spidu
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venerdì 20 maggio 2005
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regresso
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Questo è senza dubbio un film diverso e particolare per come è stato girato, ma ritengo che lo stile usato (lo stesso presente in elephant) questa volta non giovi molto al lungometraggio ed anzi lo appesantisca un pò troppo, magari avendo troppe pretese nei confronti dello spettatore, ho amato moltissimo il lavoro di Gus Van Sant che riguardava il liceo statunitense teatro di una strage ma questa volta il suo insistere su questo stile non giova anzi danneggia!
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enoc
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martedì 17 maggio 2005
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un film irrisolto
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Ultimo capitolo di un'ipotetica "trilogia della rarefazione esistenziale", "Last Days" chiude, malamente, il discorso stilistico inizato con la secchezza desertica di "Gerry" (2002) e proseguito con l'impassibile pedinamento di "Elephant" (2003). All'ostilità minerale del primo e alla labirintica artificialità del secondo, Van Sant aggiunge adesso una natura umida e gorgogliante, evidente riparo regressivo dagli attacchi di una modernità insaziabile e rapace. Chiunque vuole vendere qualcosa: inserzioni pubblicitarie sulle Pagine Gialle, religione, la bellezza patinata e volgare di un video musicale letteralmente agghiacciante. Chiunque vuole qualcosa: la partecipazione di Blake ad una tournée di soli (?) 84 giorni, le sue scuse per essere diventato "un cliché del rock and roll", l'ascolto di un demo e l'aiuto per "rendere più personale" il verso di una canzone.
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Ultimo capitolo di un'ipotetica "trilogia della rarefazione esistenziale", "Last Days" chiude, malamente, il discorso stilistico inizato con la secchezza desertica di "Gerry" (2002) e proseguito con l'impassibile pedinamento di "Elephant" (2003). All'ostilità minerale del primo e alla labirintica artificialità del secondo, Van Sant aggiunge adesso una natura umida e gorgogliante, evidente riparo regressivo dagli attacchi di una modernità insaziabile e rapace. Chiunque vuole vendere qualcosa: inserzioni pubblicitarie sulle Pagine Gialle, religione, la bellezza patinata e volgare di un video musicale letteralmente agghiacciante. Chiunque vuole qualcosa: la partecipazione di Blake ad una tournée di soli (?) 84 giorni, le sue scuse per essere diventato "un cliché del rock and roll", l'ascolto di un demo e l'aiuto per "rendere più personale" il verso di una canzone. Non esiste disinteresse, fatta eccezione per un cucciolo spaurito di gatto che Blake prende timidamente in collo senza riuscire a calmare, palese riflesso della sua fragilità e chiara proiezione del suo senso di colpa per la figlia lontana. E' proprio questo tenore simbolico a non convincere affatto: ogni passaggio narrativo è suscettibile di essere interpretato in chiave allegorica, in parabola morale, in esemplificazione. Il bagno nel fiume diventa allora una sorta di lavacro, l'intervento della madre si trasforma in pistolotto colpevolizzante, la fuga degli amici in emblema dell'indifferenza giovanile e i commenti televisivi nel consueto vaniloquio mediatico. I dialoghi poi, nell'apparente ed esibita insignificanza, veicolano un senso irrimediabilmente enfatico: il venditore di inserzioni tempesta Blake con una raffica di "d'accordo?" che spostano la comunicazione sul piano del contatto, sottolineandone la sostanziale ipocrisia; i gemelli mormoni si esprimono con un linguaggio di sapore fortemente biblico, precipitando nella caricatura macchiettistica e l'investigatore privato logorroico giunge addirittura a darci un suggerimento di lettura dell'intero film, parlando di una pellicola (di una vita?) che prima si cristallizza e poi implode. Ciò non toglie che, come avveniva in "Elephant", "Last Days" possieda un impianto visivo di esemplare rigore, merito anche della fotografia di Harris Savides, determinato nel desaturare la materia cromatica, infallibile nel seguire Blake con disperata esattezza e magistrale nel muovere la macchina da presa con implacabili, raggelanti carrellate. Ma al superbo controllo figurativo non corrisponde un altrettanto convincente prosciugamento morale: la sottrazione stilistica non è portata fino in fondo, l'enunciato contraddicendo, clamorosamente e irrimediabilmente, l'enunciazione. Un film irrisolto.
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(di carlariz)
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michele il critico
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lunedì 23 maggio 2005
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last days
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Film ispirato all'esperienza di Kurt Cobain (cantante degli storici Nirvana), Last days segue gli ultimi passi di un musicista maledetto, un uomo distrutto dalla droga e da un'ossessiva ricerca della morte.
Lo spazio scenico scelto da Van Sant è una casa dispersa in un bosco nella quale il protagonista approda -si apprende- dopo essere fuggito da una comunità di recupero.
La casa è popolata da una gioventù che, con un atteggiamento di superiorità filosofica, ha scelto di vivere in questa bellissima oasi nel verde con la musica e la droga. Tuttavia emergeranno nel corso del film enormi debolezze, difficoltà e la più totale inesistenza di una reale etica esistenziale.
Tra questi soggetti si muove il biondo protagonista.
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Film ispirato all'esperienza di Kurt Cobain (cantante degli storici Nirvana), Last days segue gli ultimi passi di un musicista maledetto, un uomo distrutto dalla droga e da un'ossessiva ricerca della morte.
Lo spazio scenico scelto da Van Sant è una casa dispersa in un bosco nella quale il protagonista approda -si apprende- dopo essere fuggito da una comunità di recupero.
La casa è popolata da una gioventù che, con un atteggiamento di superiorità filosofica, ha scelto di vivere in questa bellissima oasi nel verde con la musica e la droga. Tuttavia emergeranno nel corso del film enormi debolezze, difficoltà e la più totale inesistenza di una reale etica esistenziale.
Tra questi soggetti si muove il biondo protagonista. La telecamera lo segue passo passo cogliendolo in atteggiamenti volti al recupero di una primitività, alla mera sopravvivenza essenziale resa tuttavia difficile a causa delle "vertigini" provocate dalla droga.
Ma quando finalmente lo sentiamo comunicare, quando per la prima volta nel film prende in mano una chitarra ed inizia a suonare, la musica (un'angosciante motivetto ciclicamente chiuso, senza la speranza di una nuova strada) presagisce che non c'è via d'uscita, che ogni tentativo è inutile, che la morte lo aspetta. E la telecamera, quasi spaventata, si allontana dal protagonista; è come se l'occhio del regista, dopo aver seguito con interesse i movimenti del protagonista, ora, ascoltando la sua musica, avesse preso coscienza dell'inevitabile drammaticità della situazione.
Il protagonista ha perso ormai ogni forza interiore, ogni illusione. La donna, che ad un certo punto si presenta in casa e gli chiede di seguirlo, rappresenta l'ultima ipotesi di salvezza. Lei glielo dice, ma lui sceglie di restare e dunque di morire. Ma prima di farlo lo sentiamo cantare un brano in cui finalmente lascia manifestarsi libera come un grido la sua sofferenza: l'ultima dichiarazione di vita non sufficiente però a dargli ancora speranza.
Van Sant si conferma autore di grande spessore. Coraggioso nell'affidare potere espressivo alle immagini, attraverso interessanti intuizioni visive, a costo di dilatare in maniera molto evidente i tempi dell'azione e di compiere scelte di inquadratura narrativamente inutili, ma di grande efficacia a livello tematico.
VOTO ***1/2
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[+] cinepresa,
(di sarina)
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giovanni semeraro
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lunedì 23 maggio 2005
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guardare e pensare la solitudine
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Un film sicuramente coraggioso in quanto fuori dai cliché spettacolari ai quali siamo ormai abituati, con un ritmo lento e con pochissimi dialoghi. Coraggioso perchè pretende di fare un buon cinema e non una buona biografia di Kurt, evitando di sfruttare il ritorno pubblicitario che gli avrebbe dato il riferimento diretto alla vita del cantante. Lunghi piani sequenza ed inquadrature sospese nel tempo, che ti costringono a GUARDARE la solitudine di un uomo ed a PENSARE quella di tutti gli uomini.
[+] perfetto
(di eli)
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t.m.
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lunedì 20 marzo 2006
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kurt cobain: ennesima trovata pubblicitaria?
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Last Days è un film basato sul realismo puro,senza alcun tipo di filtro.Impersonifica più che la follia della solitudine,la follia del voler restare soli, in disparte,estraniati da tutto.L'interpretazione degli attori è fantastica,e rappresenta,secondo me,il sentimento che Van Sant ha voluto imprimere nel film.La cosa che però mi ha fatto storcere un pò il naso,è stato il cpntinu riferimento a Kurt Cobain.Per chi non conosce l'ultima parte della sua vita,molti dettagli possono essere invisibili.Ma per chi,come me,ha studiato a fondo l'argomento molti riferimenti non sono propriamente"casuali" (il bosco,il locale nel giardino,ecc..).Questa non vuol essere una critica,anche perchè la citazione alla rockstar deceduta nel '94,è stata più e più volte ricordata.
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Last Days è un film basato sul realismo puro,senza alcun tipo di filtro.Impersonifica più che la follia della solitudine,la follia del voler restare soli, in disparte,estraniati da tutto.L'interpretazione degli attori è fantastica,e rappresenta,secondo me,il sentimento che Van Sant ha voluto imprimere nel film.La cosa che però mi ha fatto storcere un pò il naso,è stato il cpntinu riferimento a Kurt Cobain.Per chi non conosce l'ultima parte della sua vita,molti dettagli possono essere invisibili.Ma per chi,come me,ha studiato a fondo l'argomento molti riferimenti non sono propriamente"casuali" (il bosco,il locale nel giardino,ecc..).Questa non vuol essere una critica,anche perchè la citazione alla rockstar deceduta nel '94,è stata più e più volte ricordata.Se vogliamo prendere un punto di vista abbastanza cinico,si potrebbe dire che l'evento mediatico-pubblicitario si è espresso solo per questo,e per un fun dei nirvana,rivedere ciò che è stata la causa del "suicidio" di Kurt,ovvero l'uso della sua persona come mezzo pubblicitario,come buisness,fa un pò rabbrividire.Sinceramente credo che sarebbe stato meglio per non far apparire certi fantasmi,un'interpretazione più personale della vicenda(qui prende forma la critica).Ma che questo non vada a sminuire la bellezza di questo capolavoro.Per ciò consiglierei agli "spettatori",per comprendere appieno la storia,di dimenticarsi della drammatica storia del Cobain e di godersi la visione aprendo il cuore a un'altra storia,di un'uomo che voleva restare solo,solo perchè voleva essere aiutato.
Un saluto
T.M.
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paride86
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martedì 27 gennaio 2009
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molto bello
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"Last Days" racconta gli ultimi giorni di vita di Blake, rockstar depressa e scappata da una clinica per tossicodipendenti. Il protagonista, ricalcato da Kurt Cobain, cerca inutilmente di trovare un contatto con la natura, si sveste e si riveste con abiti sempre diversi, anche femminili, probabilmente alla ricerca di un'identità perduta. Parla confusamente, mette in frigo i cereali invece che il latte, insomma prosegue la sua vita su binari sconnessi e disperati, cercando un ruolo, un senso, ma intanto si rintana in una solitudine placida quanto autistica, complice l'indifferenza consapevole delle persone che lo circondano. Il lento ma inesorabile scorrere del tempo porterà questa storia ad un finale inevitabile e liberatorio.
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"Last Days" racconta gli ultimi giorni di vita di Blake, rockstar depressa e scappata da una clinica per tossicodipendenti. Il protagonista, ricalcato da Kurt Cobain, cerca inutilmente di trovare un contatto con la natura, si sveste e si riveste con abiti sempre diversi, anche femminili, probabilmente alla ricerca di un'identità perduta. Parla confusamente, mette in frigo i cereali invece che il latte, insomma prosegue la sua vita su binari sconnessi e disperati, cercando un ruolo, un senso, ma intanto si rintana in una solitudine placida quanto autistica, complice l'indifferenza consapevole delle persone che lo circondano. Il lento ma inesorabile scorrere del tempo porterà questa storia ad un finale inevitabile e liberatorio.
Gus Van Sant prosegue con lo stile realista di "Elephant", limitandosi a raccontare gli eventi e a sottolineare i momenti importanti con un adeguato utilizzo del sonoro (per cui è stato anche premiato a Cannes): tutto questo contribuisce alla creazione di un film sincero, intimo, che non spinge il pedale di inutili sentimentalismi e strumentalizzazioni di una storia su cui è stato detto fin troppo. Anzi, in questo modo generalizza le vicende di Cobain spersonalizzando gli eventi e adattandoli ad un personaggio che semplicemente non riesce più a trovare il suo posto nella società.
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walloz
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sabato 24 novembre 2007
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anni 90..
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Last days: una visone insensata, ribelle, folle e soprattutto grunge di uno dei simboli delle nuove generazioni: Kurt Cobain.. un personaggio eclettico, nato triste e morto triste, l' uomo che ha creato il nuovo stile, che ha dato un calcio nel culo a tutto ciò che c' era prima nel mondo discografico, finendo poi per bruciarsi: bruciarsi, ecco, la sceneggiatura del film si sviluppa su questo termine; Il film inizia con blake (o kurt che dir si voglia) che cammina in un bosco da solo, farfuglia frasi a caso, compie strane azioni (completamente improvvisate dal bravissimo micheal pitt, la cui sceneggiatura lasciava libero di azione), azioni che delineano un personaggio tutt' altro che campato per aria, una persona con dei problemi legati alla droga, a una famiglia in fase di collasso (toccante la scena in cui Kim Gordon parla con blake della sua bambina), a una band oramai inattiva.
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Last days: una visone insensata, ribelle, folle e soprattutto grunge di uno dei simboli delle nuove generazioni: Kurt Cobain.. un personaggio eclettico, nato triste e morto triste, l' uomo che ha creato il nuovo stile, che ha dato un calcio nel culo a tutto ciò che c' era prima nel mondo discografico, finendo poi per bruciarsi: bruciarsi, ecco, la sceneggiatura del film si sviluppa su questo termine; Il film inizia con blake (o kurt che dir si voglia) che cammina in un bosco da solo, farfuglia frasi a caso, compie strane azioni (completamente improvvisate dal bravissimo micheal pitt, la cui sceneggiatura lasciava libero di azione), azioni che delineano un personaggio tutt' altro che campato per aria, una persona con dei problemi legati alla droga, a una famiglia in fase di collasso (toccante la scena in cui Kim Gordon parla con blake della sua bambina), a una band oramai inattiva.
Belli i pianisequenza che il regista propone, le sue carrellate lunghissime (quasi infinite), le sue inquadrature fisse che danno un senso di lentezza pazzesco e aumentano a dismisura la decadenza di delle immagini già di loro sconcertanti.
Il film ci prende quasi al 100%, l' atmosfera che da è proprio quella che si respirava a seattle all' inizio dei 90's, un atmosfera lenta, decadente, come era oramai diventato il personaggio di kurt cobain, arrivato fino ad odiare se stesso.
Vi do solo un consiglio, non guardatelo come se fosse un film celebrativo, semplicemente racconta gli ultimi 3 giorni di un povero disgraziato eroinomane suicida, nulla di + . Sant è un mago a raccontare queste storie e sfido chiunque a fare un film di questo calibro e con questa ricerca, questo stile attorno all' argomento..
Spero di non avervi annoiato! Tanti saluti
P.s. grande la colonna sonora con i Velvet underground e la loro Venus In Furs, e la canzone eseguita "live" di micheal pitt!
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giulio andreetta
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martedì 15 settembre 2020
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buon film
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Film di Gus Van Sant interessante per concezione estetica e tecnico-realizzativa. Vengono ritratti gli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain, celebre frontman dei Nirvana. Si nota - in un'atmosfera quasi irreale offerta da un casolare immerso nella campagna e nella natura - un uomo deluso dalla vita, benché abbia raggiunto un successo internazionale. La vita appare lentamente distaccarsi da lui senza che egli riesca ad opporsi ad una tendenza alla debolezza, ad uno scivolare lentamente nel dubbio e nell'incertezza esistenziale. La discesa nell'abisso è dipinta in modo molto realistico, anche se forse un poco enfaticamente, e Kurt lentamente cade nell'abisso della disperazione e della perdita di senso.
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Film di Gus Van Sant interessante per concezione estetica e tecnico-realizzativa. Vengono ritratti gli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain, celebre frontman dei Nirvana. Si nota - in un'atmosfera quasi irreale offerta da un casolare immerso nella campagna e nella natura - un uomo deluso dalla vita, benché abbia raggiunto un successo internazionale. La vita appare lentamente distaccarsi da lui senza che egli riesca ad opporsi ad una tendenza alla debolezza, ad uno scivolare lentamente nel dubbio e nell'incertezza esistenziale. La discesa nell'abisso è dipinta in modo molto realistico, anche se forse un poco enfaticamente, e Kurt lentamente cade nell'abisso della disperazione e della perdita di senso. Abbondano i piani sequenza e un ritmo estremamente lento dovuto al poco montaggio e ai pochi movimenti di macchina. Tali accorgimenti tecnici enfatizzano ancor di più un'atmosfera di perenne stasi e immobilità esistenziale che lo porterà alla fine. Attori convincenti, anche se forse, a livello di direzione, mi sembra che Cobain sia stato dipinto in modo un po' statico, sin dall'inizio della pellicola. Invece si sarebbe potuto forse sottolineare una metamorfosi del protagonista. In ogni caso un buon prodotto cinematografico, che testimonia in modo piuttosto significativo quelli che dovettero essere gli ultimi giorni di vita della celebre stella della musica. 4 Stelline.
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ferra
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mercoledì 1 giugno 2005
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ma come fate a straparlare
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di omicidio? Non l'avete vista Kim Gordon andare ad offrire un'ultima ancora di salvezza nell'unica scena decente del film, e come Kurt le guardava attraverso, senza più nessuna pretesa di potersi reinserire nel mondo. Ed erano mesi che si comportava così. E se non sapete chi è Kim Gordon, per favore non parlate dei Nirvana!!!
Il film? Secondo me non comunica niente. Al massimo può essere un omaggio alla figura di un grande della musica, ma allora perchè scopiazzare lo stile e le idee da se stesso, rinunciando a tutti i meccanismi narrativi consueti e consolidati? Se non è indispensabile al racconto è solo pura ostentazione e farlo due volte di fila (dopo elephant) è veramente insopportabile.
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di omicidio? Non l'avete vista Kim Gordon andare ad offrire un'ultima ancora di salvezza nell'unica scena decente del film, e come Kurt le guardava attraverso, senza più nessuna pretesa di potersi reinserire nel mondo. Ed erano mesi che si comportava così. E se non sapete chi è Kim Gordon, per favore non parlate dei Nirvana!!!
Il film? Secondo me non comunica niente. Al massimo può essere un omaggio alla figura di un grande della musica, ma allora perchè scopiazzare lo stile e le idee da se stesso, rinunciando a tutti i meccanismi narrativi consueti e consolidati? Se non è indispensabile al racconto è solo pura ostentazione e farlo due volte di fila (dopo elephant) è veramente insopportabile...
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(di vincent)
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paolo massa
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venerdì 2 dicembre 2005
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last days...(p.m.)
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Alla base dell’ultimo film di Gus Van Sant, “Last Days”, presentato allo scorso Festival di Cannes, c’è la tragica vicenda esistenziale di Kurt Cobain, compianto leader dei Nirvana, storica band di musica “grunge”. La pellicola in questione è a tratti surreale, immersa com’è in un’atmosfera cupa, ben rappresentata dall’imponente foresta dell’ambientazione, perfetta location per il rifugio dal mondo di Blake (protagonista del film ed alter-ego di Cobain). Infatti l’opera di Van Sant non mette esplicitamente in scena la figura del leader dei Nirvana, bensì si ispira soltanto ai suoi tragici ultimi giorni, “Last Days”, per rappresentare i tratti di un musicista sempre più in preda dei suoi demoni interiori, alla disperata ricerca di un commiato definitivo dal mondo esterno.
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Alla base dell’ultimo film di Gus Van Sant, “Last Days”, presentato allo scorso Festival di Cannes, c’è la tragica vicenda esistenziale di Kurt Cobain, compianto leader dei Nirvana, storica band di musica “grunge”. La pellicola in questione è a tratti surreale, immersa com’è in un’atmosfera cupa, ben rappresentata dall’imponente foresta dell’ambientazione, perfetta location per il rifugio dal mondo di Blake (protagonista del film ed alter-ego di Cobain). Infatti l’opera di Van Sant non mette esplicitamente in scena la figura del leader dei Nirvana, bensì si ispira soltanto ai suoi tragici ultimi giorni, “Last Days”, per rappresentare i tratti di un musicista sempre più in preda dei suoi demoni interiori, alla disperata ricerca di un commiato definitivo dal mondo esterno. Le rare parole che gli permettono di esprimersi, anche se con macabri mugugni, ci danno il senso della morte di Kurt Cobain, il non-senso di una vita dissoluta e ai margini della società. In apertura si assiste ad un film “sui generis”, a tratti stanco e ripetitivo, fatto di silenzi e di parole quasi sussurrate , al limite del comprensibile: il protagonista, infatti, vaga per gran parte dei 90 minuti in preda della sua insanabile tossicodipendenza. Kurt Cobain drogato, ma nessuna traccia di Kurt Cobain uomo ed artista. Almeno fino alla conclusione della pellicola, più concentrata a delineare un tratto musicale e poetico del cantante, bisognoso di una qualsivoglia redenzione, che solo l’arte, solo la musica poteva concedergli. Da antologia, in questo senso, le sequenze molto lunghe, immortalanti le performance sonore di un Michael Pitt (Blake nel film), particolarmente ispirato ed intenso.
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