gianni lucini
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mercoledì 11 novembre 2015
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fulci riplasma a suo modo il musicarello
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Va dato atto a Lucio Fulci della sua capacità di riplasmare i generi cinematografici ai quali mette mano e di non attenersi mai ai dettami dei cosiddetti "codici di genere". Lo ha fatto nell'horror, nel western e lo fa anche nei film musicali all'italiana che ancora non si chiamavano "musicarelli". È una caratteristica che divide per la verità con il suo amico, sodale e poi un po' nemico Piero Vivarelli. Qui invece di limitarsi alla soli esile trama per giustificare le canzoni di Celentano e soci attinge a Plauto per mettere in scena una commedia degli equivoci basata sull'inquietante presenza di un "Doppelgänger", un gemello maligno del protagonista che si trova scaraventato in un incubo persecutorio con minacce di morte in un ambiente ostile e dalla freddezza incomprensibile.
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Va dato atto a Lucio Fulci della sua capacità di riplasmare i generi cinematografici ai quali mette mano e di non attenersi mai ai dettami dei cosiddetti "codici di genere". Lo ha fatto nell'horror, nel western e lo fa anche nei film musicali all'italiana che ancora non si chiamavano "musicarelli". È una caratteristica che divide per la verità con il suo amico, sodale e poi un po' nemico Piero Vivarelli. Qui invece di limitarsi alla soli esile trama per giustificare le canzoni di Celentano e soci attinge a Plauto per mettere in scena una commedia degli equivoci basata sull'inquietante presenza di un "Doppelgänger", un gemello maligno del protagonista che si trova scaraventato in un incubo persecutorio con minacce di morte in un ambiente ostile e dalla freddezza incomprensibile. Fulci affronta anche temi all'epoca inusuali quando non scomodi come l'omosessualità e la sofisticazioni dell'industria alimentare. Splendido il bianco e nero di Guglielmo Mancori e molto azzeccata l'idea del regista di convincere Celentano a recitare imitando Jerry Lewis come faceva prima di diventare l'alfiere del rock and roll italiano
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sabato 6 gennaio 2018
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fulci già bravo in un musicarello
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Questo"Uno strano tipo"(1962-uscita 1963)di Lucio Fulci, scritto con Vittorio Metz, maestro del comico in varietà, e in radio, è da un lato un esordio(quasi)filmico di Celentano, che l'anno dopo sarebbe passato alla regia(con Piero Vivarelli)in"Super Rapina a Milano", dall'altro un'affermazione di Fulci come regista e autore, ben prima dei film horror e di quelli di genere tra l'erotico(à la Georges Bataille o quasi)e l'horror nel troppo trascurato"Il miele del diavolo", dove Fulci dà il meglio di sé. Ma già qui, con un film che è commedia di inganni ed equivoci, ben diretta, ben realizzata, intelligente, in sinergia con il musicarello, teso alla promozione dei concerti e dischi(allora solo in vinile)dell'Adriano nazionale, Fulci gioca intelligentemente sul"doppio": da un lato Celentano, cantante affermato che si esibisce sulla costa amalfitana, dall'altro il suo"doppio", "indigeno"balbuziente e sciocco, preda di un truffatore e padre involontario.
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Questo"Uno strano tipo"(1962-uscita 1963)di Lucio Fulci, scritto con Vittorio Metz, maestro del comico in varietà, e in radio, è da un lato un esordio(quasi)filmico di Celentano, che l'anno dopo sarebbe passato alla regia(con Piero Vivarelli)in"Super Rapina a Milano", dall'altro un'affermazione di Fulci come regista e autore, ben prima dei film horror e di quelli di genere tra l'erotico(à la Georges Bataille o quasi)e l'horror nel troppo trascurato"Il miele del diavolo", dove Fulci dà il meglio di sé. Ma già qui, con un film che è commedia di inganni ed equivoci, ben diretta, ben realizzata, intelligente, in sinergia con il musicarello, teso alla promozione dei concerti e dischi(allora solo in vinile)dell'Adriano nazionale, Fulci gioca intelligentemente sul"doppio": da un lato Celentano, cantante affermato che si esibisce sulla costa amalfitana, dall'altro il suo"doppio", "indigeno"balbuziente e sciocco, preda di un truffatore e padre involontario. Celentano, dal canto suo, ben prima dei film celebri degli anni '70 e'80 , si muove da super-molleggiato con velleità di attore, almeno nel cinema e per la TV: impagabili le scene nelle quali, da"doppio", scambiato per l'originale, si profonde in mosse scimmiesche(elemento che in Celentano torna in un film degli anni Ottanta, forse"Bingo Bongo", se non sbaglio il titolo...), quasi a ironica messa in discussione del suo cantare"mosso", da"molleggiato", da iper-"nevrotico ad arte", quasi a volersi burlare di tutti i molleggiati del mondo, ma al tempo stesso riaffermando il modello. Altre partecipazioni al film, che gioca come molti"comici"degli anni Sixties sui dialetti e il loro uso-quele di un comico come Erminio Macario, che stavolta fa il veneto, ossia qualcosa di molto diverso dal natio piemontese, Nino Taranto, il"manigoldo", Gianni Agus, stavolta non"spalla", Carlo Campanini, extra"De Rege", Claudia Mori, futura consorte di Celentanone, tutti quelli del"Clan", con "I Ribelli" etc. Tra"Magazin d'antiquité"involontaria(all'epoca non pensavano a questo)e dimostrazione di bravura, di un cinema del "boom", di un'Italia in lenta ma inevitabile trasfomrazione, nonostante un pensatore come Jean-François Revel in quegli anni, nel suo"Pour l'Italie"criticasse moltissimo il clericalismo e il conservatorismo della penisola... El Gato
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lunedì 5 agosto 2019
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musicarello non siocco, questo"uno strano tipo"
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"Uno strano tipo"di Lucio Fulci(1963)presenta un Adriano Celentano nel doppio ruolo di se stesso e di un sosia"minorato"(dovremmo usare eapressioni più scienitifiche, ma la volontà di Fulci, di Vittorio Metz, coautore di soggetto e sceneggiatura, dello stesso Celentano era proprio quella di mostrarci un "povero sciocco", nulla di più), dove certi movimenti"scimmieschi"sono tali proprio perché certi movimenti del rock'n roll, specie in versione Celentano, erano volutamente così e l'quivoco è' divertente. il tema del doppio, ben scritto e diretto da Fulci(che sarebbe stato il regista di veri piccoli capolavori come"L'adilà", "Il miele del diavolo", certo di genere completamente diverso, ma il comico-grottesco di questo"Uno strano tipo"ha meccanismi paradossalmente non diversissimi.
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"Uno strano tipo"di Lucio Fulci(1963)presenta un Adriano Celentano nel doppio ruolo di se stesso e di un sosia"minorato"(dovremmo usare eapressioni più scienitifiche, ma la volontà di Fulci, di Vittorio Metz, coautore di soggetto e sceneggiatura, dello stesso Celentano era proprio quella di mostrarci un "povero sciocco", nulla di più), dove certi movimenti"scimmieschi"sono tali proprio perché certi movimenti del rock'n roll, specie in versione Celentano, erano volutamente così e l'quivoco è' divertente. il tema del doppio, ben scritto e diretto da Fulci(che sarebbe stato il regista di veri piccoli capolavori come"L'adilà", "Il miele del diavolo", certo di genere completamente diverso, ma il comico-grottesco di questo"Uno strano tipo"ha meccanismi paradossalmente non diversissimi...dallo horror fantastico o anche dall'erotico-paradossale), dà luogo a variazioni sul tema, a déroutes assolutamente divertenti, a tratti"extra-ordinarie"di grande piacevolezza, con gags ritornanti(l'entusiasmo delle fans- la gelosia della fidanzata, il bambino del sosia nascosto-celato-che riappare quando non dovrebbe...), Ancora altro, ma questo altro è nelle canzoni, ma anche nelle gags iniziali, Se altri film hanno valorizzato soprattutto la bellezza di Capri, qui invece è Amalfi, antica repubblica marinara a fare da sfondo al film: all'inizio c'è qualche omaggio turistico comunque ben realizzato in un bianco e nero piacevole, certo imposto dai produttori, che però non stona. Celentano superstar, ma anche comprimari eccesi come Erminio Macario, mai abbastanza valorizzato, Gianni Agus, Nino Taranto, Luigi Pavese, Carlo Campanini, ma anche, tra i cantanti più bravi come interpreti a tutto tondo, Gabriella Ferri(indimenticabile, assolutamente, purtroppo qui in un piccolo ruolo)e il poderoso toscanismo di Don Backy, in seguito"contendente"di Celentano, che all'epoca era invece parte assolutamente fedele del"clan". El Gato
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