annalinagrasso
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venerdì 30 luglio 2010
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ecco il cinema "difficile" di antonioni
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Il regista dell’incomunicabilità abbandona il proletariato de “Il grido”per descrivere il disagio esistenziale, il malessere, l’instabilità dei sentimenti nell’ambiente borghese(sono rinscontrabili degli elementi del cinema di Bunuel, “Il fascino discreto della borghesia”) attraverso il suo affascinante stile narrativo, ermetico ed intellettualistico. Ma più che di incomunicabilità( che approfondirà nei suoi film successivi) Antonioni pone l’attenzione sul sentimento stesso, di amicizia e di amore.
Anna(Lea Massari), figlia di un ambasciatore viene invitata insieme al suo fidanzato architetto sandro(Gabriele Ferzetti), la sua amica Claudia (Monica Vitti)ed un’altra ragazza, ad una gita sullo yacht di un ricco imprenditore nella zona delle splendidi isole Eolie.
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Il regista dell’incomunicabilità abbandona il proletariato de “Il grido”per descrivere il disagio esistenziale, il malessere, l’instabilità dei sentimenti nell’ambiente borghese(sono rinscontrabili degli elementi del cinema di Bunuel, “Il fascino discreto della borghesia”) attraverso il suo affascinante stile narrativo, ermetico ed intellettualistico. Ma più che di incomunicabilità( che approfondirà nei suoi film successivi) Antonioni pone l’attenzione sul sentimento stesso, di amicizia e di amore.
Anna(Lea Massari), figlia di un ambasciatore viene invitata insieme al suo fidanzato architetto sandro(Gabriele Ferzetti), la sua amica Claudia (Monica Vitti)ed un’altra ragazza, ad una gita sullo yacht di un ricco imprenditore nella zona delle splendidi isole Eolie. Sbarcati su un piccolo scoglio, sandro e anna iniziano a discutere, scoppia un temporale e tutti si affrettano per tornare sulla barca, ma si accorgono che Anna è sparita, lo yacht riparte e sandro e claudia restano sull’isolotto per cercare anna,invano…
Piu’ sfuma la speranza di trovarla, piu’ cresce un “sentimento che li unisce, cui Claudia all’inizio tenta di sfuggire, nonostante le insistenze di sandro. Infatti dirà:” Pochi giorni fa, all'idea che Anna fosse morta, mi sentivo morire anch'io. Adesso non piango nemmeno. Ho paura che sia viva. Tutto sta diventando maledettamente facile: persino privarsi di un dolore.
E’ un giallo al contrario, la scomparsa di Anna è un pretesto per analizzare la labilità dei rapporti tra uomo e donna che tentano di condurre una vita normale tra i mille ostacoli. I due protagonisti principali si dimenticano di anna: giungono a taormina dai loro compagni di viaggio ma nessuno chiede notizie di anna.
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ziogiafo
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giovedì 27 novembre 2008
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il cinema ermetico... di antonioni - 2^ parte
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Sandro suggerisce di chiedere aiuto e di andare a denunciare la scomparsa della compagna, al comando dei Carabinieri di qualche isola vicina. Così fanno, e dopo poco arrivano sia i militari che il padre di Anna, un uomo distrutto dall’accaduto, che spera ardentemente che la figlia non sia suicidata. In questo clima di sofferenza e per certi versi deleterio - per gli atteggiamenti superficiali di tutti nonostante la serietà della vicenda - viene fuori la passione d’amore di Sandro per la seducente Claudia. Infatti, l’architetto, in un momento di debolezza… non riesce a trattenersi e bacia con fervore la ragazza bionda, furtivamente, mentre si stava vestendo sul suo yacht. Un’avventura che può lasciare perplessi in questo frangente… ma che fa parte di quel gioco spregiudicato di una storia che esalta i sensi e i sentimenti.
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Sandro suggerisce di chiedere aiuto e di andare a denunciare la scomparsa della compagna, al comando dei Carabinieri di qualche isola vicina. Così fanno, e dopo poco arrivano sia i militari che il padre di Anna, un uomo distrutto dall’accaduto, che spera ardentemente che la figlia non sia suicidata. In questo clima di sofferenza e per certi versi deleterio - per gli atteggiamenti superficiali di tutti nonostante la serietà della vicenda - viene fuori la passione d’amore di Sandro per la seducente Claudia. Infatti, l’architetto, in un momento di debolezza… non riesce a trattenersi e bacia con fervore la ragazza bionda, furtivamente, mentre si stava vestendo sul suo yacht. Un’avventura che può lasciare perplessi in questo frangente… ma che fa parte di quel gioco spregiudicato di una storia che esalta i sensi e i sentimenti. «Un’avventura» che purtroppo non gioverà alla nuova coppia, perché destinata a finire rapidamente e male il suo passionale rapporto, quasi per una sorta di punizione meritata, inflitta a chi ha osato costruire una nuova storia sulla tragedia che ha colpito un’altra persona. Le indagini proseguono senza sosta, ma purtroppo senza risultati positivi, di Anna non vi è traccia. Lo scenario affascinante siciliano dove si svolgono i fatti si trasforma in un luogo inospitale per il gruppo di gitanti, che ben presto abbandoneranno quei luoghi e la tormentata coppia Sandro-Claudia al loro triste destino. All’epoca, a Cannes, la critica accolse freddamente la pellicola probabilmente per la sua complessità, mentre in quella stessa occasione il maestro Roberto Rossellini si espresse con le seguenti parole: «L'avventura è il più bel film mai presentato a un festival». L’affascinante linguaggio cinematografico di Michelangelo Antonioni… Cordialmente, ziogiafo
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ziogiafo
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giovedì 27 novembre 2008
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il cinema ermetico... di antonioni - 1^ parte
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ziogiafo – L’avventura, Italia/Francia 1960 - L’affascinante cinematografia del maestro Michelangelo Antonioni, ha la caratteristica di descrivere il disagio esistenziale, le inquietudini che tormentano la vita interiore dei vari personaggi dei suoi film, attraverso uno stile narrativo artistico, strutturato con inquadrature precise che mettono in risalto i sentimenti, vagando nelle oniriche ambientazioni con immagini che parlano più dei dialoghi. La straordinaria arte del colto regista ferrarese regala allo spettatore delle raffinate atmosfere intimistiche in cui si svolgono le profonde storie dei suoi soggetti, dando molto spazio a suggestive panoramiche paesaggistiche, al vento, alle intense sensazioni che scaturiscono da una particolare inquadratura, scavando con la macchina da presa a fondo nelle espressioni più intense dei suoi attori.
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ziogiafo – L’avventura, Italia/Francia 1960 - L’affascinante cinematografia del maestro Michelangelo Antonioni, ha la caratteristica di descrivere il disagio esistenziale, le inquietudini che tormentano la vita interiore dei vari personaggi dei suoi film, attraverso uno stile narrativo artistico, strutturato con inquadrature precise che mettono in risalto i sentimenti, vagando nelle oniriche ambientazioni con immagini che parlano più dei dialoghi. La straordinaria arte del colto regista ferrarese regala allo spettatore delle raffinate atmosfere intimistiche in cui si svolgono le profonde storie dei suoi soggetti, dando molto spazio a suggestive panoramiche paesaggistiche, al vento, alle intense sensazioni che scaturiscono da una particolare inquadratura, scavando con la macchina da presa a fondo nelle espressioni più intense dei suoi attori. «L’avventura» è un po’ tutto questo. Se le sequenze di questo film appaiono lente è perché il regista si sofferma volutamente su determinati particolari, quasi per sottolineare quelle immagini che riflettono le angosce e i profondi stati d’animo dei personaggi della storia. Il film racconta le vicissitudini di un gruppo di amici appartenenti alla classica società borghese, che per sfuggire alla solita noia, partono per una mini crociera per le isole Eolie. Sandro (Gabriele Ferzetti), distinto architetto, ospita insieme alla fidanzata Anna (Lea Massari), tutta la comitiva a bordo del suo yacht. Durante la gita, nessuno sembra interessato alle bellezze del posto visitato, ognuno è concentrato sul proprio egoismo. Dopo essere approdati su di una piccola isola deserta delle Eolie, la comitiva di amici si rilassa esplorando questa meravigliosa oasi in mezzo al mare. Intanto, capita che i due fidanzati Sandro ed Anna, per un banale diverbio litigano. Sandro, stanco di tante inutili discussioni, si assopisce in un angolo dell’enorme scogliera, ad un tratto si sente chiamare dall’amica Claudia (Monica Vitti) che chiede di Anna… allora Sandro si guarda intorno e non vedendola, preoccupato, incomincia a chiamarla a gran voce. Anna è scomparsa. Incomincia un “tour de force” da parte di tutta la comitiva nel ricercare disperatamente la ragazza, in questo suggestivo isolotto che, ad un tratto, prende le sembianze di un misterioso paesaggio lunare, desertico, dove si sente solo il vento e il rumore delle onde che si infrangono contro la costa. Tutti gridano il nome di Anna ma senza ricevere risposta. Le immagini si soffermano sulle facce stanche degli amici di Anna, sconvolti da un senso di disorientamento e di impotenza sul “da farsi”.
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reservoir dogs
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martedì 16 novembre 2010
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comprendersi prima di trovarsi
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L'avventura che vivono i protagonisti di questo film è quella di tentare di comprendersi prima che trovarsi fisicamente.
In una gita con uno youht una donna scompare durante la fermata in un isolotto, il compagno e l'amica la cercano mentre il resto del gruppo riparte prima che li blocchi la tempesta.
I due finiscono per "innamorarsi", vagano per la Sicilia, qui personaggio principale, continuando a "far finta" di cercarla, quando ritrovano il gruppo nessuno si stupisce della nuova coppia come se la figura di Anna, la ragazza scomparsa, fosse svanita completamente nel nulla.
Durante una serata Sandro, il vecchio compagno di Anna, conosce una ragazza del posto con cui fa l'amore ma Claudia, la nuova compagna lo scopre, lei fugge, lui la raggiunge in un finale la cui inquadratura è perfettamente divisa tra l'aperto del paesaggio e il chiuso del muro dell'abitazione: essere soli o essere insieme ormai è la stessa cosa in questo mondo in continua evoluzione.
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L'avventura che vivono i protagonisti di questo film è quella di tentare di comprendersi prima che trovarsi fisicamente.
In una gita con uno youht una donna scompare durante la fermata in un isolotto, il compagno e l'amica la cercano mentre il resto del gruppo riparte prima che li blocchi la tempesta.
I due finiscono per "innamorarsi", vagano per la Sicilia, qui personaggio principale, continuando a "far finta" di cercarla, quando ritrovano il gruppo nessuno si stupisce della nuova coppia come se la figura di Anna, la ragazza scomparsa, fosse svanita completamente nel nulla.
Durante una serata Sandro, il vecchio compagno di Anna, conosce una ragazza del posto con cui fa l'amore ma Claudia, la nuova compagna lo scopre, lei fugge, lui la raggiunge in un finale la cui inquadratura è perfettamente divisa tra l'aperto del paesaggio e il chiuso del muro dell'abitazione: essere soli o essere insieme ormai è la stessa cosa in questo mondo in continua evoluzione.
Durante tutto il film si ha la continua sensazione di essere osservati, è la cinepresa che con la sua dispersività contribuisce in maniera fondamentale a darci questa sensazione.
Michelangelo Antonioni che con questo film impose l'attenzione mondiale verso il suo cinema, riesce a poco a poco ma con una certa efficacia a scardinare la struttura del cinema classico americano dove un problema (la sparizione di una donna) che veniva posto all'inizio del film con un svolgimento veniva successivamente risolto.
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annalinagrasso
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venerdì 30 luglio 2010
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ecco il cinema "difficile" di antonioni 2
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Dal momento della sua scomparsa, tutto nel film diviene piu’ rarefatto, i tempi si dilatano, il film acquista volutamente un ritmo piu’ lento, e sembra prevalere il paesaggio sui personaggi, magistralmente rappresentato (da Lisca Bianca, Taormina, al barocco di Noto).Un paesaggio che mette ancora piu’ in risalto il vuoto nella realtà, l’evanescenza,la non verità, la non corrispondenza tra quello che viene detto e quello che è davvero: la sparizione di anna non viene motivata,né risolta,cosi come il sentimento che sandro dice di provare per claudia. I due cosi come gli altri personaggi sembrano essere in balia delle atmosfere dei luoghi, degli eventi, di una qualche ricerca. Un ambiente misterioso che accentua il senso di smarrimento dei personaggi.
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Dal momento della sua scomparsa, tutto nel film diviene piu’ rarefatto, i tempi si dilatano, il film acquista volutamente un ritmo piu’ lento, e sembra prevalere il paesaggio sui personaggi, magistralmente rappresentato (da Lisca Bianca, Taormina, al barocco di Noto).Un paesaggio che mette ancora piu’ in risalto il vuoto nella realtà, l’evanescenza,la non verità, la non corrispondenza tra quello che viene detto e quello che è davvero: la sparizione di anna non viene motivata,né risolta,cosi come il sentimento che sandro dice di provare per claudia. I due cosi come gli altri personaggi sembrano essere in balia delle atmosfere dei luoghi, degli eventi, di una qualche ricerca. Un ambiente misterioso che accentua il senso di smarrimento dei personaggi. Senso di smarrimento e instabilità che sono presenti maggiormente nell’uomo; infatti è sandro che la notte stessa tradirà claudia con un’altra donna.
L’avventura è racchiusa nella scomparsa di anna all’improvviso, “il sentimento” tra claudia e sandro sempre l’improvviso, il tradimento di sandro…all’improvviso, in quello che provano i protagonisti, l’incostanza. Ciò che accade nel film sembra essere tutto di passaggio, destinato ad avere vita breve; Antonioni mette in evidenza come i sentimenti sono privi di spiritualità, svuotati dell’essenza,tutto ridotto ad un mero desiderio fisico ed in fondo certe volte si ama il proprio desiderio piuttosto che “l’oggetto” che lo suscita. Quella di Antonioni non vuole essere una lezione sociologica di buoni sentimenti o una denuncia, bensi cerca di mostrare come sono molte volte fondati i rapporti tra uomo e donna, in maniera sbagliata e individuando, come affermerà lui stesso,nell’erotismo imperante di oggi, un sintomo della malattia dei sentimenti, non adeguato alla natura dell’uomo che finisce per essere meschino,inutile ed infelice. Ma c’è sempre una speranza di natura leopardiana,la consolazione, la pietà umana reciproca, unico rimedio possibile secondo Antonioni. L’avventura ha avuto un premio speciale al festival di cannes. Compassata ed intensa Monica Vitti.
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maximilione
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martedì 16 ottobre 2012
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l'avventura di un nuovo cinema
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Nel clima afoso della Sicilia, il Sandro di Gabriele Ferzetti rovescia volontariamente una boccetta d'inchiostro sulla bozza del progetto di un capitello dalle linee arzigogolate e barocche, una lampante sineddoche dell'arte del passato. In quel gesto scattoso e a prima vista incomprensibile c'è in nuce tutta una poetica: quella di Michelangelo Antonioni che con L'avventura apre la sua trilogia es
istenzialista ed edifica nel contempo una delle tappe più rigorosamente perfette e compiute del cinema moderno.
Il regista ravennate proclama in modo programmatico “la fine delle grandi narrazioni”, il disagio dell'uomo contemporaneo nei confronti del mondo, la consapevolezza del declino delle certezze nei confronti di un reale insensato e inconoscibile e lo fa attraverso un cinema che prende le distanze dal prepotente modello hollywoodiano che per decenni ha egemonizzato le produzioni cinematografiche.
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Nel clima afoso della Sicilia, il Sandro di Gabriele Ferzetti rovescia volontariamente una boccetta d'inchiostro sulla bozza del progetto di un capitello dalle linee arzigogolate e barocche, una lampante sineddoche dell'arte del passato. In quel gesto scattoso e a prima vista incomprensibile c'è in nuce tutta una poetica: quella di Michelangelo Antonioni che con L'avventura apre la sua trilogia es
istenzialista ed edifica nel contempo una delle tappe più rigorosamente perfette e compiute del cinema moderno.
Il regista ravennate proclama in modo programmatico “la fine delle grandi narrazioni”, il disagio dell'uomo contemporaneo nei confronti del mondo, la consapevolezza del declino delle certezze nei confronti di un reale insensato e inconoscibile e lo fa attraverso un cinema che prende le distanze dal prepotente modello hollywoodiano che per decenni ha egemonizzato le produzioni cinematografiche.
Causalità di una narrazione in cui ogni scena è funzionale all'evoluzione dell'intreccio, personaggi pieni che si risolvono nelle loro azioni, psicologie appiattite e prive di nodi inspiegabili. Nell'Avventura tutto questo svanisce e lascia spazio a una struttura aleatoria e rarefatta: Antonioni privilegia i tempi morti e le sospensioni enigmatiche, i personaggi vagano incerti sullo schermo, privi di motivazioni e carichi di nodi tormentati sedimentati in un inconscio inaccessibile, la storia non c'è e quando pure sembra esserci non procede. La protagonista Anna (Lea Massari) sparisce dopo 40 minuti. Gli altri personaggi si prodigano nella sua ricerca ma a poco a poco il mistero si sfalda e le dinamiche della macchina da presa investono la relazione che nasce tra Sandro e Claudia, frastagliata anch'essa, piena di ascensioni passionali e discese nell'abisso dello spleen. Alla fine del film, di Anna non c'è traccia e paradossalmente nessun personaggio sembra più preoccuparsene (“Pochi giorni fa, all'idea che Anna fosse morta, mi sentivo morire anch'io. Adesso non piango nemmeno. Ho paura che sia viva. Tutto sta diventando maledettamente facile: persino privarsi di un dolore”). Ma insieme a questo capovolgimento totale dei canoni della narrazione classica, Antonioni si prodiga nella realizzazione di una pellicola che si fa specchio simbolico di una nazione. D'altronde è il 1960, l'anno in cui nel Bel Paeese maggiormente si risentono gli effetti del boom economico, l'anno in cui il guado che conduce l'Italietta agricola al grado di potenza industriale si completa. E se -nello stesso anno- Fellini con La dolce vita e Visconti con Rocco e i suoi fratelli palesano nella diegesi delle storie raccontate le contraddizioni di questa “nuova era”, Antonioni rende questa trasformazione in modo più criptico, austero, allegorico. Il passaggio di consegna tra la donna che sparisce e quella che resta e prende il suo posto altro non è che il riflesso della metamorfosi che l'Italia compie a cavallo tra anni '50 e '60. La Anna di Lea Massari è la tipica bellezza italica, contadina, mediterranea: mora, prosperosa, legata a una famiglia opprimente e una fede potente nelle istituzioni (una Bibbia è l'unico oggetto che lascia in cabina prima di sparire). La Claudia di Monica Vitti è invece esponente di una bellezza nuova: bionda, lineare, nervosa, disillusa, i cui tratti sembrano incarnare la freddezza e il rigore del design industriale.
L'avventura di una nazione allora. Di un paese pronto a tuffarsi nell'insidioso e attraente abisso della modernità industriale e consumistica. E insieme l'avventura di un nuovo amore, vissuto in un nuovo mondo e in un diverso contesto storico-sociale.
Un titolo -L'avventura- che peraltro ben si adatta alle incredibili difficoltà di produzione che colpirono il progetto, rischiando di farlo naufragare: il maltempo, la scomparsa dei produttori, lo sciopero della troupe per le mancate retribuzioni, il logorante isolamento sulle isole deserte in cui una parte del film è ambientata.
Disse Antonioni: “Ho con me ventimila metri di negativo, ho la macchina da presa e pochi amici: Monica Vitti, i miei aiuti Franco Indovina e Gianni Arduini, lo scenografo Piero Poletto, l'operatore Aldo Scavarda, il fonico Claudio Maielli. Ecco la mia troupe. I soli pronti a seguirmi con qualsiasi mare, contro qualsiasi ostacolo materiale e morale, per non fermare il film.”
In sostanza -mi permetto di aggiungere- l'avventura di un autore contro un sistema ottuso e tradizionalista, l'epopea di un grande artista capace di andare controcorrente, modificare le carte in tavola e riscrivere la storia.
L'avventura di un nuovo cinema.
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fedeleto
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lunedì 6 maggio 2013
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l'avventura del mistero imperscrutabile
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Anna e' una borghese annoiata nel rapporto di coppia che vive sempre in costante distanza.Un giorno insieme alla sua amica Claudia e al suo fidanzato viaggia insieme ad altri amici nelle isole Eolie.Improvvisamente dopo una breve discussione con il suo uomo scompare.Claudia la cerca disperatamente insieme a Sandro il fidanzato di Anna,ma i risultati sono assolutamente negativi.Poco dopo Claudia e Sandro si sentono attratti l'uno verso l'altra e l'amore tra i due ha inizio.Ma e' davvero amore?e Anna che fine ha fatto?c'e' chi dice che l'ha vista ,ma sara' vero?solo un ulitma scena forse spiega tutto.il silenzio.Antonioni(il grido,le amiche)dirige un ottimo film,dove predominano alcune tra le tematiche piu' interessanti del regista ferrarese.
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Anna e' una borghese annoiata nel rapporto di coppia che vive sempre in costante distanza.Un giorno insieme alla sua amica Claudia e al suo fidanzato viaggia insieme ad altri amici nelle isole Eolie.Improvvisamente dopo una breve discussione con il suo uomo scompare.Claudia la cerca disperatamente insieme a Sandro il fidanzato di Anna,ma i risultati sono assolutamente negativi.Poco dopo Claudia e Sandro si sentono attratti l'uno verso l'altra e l'amore tra i due ha inizio.Ma e' davvero amore?e Anna che fine ha fatto?c'e' chi dice che l'ha vista ,ma sara' vero?solo un ulitma scena forse spiega tutto.il silenzio.Antonioni(il grido,le amiche)dirige un ottimo film,dove predominano alcune tra le tematiche piu' interessanti del regista ferrarese.Da un soggetto dello stesso Antonioni e una sceneggiatura di Antonioni,Guerra e Bartolini,nasce una storia interessante che merita un lavoro autoptico per essere compresa completamente.Fin dall'inizio del film osserviamo come il tema dell'abbandono e della solitudine sia presente,Anna dialoga con il padre e quest'ultimo si sente appunto abbandonato,poco dopo vediamo Anna andare dal suo fidanzato,spesso Antonioni usa la ripresa di spalle,questo probabilmente per non far vedere l'espressione statica dei personaggi in quell'occasione,cosi appena si trova da Sandro,vorrebbe andarsene ma il saluto di quest'ultimo la porta a dover salire da lui.Claudia in questo aspetta che i due scendono,e gia' in questa scena si vede come quest'ultima tenta di cercare la sua amica ma non la trova quasi fosse appunto un predestino gia' segnato.Nel momento in cui tutti vanno all'isola con la barca incomincia l'avventura.Anna recita la parte dell'essere inseguita da un pescecane,tutti ci cascano e lei lo confida solo a Claudia ammettendo che era uno scherzo,quindi tutto diventa ambiguo e imperscrutabile,c'e' solo probabilmente una voglia di rompere certi schematismi,poco dopo lascia la sua camicia nello zaino di Claudia,poiche' alla medesima piaceva molto quel vestito.Dopodiche' c'e' l'ultima scena in cui vediamo Anna.Ella confida i suoi sentimenti oscuri a Sandro ma lui e' distante e non capisce,ma le parole di Anna sono chiare,si era abituata a stare sola ,l'idea di perderlo la fa morire eppure non lo sente piu',la confusione c'e' ma il desiderio di provare l'allontanamento e abbandonare tutto c'e' ancor di piu',rimane quindi un vuoto incolmabile dove il silenzio lontano dallle voci altrui diventa l'unica possiblita'.Successivamente Claudia si innamora di Sandro ,e non sappiamo se entrambi i due in passato avevano gia' un certo desiderio,fatto sta che i due si amano e gradualmente la loro storia diventa immediatamente importante tanto da parlare di matrimonio dopo 3 giorni dalla scomparsa di Anna.rimane pero' un vuoto alla fine quando Claudia scopre il tradimento di Sandro e quest'ultimo fermandosi ad una panchina painge il suo dolore insieme a Claudia che passandogli vicino trova la forza di accarezzarlo con la sua mano destra,mano che poco prima accarezzava il cuscino dove dormiva il suo uomo.Il film ha una certa segnatura,le isole Eolie,isole vulcaniche,da sole in mezzo al mare cosi come si sente Anna,sola in mezzo ai suoi amici e al suo fidanzato,un luogo quindi dove non la si puo' trovare poiche' solo lei sa dove andare.un'altra scena interessante e' il paese di Noto,citta' misteriosa e antica che sembra non sia abitata,ma Antonioni nel momento in cui i due protagonisti se ne vanno usa la mdp come passante che inquadra su una strada stretta la coppia come fosse in realta' spiata(da Anna?).Inoltre Antonioni non rinuncia all'identita' dei protagonisti,essi in realta' e' come se si fondessero l'uno con l'altro,la scena in cui Claudia e Sandro si baciano,prima si inquadra il viso di lei e poi di lui in un crescendo,ma non manca anche la battuta di Sandro a Claudia (in certi momenti non so chi sei,e lui risponde bhe' non sei contenta hai un'avventura nuova),La vera avventura e' entrare nel silenzio e ascoltarlo come nel finale.Monica Vitti straordinaria,Ferzetti piu' che convincente,Ad ogni modo dove sia andata a finire Anna rimane sempre un mistero,anche se probabilmente e' andata via da un mondo dove per lei c'era l'incomunicabilita' piu' nera.Rimane uno dei capitoli piu' significativi del regista ferrarese.
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francesco2
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venerdì 25 novembre 2011
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sull'incomunicabilità
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L'assenza di comunicazione viene proposta sin dalle prime sequenze: la generazione dei padri, che dopo neanche dieci anni verrà messa seriamente in discussione, manifesta a quella dei figli che non riesce più ad esercitare il suo ruolo, o che si sente anche -e soprattutto- ignorata. Anna è in procinto di partire per una gita con degli amici: una prima spiegazione per il titolo , come anche il rapporto tra la Vitti ed il compagno(?) della stessa Anna, o anche, cerebroticamente, le traversie che seguiranno alla gita stessa. Durante il tragitto in mare, ad attirare l'attenzione è "quello che le donne (e gli uomini) non dicono", non perché i dialoghi siano assenti, ma perché quelli presenti riflettono delle tensioni latenti, che manifestano una serenità di facciata tra le "coppie", o persino una difficoltà a parlare tra due amiche, come la Vitti e la Massari stesse: ricollegandosi a quanto detto per la prima scena, è un tentativo di suggerirci che non si parla più.
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L'assenza di comunicazione viene proposta sin dalle prime sequenze: la generazione dei padri, che dopo neanche dieci anni verrà messa seriamente in discussione, manifesta a quella dei figli che non riesce più ad esercitare il suo ruolo, o che si sente anche -e soprattutto- ignorata. Anna è in procinto di partire per una gita con degli amici: una prima spiegazione per il titolo , come anche il rapporto tra la Vitti ed il compagno(?) della stessa Anna, o anche, cerebroticamente, le traversie che seguiranno alla gita stessa. Durante il tragitto in mare, ad attirare l'attenzione è "quello che le donne (e gli uomini) non dicono", non perché i dialoghi siano assenti, ma perché quelli presenti riflettono delle tensioni latenti, che manifestano una serenità di facciata tra le "coppie", o persino una difficoltà a parlare tra due amiche, come la Vitti e la Massari stesse: ricollegandosi a quanto detto per la prima scena, è un tentativo di suggerirci che non si parla più.
La scena successiva in cui Anna viene sognata potrebbe prestarsi ad un'analisi interessante. Potremmo interpretarla come un'ulteriore integrazione di quanto scritto: il "Non detto" è talmente (pre)dominante da rendere necessaria la presenza dell'inconscio, della comprensione tramite la sfera onirica persino tra due amiche, forse anche per l' atmosfera "anni'6o" che aprirà la strada a nuovi approcci come quello psicoanalitico. Oppure, si potrebbe pensare ad un' apertura del regista verso strade artistiche diverse (Il surrealismo di certo Bunuel, per esempio).
Durante il resto del film, i silenzi ed i dialoghi appena accennati, come quelli di certi personaggi come il pescatore, non ci sembrano privi di o significato. Tali "dialoghi", come anche certi simboli inseriti per caso o forse (probabilmente)no, come i simboli dei partiti politici che appaiono sui muri, sembrerebbero tendere non a "giudicare" queste figure (Antonioni sembra interessato a tutto fuorché a questo, soprattutto pr le figure femminili, Anna e la sua sparizione compresa),ma ad essere i tasselli di un mosaico. Non la ri-soluzione del "giallo" creatosi, ma anzi la dis-soluzione di un mondo che crollerà -Così si racconta- nel giro di qualche anno .Persino il citato "Sogno" della Vitti, avventurandoci (!)ancora, potrebbe manifestare che le categorie fino ad allora vigenti (La Famiglia, il Matrimonio, la Religione ed al contempo, forse, il rifiuto per qualsuiasi trascendenza che non fosse quella religiosa), sono destinate al tramonto.
Quando alla fine una delle due protagoniste dice: "Ho qualsiasi paura che la ritrovino", lei e noi con lei assumiamo consapevolezza che quel viaggio per ritrovarla, e dil contemporaneo rapporto con l'uomo, sono consistiti al contempo in uno SVUIOTAMENTO ed in un'ACQUISIZIONE. Da un lato il dolore per la sparizione di un'amica sembra svanito, dall'altro la ragazza ha ssunto consapevolezza del cinismo che si era impadronito di lei, come di certe figure femminili pavesiane (Avete presente "La bella estate?") In "Professione, reporter", il protagonista era un giornalista che non voleva smettere di raccogliere storie, anche acosto di cambiare identità. Qui, Anna ricorda il "Maestro del té" di Kumai ed il suo suicidio: la sua scomparsa potrebbe persino apparire un atto nobile, per volersi estraniare dalla volgarità "Borghese" che la circondava (Descritta, ma non così bene, dalla "Dolce vita" felliniana, in cui erano presenti "Aperture" alla (con) fusione tra sognoe realtà).
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luca scial�
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giovedì 21 novembre 2013
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morse tua vita mea
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Un gruppo di amici va in gita su un'isola siciliana. Una compagnia non proprio affiatata, legata più per inerzia, tra invidie e scheletri nell'armadio. A rompere il labile equilibrio la scomparsa di una di loro, Anna. Gli amici si mettono alla sua ricerca ma ben presto sembrano essersene dimenticati, ognuno tornato alla propria routine. Anzi, la sua scomparsa è un'opportunità per il suo compagno, Sandro, e la sua migliore amica, Claudia, di mettersi insieme. Ma è un rapporto tormentato.
Sullo sfondo di una Sicilia stupenda ma abbandonata a se stessa, Antonioni dirige una pellicola che mette ancora una volta a nudo l'ipocrisia della borghesia, l'opportunismo dei rapporti umani.
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Un gruppo di amici va in gita su un'isola siciliana. Una compagnia non proprio affiatata, legata più per inerzia, tra invidie e scheletri nell'armadio. A rompere il labile equilibrio la scomparsa di una di loro, Anna. Gli amici si mettono alla sua ricerca ma ben presto sembrano essersene dimenticati, ognuno tornato alla propria routine. Anzi, la sua scomparsa è un'opportunità per il suo compagno, Sandro, e la sua migliore amica, Claudia, di mettersi insieme. Ma è un rapporto tormentato.
Sullo sfondo di una Sicilia stupenda ma abbandonata a se stessa, Antonioni dirige una pellicola che mette ancora una volta a nudo l'ipocrisia della borghesia, l'opportunismo dei rapporti umani. Rispetto ad altri suoi film si pone un gradino in meno per la sua inopportuna lunghezza, dovuta anche a rallentamenti talvolta eccessivi. Le riprese durarono 5 mesi e furono travagliate, e forse il risultato finale leggermente ne risente.
Ma fece ugualmente incetta di premi, anche internazionali. Ma fu anche oggetto di censura da parte del Tribunale di Milano che ordinò il taglio di 5 scene.
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enrico omodeo sale
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domenica 14 giugno 2015
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invecchia benissimo
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Ho scoperto Antonioni, finalmente. La trilogia esistenziale è qualcosa di incrdedibilmente moderno, la crisi dei valori, l'incomunicabilità, i dialoghi spezzati. Tutto incredibilmente contemporaneo. Ne L'avventura ogni inquadratura è una fotografia (provate a stoppare in qualsiasi momento un fotogramma del film e nasceranno fotografie) e se riuscite a vedere l'edizione restaurata in HD (gira su sky in sto periodo) le emozioni visive si amplificano. Non mi inoltro sui contenuti (molti), sintetizza tutto la scena finale e l'inquadratura da dietro di Sandro seduto sulla panchina e Claudia in piedi che lo accarezzo titubante, perdonandolo. A destra il muro di una chiesa, a sinistra l'orizzonte.
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Ho scoperto Antonioni, finalmente. La trilogia esistenziale è qualcosa di incrdedibilmente moderno, la crisi dei valori, l'incomunicabilità, i dialoghi spezzati. Tutto incredibilmente contemporaneo. Ne L'avventura ogni inquadratura è una fotografia (provate a stoppare in qualsiasi momento un fotogramma del film e nasceranno fotografie) e se riuscite a vedere l'edizione restaurata in HD (gira su sky in sto periodo) le emozioni visive si amplificano. Non mi inoltro sui contenuti (molti), sintetizza tutto la scena finale e l'inquadratura da dietro di Sandro seduto sulla panchina e Claudia in piedi che lo accarezzo titubante, perdonandolo. A destra il muro di una chiesa, a sinistra l'orizzonte. Sublime.
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