Uno strano tipo

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fulci già bravo in un musicarello Valutazione 0 stelle su cinque

di elgatoloco


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sabato 6 gennaio 2018

Questo"Uno strano tipo"(1962-uscita 1963)di Lucio Fulci, scritto con Vittorio Metz, maestro del comico in varietà, e in radio, è da un lato un esordio(quasi)filmico di Celentano, che l'anno dopo sarebbe passato alla regia(con Piero Vivarelli)in"Super Rapina a Milano", dall'altro un'affermazione di Fulci come regista e autore, ben prima dei film horror e di quelli di genere tra l'erotico(à la Georges Bataille o quasi)e l'horror nel troppo trascurato"Il miele del diavolo", dove Fulci dà il meglio di sé. Ma già qui, con un film che è commedia di inganni ed equivoci, ben diretta, ben realizzata, intelligente, in sinergia con il musicarello, teso alla promozione dei concerti e dischi(allora solo in vinile)dell'Adriano nazionale, Fulci gioca intelligentemente sul"doppio": da un lato Celentano, cantante affermato che si esibisce sulla costa amalfitana, dall'altro il suo"doppio", "indigeno"balbuziente e sciocco, preda di un truffatore e padre involontario. Celentano, dal canto suo, ben prima dei film celebri degli anni '70 e'80 , si muove da super-molleggiato con velleità di attore, almeno nel cinema e per la TV: impagabili le scene nelle quali, da"doppio", scambiato per l'originale, si profonde in mosse scimmiesche(elemento che in Celentano torna in un film degli anni Ottanta, forse"Bingo Bongo", se non sbaglio il titolo...), quasi a ironica messa in discussione del suo cantare"mosso", da"molleggiato", da iper-"nevrotico ad arte", quasi a volersi burlare di tutti i molleggiati del mondo, ma al tempo stesso riaffermando il modello.  Altre partecipazioni al film, che gioca come molti"comici"degli anni Sixties sui dialetti e il loro uso-quele di un comico come Erminio Macario, che stavolta fa il veneto, ossia  qualcosa di molto diverso dal natio piemontese, Nino Taranto, il"manigoldo", Gianni Agus, stavolta non"spalla", Carlo Campanini, extra"De Rege", Claudia Mori, futura consorte di Celentanone, tutti quelli del"Clan", con "I Ribelli" etc.  Tra"Magazin d'antiquité"involontaria(all'epoca non pensavano a questo)e dimostrazione di bravura, di un cinema del "boom", di un'Italia in lenta ma inevitabile trasfomrazione, nonostante un pensatore come Jean-François Revel in quegli anni, nel suo"Pour l'Italie"criticasse moltissimo il clericalismo e il conservatorismo della penisola...    El  Gato

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