confronti del bambino.
Dall’altra parte abbiamo i già menzionati Fockers/Fotters, coppia sbracata, libertaria, figlia dei fiori, permissiva, serenamente fiera del suo modo di vivere, lei consulente sessuale per anziani, lui ex sessantottino e casalingo. I due - che hanno cresciuto liberamente il figlio Gaylord (Ben Stiller) - portano con orgoglio alla luce la sua iniziazione sessuale avvenuta per opera di una procace domestica sudamericana quando lui era ancora un ragazzino: di fronte ai Byrnes scandalizzati e alla futura nuora disorientata, temiamo di vedere crollare ogni possibilità di una composizione lieta della storia.
I Fockers sembrano incarnare in questo modo lo spirito dei Democratici. Più fracassoni, ma più lievi, più liberi ma più coppiae al tempo stesso più disposti a legare con gli altri due a formare una nuova grande famiglia, i futuri suoceri di Pam (Teri Polo) sono resi con bella disinvoltura dalla Streisand e da Hoffman, che mettono efficacemente in risalto il lato hippy degli americani, equamente diviso fra orgoglio libertario e quello di appartenenza a una grande nazione. La Streisandci ha addirittura fatto pensare di recitare almeno in parte se stessa, tanto l’abbiamo vista a suo agio e convinta.
Le situazioni che nascono da queste anche profonde diversità danno spesso luogo ad esiti esilaranti. L’imbarazzo dei Byrnes poco alla volta si scioglie di fronte all’uragano Fockers. Soprattutto la moglie Dina rimane contagiata dalla vitalità della coppia di consuoceri e tenterà di modificare, di conseguenza, le rigide abitudini del marito.
Dei quattro attori (De Niro, Danner, Hoffman, Streisand), ci ha comunque colpito soprattutto il primo che riesce ad essere assai convincente nella sua parte.
Un altro grande attore americano, Jack Nicholson, invecchiando ha messo le pantofole, impersonando ruoli stucchevoli ma anche mutando pelle e divenendo un pensionato a tutti gli effetti. Se il genere della commedia sembra non essergli confacente, anche quello drammatico, a lui consueto, ha mostrato un Nicholson in disarmo e con delle crepe quando, pochi anni fa, l’attore ha impersonato un piccolo borghese in quiescenza in About Schmidtdi Alexander Payne.
De Niro, invece, ha mostrato di non essere affatto in pensione, riuscendo a recitare con abile ed efficace autoironia, in modo divertente e credibile, mettendo alla berlina - in modo garbato - alcuni tic dell’americano medio.
Contrariamente a quanto spesso accade, questo sequelc'è sembrato più riuscito, perché più vario e spumeggiante, della prima parte di questa piccola saga.
Enzo Vignoli,
18 febbraio 2005.
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